La chiesa di S. Biagio, come si ricava da varie fonti, ha un’origine antica. Non si conosce con precisione l’epoca esatta della sua fondazione, ma da un documento del 1288 risulta che la chiesa era già parrocchia; a quel tempo era affidata alla congregazione degli Umiliati che la tennero fino agli inizi del ‘400. Dopo un breve periodo in cui fu retta da sacerdoti secolari, la parrocchia venne data ai frati di S. Girolamo della congregazione di Fiesole. Le nuove esigenze derivate dal continuo incremento della popolazione e, probabilmente, il nuovo prestigio della chiesa, spinsero i Gerolamiti a costruire una chiesa più ampia. Il nuovo edificio, completato nel 1529 grazie ai contributi della cittadinanza, fu consacrato nel 1531. A quel periodo risale il portale marmoreo centrale. Nel 1668, a seguito della soppressione dei Gerolamiti, la chiesa divenne proprietà della Repubblica di Venezia che la cedette ai Padri Minori Osservanti di S. Francesco di Padova, detti “zoccolanti”, il 3 dicembre 1669. I Padri Minori tennero la chiesa fino al 2 settembre 1769, anno in cui tale congregazione fu sciolta e S. Biagio passò di nuovo alla Repubblica di Venezia. Nel 1769, con decreto del Vescovo di Adria, la cura della parrocchia fu affidata ai sacerdoti secolari. Agli inizi del XIX secolo, le pessime condizioni in cui si trovava la chiesa convinsero l’arciprete Girolamo di Leva a ricostruirla. Il progetto, affidato all’architetto sacerdote Giacomo Baccari di Lendinara, fu approvato dalla Accademia Clementina di Bologna nel 1803. Geniale l’ideazione del Baccari per il nuovo tempio; qui il sacerdote mise in pratica le sue idee vignolesche e palladiane. I lavori, subito iniziati, progredirono fino al 1813; vennero poi interrotti e ripresi varie volte. La chiesa venne arricchita con altari di marmo provenienti da diverse chiese veneziane. Nel 1865, grazie al contributo dei parrocchiani e del Comune, l’arciprete Bosio fece costruire anche la sacrestia, fornendola di arredi e paramenti sacri.
La nuova chiesa fu consacrata il 25 ottobre 1884 daI Vescovo di Adria Antonio Polin. Venne poi dotata di baldacchino sovrastante l’altare maggiore, realizzato da Giuseppe Fava detto il Saccadei, e del pulpito in marmo giallo di Verona realizzato nel 1889, su disegno di Domenico Marchiori, dallo scultore Policronio Carletti di Melara. Anche nel corso del nostro secolo continuarono gli interventi di decoro alla chiesa: il terzo altare a sinistra, dedicato a Sant’Antonio, fu ricostruito all’inizio del secolo su iniziativa della famiglia Malmignati. Con l’arciprete Vittorio Pavan (1914- 31) fu sistemato il soffitto della chiesa e restaurata la casa canonica che risale al 1825. Sempre agli inizi del ‘900 la chiesa fu abbellita con vetrate istoriate della ditta Maffioli di Venezia. Dietro l’altare maggiore, nel 1926 vennero collocati un coro ligneo eseguito dall’intagliatore Giacomo Businari di Padova e un nuovo organo della ditta Malvestio di Padova; il precedente strumento, grandioso, era stato costruito nel secolo scorso dalla ditta Giovanni Tonoli di Brescia ed era collocato nella preziosa cantoria dell’intagliatore Luigi Voltolini (1865), ancora oggi ammirata da chiunque ami la musica e l’arte.
Nel 1923 la chiesa neoclassica ideata dal Baccari fu dichiarata monumento nazionale. Fra il 1979 ed il 1994 su iniziativa dell’arciprete don Vincenzo Polo è stato eseguito, a spese della comunità, della Soprintendenza ai Beni Architettonici del Veneto e con il contributo di vari enti locali, un accurato restauro dell’interno, della facciata e del campanile, che ha conferito nuovo splendore alle eleganti ed equilibrate proporzioni “palladiane” del tempio, fra i più belli del Polesine e del Veneto.