La mia è un'avventura cominciata nell'ottobre del 1994, quando dopo una estate intera trascorsa a Puerto Rico, decisi di mettere a frutto gli insegnamenti di grandi maestri come Papito Jala Jala, per fondare l'Accademia della Salsa.
Sinceramente non avrei mai creduto che "da grande" avrei fatto il maestro di ballo!!!...In realtà io sono nato come musicista e alla musica sono e sarò eternamente grato perché grazie a lei ho avuto la possibilità di girare il mondo, conoscere persone incredibili, vivere delle esperienze meravigliose e crescere molto a livello umano.
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Non so nemmeno io spiegare perché ad un certo punto della mia carriera (dopo aver conosciuto la salsa nel 1988 proprio mentre suonavo in un piano bar di New York) ho deciso di dedicarmi anima e corpo a quella che non è solo una espressione musicale ma che è soprattutto una filosofia di vita, un modo di essere.
So solo che è stato un cammino lungo, ricco di successi, di gioie e soddisfazioni ma anche complesso, tortuoso, colmo spesso di sconfitte, amarezze e delusioni.
In questi lunghi anni ho potuto constatare sulla mia pelle quanto sia difficile fare il maestro di ballo, proprio perché è un ruolo estremamente dedicato che và molto al di là della tecnica, del nozionismo o delle proprie competenze musicali.
Insegnare agli altri è una cosa bellissima ma può avere degli effetti devastanti sia sulla propria che sulla altrui psiche, ed è per questo che, ad un certo punto della mia vita, ho sentito forte l'esigenza di intraprendere un lungo viaggio alla scoperta dei segreti della maestria.
Un viaggio avventuroso, compiuto in compagnia di illustri maestri, coach, studiosi, psicologi o motivatori che è culminato nella pubblicazione del libro “L’ARTE DI INSEGNARE” che consiglio vivamente a tutti coloro che amano scavare nel profondo e che desiderano andare oltre il muro della superficialità e della improvvisazione.
L'aver superato la soglia di venti anni di insegnamento è davvero un traguardo importante, ma la cosa più bella è scoprire di essere ancora qui in prima linea, con l'entusiasmo di sempre e con la voglia di trasmettere e di condividere con gli altri non solo le proprie conoscenze, o le proprie scoperte, ma innanzi tutto la propria straripante passione...
Leonardo Martinez Moya, primo ballerino del Conjunto Folclorico dell'Habana, una volta mi disse una frase molto bella che mi è rimasta impressa:
"Tutti possono insegnare, ma solo pochi sono capaci di educare. Il vero insegnante è anche e soprattutto un educatore"..
Qualcuno mi conosce come scrittore, come autore di libri dedicati in particolare al mondo della salsa; altri ancora mi conoscono come maestro di ballo, per avere magari partecipato a qualche mia lezione o ad uno dei miei tanti stage tenuti su e giù per il nostro stivale, isole comprese.
Qualcuno mi ha potuto apprezzare nelle vesti di ballerino e coreografo durante uno dei tanti spettacoli del mio corpo di ballo "Jala Jala Style dancers". Altri infine si ricordano di me come pianista-cantante, per avermi incontrato in qualche piano bar, nella hall di un grande albergo o magari su una nave da crociera o semplicemente in giro per il mondo.
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Oggi mi considero più semplicemente un "agitatore culturale" anche se, con un pizzico di auto-ironia, mi potrei definire un discendente di Ulisse o semplicemente un Don Chisciotte del 2000.
In altri tempi avrei fatto l’esploratore, oppure il cavaliere errante, ma essendo, ahimè, da tempo la cavalleria soppressa e non avendo più il nostro pianeta continenti da scoprire, ho deciso un bel giorno di consacrare la mia vita alla musa Calliope...
Ebbene sì, lo ammetto, sono un avventuriero o forse semplicemente uno spirito libero che non crede nelle regole, che non ama gli schemi, le bandiere, le etichette, gli stereotipi o le tessere di partito e che è sempre pronto a mettersi in discussione, ad ammettere i propri errori, i propri sbagli, i propri fallimenti, a cambiare, a ricominciare da zero, magari domani se necessario, in un’altra parte del mondo...
In realtà mi piacerebbe che si parlasse di me come un romantico...come una persona che non vive la vita come se fosse non una noiosa e ripetitiva commedia ma come una emozionante avventura, fatta di viaggi, voli pindarici, cadute in picchiata, clamorosi rovesci ma anche di grandi scoperte ed incredibili entusiasmi.
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La mia storia d’amore con la salsa è cominciata nel 1988, all’epoca in cui suonavo in uno dei più famosi piano-bar di New York: "La Camelia". Durante una delle mie scorribande notturne mi ritrovai a varcare la soglia del mitico Copacabana, dove mi innamorai a prima vista di questa musica travolgente che mi spinse, da lì a poco, a visitare la tanto agognata isola di Puerto Rico.
In seguito, ho avuto la fortuna di suonare a bordo delle navi da crociera che solcavano il mar dei Caraibi. Una esperienza meravigliosa che mi ha fatto conoscere paesi come Messico, Giamaica, Santo Domingo, Gran Cayman, Bahamas, Bermudas e che mi ha aiutato a comprendere più da vicino la realtà, talvolta drammatica, di quei luoghi.
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Nel 1991 torno in Italia dove comincio a frequentare le lezioni che la venezuelana Trudy Iglesias, tiene al Charango, il primo locale romano dedicato esclusivamente alla musica latino-americana. Quella stessa estate riesco finalmente a visitare la mitica Cuba. Un viaggio avventuroso che alimenterà ancora di più la mia passione per la musica afro-latino-caraibica e la cultura ad essa legata.
Nel frattempo mi trasferisco definitivamente a Roma, dove comincio ad organizzare i miei primi eventi dedicati all’America Latina. Parallelamente continuo a studiare salsa con il venezuelano Jaime Otalora, il colombiano Alvaro Hugo, il cubano Lazaro Martin Diaz e Graciela Chao Carbonero, direttrice del dipartimento di danze folkloriche dell'Istituto Superiore d'Arte dell'Habana.
A primavera ritorno a Cuba per poi recarmi, durante l'estate successiva, in Venezuela e in Colombia. Qui faccio tappa a Caracas, Bogotà, Cartagena e nella famosissima Cali dove ho l’occasione di raccogliere parecchio materiale sulla storia della salsa.
Nell'estate del 1994 ritorno a Puerto Rico, con la precisa intenzione di realizzare un sogno: scrivere un libro sulla storia della salsa. Fu proprio durante quel terzo viaggio nella isla del encanto che conobbi Papito Jala Jala e che vidi per la prima volta ballare i suoi fantastici Jala Jala dancers.
Tornato in Italia, attratto da nuove sfide, decido di dedicarmi all’insegnamento fondando così, nell’ottobre di quello stesso anno, la “Accademia della Salsa”.
Nel febbraio del 1995 vede finalmente luce: “Salsa, il Tropico dell'Anima”, edito dalla Gremese.
Per l'occasione vengo invitato a partecipare anche ad alcune trasmissioni televisive come: Uno Mattina (Rai Uno), Gelato al limone (Rai Uno), Mio Capitano (Rai Due), Italia in Diretta (Rai Due), Italia Sera (Rai Due).
Nel dicembre dello stesso anno fondo un piccolo giornale che battezzo “Salsa, oltre le mode...la voce del popolo latino”. Nel frattempo comincio a collaborare con altre riviste e diversi siti salseri.
Assetato di novità nell'estate del '95 vado a stare per un mese a New York per seguire le lezioni di due celebri maestri come Eddie Torres e Angel Rodríguez.
Ad agosto sono di nuovo a Puerto Rico dove riprendo a studiare sotto la guida di Papito Jala Jala e di due dei suoi assistenti, Tito Ortos e Jorge Santana, che mi aprono le porte al mondo della coreografia.
Al ritorno in Italia fondo così il mio primo corpo di ballo che, in omaggio al grande coreografo portoricano, battezzo “Jala Jala Italian dancers”. Nel febbraio del 1996 partecipiamo, allo Stellarium di Roma, al 1° Raduno Nazionale Salsero dove presentiamo una coreografia di salsa portoricana, destando molto interesse e curiosità.
Nell'aprile dello stesso anno organizzo la tournée di Papito Jala Jala e dei suoi Jala Jala dancers, la prima di un gruppo portoricano in Italia.
Nella primavera del 1997, sempre su mio invito, arrivano da New York Angel e Adelaida Rodríguez, due dei più bravi ballerini della Grande Mela.
Nello stesso anno pubblico “La salsa portoricana. Metodo didattico-storico per l’insegnamento dello stile portoricano”. Un libro che già all’epoca si proponeva di spiegare le diverse anime della salsa portoricana, nel tentativo di delineare anche le differenze stilistiche tra New York e Puerto Rico.
Gli anni successivi sono tutti una serie di spettacoli, di corsi, di stage, di seminari, di conferenze ma anche di viaggi, di studi, di ricerche che mi riportano a Cuba, New York, Santo Domingo, Venezuela e nuovamente a Puerto Rico dove partecipo alla prima edizione del Congresso Mondiale della Salsa che si tiene nell’agosto del 1997.
Nel 1998 riporto Papito Jala Jala in Italia. Stavolta a fargli da assistente durante i suoi stage e accompagnarlo durante le sue esibizioni sarò proprio io insieme al mio gruppo di ballo.
Nel 2000, proprio su invito del grande maestro portoricano, realizzo uno dei grandi sogni della mia vita: quello di ballare con gli “Jala Jala dancers”.
Il mio debutto avviene durante la festa patronale di Loíza, davanti a migliaia di persone. Sono il primo italiano a ballare a Puerto Rico con un gruppo interamente portoricano.
Purtroppo nello stesso anno, il 9 ottobre del 2000, Papito va a ballare con gli angeli, lasciando un vuoto incolmabile. Proprio in suo onore ribattezzo il mio gruppo “Jala Jala style dancers” con il preciso intento di mantenere in vita i suoi insegnamenti.
Nel 2002, pubblico il mio terzo libro: “Salseando y bailando”, incentrato sulla storia di tutte le danze afro-caraibiche. Nello stesso anno realizzo un originale cd ritmico-didattico dal titolo: “La base ritmica della salsa”.
Nel 2003 torno a Puerto Rico dove Janet Orta (per anni assistente di Papito) mi offre l’opportunità di esibirmi con l’orchestra di Tommy Olivencia. Come membro degli Jala Jala dancers partecipo anche al programma televisivo “El show del Medio dia” accompagnando l’esibizione del cantante José Ernesto. Contemporaneamente ho l’onore di partecipare al Tributo che i migliori ballerini dell’isola rendono, durante il 7° Congresso Mondiale della Salsa, alla memoria dell’indimenticabile Papito.
Sempre nello stesso anno ho la soddisfazione di ballare sul palco insieme al Gran Combo de Puerto Rico ed alla Sonora Ponceña e successivamente con il grande Cheo Feliciano.
I miei voli pindarici non finiscono però qui, continuano, con la pubblicazione nel 2010 del mio quarto libro "La salsa, sulla rotta Puerto Rico-New York" e e nel 2012 del mio più recente libro “L’arte di insegnare”, un originalissimo manuale dedicato ai maestri di ballo, unico nel suo genere.
Agli amici che mi chiedono “Come fai a non invecchiare mai?” Rispondo sempre: “Il segreto per non invecchiare è quello di non perdere mai la curiosità!”.
Ed è proprio questa straripante curiosità, questa sete di nuove esperienze e di nuove eccitanti avventure che mi vede ancora oggi in prima linea, con l’entusiasmo di sempre e la voglia di continuare a stupirmi e, perché no, ad “emozionare, emozionandomi...”
Eravamo un gruppo di giovanissimi ragazzi di provincia uniti da una grande passione: quella per la musica.
Ci dispiaceva non aver potuto vivere in prima persona l'epopea dei Beatles, ma dei quattro ragazzi di Liverpool conoscevamo vita, morte e miracoli. Avevamo tutti i loro dischi e trascorrevamo interi pomeriggi ad ascoltare la loro musica. A quell'epoca oltre ai Beatles ed ai Rolling Stones ci piaceva soprattutto il beat italiano, sebbene fossimo al tramonto di quell'era rivoluzionaria.
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Una nuova corrente musicale si profilava infatti all'orizzonte: quella della musica pop.
Contemporaneamente cominciava anche l'epoca dei grandi concerti. Io ed i miei amici un fatidico giorno lasciammo la nostra piccola Formia per andare nella capitale ad assistere ad un mega raduno che si sarebbe tenuto nello stupendo scenario di Villa Borghese. In quella occasione si sarebbero esibiti i migliori complessi italiani dell'epoca: La PFM, Il Banco, Le Orme, Gli Area, Gli Osanna, I New Trolls, Il Volo.
Rimanemmo talmente entusiasti di quella esperienza che quando tornammo a casa decidemmo di formare il nostro primo complesso.
Seguendo le orme del mitico Paul Mc Cartney, mio idolo incontrastato, avevo abbracciato la chitarra basso e mi ero autoproclamato voce solista del gruppo.
Il nostro primo complesso si chiamava "Gli Effetti Strani". Da lì a poco partecipammo ad un gara di complessi. Suonammo talmente male che, alla fine della nostra esibizione, il presentatore ebbe impietosamente a dire: "Certo, sono proprio Strani questi Effetti!"
L'ultimo posto conquistato in quella misera gara di provincia non ci scoraggiò affatto. Al contrario!
Continuammo, imperterriti, nella nostra sacra missione "quella di rinverdire le gesta dei mitici Beatles"!
Solo che la vita di gruppo non era così facile come immaginavamo. Partenze, arrivi, ammutinamenti e defezioni varie mi spinsero, negli anni successivi, a far parte di gruppi di belle speranze (si fa per dire) che rispondevano ai poco memorabili nomi di "I Nuovi Effetti", "Il Gruppo TNT", "Gli ABC", "L'Orsa maggiore".
Nel frattempo avevo scoperto in me le doti del polistrumentista. Strada facendo avevo imparato a suonare la chitarra, la batteria, l'organo, il sassofono (durante il servizio militare ho fatto persino parte della Banda dei Granatieri di Sardegna), ma soprattutto avevo scoperto il fascino del pianoforte. Mi feci così sedurre da questo meraviglioso strumento e credo che mai decisione fu più azzeccata, proprio perché il pianoforte è uno strumento completo che ti dà la possibilità di esprimerti in piena libertà.
La mia prima canzone l'ho composta nel 1972, quando avevo appena quindici anni. Si intitolava "Un dolce incontro". Da allora ho composto almeno un centinaio di canzoni ed inciso anche diversi album tra cui: “La nostra adolescenza” (1980), “Oltre il deserto” (1985), “Enzo Vola ai Tropici” (1990).
In realtà il mio sogno da grande: era quello di fare il cantautore!
Per farlo mi rendevo conto però che avrei dovuto abbandonare Formia per tentare la grande avventura. Mi trasferì così a Roma per studiare al Conservatorio di Santa Cecilia, cimentandomi, nel frattempo anche con lo studio del canto e del contrabbasso.
Finiti gli studi, con una laurea in Lettere nel cassetto, ho cominciato a suonare in giro per il mondo, facendo delle esperienze incredibili, venendo a contatto con i personaggi più curiosi e le culture più affascinanti.
Ho suonato un po’ dappertutto: nei night club di quart'ordine come nei bordelli di lusso, nelle balere popolari come nelle discoteche alla moda, nei piano-bar più in voga come sulle navi da crociera. Un’esperienza meravigliosa, anche se non sempre facile, che mi ha forgiato molto come uomo e che mi ha insegnato a districarmi in quella terra piena di insidie e pericoli senza mai cadere in devastanti tentazioni.
E' stato proprio all'epoca in cui suonavo in un piano-bar di New York, "La Camelia", che un giorno ho scoperto la salsa. Me ne sono talmente innamorato che alla fine ho deciso di mettere un po’ da parte le mie ambizioni musicali per trasformarmi in ambasciatore della salsa e della cultura che essa esprime.
E' rimasto in me però un grande rammarico che dura ad oggi. So che avrei che avrei dovuto provarci di più.
Ma non è detta ancora l'ultima parola! Chissà, un giorno i sentimenti torneranno di moda e potrò tirare dal cassetto alcune di quelle canzoni e portarle al successo, cantate magari anche da qualcun altro.
Nel frattempo continuo a suonare per gli amici o in occasione di qualche breve rentrèe artistica che l'estate, fra un viaggio e l'altro, mi concedo.
Ho comunque una crescente nostalgia per quegli anni e sempre più frequentemente mi assale la voglia di tornare nuovamente on the road.
I miei ricordi più belli nel mondo delle musica sono legati a degli artisti affermati con cui ho avuto la fortuna di suonare o di altri che più semplicemente ho avuto modo di accompagnare al pianoforte.
Mi piace ricordare, ad esempio, il grandissimo Renato Carosone (all'epoca in cui suonavo ancora il basso), Angela (la brunetta dei Ricchi e Poveri), Fiordaliso ma soprattutto un’artista che ho sempre ammirato tantissimo: Walter Chiari.
Eravamo in un piano bar di Santa Teresa di Gallura. Walter si avvicinò al piano e mi chiese di accompagnarlo nella interpretazione di "Stardust", un classico che gli faceva ricordare uno degli amori più grandi della sua vita: la mitica Ava Gardner.
Ragazzi, che brividi alla schiena ho provato quella volta!!!...
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