La Storia è del popolo

a cura di Andrea Morbello

"...Questi storici dei cuori e delle anime hanno forse doveri minori degli storici dei fatti esterni? Crediamo forse che l'Alighieri abbia meno da dire di un Machiavelli? Il disotto della società, perché più profondo e cupo, è forse meno importante del disopra? Conosciamo bene la montagna se non conosciamo affatto la caverna?"

V. Hugo, "I Miserabili", 1862

In questa riflessione Hugo evidenzia splendidamente la grande virtù del romanzo storico: raccontare gli aspetti più intimi e reali di quegli avvenimenti che, scritti su un libro di testo, possono apparirci così freddi e lontani da noi.

Non ci sarebbe Garibaldi senza Mille o Leonida senza Trecento perché dietro ad ogni grande evento storico ci sono numerose persone che lo subiscono e lo vivono. Dietro ad ogni grande conquista sociale c'è un esercito di conquistatori e dietro ogni grande rivoluzione una massa di rivoluzionari.

"Voglio che la mia opera, almeno in minima parte, sia degna di quei soldati senza nome che hanno combattuto contro il male, dei quali non ci si deve dimenticare."

V.Grossman, "Vita e Destino", 1980

Grossman scrive per onorare la memoria dei tanti, forse troppi, anonimi che hanno combattuto per i loro ideali. Che hanno strisciato nella neve fredda, sotto i colpi nemici, mal nutriti e mal vestiti, per difendere una Nazione ed uno Stato che spesso non li rispettava nemmeno.

Il romanzo storico ci tocca da vicino perché la storia si ripete e mentre Jean Valjean, e Parigi con lui, combatte contro Carlo X, Hugo sta combattendo contro il "Petit Napoleon" (Napoleone III). Mentre Anatolij, e Stalingrado con lui, lottano contro i Tedeschi, Grossman sta lottando per emanciparsi dalla censura dell'URSS. Mentre Renzo, e i suoi alleati con lui, combatte contro Don Rodrigo, Manzoni sta lottando contro Francesco Giuseppe.