Prologo

Vi anticipiamo il prologo del gioco, in cui viene spiegata l'origine del Ruyi, il misterioso oggetto della nostra ricerca.

Lancio questo appello a tutti gli uomini e le donne che abbiano a cuore il destino dell’intera umanità. A tutti coloro che credono in un mondo senza violenza, né fame. Un luogo in cui non si debba lottare per il potere, ma prosperi ovunque il benessere e l’uguaglianza.

Mi chiamo Carlo Dolfin, ma il mio nome non vi dirà nulla. Fino a un paio d’anni fa ero un rispettabile professore di storia, all’Università; oggi sono un uomo vecchio, solo, braccato e troppo debole per affrontare la terribile lotta che si sta profilando.

Ma andiamo con ordine: tutto ha inizio un paio d’anni fa a Venezia, città nella quale sono nato e in cui vivo quando, nel riordinare dei vecchissimi documenti trovati nella grande biblioteca di famiglia, rinvenni su un diario cifrato una storia riguardante la mia stirpe lontana, fatta di navigatori e mercanti, e l’esistenza di un oggetto straordinario, che fino a quel momento avevo pensato esistesse solo nelle leggende raccontatemi dal nonno: il Ruyi, un magico scettro imperiale di Qubilai Khan che arrivò a Venezia con Marco Polo, e che la Serenissima occultò. Si tratta di un oggetto dalle proprietà inimmaginabili, ora lo so: può dare un potere infinito a chi lo possiede e in suo nome si sono consumate battaglie sanguinose, anche all’interno della Repubblica di Venezia.

Ero da poco in pensione, così iniziai a dedicarmi a questa vicenda con passione. Ben presto scopersi degli eventi straordinari, al limite dell’incredibile: Marco Polo tornò a Venezia nel 1295, quando aveva 36 anni; ne aveva 12 quando segui il padre e lo zio in estremo Oriente nel 1271. La sua lunga permanenza presso la corte di Qubilai Khan, l’imperatore della Cina di cui sposò una delle figlie, che lo seguirà in laguna — gli permise di avvicinarsi al segreto più importante dell’impero dei Draghi: un leggendario oggetto che garantiva il potere assoluto al Khan, il Ruyi appunto, il prezioso scettro imperiale che portava inscritta una formula che consentiva di concentrare la grande energia e l’invincibilità degli Antichi, e che giungeva da un tempo perduto della storia del mondo, in cui il Bene e il Male erano in lotta aperta per conquistare il potere sugli uomini.

L’oggetto era una versione rinnovata del Cong, l’antichissimo e magico scettro del tempo delle prime dinastie, nato per aprire un collegamento tra il Cielo e gli uomini. Con l’aiuto del Cong, Genghis Khan e le Tribù della Mongolia riunificate sotto la sua guida conquistarono l’intera “Chung Kuo”, la Cina, “il Paese che sta nel mezzo”. Il loro nome, “Monggol”, deriva dalla lingua Tungusic e significa “gli invincibili”. Qubilai, discendente di Genghis Khan, una volta entrato in possesso dello scettro ne fece studiare una versione ancora più potente dai sapienti di corte, e con quella governò le terre del Kathai. “Ru Yi” significa ‘Ciò Che Desideri’ ‘Ai Tuoi Ordini’, e indica l’onnipotenza dell’oggetto. Nuovi tentativi di ricreare il Ruyi furono tentati dalle dinastie successive — a partire da quella dei Ching — senza che fosse mai possibile ricostituirne appieno le proprietà magiche, che prevalsero invece nelle rappresentazioni sacre: è un Ruyi l’oggetto che Lo Xing, uno dei tre Immortali, Signori Supremi del tempo e della saggezza, tiene tra le mani in ogni raffigurazione. Anche il Buddha sorridente ne reca uno con sé in statue e dipinti.

Con l’aiuto della sua sposa, Marco Polo trafugò dunque l’oggetto e tornò a Venezia, dove ne fece dono al doge. Il veneziano intendeva far diventare sempre più grande e potente la sua patria d’origine. Già pochi anni più tardi, però, alcuni giovani nobili veneziani affiliati agli Invincibili —una Confraternita che prendeva origine dalla tradizione mongola, che intendeva conquistare il potere nel mondo intero e che contava molti aderenti in ogni luogo della terra — si prepararono a impadronirsi del Ruyi: il disegno sfociò in una rivolta, capeggiata da Bajamonte Tiepolo, Marco Querini e Badoero Badoer, che nel giugno del 1310 attaccarono le forze del doge Pietro Gradenigo. Ma il doge fu avvisato nel corso della notte, e riuscì a reprimere duramente la rivolta. La sua vittoria fu completa, ma la Repubblica decise di difendersi con la serrata de! Maggior Consiglio e la creazione del Consiglio dei Dieci, la potentissima magistratura suprema che nacque proprio in seguito a quell’evento.

Passò qualche anno: nel frattempo Tiepolo morì in esilio e anche Marco Polo si spense nel 1323, chiedendo di essere sepolto nella chiesa di San Sebastiano. La Repubblica intanto, formata da pragmatici uomini d’azione, vedeva nell’uomo e nell’indipendente autogoverno la vera risposta alle esigenze di ordine e benessere della società veneziana e guardava dunque con forte sospetto a questo oggetto magico. La conferma di tali timori arrivò drammaticamente qualche anno più tardi: Marino Falier, fatto doge da poco, tramò allo scopo di rendersi signore assoluto di Venezia, impadronendosi del Ruyi. Scoperto e condannato, gli fu tagliata la testa il 17 aprile 1355. In segno di spregio, venne sepolto con la sua stessa testa fra le gambe.

Nel salone del Maggior Consiglio, a Palazzo Ducale, tra i ritratti dei primi 76 dogi succcedutisi alla guida della Serenissima, quello di Marino Falier è rappresentato come un grande drappo nero, su cui sta scritto: “Hic est locos Marini Falethri decapitati pro criminibus”. Di chi ha tradito la Repubblica non deve essere conservato nemmeno il ricordo dell’immagine. L’oggetto magico stava diventando un pericoloso ingombro, e andava nascosto prima che mani sbagliate potessero impadronirsene. Così, fu segretamente occultato nella tomba di Marco Polo, che lo aveva portato a Venezia sessant’anni prima. La protezione e il controllo di tomba e scettro furono affidati alla gloriosa famiglia Partecipazio, che in quel tempo aveva già dato alla Repubblica ben sette dogi, tra l’811 e il 942. Fu il primo di loro a stabilire per sempre che il governo della laguna avvenisse su un gruppo centrale di isole, quello di Rivoalto.

Ma nel secolo successivo la famiglia, indebolita e divisa, scomparve. Con lei, si persero anche le tracce della tomba e dello scettro. Quella del Ruyì divenne una favola da raccontare ai bambini; poi anche della leggenda si perdette quasi memoria. Tutto ciò fino al ritrovamento del diario cifrato fra le carte della mia famiglia, che lo ereditò per linea materna assieme alla salvaguardia dello scettro e della tomba di Marco Polo. Più incuriosito che altro, cercai subito di mettermi sulle tracce dell’oggetto perduto: ma dove guardare, visto che la chiesa di San Sebastiano non esiste più, e le spoglie di Marco Polo sono misteriosamente scomparse col sigillo imperiale?

In capo a qualche mese, dopo aver incautamente rivelato in più ambienti da me frequentati di essere alla caccia di questo oggetto leggendario, sono stato pedinato, spiato, minacciato. Sono sicuro di non essere stato ancora ucciso per il solo motivo di essere riuscito finora a tenere ben nascosto il diario, l’unico documento che possa davvero portare al Ruyi. Ad operare alle mie spalle ancora gli Invincibili, informati della mia scoperta. La Confraternita non ha più ambizioni di aperta conquista. È diventata un’organizzazione segreta che trama all’ombra del potere ufficiale, per ottenere il controllo politico e pilotare le scelte politiche a proprio vantaggio: guerre, movimenti di mercato, sfruttamento delle risorse del pianeta... così adesso ho paura, per la mia vita e per quella dell’intera umanità. Inoltre, sono molto anziano. La ricerca di tomba e Ruyi va affidata a qualcun altro.

Non c’è tempo da perdere: a partire dai pochi indizi in possesso, contenuti nel diario cifrato. bisogna che cerchiate di impadronirvi dell’oggetto magico prima che cada nelle nani sbagliate. Chi ha spostato il corpo di Marco Polo ha lasciato delle tracce perché solo agli iniziati sia possibile tornare in possesso della grande energia della preziosa barra d’oro. Venezia è disseminata di indizi numeri, iscrizioni, segni magici e cabalistici che letti nella maniera corretta possono indicare i giusti passi da compiere. A guidare i vostri movimenti sarò io stesso che, per sicurezza, vi fornirò mano a mano i dati necessari a sciogliere un enigma per volta con l’utilizzo del telefono per arrivare al Ruyi prima degli Invincibili.

Grazie, amici miei. E che il cielo ci assista in questa nostra ricerca.