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A N I C E C 2015-16-17-18 -20-21
PROTETTORE DEL SITO
B E N V E N U T I
Chi conosce la fede del Sud, piange due volte.
Anicec: chiamateci per nome! Gerardo Madonna
http://www.chiesacattolica.it/comunicazione/ucs_2012/news/00034293_Anicec__chiamateci_per_nome.html
http://www.chiesacattolica.it/comunicazione/ucs_2012/ufficio/00003913_Ufficio.html
SAN BRUNO
Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna. Riconoscimento di BEATA e Venerabile Mariantonia Samà.
La Malatina o Monachella di San Bruno
BOLLETTINO SALA STAMPA DELLA SANTA SEDE Martedì 19.12.2017 N.0909
Promulgazione di Decreti della Congregazione delle Cause dei Santi
Il 18 dicembre 2017, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in udienza Sua Eminenza Reverendissima il Signor Cardinale Angelo Amato, S.D.B., Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Durante l’Udienza, il Santo Padre ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare i Decreti riguardanti:
- il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Giovanni Battista Fouque, Sacerdote diocesano; nato a Marsiglia (Francia) il 12 settembre 1851 e ivi morto il 5 dicembre 1926;
- il miracolo, attribuito all’intercessione del Venerabile Servo di Dio Tiburzio Arnáiz Muñoz, Sacerdote professo della Compagnia di Gesù, Fondatore delle Misioneras de las Doctrinas Rurales ; nato l’11 agosto 1865 a Valladolid (Spagna) e morto a Málaga (Spagna) il 18 luglio 1926;
- il miracolo, attribuito all’intercessione della Venerabile Serva di Dio Maria Carmen Rendiles Martínez, Fondatrice dell’Istituto delle Siervas de Jesús de Venezuela ; nata a Caracas (Venezuela) l’11 agosto 1903 e ivi morta il 9 maggio 1977;
- il martirio dei Servi di Dio Teodoro Illera Del Olmo (al secolo: Cirillo), Sacerdote professo della Congregazione di San Pietro in Vincoli, e 15 Compagni, uccisi in odio alla Fede durante la persecuzione religiosa in Spagna nel 1936 e nel 1937;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Stefano Wyszyński, Cardinale di Santa Romana Chiesa, Arcivescovo Metropolita di Gniezno e Varsavia, Primate di Polonia; nato a Zuzela (Polonia) il 3 agosto 1901 e morto a Varsavia (Polonia) il 28 maggio 1981;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Alfonso Barzana, Sacerdote professo della Compagnai di Gesù; nato nel 1530 a Belinchón (Spagna) e morto a Cuzco (Perú) il 31 dicembre 1597;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Paolo Smolikowski, Sacerdote professo della Congregazione della Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo; nato il 4 febbraio 1849 a Tver (Russia) e morto a Cracovia (Polonia) l’11 settembre 1926;
- le virtù eroiche del Servo di Dio Patrizio Peyton, Sacerdote professo della Congregazione di Santa Croce; nato il 9 gennaio 1909 a Carracastle (Irlanda) e morto a San Pedro (Stati Uniti d’America) il 3 giugno 1992;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Anna di San Giuseppe (al secolo: Maria Anna de Manzanedo Maldonado), Fondatrice dei Monasteri delle Suore Agostiniane Recollette; nata ad Alba de Tormes (Spagna) il 5 agosto 1568 e morta a Madrid (Spagna) il 15 aprile 1638;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Luisa Maria Langstroth Figuera De Sousa Vadre Santa Marta Mesquita e Melo ( Luiza Andaluz ), Fondatrice della Congregazione delle Ancelle di Nostra Signora di Fátima; nata il 12 febbraio 1877 a Marvila (Portogallo) e morta a Lisbona (Portogallo) il 20 agosto 1973;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Anna del Salvatore (al secolo: Marianna Orsi), Suora professa della Congregazione delle Suore Figlie di Sant’Anna; nata ad Albareto (Italia) il 22 febbraio 1842 e morta a Palermo (Italia) il 7 giugno 1885;
- le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Antonia Samá, Laica; nata a Sant’Andrea Jonio (Italia) il 2 marzo 1875 e ivi morta il 27 maggio 1953.
Il sito è realizzato per ricordare M a r i a n t o n i a S a m à
Dall’Archivio Storico della Certosa di Serra San Bruno, il manoscritto di quindici pagine che riguarda la guarigione della giovinetta di Sant’Andrea, una cronaca preziosa e dettagliata, collegata ai riti di liberazione degli indemoniati, spirdati od ossessi, in Calabria. https://sites.google.com/site/sanbrunodicolonia/updates
La guarigione dal diavolo della giovinetta di Sant’Andrea
La bambina, esorcizzata (liberata dal demonio), miracolata dal Taumaturgo, diventa la monachella di san Bruno e Serva di Dio. Calabria.
http://sanbrunocertosino.wordpress.com/la-monachella-di-san-bruno-ascesa-alla-beatificazione/
Premessa. Il sanatismo in senso stretto è un movimento che si interessa al personaggio chiamato Diavolo o Satana nella Bibbia, e ne fa il punto di riferimento principale della sua ritualità. “Satana” può essere considerato semplicemente uno stato di coscienza superiore dell’uomo (come nel satanismo “razionalista”, che talora tende verso l’ateismo militante), ovvero un personaggio preternaturale (satanismo “occultista”): ma la centralità di Satana nel discorso e nel rituale (diversa da qualche semplice riferimento metaforico di carattere anticristiano, che si ritrova in numerosi gruppi) è essenziale perché si possa parlare di satanismo. Il Nuovo Testamento presenta Satana, o il diavolo, molto più di frequente rispetto al Tanakh, in una maniera del tutto nuova e assolutamente negativa di questo personaggio. Egli acquisisce un ruolo molto importante nelle narrazioni su Gesù come tentatore o accusatore rispetto a quest'ultimo. viene inoltre associato a numerosi demoni-divinità straniere del Tanakh, come Baal o Beelzebub, e a figure mostruose della mitologia ebraica, come il Leviatano, soprattutto nell'Apocalisse di Giovanni.
Il Nuovo Testamento contiene una sorprendente agitazione di forze demoniache. Nel cristianesimo, Satana assume definitivamente il ruolo di spirito maligno e portatore dell'oscurità, contrapposto al Dio buono della luce, in questo caso Ahura Mazdā
Nel giudeo-cristianesimo, prodotto del giudaismo enochico così come l'essenismo e influenzato anche da quest'ultimo (cfr. Rotoli del Mar Morto) Satana assume definitivamente negli scritti evangelici lo stesso ruolo che Angra Mainyu ricopre nello zoroastrismo, cioè di spirito maligno e portatore dell'oscurità contrapposto al Dio buono della luce, in questo caso Ahura Mazdā. I vangeli hanno contribuito enormemente a costruire una identità malvagia vera e propria di Satana, attribuendogli la totalità del male, molto distinta dal suo ruolo di angelo obbediente inviato da Dio, come invece era raffigurato nel Tanakh.
Pio IX (1846-1878) scorge 1'assalto di Satana nel diffondersi di una tessitura di errori che lo spingono al crivello dottrinale del "Sillabo" (8.12.1864) (scambiato come condanna del liberalismo patriottico), e nell'incameramento dei beni temporali della Chiesa da parte di quasi tutti gli Stati Europei.
Leone XIII (1878-1903), il Papa dei tempi in cui si affaccia Mariantonia Sama, preoccupato dell'espandersi e degli effetti del Satanismo nel mondo, con una serie di encicliche, richiama ai Cattolici la potenza del Rosario e, con 1'Esorcismo contro Satana, eleva ogni padre di famiglia ad esorcista del proprio focolare.
Secondo lo scrittore decadente Joris Karl Huysmans (1848-1907), il satanismo è un atteggiamento che «consiste in una pratica sacrilega, in una ribellione morale, in un'orgia spirituale, in un'aberrazione per nulla ideale e cristiana; risiede anche in un godimento temperato dal timore... la gioia proibita di trasferire a Satana gli omaggi e le preghiere dovute a Dio; consiste nell'inosservanza dei precetti cattolici che vengon seguiti all'incontrario, commettendo, per oltraggiare più gravemente Cristo, i peccati che egli ha più espressamente maledetti: la contaminazione del culto e l'orgia carnale».
Al Satanismo, che penetra nelle pieghe della nuova società, si aggiungono i fasti dell'abissale liturgia delle "messe nere".
Pio IX (1846-1878) scorge 1'assalto di Satana nel diffondersi di una tessitura di errori che lo spingono al crivello dottrinale del "Sillabo" (8.12.1864) (scambiato come condanna del liberalismo patriottico), e nell'incameramento dei beni temporali della Chiesa da parte di quasi tutti gli Stati Europei.
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Il secolo dei "Lumi"
Quello che accoglie Mariantonia Samà è il secolo XIX, il secolo dei "Lumi", in cui sorgono e si rafforzano Sette pseudopolitiche e pseudoreligiose che, nel sogno di totale eversione, affermano come programma e traguardo la laicizzazione della società camuffata da paludamento filantropico. Al Satanismo, che penetra nelle pieghe della nuova società, si aggiungono i fasti dell'abissale liturgia delle "messe nere".
La "Malatina" di San Bruno.
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4- Mariantonia Samà,
5 - Da quando, agli inizi del Millecinquecento, erano state ritrovate le ossa di San Bruno, in Calabria si era
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abbraccia la statua e grida: San Bruno mi ha fattola grazia! E si ritrova guarita.
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Quel bel G e s ù
Sul muro di fronte al suo letto era appeso un crocefisso al quale lei si uniformava accettando, anzi
amando la sua sofferenza e invocava Cristo chiamandolo
chiddhu bellu Gesù, quel bel Gesù,
Quel diletto Gesù.
Queste donne sante sono un prezioso tesoro per tutta la Chiesa, specialmente nel richiamare il primato di Dio e l’importanza di una preghiera costante e intensa per il cammino di fede.
Ispirate dall’amore divino, hanno fatto scelte radicali per il Signore che le ha rese capaci di aiutare quanti vivevano in difficoltà in questa vita.
Amiche di Dio, dispongono di una sapienza che il mondo non possiede e, con amabilità, le hanno condivise con coloro che bussavano alla loro porta, divenendo vere oasi di pace e di speranza.
Esse hanno “compreso il messaggio centrale per la vita spirituale: Dio è amore e solo quando ci si apre, totalmente e con fiducia totale, a questo amore e si lascia che esso diventi l’unica guida dell’esistenza, tutto viene trasfigurato, si trovano la vera pace e la vera gioia e si è capaci di diffonderle intorno a sé.” (Benedetto XVI - 1 dicembre 2010)
LA SANTITA'
Udienza di Mercoledì 13 Aprile 2011 di Papa Benedetto XVI - Roma
Cari fratelli e sorelle,
nelle Udienze generali di questi ultimi due anni ci hanno accompagnato le figure di tanti Santi e Sante: abbiamo imparato a conoscerli più da vicino e a capire che tutta la storia della Chiesa è segnata da questi uomini e donne che con la loro fede, con la loro carità, con la loro vita sono stati dei fari per tante generazioni, e lo sono anche per noi. I Santi manifestano in diversi modi la presenza potente e trasformante del Risorto; hanno lasciato che Cristo afferrasse così pienamente la loro vita da poter affermare con san Paolo “non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,20). Seguire il loro esempio, ricorrere alla loro intercessione, entrare in comunione con loro, “ci unisce a Cristo, dal quale, come dalla Fonte e dal Capo, promana tutta la grazia e tutta la vita dello stesso del Popolo di Dio” (Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Lumen gentium 50). Al termine di questo ciclo di catechesi, vorrei allora offrire qualche pensiero su che cosa sia la santità.
Che cosa vuol dire essere santi? Chi è chiamato ad essere santo? Spesso si è portati ancora a pensare che la santità sia una meta riservata a pochi eletti.
San Paolo, invece, parla del grande disegno di Dio e afferma: “In lui – Cristo– (Dio) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità” (Ef 1,4). E parla di noi tutti. Al centro del disegno divino c’è Cristo, nel quale Dio mostra il suo Volto: il Mistero nascosto nei secoli si è rivelato in pienezza nel Verbo fatto carne. E Paolo poi dice: “E’ piaciuto infatti a Dio che abiti in Lui tutta la pienezza” (Col 1,19). In Cristo il Dio vivente si è fatto vicino, visibile, ascoltabile, toccabile affinché ognuno possa attingere dalla sua pienezza di grazia e di verità (cfr Gv 1,14 - 16). Perciò, tutta l’esistenza cristiana conosce un’unica suprema legge,quella che san Paolo esprime in una formula che ricorre in tutti i suoi
scritti: in Cristo Gesù. La santità, la pienezza della vita cristiana non consiste nel compiere imprese straordinarie, ma nell’unirsi a Cristo, nel vivere i suoi misteri, nel fare nostri i suoi atteggiamenti, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. La misura della santità è data dalla statura che Cristo raggiunge in noi, da quanto, con la forza dello Spirito Santo, modelliamo tutta la nostra vita sulla sua. E’ l’essere conformi a Gesù, come afferma san Paolo:“Quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio suo” (Rm 8,29). E sant’Agostino esclama: “Viva sarà la mia vita tutta piena di Te” (Confessioni, 10,28). Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione sulla Chiesa, parla con chiarezza della chiamata universale alla santità, affermando che nessuno ne è escluso: “Nei vari generi di vita e nelle varie professioni un’unica santità è praticata da tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio e ….....seguono Cristo povero, umile e carico della croce, per meritare di essere partecipi della sua gloria” (n. 41).
Ma rimane la questione: come possiamo percorrere la strada della santità,rispondere a questa chiamata? Posso farlo con le mie forze? La risposta è chiara: una vita santa non è frutto principalmente del nostro sforzo, delle nostre azioni, perché è Dio, il tre volte Santo (cfr Is 6,3), che ci rende santi, è l’azione dello Spirito Santo che ci anima dal di dentro, è la vita stessa di Cristo Risorto che ci è comunicata e che ci trasforma. Per dirlo ancora una volta con il Concilio Vaticano II: “I seguaci di Cristo, chiamati da
Dio non secondo le loro opere, ma secondo il disegno della sua grazia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e compartecipi della natura divina, e perciò real mente santi.
Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere nella loro vita e perfezionare la santità che hanno ricevuta” (ibid.,40). La santità ha dunque la sua radice ultima nella grazia battesimale, nell’essere innestati nel Mistero pasquale di Cristo, con cui ci viene comunicato il suo Spirito, la sua vita di Risorto. San Paolo sottolinea in modo molto forte la trasformazione che opera nell’uomo la grazia battesimale e arriva a coniare una terminologia nuova, forgiata con la preposizione “con”: con-morti, con-sepolti, con-risucitati, con-vivificati con Cristo; il nostro destino è legato indissolubilmente al suo.
“Per mezzo del battesimo - scrive - siamo stati sepolti insieme con lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti… così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” ( Rm 6,4). Ma Dio rispetta sempre la nostra libertà e chiede che accettiamo questo dono e viviamo le esigenze che esso comporta, chiede che ci lasciamo trasformare dall’azione dello Spirito Santo, conformando la nostra volontà alla volontà di Dio.
Come può avvenire che il nostro modo di pensare e le nostre azioni diventino il pensare e l’agire con Cristo e di Cristo? Qual è l’anima della santità? Di nuovo il Concilio Vaticano II precisa; ci dice che la santità cristiana non è altro che la carità pienamente vissuta. “«Dio è amore; chi rimane nell'amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16). Ora, Dio ha largamente diffuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo, che ci fu dato (cfr Rm 5,5); perciò il dono primo e più necessario è la carità, con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa e il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, come un buon seme, cresca nell’anima e vi fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la parola di Dio e, con l'aiuto della grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti, soprattutto all'Eucaristia e alla santa liturgia; applicarsi costantemente alla preghiera, all'abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all'esercizio di ogni virtù. La carità infatti, vincolo della perfezione e compimento della legge (cfr Col 3,14; Rm 13,10), dirige tutti i mezzi di santificazione, dà loro forma e li conduce al loro fine. Forse anche questo linguaggio del Concilio Vaticano II per noi è ancora un po' troppo solenne, forse dobbiamo dire le cose in modo ancora più semplice. Che cosa è essenziale? Essenziale è non lasciare mai una domenica senza un incontro con il Cristo Risorto nell'Eucaristia;questo non è un peso aggiunto, ma è luce per tutta la settimana. Non cominciare e non finire mai un giorno senza almeno un breve contatto con Dio. E, nella strada della nostra vita, seguire gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato nel Decalogo letto con Cristo, che è semplicemente l'esplicitazione di che cosa sia carità in determinate situazioni. Mi sembra che questa sia la vera semplicità e grandezza della vita di santità: l’incontro col Risorto la domenica; il contatto con Dio all’inizio e alla fine del giorno; seguire, nelle decisioni, gli “indicatori stradali” che Dio ci ha comunicato, che sono solo forme di carità. Perciò il vero discepolo di Cristo si caratterizza per la carità verso Dio e verso il prossimo” (Lumen gentium, 42). Questa è la vera semplicità, grandezza e profondità della vita cristiana, dell'essere santi.
Ecco perché sant’Agostino, commentando il capitolo quarto della Prima Lettera di san Giovanni, può affermare una cosa coraggiosa: “Dilige et fac quod vis”,“Ama e fa’ ciò che vuoi”. E continua: “Sia che tu taccia, taci per amore; sia che tu parli, parla per amore; sia che tu corregga, correggi per amore; sia che perdoni, perdona per amore; vi sia in te la radice dell'amore, poiché da questa radice non può procedere se non il bene” (7,8: PL 35). Chi è guidato dall’amore, chi vive la carità pienamente è guidato da Dio, perché Dio è amore.
Così vale questa parola grande: “Dilige et fac quod vis”, “Ama e fa’ ciò che vuoi”.
Forse potremmo chiederci: possiamo noi, con i nostri limiti, con la nostra debolezza, tendere così in alto? La Chiesa, durante l’Anno Liturgico, ci invita a fare memoria di una schiera di Santi, di coloro, cioè, che hanno vissuto pienamente la carità, hanno saputo amare e seguire Cristo nella loro vita quotidiana. Essi ci dicono che è possibile per tutti percorrere questa strada.
In ogni epoca della storia della Chiesa, ad ogni latitudine della geografia del mondo, i Santi appartengono a tutte le età e ad ogni stato di vita, sono volti concreti di ogni popolo, lingua e nazione. E sono tipi molto diversi. In realtà devo dire che anche per la mia fede personale molti santi, non tutti, sono vere stelle nel firmamento della storia. E vorrei aggiungere che per me non solo alcuni grandi santi che amo e che conosco bene sono “indicatori di strada”, ma proprio anche i santi semplici, cioè le persone buone che vedo nella mia vita,che non saranno mai canonizzate. Sono persone normali, per così dire, senza eroismo visibile, ma nella loro bontà di ogni giorno vedo la verità della fede.
Questa bontà, che hanno maturato nella fede della Chiesa, è per me la più sicura apologia del cristianesimo e il segno di dove sia la verità.
Nella comunione dei Santi, canonizzati e non canonizzati, che la Chiesa vive grazie a Cristo in tutti i suoi membri, noi godiamo della loro presenza e della loro compagnia e coltiviamo la ferma speranza di poter imitare il loro cammino e condividere un giorno la stessa vita beata, la vita eterna.
Cari amici, come è grande e bella, e anche semplice, la vocazione cristiana vista in questa luce! Tutti siamo chiamati alla santità: è la misura stessa della vita cristiana. Ancora una volta san Paolo lo esprime con grande intensità, quando scrive: “A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura del dono di Cristo… Egli ha dato ad alcuni di essere apostoli, ad altri di essere profeti, ad altri ancora di essere evangelisti, ad altri di essere pastori e maestri, per preparare i fratelli a compiere il ministero, allo scopo di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino all’uomo perfetto, fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Ef 4,7.11-13). Vorrei invitare tutti ad
aprirsi all’azione dello Spirito Santo, che trasforma la nostra vita, per essere anche noi come tessere del grande mosaico di santità che Dio va creando nella storia, perché il volto di Cristo splenda nella pienezza del suo fulgore.
Non abbiamo paura di tendere verso l’alto, verso le altezze di Dio; non abbiamo paura che Dio ci chieda troppo, ma lasciamoci guidare in ogni azione quotidiana dalla sua Parola, anche se ci sentiamo poveri, inadeguati, peccatori: sarà Lui a trasformarci secondo il suo amore. Grazie
La malatina divenne la Monachella di San Bruno.
Il numero di persone che ricorrevano a lei per ottenere grazie è impressionante: Che fine ha fatto mio figlio che è in guerra e non scrive più?
E' opportuno o no emigrare in America? Mia figlia si vuole fidanzare con...
E' bene? Mia sorella è malata grave, guarirà?
A tutti quelli che le chiedevano tali cose lei infondeva coraggio, dava speranza e spesso faceva loro ottenere la grazia domandata parlando con la sua voce flebile e dolce.
Le Suore Riparatrici del Sacro Cuore, alle quali la baronessa Scoppa aveva lasciato il suo palazzo di Sant'Andrea Jonio, la elessero loro consorella con voti privati.
La storia di Mariantonia Samà è solo agli inizi.
In paese la vita è durissima e Mariantonia ha una salute fragile. Dopo qualche tempo, forse colpita da artrosi, si mette a letto, coricata sulla schiena, con le gambe
rattrappite e le ginocchia levate in alto come una montagnola.
Totalmente immobile, se non per l'uso delle mani per sgranare il rosario e mangiare
qualcosa con le dita, rimane su quel letto per sessant'anni, fino alla morte avvenuta nel 1953.
Dichiarazione sulla fama di santità della Serva di Dio MARIANTONIA SAMÀ II Signore ha arricchito il mio episcopato di tanti doni: tra i più preziosi c'è senz'altro la testimonianza evangelica di presbiteri, religiosi e laici che Egli ha suscitato in questa Chiesa di Catanzaro-Squillace.
Risplende di particolare luce la figura di Mariantonia SAMÀ, detta "La monachella di S. Bruno". Sono stato nominato arcivescovo di Catanzaro-Squillace il 31 luglio 1980. Appena ho dato inizio al mio servizio pastorale nel settembre di quell'anno, ho sentito parlare del "caso straordinario" di Mariantonia Samà. Ma è stato nell'ottobre, quando non era passato un mese dal mio ingresso in diocesi, che, recandomi a S. Andrea Ionio, il paese ove la Monachella era vissuta tutta la vita, ho potuto -- come suol dirsi -- "toccare con mano" che la sua memoria era quanto mai viva presso tutto il popolo. Davvero tutti -- presbiteri, religiosi, religiose e laici -- facevano a gara a parlarmi della santità di Mariantonia. Dicevano proprio cosi: "A S. Andrea abbiamo una santa!". Certo, tutti erano convinti di un particolare intervento del Signore nella vita di Mariantonia, quando, ancora giovanissima, a Serra S. Bruno era stata liberata dalla possessione dello spirito diabolico. Ma dimostravano di considerare più "miracoloso" il fatto che, paralizzata quasi per una vendetta del demonio, per circa sessant'anni è rimasta a letto, sempre nella stessa posizione e senza fare mai una piaga. Sollecitato dalla gente, ho sentito anch'io il bisogno di visitare il tugurio dove la monachella ha abitato per tanti anni e ne sono rimasto profondamente impressionato.
Video di YouTube
Preghiera
Signore Gesù, che hai voluto chiamare la tua serva Mariantonia a seguirti da vicino sulla via della croce vivendo immobile a letto per sessanta anni, concedimi di poterti amare anche nelle dure prove della vita.
Ti prego umilmente di voler glorificare questa tua serva e di accordarmi, per sua intercessione, la grazia particolare che ti chiedo… Amen.
Pater, Ave, Gloria
San Bruno o Brunonis di Colonia.
A Bruno di Colonia, il santo taumaturgo e confessore delle genti, all' uomo dei miracoli. L'ideale della nostra professione consiste principalmente nell'attendere al silenzio e alla solitudine della cella.
La Calabria, terra santa, luogo dove il Signore e il suo servo conversano spesso insieme, come un amico col suo amico. In essa frequentemente l'anima fedele si unisce al Verbo divino, la sposa si congiunge con lo Sposo (Statuti, 4.1).
È soprattutto quindi tra le pareti bianche e spoglie della cella che avviene il nostro lungo pellegrinaggio, il nostro ritorno dalla "regione della dissimilitudine" alla terra promessa della visione di Dio; qui speriamo di afferrare ciò che è eterno, come ci ha promesso
quel Dio che un giorno ci ha attirati nel deserto per parlarci al cuore.
Bruno fece voto di mettersi alla ricerca di Dio ardente di amore divino (A Rodolfo, n. 13) e per lui la vita contemplativa è una vita d'amore, amore che egli non teme di esprimere con le immagini audaci dell'amore sponsale.
Le Suore Riparatrici provvedevano regolarmente a
lavarla e a pettinarla.
Lei spirò nella mattinata del 27 maggio 1953,
all’età di 78 anni, mentre alcune donne stavano al suo
capezzale recitando le litanie della Madonna. Non
aveva nessuna piaga di decubito, la sua pelle era tutta
fresca e liscia.
Caricato da MySanbruno
Il numero di persone che ricorrevano a lei per ottenere grazie è impressionante: Che fine ha fatto mio ...
http://www.youtube.com/watch?v=F0gtyEeOGrM
Lʼassociazione
“Insieme per la monachella”, presieduta da
Stefano Galati
Consiglio per la causa dei santi, è stata inoltrata la pratica per il riconoscimento della beatificazione
di Mariantonia Samà, Serva di Dio, miracolata e guarita da San Bruno o Brunone di Colonia.
Presso la Città del Vaticano, Roma.
La Serva di Dio immobile nel suo letto, nella sua vita terrena col l’uso delle sole mani e il Santo Rosario, per pregare la Madonna. Pellegrinaggio di gruppo intento a recitare insieme alla monachella il Santo Rosario in lingua Latina.
La storia di Mariantonia Samà è ammantata da diversi racconti popolari, la Monachella di San Bruno riceve le preghiere e le suppliche perchè non guarisce; la baronessa Erichetta Scoppa decide così di portare la piccola indemoniata alla Certosa dei Santi Stefano e Bruno per farla esorcizzare, venne guarita dal taumaturgo san Bruno!
Il 27 maggio del 1953 Mariantonia aveva raggiunto l’età di 78 anni, era giunta la fine dei suoi giorni di vita e di sofferenze, si spense tra il popolo andreolese che le volle bene e l' acclamò santa. Il corpo, prodigiosamente senza piaghe da decubito, pelle appariva fresco. Fu portata in processione per le strade del paese e rimase esposta al pubblico fino al 29 maggio, quando fu tumulata nella Cappella delle Suore Riparatrici del Sacro Cuore.
Dopo la sua morte le testimonianze delle grazie ottenute dai fedeli si moltiplicarono, la segnalazione di prodigi come la bilocazione, il profumo di rose o gelsomino, l’intercessione in situazioni difficili e le guarigioni miracolose si ripeterono. Il 5 Agosto 2007 venne data apertura all’inchiesta Diocesana per la Canonizzazione della donna Serva di Dio e il 2 Marzo del 2009 è stata formalizzata la chiusura .
L’intera documentazione è a Roma nella Congregazione per le Cause dei Santi.
Anicec 2013 di Gerardo Madonna.
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Giornalismo cristiano A n i c e c 2015 (PUL Città del Vaticano) - di Gerardo Madonna.
Altre informazioni: Mariantonia Samà nacque a Sant'Andrea Jonio (Catanzaro) il 2 marzo 1875 da Marianna Vivino e da Bruno, morto pochi giorni dopo averla concepita. Visse in condizioni economiche disagiate, in una casetta composta da un solo vano, priva di servizi e di luce solare.
Da piccola La Venerabile contribuiva al proprio mantenimento lavorando in campagna con la madre; accompagnava al mulino un asino carico di grano e lo riaccompagnava poi in paese con i sacchi della farina, ricevendo quale compenso una pagnotta a settimana.
Aveva 11 anni quando, ritornando dalla campagna, dopo avere bevuto in un acquitrino, Mariantonia accusò anomali disturbi non diagnosticati, dai quali riuscì a liberarsi solo quando fu condotta presso la Certosa di Serra San Bruno, nel giugno dell'anno 1894. Qui il parroco di Amaroni iniziò un rito di esorcismo senza alcun effetto. Solo dopo 5 ore di preghiera guidata dal priore dei certosini davanti al busto-reliquiario di San Bruno, Mariantonia si sentì guarita e abbracciò il busto del Santo, quasi come se lo vedesse di persona.
Due anni dopo, colpita forse da una malattia artrosica o neurologica, Mariantonia rimase per sempre (60 anni) a letto, immobile, in posizione supina, con le ginocchia alzate. Iniziò così il suo calvario, assistita dalla madre. Il buio, il freddo, l'estrema povertà dell'ambiente, insieme alle precarie condizioni economiche della famiglia, resero più atroce la sofferenza fisica di Mariantonia e quella morale della madre; ma entrambe ebbero la forza e il coraggio della fede e della speranza nell'aiuto della divina Provvidenza.
Il parroco, i padri redentoristi e le Suore Riparatrici del Sacro Cuore si prendevano cura della sua preparazione spirituale. Verso il 1915 ella si consacrò a Dio, pronunciando privatamente i voti religiosi. Da quel momento coprì il capo con il velo nero e divenne per tutti “la monachella di San Bruno”. Da allora la sua casa fu punto di riferimento spirituale per gli abitanti del paese; garantendo le sue preghiere, invitava tutti ad avere completa fiducia in Dio e ad accettare sempre la sua volontà.
Quando la madre morì il 24 febbraio 1920, Mariantonia fu seguita per tutti i suoi bisogni specialmente dal parroco e dalle Suore Riparatrici, che le assicuravano la costante presenza di una donna anziana dedita a lei. Gli abitanti di Sant'Andrea le portavano i viveri necessari e lei condivideva con altri bisognosi ciò che le veniva donato. Portò così la sua croce con fede e serenità, divenendo copia perfetta di quel Crocifisso che contemplava alla parete di fronte al suo letto. Poteva dire con San Paolo: «Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
Dalla santa Eucaristia, che le portava ogni giorno un sacerdote, e dalla recita del santo rosario tre volte al giorno con i visitatori, Mariantonia traeva la forza di sopportare le sue sofferenze, conformandosi con serenità al volere di Dio. A tutti regalava un po’ di consolazione. Su quel letto di dolore, sul quale fu inchiodata come su di una croce per tutta la vita, diventato altare, calvario e cattedra, Mariantonia poté essere sacerdotessa, vittima e maestra di vita e di virtù e, perciò, esempio e sprone per tutti alla santità.
Visse in povertà, in modo umile e semplice, "nascosta in Cristo", riuscendo a trasformare la sua casa in un piccolo tempio e divenendo per tanti maestra di preghiera.
La signora Dora Samà, che da ragazza ebbe frequenti contatti con lei, nel suo libro biografico: «Una vita nascosta in Cristo», ha scritto: «Non è mai uscito dalla sua bocca un solo lamento». Quando le persone che andavano a farle visita, in sua presenza, aggiungevano qualche critica durante la conversazione, in quei momenti, fissando il Crocifisso, con voce addolorata ripeteva: «Quanto soffre quel buon Gesù!».
I fedeli la ritenevano “santa” già durante la sua esistenza. Quando morì il 27 maggio 1953, all’età di 78 anni, il Parroco dell'epoca, don Andrea Samà, a margine dell'Atto di morte annotò: «morta in concetto di santità». I funerali furono una corale partecipazione di popolo osannante alla sua santità e al suo martirio incruento per amore.
Sulla sua tomba fu posta l'epigrafe: «Visse per amore, per 60 anni si purificò nell’amore e ora dal Cielo addita a tutti la via dell'amore».
Ancora oggi il profumo della sua santità e delle sue virtù continua a diffondersi dentro e fuori del suo paese. I devoti di Mariantonia visitano con devozione il suo tugurio, scrivono su un registro le loro invocazioni e pregano sulla sua tomba, che dal 3 agosto 2003 si trova nella vicina chiesa parrocchiale dei SS. Pietro e Paolo.
Sulla base della sua fama di santità, persistente anche dopo più di mezzo secolo dalla morte, la diocesi di Catanzaro-Squillace il 9 febbraio 2007 ha avviato l’Inchiesta diocesana della Causa di beatificazione e canonizzazione, terminata il 31 gennaio 2012. Gli atti dell’Inchiesta sono stati convalidati il 9 giugno 2012.
La “Positio super vita, virtutibus et fama sanctitatis”, consegnata nel 2014 (Numero di protocollo della Causa 2795), è stata esaminata nella Sessione Ordinaria dei Cardinali e Vescovi della Congregazione delle Cause dei Santi il 4 dicembre 2017.
Il 18 dicembre 2017, ricevendo in udienza il Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinal Angelo Amato, papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto con cui Mariantonia Samà è dichiarata Venerabile.
Nella diocesi di Genova, dal 1° novembre 2008 al 23 ottobre 2009, si è svolta l’Inchiesta diocesana circa un asserito miracolo avvenuto alla signora Vittoria C., originaria di Sant’Andrea Jonio, per intercessione di Mariantonia.
Autore: Padre Pasquale Pitari, autore della Positio
https://www.mariantoniasama.it/
Note: Per approfondire: www.mariantoniasama.blogspot.it
www.mariantoniasama.it
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