OLTRE IL CIBO
Il rapporto con il cibo negli ultimi decenni è molto cambiato; spesso è un automatismo frenetico senza attenzione alla qualità. La nostra società ha prodotto l’obesità ma promuove un modello estetico opposto; di conseguenza ha favorito il dilagare di diete sbagliate, di pillole ed erbe costose e spesso nocive nonché di pericolosi disturbi del comportamento alimentare. Il consumismo ha ridotto il nostro corpo ad un contenitore di cibo e di oggetti allo scopo di riempire profondi vuoti esistenziali. Alimentarsi non significa solo introdurre cibo nell’organismo ,ma anche immettere parte del mondo che ci circonda. Dovremmo ricordarci che quando mangiamo introduciamo emozioni non solo nostre, ma anche di chi abbiamo accanto, di chi ha cucinato, di chi ha prodotto quel cibo. Il segreto di una sana alimentazione consiste anche nella capacità di nutrirsi, oltre che con i sapori, con le vibrazioni del cibo derivanti dalla terra, dal sole e dall’acqua che hanno permesso il suo arrivo sulla nostra tavola. “ Come si mangia si diventa, come si diventa si pensa, come si pensa si vive”. Grazia Galeotti
Banchetto nuziale di Pieter Bruegel il Vecchio.
“ Appetito deriva dal latino ad-petere ed esprime il desiderio, l’essere attratti da qualcosa. Non è la fame , pulsione istintiva che serve a sopravvivere, a fare il pieno di benzina in questa macchina che si chiama corpo. L’appetito è qualcosa che non ci obbliga a mangiare, ma garbatamente ci invita. Introduce l’elemento del piacere rielaborando in senso culturale l’istinto della fame. Certo questo può accadere solo quando la fame non urla troppo. Perciò l’appetito è un lusso. Augurare buon appetito è come dire: spero che la tua fame non sia tale da impedirti un rapporto cordiale e piacevole con il cibo. Augurare buon appetito è un gesto gentile, affettuoso. Non perdiamolo.
Ci sono diverse modalità nelle varie lingue. Da notare lo spagnolo “ I que approveche!” ossia: buon pro ti faccia (quindi l’augurio è finalizzato al risultato finale del pasto) e l’inglese “ Enjoy your meal” e cioè: goditi il pasto ( dove l’augurio si colloca durante il pasto). “
Massimo Montanari docente di Storia medievale e di Storia dell’alimentazione, Università di Bologna.
“ I disturbi del comportamento alimentare possono essere causati anche dalla mancanza di una buona educazione all’alimentazione. I bambini mangiano sempre meno cibi preparati in casa sostituendoli spesso con cibi come le merendine che danno loro calorie ma NON NUTRIMENTO AFFETTIVO.
Le mamme cucinano meno, spesso i pasti non sono condivisi in famiglia e il nutrimento viene sganciato dal rapporto affettivo con i genitori : questo può non dare un buon equilibrio nella preadolescenza ma anche nei ragazzi più grandi “
Tratto da un’ intervista alla dottoressa Emilia Costa, direttore del Centro per i Disturbi Alimentari ( Policlinico Umberto I° di Roma) apparsa su “La repubblica” 28/11/2005
L’uomo moderno deve orientare le scelte alimentari anche in funzione delle risorse e dell’inquinamento, privilegiando un’alimentazione sana ed eco-sostenibile. Il W.W.F ha proposto nuovi orientamenti dietetici basati su prodotti stagionali e reperibili localmente. Perdite e sprechi sono uno scempio di risorse preziose (ad esempio l’enorme quantità di acqua utilizzata per le varie produzioni) che il nostro pianeta non potrà sostenere a tempo indeterminato. Termini come “sobrietà”, “frugalità” e “moderazione” dovrebbero essere riproposti nel comportamento alimentare di tutta la popolazione. (EUGENIO DEL TOMA)
Legata indissolubilmente al sentimento umano più forte ed elementare ma meno comprensibile nelle sue meccaniche scatenanti, la soddisfazione del bisogno di nutrirsi ha valenze insondabili, ha echi che toccano punte e corde remote, che trascendono la necessità del nutrimento. Mangiare è un gesto altrettanto profondo quanto quello di amare: il buon cibo tocca le corde sensibili dei sensi ma anche dell’intelletto, promette solleticando nell’attesa, esalta l’immaginazione, rispolvera e riattiva i ricordi, soddisfa e rassicura. E se il cibo è assunto con equilibrata ghiottoneria, goduto con “giustizia” in buona compagnia, è fonte di grandissima gioia e dà giovamento. Non importa che si tratti di costose raffinatezze servite a tavole regali o di piatti “poveri” a mense spoglie; è il modo, lo spirito e la misura che contano.
Tratto dall’introduzione di Marisa Laveroni a “La cucina gioiosa” racconti di Decio G.R.Carugati edizioni Diakronia Lattaia di Jan Vermeer
"Mia nonna materna era una vera regina nel preparare i passatelli, un impasto tipico dell’Emilia Romagna (impreziosito da una grattugiatina di scorza di limone e di noce moscata); si mangiano in brodo o più raramente asciutti.
Inconsapevolmente forniva alle figlie prima e ai nipoti poi, un silenzioso ed importante caleidoscopio sensoriale ed affettivo, un messaggio capace di sopperire alle difficoltà e ai limiti della comunicazione emotiva dei genitori della sua generazione.
Quei gesti, quella ritualità contenevano la magia della MANUALITA’, la consacrazione del SAPER FARE. Impastare è usare il tatto, assecondare il sapere delle mani dosando, toccando, assaggiando, sporcandosi di profumi antichi. Impastare vuol anche dire ODORARE, le mani sapranno di farina, di scorza di limone, di pane e di spezie ancora per qualche ora dopo la preparazione.
Un odore legato ad una certa pietanza per molti significa infanzia e con essa gli echi di un’età pienamente vissuta e mai emotivamente tramontata.
La manualità del cucinare insegna anche ad assaporare un gusto lento del tempo, un enorme potenziale educativo soprattutto dal punto di vista emotivo.
La manualità inoltre educa a costruire un SAPER FARE INDIVIDUALE, importantissima forma di indipendenza e LIBERTA’."
Tratto da “ I figli non crescono più” di Paolo Crepet
“ Ci sono altre cose che aiutano a ricordare. Gli odori per esempio. Hai mai letto Proust?
-No.
-Almeno hai presente come inizia la ricerca del tempo perduto, vero?
-Bè, sì. L’odore della torta Madeleine che gli ricorda l’infanzia e tutte quelle robe lì.
- Bravo. Ora i neuroscienziati lo sanno benissimo che odore e gusto intensificano i ricordi, e che i ricordi sono dipendenti dall’umore e dal momento in cui vengono evocati. Però a livello scientifico lo hanno dimostrato solo negli ultimi anni. Proust lo diceva nel 1913.
-Vero. Il gusto e l’odore facilitano l’evocazione del ricordo. Lo ha scoperto la Herz nel 2002. “ (Rachel Sarah Herz n.d.r. )
Tratto dal libro “Milioni di milioni” di Marco Malvaldi.