L’Albero della pace
Per gli Egizi fu la dea Iside a rivelare le proprietà dell’olivo all’uomo e a insegnargli l’arte di fare l’olio, mentre i Greci narrano che la pianta sia un dono della dea Atena.
Secondo il mito, Zeus promise la città di Atene a chi tra gli dei dell’Olimpo gli avesse offerto il dono più utile per l’umanità. Poseidon, scagliando il suo tridente contro la roccia, fece sgorgare un cavallo, mentre Atena percosse la terra ordinandole di produrre un albero nuovo e meraviglioso: l’olivo.
Al cavallo, utile per la guerra, Zeus preferì l’olivo, simbolo di pace.
Sacro agli dei e agli uomini per le sue infinite proprietà rigeneratrici, l’olio di oliva è utilizzato da millenni nei riti sacerdotali di ogni religione per “ungere”, stendere cioè un velo protettivo per tenere lontano il male e il peccato.
Benchè la diffusione dell’olivo nel Mediterraneo sia da attribuire ai Greci, furono i Romani a perfezionarne la lavorazione e il commercio.
A Roma esisteva una vera e propria “borsa” dove venivano contese le migliori partite. Nelle botteghe circostanti il Foro, si potevano trovare cinque differenti tipi di olio secondo il grado di maturazione delle olive da cui erano estratti.
Con l’arrivo dei barbari, la cultura dell’olivo rischiò di essere dimenticata. Dopo la caduta dell’Impero romano, furono i benedettini a salvare la millenaria tradizione dell’olio di oliva. Nei loro monasteri continuarono a produrre l’olio di oliva, nonostante i Longobardi, nuovi padroni del Nord, preferissero condire i loro piatti con il burro.
La coltivazione degli olivi riprese a pieno vigore
nel Rinascimento a partire dalla Toscana.
Il valore sacro dell'olivo nel mosaico del catino absidale di S. Apollinare in Classe a Ravenna