L’identità è una nozione che fa riferimento a molti aspetti dell’esistenza individuale e sociale degli uomini. Il concetto è stato ampiamente dibattuto in filosofia, come magistralmente riassunto da Remo Bodei [1] in una lezione trasmessa dalla RAI: «esso designa la coscienza che un individuo ha del suo permanere lo stesso attraverso il tempo e attraverso le fratture dell’esperienza. È stato John Locke (1632-1704), nel Saggio sull’intelletto umano, il primo a parlare di identità personale, proprio quando si andava definendo la crisi e la dissoluzione dell’idea, metafisica e religiosa, di anima intesa come sostrato unitario che garantisce la continuità delle esperienze. Venuto meno questo fondamento sostanziale, la continuità dell’io viene ridotta a “filo della memoria”. David Hume (1711-1776), sottolineando la discontinuità della memoria e riducendo l’io ad un fascio di sensazioni, accentua ulteriormente questo elemento di fragilità: per lui l’identità è qualcosa di costruito, di fittizio o, per meglio dire, un “feticcio”».
La nozione di identità ha avuto un enorme dibattito nell’ambito delle scienze storiche e sociali (storia, antropologia, etnologia, sociologia) nella sua declinazione come identità culturale o di gruppo suscettibile di trasformarsi nel tempo storico [2]. L’identità perciò si costituisce nell’insieme delle modalità per cui un individuo costruisce se stesso in termini di genere, categoria, classe, gruppo ecc. all’interno di ogni determinata società. In questo senso, l’identità è spesso assimilata al “sentimento di appartenenza”. Questa nozione è al fondamento della costruzione dell’idea di “diversità” o “alterità”, cioè la percezione di realtà sociali e culturali che si situano al di fuori dell’universo di idee, stili di vita, convinzioni e mentalità condivise all’interno di una determinata popolazione o società umana. L’identità culturale è un prodotto storico e come tale è l’esito di processi sociali che si sviluppano nel tempo. Essa muta, trasformandosi e diversificandosi seguendo percorsi non prevedibili lungo la storia delle singole società umane. Viene spesso associata all’idea di “comunità” sulla scorta delle nozioni di “community” e “communitarianism” che, nelle scienze sociali del mondo anglosassone, insieme ai cosiddetti “community studies” [3], hanno contribuito a cristallizzare l’idea dell’esistenza di un livello originario di formazione delle collettività umane basato su principi di socialità primaria (legami familiari e di parentela), caratterizzato da forte sentimento di appartenenza, partecipazione spontanea alla cooperazione sociale, omogeneità, minima differenziazione specialistica, in contrapposizione ad un livello complesso di socialità, tipico delle società avanzate, basato sulla razionalità e lo scambio, sul modello di Comunità e società di Tönnies [4]. Nelle società complesse, le configurazioni identitarie costituitesi storicamente non sono mai perfettamente omogenee e sovrapponibili. Il dibattito sociologico si è arricchito in questi ultimi tempi con il pensiero di Zygmunt Bauman (1925-2017) e la sua teoria della società “liquida” [5] e degli evanescenti confini identitari che producono “identità fluide transnazionali” come nelle migrazioni. In ambito etnoantropologico, gli studi sull’identità, come concetto fondamentale, e su processi locali di formazione e trasformazione identitaria non si contano, ma è opportuno segnalare il saggio di Francesco Remotti Contro l’identità [6] in cui la nozione e le teorie sull’identità vengono sottoposte ad una serrata analisi critica.
Letture e Link
[1]http://www.filosofia.rai.it/articoli/remo-bodei-che-cos%C3%A8-lidentit%C3%A0/5314/default.aspx
[2] Basti pensare che una tra le più accreditate basi di dati bibliografici della letteratura scientifica in ambito storico-politico-umanistico, come J-STOR, censisce oltre 1.370.000 voci bibliografiche sul tema “identità”.
[3] A partire da The Little Community di Robert Redfield, 1955 (The University of Chicago Press).
[4] Roma, Bari: Laterza, 2011 (ed. or. Tönnies, Ferdinand, Gemeinschaft und Gesellschaft, Berlin: Karl Curtius, 1912).
[5] La modernità liquida (Roma, Bari: Laterza, 1992).
[6] Roma, Bari: Laterza, 1996. Vedi anche http://www.parcobarro.it/meab/ossessione.pdf.
Mariano Pavanello