Curiosità dalla storia: Fellini e Castaneda

È piuttosto noto come negli ’70 Carlos Castaneda fosse stato contattato dalle principali case cinematografiche di Hollywood interessate a trarre un film dai suoi libri già popolarissimi.

 Tuttavia, lo scrittore-antropologo peruviano non si fece mai attrarre dai lauti guadagni che ne avrebbe ricavato e rifiutò sempre qualunque proposta. In particolare sembra che la risposta che avrebbe dato a queste major holliwoodiane sia sempre stata più o meno questa: “Non sopporterei mai di vedere don Juan sullo schermo con la faccia di Anthony Quinn!”.


In ogni caso, non furono solo quei grandi colossi del cinema americano ad essere attirati dalle avventure sciamaniche castanediane. Proprio in Italia, infatti, risulta ampiamente testimoniato il grande interesse che esibì il grande Federico Fellini per Castaneda e della sua determinazione a realizzare un film in cui raccontare le vicende narrate nei suoi libri. 

Di questo affascinante e inatteso intreccio della vita di questi due straordinari personaggi si occupò nel 1977 e.v. il giornalista e scrittore Cesare Medail che realizzò un bellissimo articolo pubblicato sul “Corriere della Sera” e che qui riporto integralmente. Credo valga la pena leggerlo con attenzione:

PER UN FILM MANCATO

di Cesare Medail, Corriere della Sera 21.11.1997

Appena seduti al «Moustache Café», Castaneda parla di Fellini. «Federico, grande, intelligente, sensibile uomo. Peccato sia morto così giovane, ma mangiava troppo e comprimeva la sua energia. Quella volta a Roma, nel 1984, mi portò in un ristorante dove servivano dodici portate. C'era anche Marcello (Mastroianni): loro mangiarono tutto, io mi spaventai». Castaneda racconta che Fellini voleva fare un film ispirato al mondo di don Juan: «Era affascinato dall'universo dei brujos perché era un visionario. Voleva anche provare per una volta il peyote, ma gli dissi che non era consigliabile: con quel che mangiava, sarebbe stato un disastro».Il film non si fece: Fellini dirà che le visioni di Castaneda lo attiravano e insieme lo turbavano. Ne fece un racconto, uscito a puntate sul «Corriere» nell'86. Nel conversare anglo-ispanico Castaneda infila qualche parola d'italiano e viene fuori un particolare biografico del tutto inedito: «Quando ero giovane, trascorsi un periodo a Milano per studiare arte a Brera: era direttore lo scultore Marino Marini. L'aveva voluto mio nonno materno, siciliano, scultore autodidatta e donnaiolo impenitente. Diceva sempre: la bella Italia, porca miseria...». 

Federico Fellini era affascinato dal mondo di Castaneda. Quelle storie popolate di brujos dotati di poteri paranormali, riti magici di antiche civiltà e funghi allucinogeni erano parte, per lui, di un immaginario al tempo stesso familiare ed esotico, spaventoso e affascinante.

 Lo scrittore latino-americano si considerava un grande ammiratore di Fellini. Insomma tra i due covava un'attrazione fatale che prima o poi sarebbe dovuta scattare. E difatti scattò, anche se le cose non andarono come previsto. Fellini sognava di realizzare un film ispirato al mondo di Don Juan. Ne aveva parlato con Alberto Grimaldi, il suo produttore. E questi si era dato da fare per propiziare l'incontro. 

Nel 1984, dopo molte insistenze, Castaneda arrivò a Roma. «Quella volta», ricordava, «Federico mi portò in un ristorante dove servirono dodici portate. C'era anche Marcello Mastroianni. Loro mangiarono tutto, io mi spaventai a morte: mangiavano troppo». Durante la cena i due parlarono della possibilità di trasferire in un film una storia ambientata nel mondo magico degli stregoni messicani. Castaneda sembra diffidente. Fellini e il produttore insistono. E così alla fine decidono di darsi un nuovo appuntamento, a Los Angeles, per fare una serie di sopralluoghi nello Yucatan e verificare l'attuabilità del progetto.


  E così fu. Fellini assieme al figlio di Grimaldi e ad altri quattro amici partì per gli Stati Uniti. Ma a Los Angeles iniziarono i problemi. Castaneda pareva essersi dileguato nel nulla. Fellini cominciò a ricevere misteriose minacce e ad avvertire la presenza di strane entità. Ma pur spaventato decise lo stesso di compiere il sopralluogo. Destinazione Tulum, l'antica città maya situata sulle sponde dell'Oceano Atlantico. Da quel viaggio, che ben presto prese le pieghe di una inquietante avventura esoterica, Fellini trasse l'idea di una storia per un film, "Viaggio a Tulum", che non riuscì a realizzare.


In compenso Milo Manara ne disegnò una serie di tavole a fumetti. Fra i personaggi si riconoscono Snaporatz (Mastroianni), il giornalista Vincenzo Mollica e, nei panni del cameriere messicano fragorosamente allegro e ridanciano, proprio Carlos Castaneda. 

Manara assicura che quel disegno, preso di sana pianta dagli story board di Fellini, costituisce il ritratto più verosimile di Castaneda, versione 1984.


Di Marzio Forgione