Nella mia opinione il fiore più bello nella Terra è la vite di giada (nome scientifico strongylodon macrobotrys). È una pianta popolare ornamentale, nota per i suoi grappoli a cascata di fiori a forma di luna, di colore turchese: infatti mi piace l’estetica del fiore perché è magnifico con il suo colore insolito, con i grappoli che sembrano le lacrime della pioggia, è una delle piante più rare nel mondo.
I fiori caduti cambiano colore mentre si seccano, dal turchese al verde-blu al viola. I baccelli contenenti i semi non si formano solitamente in coltivazione ma, imitando il comportamento degli impollinatori naturali (i principali impollinatori della vite di giada sono pipistrelli specializzati e alcuni insetti.), è possibile impollinare i fiori e produrre semi, aiutando il fiore. La propagazione è possibile anche grazie alla tecnica talea (recidere una piccola parte della pianta, un ramo, una foglia, parti di radici, bulbi, e di piantarla nel terreno o immergerla in acqua, con lo scopo di creare una nuova pianta).
La pianta è nata nelle Filippine e cresce nelle foreste umide o nei burroni. La propagazione della pianta è sempre stata difficile: è considerata una specie in via di estinzione a causa della distruzione del suo habitat e della diminuzione dei suoi impollinatori naturali.
Yiying Deng 3°a
Sfruttando il ponte del primo maggio, io e la mia famiglia siamo andati al mare, in Liguria, dove ci rechiamo solitamente in vacanza. Appena arrivati, sul terrazzo abbiamo trovato una sorpresa: un pullo (cucciolo di gabbiano). Non sapevamo dove fosse il nido, dato che anche per il ponte del 25 aprile eravamo stati lì e non avevamo trovato né il nido né le uova, che abitualmente impiegano 25-30 giorni per schiudersi, quindi abbiamo ipotizzato che fosse caduto da un altro tetto. Sempre sul terrazzo abbiamo trovato i corpi inanimati e in fase di iniziale decomposizione dei suoi due presunti fratellini, di cui si notavano distintamente il becco e le zampe. All’inizio eravamo molto preoccupati che il pullo non mangiasse niente, ma poi abbiamo visto che la mamma arrivava e gli dava da mangiare il cibo rigurgitato. Il giorno dopo, il gabbiano ha capito che noi non volevamo fargli del male e quindi, mentre prima era stato solo tra i vasi delle piante, poi iniziava a zampettare più vicino a noi. Il giorno successivo, abbiamo notato un comportamento davvero strano, ma molto dolce. Lui (o lei), quando vedeva la sua mamma partire in volo, agitava con forza le sue piccolissime ali e si dava la spinta facendo un piccolo balzo, cercando di volare, ma dato che le sue ali erano lunghe si e no 2 centimetri, non riusciva ad alzarsi in volo, ma i suoi tentativi erano davvero carini. I gabbiani, infatti, riescono a volare solo dopo 30-40 giorni dalla nascita, e secondo noi il pullo aveva 3-4 giorni. A volte, avevo il desiderio di prenderlo in mano, ma se l’avessi fatto, l’avrei “contagiato” con il mio odore e la sua mamma non l’avrebbe più riconosciuto, il che voleva dire che non gli avrebbe più portato da mangiare e non gli avrebbe insegnato a volare, quindi, mi sono dovuta trattenere, nonostante fosse davvero carino, quindi gli feci un sacco di foto e alcune le ho messe in questo articolo.
Inoltre, il piccolo pullo, quando aveva fame o comunque voleva chiamare la sua mamma, faceva un verso ripetitivo simile a un pigolio, e la mamma molto spesso gli rispondeva.
A volte, si metteva a dormire e sembrava che stesse male, perchè restava sdraiato e non si muoveva, in realtà , però, stava solo facendo un riposino.
Dato che avevamo pensavato che avesse sete, gli avevamo preparato una ciotolina piena d'acqua, che rovesciò appena arrivò la sua mamma. Quindi, noi gliela riempimmo un'altra volta ed essi iniziarono a bere e, placata la sete, il pullo vi ci si tuffò dentro. Dopo pochi minuti, però, uscì e iniziò a scrollarsi, infreddolito. Allora la mamma cominciò a gracchiargli contro con tono minaccioso, e lui, spaventato, abbassò la testolina. Quando, infine, la mamma volò via, il piccolino si rituffò felicemente nella ciotolina, indisturbato.
Dato che ero stata io ad accorgermi per prima della sua presenza, scelsi il suo nome. Lo chiamai Piper perché quando ero piccola avevo visto un cortometraggio della Pixar intitolato “Piper” che parlava della storia di un piccolo piovanello, una specie simile ai gabbiani. Contrariamente agli altri piovanelli, che si tuffavano tranquillamente in mare per prendere il cibo, Piper aveva paura del mare, soprattutto delle onde che avrebbero potuto sorprenderlo mentre si avvicinava al bagnasciuga. Una volta, però, un’onda lo colse di sorpresa e venne travolto. Piper allora scoprì la bellezza del mare e che esso non poteva fargli nulla di male.
A me era piaciuto molto e dato che il pullo mi sembrava l’impaurito protagonista del cortometraggio, scelsi di chiamarlo così.
Alla fine, siamo tornati a casa e il piccolo Piper mi manca molto, anche perché so che quando tornerò sarà volato via e lo confonderò con altri gabbiani simili.
Tutte le foto presenti in questo articolo sono state scattate da me.
Ester Pravettoni 1°B