STOP N.4 ~ GHIACCIAIO
DELLO ZEBRÙ FRANA
DI PUNTA THURWIESER
STOP N.4 ~ GHIACCIAIO
DELLO ZEBRÙ FRANA
DI PUNTA THURWIESER
"L'estate cancella i ricordi proprio come scioglie la neve, ma il ghiacciaio è la neve degli inverni lontani, è un ricordo d’inverno che non vuole essere dimenticato.”
(Paolo Cognetti, le 8 montagne)
I ghiacciai montani rappresentano un elemento naturale fondamentale perché costituiscono un importante risorsa idrica sia per le Alpi che per altre regioni del mondo. Per esempio, i ghiacciai delle catene montuose dell’Himalaya e del Karakorum ospitano da sole circa la metà del volume di ghiaccio di tutta l'Asia e procurano acqua dolce per circa un miliardo di persone attraverso i fiumi Indo, Gange e Brahmaputra (Nie et al. 2021)
I ghiacciai sono poi elementi cruciali nello studio sui cambiamenti climatici. Il ghiaccio infatti, conserva al suo interno dei veri e propri archivi climatici, come le bolle d'aria, che permettono di studiare il clima nel passato (EuroCold Lab)
La copertura dei ghiacciai delle Alpi (e di altre catene montuose nel mondo) ha subito una drastica riduzione negli ultimi decenni (Haeberli et al. 2011) . Dopo l’ultimo massimo glaciale (circa 18 mila anni fa) la temperatura ha cominciato a risalire tranne che in particolari momenti storici dove sono tornate ad imporsi condizioni glaciali (p. es., Piccola Età Glaciale, tra la metà del 1200 e la metà del 1800 dove i ghiacciai alpini hanno avuto la loro massima espansione storica). In questi ultimi 40 anni circa invece si è assistito ad un aumento sempre più marcato delle temperature e sotto queste condizioni tutti i ghiacciai delle Alpi hanno cominciato a regredire con tassi d’arretramento dell’ordine delle decine di metri all’anno. A causa della riduzione di superficie i ghiacciai hanno poi iniziato anche a frammentarsi.
Il ghiacciaio al di sopra del Rifugio Quinto Alpini è un tipico ghiacciaio alpino vallivo e fa parte di un complesso costituito da due settori distinti: il ghiacciaio Zebrù (o Zebrù Est - settore orientale) e la Vedretta dello Zebrù (o Zebrù Ovest - settore occidentale). I due settori sono oggi alimentati da due distinti bacini di accumulo mentre neanche 100 anni fa erano collegati e formavano un corpo glaciale unitario (anticamente chiamato Vèdrèta dal Ramorè).
Panoramica dell'area della vedretta dello Zebrù e del ghiacciaio Zebrù
a) Stella bianca. Posizione del ghiacciaio nelle Alpi centrali italiane.
b) Fronte del ghiacciaio Zebrù Ovest ricoperta dalla frana di Punta Thurwieser (linee inclinate). Variazioni della posizione del ghiacciaio Zebrù EST (linea rossa, arancione, verde e blu) derivata da foto aeree della Regione Lombardia nel 1998, 2003, 2007 e 2015.
c) Foto della vedretta dello Zebrù e del ghiacciaio Zebrù scattata dal Monte Confinale nel 1932 (G. Nangeroni)
d) Foto della vedretta dello Zebrù edel ghiacciaio Zebrù scattata dal Monte Confinale nel 2019 (R. Garzonio)
La mappa di base è l'ortofoto AGEA 2015 (Geoportale Regione Lombardia). Area coperta dai rilievi con drone Mavic (rettangolo nero) e Matrice (rettangolo giallo). Mappa scaricabile, Rossini et al. (2023)
Il 18 settembre 2004, l'alta val Zebrù è stata interessata da una valanga di roccia (stop 2) che ha coperto con i suoi detriti parte della Vedretta dello Zebrù Ovest (mentre lo Zebrù Est è stato solo marginalmente interessato dall'evento). Questo ha protetto da allora il ghiacciaio sottostante dalle alte temperature di questi ultimi anni.
Ghiacciaio Zebrù Ovest. Ingrandimento della porzione di ghiacciaio ricoperta dalla frana di Punta Thurwieser. Le frecce azzurre mostrano la nicchia di distacco della frana (Besana, 2021)
La Lombardia con circa 88 km quadrati di superficie glaciale complessiva (corrispondenti a circa il 24% del totale italiano) risulta essere la seconda Regione con più ghiacciai d’Italia dopo la Valle d’Aosta e quella che presenta il maggior numero di ghiacciai censiti (230 ghiacciai; circa il 27 % del numero totale; Smiraglia e Diolaiuti, 2016).
Negli ultimi 30 anni circa i ghiacciai della Lombardia hanno subito una forte riduzione areale (38%; Servizio Glaciologico Lombardo). Questa riduzione areale non ha interessato in ugual modo tutti i corpi glaciali, si sono avute infatti perdite maggiori nei piccoli apparati glaciali e perdite meno significative nei grandi apparati glaciali (p.es. Ortles-Cevedale; Smiraglia & Diolaiuti, 2016)
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