Lo sapevi che l’ansia è un’emozione innata che fa parte della natura umana?
È la normale risposta del nostro organismo quando avverte una situazione vissuta come potenzialmente pericolosa. Tutti nella nostra vita abbiamo provato degli stati d’ansia, è inevitabile! A chiunque di noi è capitato di sentirsi in ansia per una colloquio di lavoro, una verifica o un esame importante, una partita o per un incontro. Per alcuni però l’ansia prende caratteristiche più disturbanti e pervasiva per altri invece no.
L’ansia può essere patologica o fisiologica. Ma cosa significa?
L’ansia fisiologica, o anche detta ansia buona è quella spinta che si caratterizza come un livello di attivazione generale che ci permette di rendere al meglio in situazioni difficili perché aumenta ilnostro livello di concentrazione e attenzione.
L’ansia patologica, invece, detta anche ansia cattiva è disfunzionale perché essendo intensa e persistente influenza e interferisce sulla nostra prestazione.
Quali sono i sintomi dell’ansia?
Non per tutti i sintomi sono uguali ma è possibile in linea generale suddividere i sintomi ansiosi in due grandi categorie: i sintomi cognitivi, ovvero una forte apprensione che non coincide con l’evento reale. Per esempio nervosismo, alterazione dell’attenzione, perdita di memoria, rimuginio, timore etc.. Poi vi sono i sintomi fisici dell’ansia che possono essere per esempio aumento del battito cardiaco, tremori, sudorazione, nausea, sensazione di debolezza e stanchezza.
Siamo portati a pensare che sono delle situazioni particolari a crearci ansia, ciò è sbagliato perché non sono le situazioni di per sé a crearci ansia ma quello che pensiamo di quella determinata situazione. Facciamo un esempio: se il colloquio di lavoro mi crea ansia è perché penso di poter fare una brutta figura e che l’esaminatore possa pensare male di me. Se pensassi di essere preparato e adatto per il posto di lavoro per cui concorro la situazione non mi creerebbe probabilmente lo stesso livello d’ansia. Quindi di per sé non è il colloquio di lavoro a crearmi ansia ma quello che penso DEL colloquio di lavoro a farlo. Questo esempio ci mostra a come l’ansia sia dovuta a quello che pensiamo e non tanto alla situazione di per sé.
Perché la mia ansia non se ne va?
Ci sono alcuni fattori che mantengono viva l’ansia. Per esempio come abbiamo visto prima quello che penso di una determinata situazione influenza il modo in cui la percepisco. Un altro elemento è l’attenzione selettiva per cui ci si focalizza molto sui segnali del proprio corpo interpretandoli in maniera catastrofica. Per esempio potrei valutare come minaccioso un evento solo perché sento un aumento del battito cardiaco e il mio respiro si sta facendo affannoso. Dopodiché vi è il rimuginio, si intende trascorre molto tempo preoccupandosi cercando di prevedere o prevenire eventi negativi in condizioni di incertezza e costruire mentalmente e possibili risvolti e soluzioni senza mai giungere ad una conclusione. Infine vi è l’evitamento , ovvero quando si evitano attivamente delle situazioni che riteniamo minacciosi, in questo modo riduciamo il nostro grado di libertà. Faccia un esempio: evito di prendere il bus perché penso sia una situazione minacciosa riducendo la mia possibilità di esplorazione e movimento.
Come posso gestire l’ansia? Lo vediamo nel prossimo articolo!
Dott.ssa Daniela Boati