Cantina in Via XX Settembre – p.c. n°17


Cantina ipogea formata da 2 ambienti scavati nel tufo con muri in opus cementicium

La presenza dell’insediamento di epoca romana con impianto termale comporta che già all’epoca era stato possibile portare, nella zona dell’attuale centro abitato, maggiori quantità d’acqua di quelle reperibili in loco, soprattutto a quote superiori a quelle del drenaggio locale alla base del banco di tufo.

Le testimonianze storiche indicano chiaramente che la fonte di approvvigionamento utilizzata è la sorgente La Vena che sgorga oggi a 340 m s.l.m. e dista in linea retta circa 1500 m con un dislivello di circa 10 m. Le opere di adduzione di cui si ha testimonianza non hanno ancora avuto un riscontro oggettivo sul terreno con tracce o resti che possono individuare con certezza la captazione dell’epoca e il tracciato dell’acquedotto. Occorre considerare però che l’attuale quota della sorgente potrebbe non coincidere con quella captata i epoca romana. La sorgente è attualmente captata con un bottino a sbarramento del deflusso da fratture della roccia (peperino di consistenza litoide). Le condizioni di emergenza dell’acqua, in questa situazione, non sono stabili nel tempo sia per condizioni naturali che per opera umana. Di conseguenza e dato anche il fatto che le differenze climatiche possono variare sensibilmente i livelli di falda, non è possibile una localizzazione certa del punto di prelievo romano. In ogni caso la zona di possibile ubicazione della captazione è piccola, probabilmente nell’ordine delle decine di metri in pianta e di qualche metro in quota.