GLI INTEMELI

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  GLI INTEMELI

      

Gli Intemeli, erano e "sono", i discendenti più diretti della Specie, Homo Sapiens-Sapiens "Cro-Magnon" che abitavano i Balzi Rossi 14.000 anni fa,  da questa località sul mare, si spostavano lungo i crinali e i "valloni" per cacciare. Quando iniziarono l'allevamento di capre, pecore, ecc., (7.000 a.C.circa) iniziarono anche la pratica annuale della transumanza nelle valli adiacenti il monte Bego.

Intemeli, Tribù Ligure che abitava i territori, "valli e monti" del Ponente ligure, in particolare, in quelle zone comprese tra il fiume Roia e il torrente Nervia, essi erano e "sono" quindi tra le etnie Europee una delle  più antiche.

Le loro caratteristiche fisiche erano, la robustezza, l'agilità, la sobrietà, e la resistenza alle fatiche, erano principalmente longilinei, di corporatura asciutta e nervosa.

La prestigiosa Tribù degli Intemeli aveva stanziamenti e villaggi sulle alture prossime al mare, lungo le valli e sui monti delle Alpi Marittime,  come oggi vi sono le "Frazioni" con i loro nomi, allora vi erano rami della tribù distribuiti nel territorio, (Vagienni, Brigniani, Sogionti, Brodionti,  Vedianzi, Nemaloni, Vesubiani, Ingauni, Edenates), tutti, venivano definiti dai romani "Capillati", per la loro consuetudine di portare i capelli molto lunghi.          

Gli oppidi degli Intemeli sorgevano inizialmente sulle due colline prospicienti, l’uno sul Torrente Nervia e l’altro sul Fiume Roia, il primo e definitivo era posto alla foce del Nervia addossato alla collina, il secondo alla foce del Roia sorgeva sullo “Scoglio”, questi oppida, venivano chiamati “Arbiu”, come altri insediamenti dei Liguri.

"Albium" è il nome della prima aggregazione di capanne atte a formare il primitivo villaggio sorto tra la foce del torrente Nervia e la foce del fiume (Rutuba) Roia, aggregazione chiamata in seguito "Albium intimilium", forse dal nome del fondatore "Intemelio", capo degli Intemeli .

Gli antichi Intemeli erano principalmente cacciatori e pastori, portavano le greggi nei pascoli estivi sulle alture delle valli Roia, Nervia, Vesubia, e altre, col divenire della stagione invernale scendevano lungo le valli dove il clima era molto più mite e dove potevano soggiornare al riparo dalle intemperie.

Alcuni, vivevano in prossimità del mare (marittimi) e per conseguenza diventarono pescatori, si diedero anche alla navigazione, usufruendo come ripari per le imbarcazioni, dei porti canale delle foci del Nervia e del Roia, navigando (sino alle coste dell'Africa), ebbero contatti con altri popoli non Liguri “Fenici, Greci, Etruschi, Cartaginesi ecc.” ampliando così le loro conoscenze e le loro usanze, differenziandosi dai montani più chiusi e isolati, con i quali erano spesso in conflitto.

Quella degli Intemeli era una delle tribù più bellicose tra quelle Liguri, abbastanza conosciuti nell'antichità per le loro imprese piratesche, gli Intemeli avviarono azioni piratesche nei confronti di quasi tutti i naviganti, in particolare dei Greci Focesi che da “Massalia” si spingevano verso il levante Ligure.

I Greci attaccati da terra anche da altre tribù Liguri, chiesero la protezione di Roma, la quale, intimò e obbligò gli Intemeli ad interrompere le azioni di pirateria.

Gli Intemeli fecero per molto tempo la guerra ai Romani, ma la guerra, non era conveniente ne per gli uni ne per gli altri, i romani, erano interessati alla costruzione di una strada a valle, una via per la Spagna, volevano un transito sicuro, gli Intemeli marittimi, da parte loro, non erano interessati a continuare una guerra che durava da decenni, alla fine, fecero un accordo di non belligeranza con il Console Romano Appio Claudio, il castello presso il monte Magliocca, porta il suo nome, probabilmente costruito sopra un’antico castelliere Intemelo.   

Per molto tempo i "Montani" continuarono a creare problemi in particolare sui sentieri alpini, la strada che dal fiume Roia, in prossimità di Varase, sale al passo dello Strafurcu sino a raggiungere Tenda, era soggetta al "Brigantaggio", Cesare nel "De bello gallico" riporta; "Parte montana dei Capillati non sottomessa".

In seguito alla pressione di popolazioni Celtiche provenienti dalla ”Gallica”, per difendersi, gli Intemeli, ripristinarono e costruirono i castellari in altura come quello di “Ciaxe” o della cima S. Croce “Croairora” e altri ancora.

I "Castela", erano fortificazioni costituite da cinte murarie di tipo anulare poste sulle cime delle colle o dei monti, ripari e sentinelle per il controllo delle vie di comunicazione in altura, e dei fondovalle sino al mare, venivano utilizzati normalmente dalla tribù nella transumanza come ripari per uomini e animali, vi erano anche complessi fortificati utilizzabili da più tribù tra loro solidali, secondo antiche tradizioni di reciproca sussistenza e alleanze nei confronti di nemici comuni.

Nen territorio degli intemeli esistevano due vie di transito, una (Altavia) passava sulle dorsali dei monti seguendo logitudinalmente la costa, la seconda via, inizialmente frequentata solo dai "marittimi" percorreva a valle longitudinalmente la costa. Questa via, venne frequentata dai Fenici provenienti da"Porto Ercules" Monaco, per commerciare con gli Intemeli, frequentarono questa via anche i Cartaginesi, amici dei Liguri, e infine anche i Greci, i quali descrivendo questa via le diedero il nome di "Heraclea". 

A proposito dei Cartaginesi, e del passaggio di Annibale dalla Francia all'Italia, si fa menzione in alcuni scritti di tale passaggio valicando il monte Clapier, nelle Apli Marittime, questo potrebbe essere avvalorato dal ritrovamento di incisioni sul monte Bego che raffigurano cammelli e elefanti, animali, chiaramente sconosciuti agli Intemeli, ma animali che erano al seguito dell'esercito di Annibale.

I romani interessati al transito verso la Spagna, venuti a conoscenza di questa seconda via, iniziarono a frequentarla trasformandola in via romana, chiamandola inizialmente via Domizia, la quale giunta nei pressi del Roia, lo attraversava tramite un lungo ponte per giungere in località Peglia, da questa, saliva dall'Orignana al monte "Appio", scendendo infine nel vallone di Latte per poi proseguire.

  Nel territorio tra la città Intemela e la città Ingauna esisteva una folta e impraticabile foresta chiamata Lucus Bormanus. Gli Intemeli montani, come altri Liguri, forniti di pesanti e taglienti scuri ne disboscarono ampie zone per l'utilizzo agricolo o da adibire al pascolo. Nelle due valli, i tronchi venivano posti lungo le sponde del fiume “Rutuba/Roia” e del Nervia, in attesa di una piena che li trasportasse a valle, per poi essere utilizzati prevalentemente per la costruzione di imbarcazioni o di parti di esse.

Il monte "Bego", dal chiaro significato, è, ed era ben visibile dalla foce del fiume "Roja", rappresentava per tutti i liguri del ponente, e in particolare per gli Intemeli, la dimora del dio in terra, la punta di questo monte, rappresentava la parte sessuale terrena del dio, che si congiungeva con quella aerea del cielo, ogni anno avveniva con le prime nevicate l'inseminazione terrena.             Proprio per questo gli Intemeli ritenevano il loro territorio privilegiato e centrale rispetto ad altri limitrofi, i sentieri che salivano dal mare lungo i crinali nella direzione del monte, erano conosciuti e percorsi da migliaia di anni nella transumanza e nella devozione al Dio della montagna (PAN), e Dio dei pastori BEKKU, e agli altri Dei, con particolare riferimento a quelli "vegetali" (LUCUS, boschi sacri).  Esempi ancora attuali sono, quelli di Camporosso e Dolceacqua, nelle cui feste patronali, ancora oggi viene portato in processione un albero di alloro ornato, in ricordo di quegli antichi rituali a cui erano profondamente legate le genti di queste valli, agli stessi rituali, va assimilato l'addobbo dell'albero di natale, questo rito avveniva al centro di radure sacre, con addobbi all'albero o al totem posto al centro. Agli animali, riferiti ai bovidi dalle grandi corna, alle" Reine", e alle greggi, al Bekku e alla Futri, al culto (Mae Mona - Grande Madre) delle acque e in paricolare delle sorgenti, Matres culto della fertilità, a Belen/Belenu, e molti altri.


MONUMENTI DEGLI ANTICHI INTEMELI

MENHIR, ALTARI, ISCRIZIONI, TOMBE, DOLMEN, CROMLECH

E' molto importante comprendere la peculiarità e l'unicità dei monumenti che si trovano nel territorio intemelo, diversamente da altri che si trovano sia sul territorio italiano che in altre nazioni.

Queste differenze, sono dovute alla particolarità del territorio, montano, scosceso, ai vari tipi di roccia, allo strato del terreno limitato e superficiale sul quale erigere i "monumenti", all'isolamento, perseguito per un lungo tempo dalla tribù rispetto ad "altre", che risidevano in territori più pianeggianti e favorevoli.

Altra componente importante è la tempistica e la funzionalità, che sono cambiate con il passare dei millenni.

All'inizio, sono stati i Sapiens "cacciatori raccoglitori" che hanno posato altari sui quali eseguire delle pratiche sia di macellazione delle prede, che di offerte ai vari dei della montagna e versamento del sangue alla madre terra.

Sucessivamente sono stati i "pastori", che hanno eretto in particolare sulle vette, "Menhir" di piccola e media dimensione, utilizzando anche grandi blocchi di pietra naturale, quando questi presentavano elementi tali da essere considerati monumenti rappresentativi di particolari dei della montagna, i pastori hanno anche posato altari nei pressi delle sorgenti, per pregare in particolare la dea madre "Mae Maona".

In ultimo, sono stati gli "agricoltori"che hanno eretto "monumenti" utili a stabilire tramite il movimento del sole, le varie date annuali utili sia alla semina che al raccolto. 

  A Levante, i Liguri venivano in contatto  prima con gli Etruschi e, sucessivamente con i Romani e, ne subivano gli influssi, si possono trovare monumenti scolpiti, anche se parzialmente, la stessa cosa vale per i Liguri che, all'estremo ponente, Provenza (Marsiglia), ebbero contatti prima con i Fenici e in seguito con i Greci, da questi, l'influenza nel tipo e varietà delle forme.

I monumenti degli Intemeli sono costituiti: o da grandi blocchi di pietra naturale, o da lastre di pietra semplicemente sbozzate, lavorati con strumenti di pietra, posti in opera, piantati o adagiati nel terreno, resi orizzontali da piccoli muretti o pietre poste a sotegno.

Quali sono le peculiarità e le unicità intemelie?, anzitutto la quantità dei monumenti, altre peculiarità, sono dovute, sia alle dimensioni ridotte, che a quelle megalitiche, le unicità invece, riguardano sia il culto delle vette e delle sorgenti, sia quelle della posa degli altari.

La numerosità dei monumenti rilevata da ritrovamenti in seguito a campagne di ricerche, si aggirano intorno alle centinaia, le dimensioni possono variare dalle decine di centimetri a diversi metri, si rileva inoltre l'utilizzo di enormi blocchi di roccia esistenti in loco, utilizzati come monumenti o tombe, numerosissimi sono anche i ritrovamenti di ripari sotto roccia.

                       Menhir

Questa è la peculiare rapprensentazione di una tomba che chiameremo in un modo specifico "LIG-Dolmen", per differenziarla dalla classica tomba "Dolmen".  cioè, non si eregge il monumento, ma si utilizzano blocchi di rocce già presenti sul luogo per raggiungere lo stesso scopo.


                         Riparo

                       Dolmen

   Rappresentazioni animali

                                                 Tomba a cassetta

             Tomba a tumulo

Cromlech

                Antropomorfo

                       Incisioni

           Incisioni rupestri

                            DIO DELLA MONTAGNA - MONTE GRAMMONDO

I CASTELLARI

A partire dall’Età del Bronzo l’espandersi dell’attività costiera più ricca, indusse all’organizzazione difensiva “Pagense” dei Castellari sulle sommità dei monti, rozze e robuste fortificazioni megalitiche che dall’alto guardavano ai villaggi, ai pascoli, ai campi.

Molto importante si rivelò ancora una volta la dorsale fra le valli del Roya e del Nervia, uno sbarramento naturale completato da uno sbarramento costituito da una decina di Castellari collegati tra loro, che assicurò l’indipendenza dei Liguri “Intemeli” dalla penetrazione dei Greci e dei Celti. Fisicamente gli Intemeli erano di media altezza, corpo asciutto, nervoso, agile, capelli chiari lunghi rastremati a coda di cavallo.

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Sintesi della storia degli Intemeli, "La romanizzazione"

In quel periodo le popolazioni Liguri si estendevano nel territorio che andava dalla foce del Rodano all’Arno e a nord sino al Po, i “Liguri” si possono distinguere e dividere in due rami, i “Mediterranei” più antichi e gli “Indoeuropei” comparsi più tardi, gli insediamenti comprendevano piccoli villaggi di capanne a mezza costa e a fondovalle.

Dal 600 a.C. i Greci, raggiunta la costa fondano la città di “Massaia” (Marsiglia), spostandosi poi verso levante entrano in contatto con i Liguri del Ponente.

All’inizio dell’Era Volgare i Romani ed i Cartaginesi si scontrano per avere il primato sul mar Mediterraneo, gli Intemeli si schierano con i Cartaginesi.

Gli “INTEMELI” prestigiosa tribù del Ponente ligure, praticavano il commercio e la pirateria in particolar modo nei confronti della colonia greca di Marsiglia, utilizzavano per le loro imbarcazioni un porto canale posto alla foce del torrente Nervia dove avevano un antico insediamento abitativo, tra l’altro si ricorda, che alleati dei Cartaginesi diedero ospitalità e assistenza a “Magone” fratello di “Annibale”. 

Nel 208 a.C. i Cartaginesi sono sconfitti dai romani, inizia la romanizzazione della Liguria e dei Liguri.

I Liguri “Intemeli” si opposero ai Romani sfruttando la loro abilità nella guerriglia alpestre, utilizzando gli antichi “Fortilizi Anulari” di tipo megalitico noti come i “Castellieri” che avevano fatto parte dell’antica e primitiva organizzazione “Pagense” degli antichi Liguri autoctoni.

Alla fine Romani e Intemeli, per convenienza di entrambe le parti raggiungono un accordo di non belligeranza, nel 13 a.C. i romani creano una strada che da Roma arriva sino al confine con la Francia e che prende il nome di “Julia Augusta” in seguito “Aurelia”, questa strada unisce la Liguria di Levante a quella di Ponente.

Sul monte “Agel” alla “Turbie”a pochi chilometri da Ventimiglia i Romani costruirono un gran monumento per celebrare la vittoria e l’assogettazione di tutti i popoli Liguri alpini, il trofeo segnava anche il confine Nord-Ovest dell’Italia.

                                                     

                                                                            LA TURBIE

I Liguri, come gli Intemeli erano analfabeti, cioè, tramandavano il sapere per via orale, non lasciarono quindi notizie delle loro vicende, la maggior parte di loro abitava le montagne, le diverse tribù del Ponente furono costrette, o fecero accordi con i romani, abbandonarono i maggiori villaggi montani, e si  stabilirono nelle nuove città “Civitas” come “Albingaunum”, Albenga e “Albium Intemelium,” successivamente “Albintimilium” Ventimiglia.

La città romana intemela, fu edificata proprio sulla pianta quadrangolare del vecchio presidio militare romano.

Gli Intemeli nell’88 a.C. chiesero ed ebbero la concessione del “Diritto Latino”, i vantaggi furono quelli di poter sposare donne romane, di avere autonomia commerciale, e di ottenere per richiesta la cittadinanza statale romana.

Nel 49 a.C. con la concessione totale della cittadinanza romana fu eretto il “Municipio con suffragio”, gli abitanti godevano di tutti i diritti civili e politici propri d’ogni romano (diritto al voto, di accedere a varie cariche pubbliche ecc.), il Municipio era amministrato da 4 magistrati preposti sia all’esercizio del potere esecutivo che giurisdizionale.

Il Senato locale dei “Decurioni” curava le altre funzioni di natura civile e religiosa, e l’organizzazione delle grandi feste pubbliche.

L’importante Municipio di Ventimiglia, considerato l’ultimo organismo italico del confine occidentale sotto il profilo amministrativo, estendeva i limiti del suo territorio municipale al trofeo d’Augusto (Turbia), al colle di Tenda, per estendersi sino a Taggia che confinava con il territorio sotto la giurisdizione del Municipio di Albenga.

A 10 miglia da Ventimiglia a “Lumone” si pagava la tassa di passaggio detta “Quadragesima Galliarum”sui prodotti di importazione ed esportazione, i funzionari ventimigliesi presiedevano a questo sistema doganale traendone grandi benefici.

La vita politica locale creò in breve dei contrasti tra le varie fazioni, si ricorda il caso più noto tra “cesariani e pompeiani”; Nel 49 a.C. dopo un breve soggiorno di Cesare, nella città scoppiarono tali disordini perché colui che ospitò Cesare,

un certo Domizio fu strangolato dal servo di Demetrio Prefetto del presidio e, prezzolato a tal scopo dalla fazione dei Pompeiani.

Dovette intervenire con 6 coorti militari Celio Rufo, Generale già agli ordini di Cesare.

Verso il 69 d.C. durante la lotta fra i successori di Nerone, la città fu distrutta dall’armata navale dell’imperatore “Otone”, la quale usciva sconfitta dalle forze del futuro “Reggitore Vitellio”, durante il saccheggio molti cittadini e nobili vennero uccisi, tra cui la nobile “Julia Procella” madre di “Gneio Giulio Agricola” il grande Generale che conquistò la Britannia e che fu tra l’altro il suocero di Tacito, grande storico latino.

Giulio Agricola giunse di corsa a Ventimiglia per assistere ai funerali della madre, in seguito ottenne dal nuovo imperatore Flavio Vespasiano grandi risarcimenti per i danni subiti dal Municipio d’Albintimilium che fece restaurare, tra l’altro, per ringraziare i suoi cittadini per l’affetto dimostrato verso di lui in quel tragico momento.

                  

                                              GLI INTEMELI E LA CITTA' ROMANA

La città si abbellì di vari monumenti, di un teatro e di una struttura termale, a partire da quel momento il tenore di vita si elevò e il periodo di pace e prosperità si protrasse sino al V secolo circa, quando iniziarono varie azioni distruttrici da parte di popolazioni barbare.

Il cibo che mangiavano gli antichi Romani di Albintimilium tra l'anno 100 a.C., e l'anno 100 d.C

                                           

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