Chiesa di San Giovanni a Carbonara
Chiesa di San Giovanni a Carbonara
Santa Caterina a Formiello
Porta Capuana
Caserma Garibaldi
Ci troviamo in una zona fuori dalla cerchia delle mura medioevale della città di Napoli, in seguito inserita nella cerchia delle mura aragonesi, un luogo che nel lontano medioevo era destinato a raccogliere i rifiuti fuori dalle mura cittadine. Via Carbonara era una discarica di carbone, acque nere e rifiuti, dove si gettava l’immondizia per poi darle fuoco. Di certo non era un bel posto: l’aspetto risultava abbandonato, c’era un’aria irrespirabile e le mura erano annerite. Tali caratteristiche hanno delineato la sua sorte, la via, infatti, fu scelta per dar vita a una serie di attività illecite ed illegali. L’intera area, a quei tempi, godeva di una sorta di immunità, ospitava anche diversi tornei, spettacoli e giostre. Tale scempio fu impedito dal clero tra il 1343 e il 1418, grazie alla realizzazione della chiesa di San Giovanni a Carbonara.
La chiesa di San Giovanni a Carbonara è un piccolo tesoro d’arte di Napoli a poche centinaia di metri da porta Capuana. La chiesa, fondata nel lontano ‘300, è uno dei migliori esempi di architettura gotico rinascimentale. Dietro una facciata semplice e austera, si celano un numero impressionante di opere d’arte di epoca rinascimentale. La Chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, e l’annesso convento vengono edificati dai frati Eremitani di Sant’Agostino a partire dal 1339. Per accedere alla chiesa si sale una scenografica scala in piperno a doppia rampa. Curiosità. L’accesso alla chiesa si fa dalla rinascimentale Cappella di Santa Monica posta sul lato destro dell’abside. Nel ‘500, infatti, la facciata principale della chiesa è distrutta per realizzare la Cappella di Somma. L’area absidale è occupata interamente dal magnifico mausoleo di Ladislao Angiò-Durazzo (re di Napoli dal 1386 al 1414). Sulla sommità dello scenografico monumento funebre tardo-gotico (datato al 1428), eretto per volontà della sorella Giovanna II, si scopre il re Ladislao a cavallo con la spada sguainata; un'immagine del tutto inconsueta per una chiesa.
La chiesa di Santa Caterina a Formiello è una chiesa monumentale di Napoli sita in piazza Enrico De Nicola, adiacente a porta Capuana e al Castel Capuano. Di stampo rinascimentale, si tratta di una delle chiese dalle forme architettoniche più interessanti della città. L'attuale complesso sorge su di una precedente e più piccola chiesa. La chiesa era sin da subito detta "a formiello" (dal latino ad formis, ossia presso i condotti, presso i canali) in quanto nei suoi pressi penetrava in città l'antico acquedotto della Bolla. L'intero complesso religioso insisteva nella zona limitrofe orientale della città, comunque entro la nuova cinta muraria aragonese che allargava lo spazio urbano antico.
Porta Capuana è un'antica porta della città di Napoli, a ridosso del castel Capuano. Essa ha da sempre rappresentato un crocevia di vie di comunicazione di rilevante importanza. Fu edificata dal re Ferrante d'Aragona e, fin dalle prime fasi, è stata il punto di accesso giungendo da est verso il centro della città, oltre a essere punto nevralgico delle comunicazioni; nel Settecento vi transitava la strada regia delle Puglie. Si è sempre trovata quindi in una zona molto vitale di Napoli, ed ha rappresentato un luogo di aggregazione anche artistica e culturale. In realtà ciò che oggi vediamo fa parte di un'opera di ri-fortificazione voluta a Napoli dal monarca aragonese di cui solo la porta si è conservata. Prende il nome dall'essere orientata in direzione della città di Capua, dietro Castel Capuano; è formata da un arco bianco in marmo riccamente ornato da bassorilievi, con ai lati due torri (che simboleggiano l'onore e la virtù).
La Torre di San Michele è ciò che resta dell’antica cinta muraria angioina che da Porta Capuana percorreva buona parte del centro storico per ricongiungersi su Via Cesare Rosaroll. Sulle pietre di Piperno sono incisi simboli misteriosi. La Torre di San Michele è miracolosamente scampata all’inglobamento cittadino e all’abuso edilizio; anche se fatiscente ha resistito molto bene all’incuria del tempo, storica testimonianza di ciò che rimane dell’antica cinta muraria di Napoli, ampliata nel corso dei secoli. Antico, moderno e contemporaneo convivono perennemente tra il suolo e il sottosuolo napoletano, raccontandoci storie straordinarie e ricche di suggestioni e dove oggi sulle pietre sussistono i tag a firma dei writers, un tempo c’è chi vi incideva messaggi occulti destinati alla comprensione di pochi lettori.
Su via Foria troviamo la Caserma Garibaldi che fu realizzata attorno alla metà del XIX secolo adoperando il convento degli agostiniani di San Giovanni a Carbonara. Nella struttura furono inglobate anche due torri rinascimentali del Salvatore e di San Giovanni, che univano le cortine difensive settentrionale e orientale e che furono ristrutturate e ampliate in altezza. Il tratto di mura che le due torri contenevano fu sostituito da un nuovo corpo di fabbrica che costituisce la facciata principale della caserma. La caserma ebbe la denominazione di caserma Garibaldi (dal momento che al suo fianco scorreva il tratto finale del corso Garibaldi, tratto in seguito denominato via Cesare Rosaroll).