La Processione


Origini e specificità

Origini

Le tradizioni legate alla Processione del Cristo Morto di Contigliano sono riferibili in parte alle tendenze mistiche di provenienza medievale, delle quali rimangono i segni principalmente nell’Italia meridionale ed in Spagna, in parte ad autonome manifestazioni del sentimento popolare: questa mescolanza, o se vogliamo eterogeneità, di influssi è ancora rintracciabile nell’attuale processione in alcuni elementi iconici e devozionali.

Una processione in Spagna

Una confraternita del Cristo Morto

Spettacolare processione di pasos a Siviglia


Sembra che l’impianto culturale e rituale della processione risalga al sec. XVII, al tempo, cioè, del proliferare di associazioni e confraternite orientate ad alimentare la devozione in forme diverse da quelle individuali, maggiormente radicate nelle manifestazioni di fede dei secoli precedenti.

La spettacolarizzazione delle celebrazioni, evidente nell’affermazione delle messe cantate che trasformavano l’eucarestia delle solennità in veri e propri concerti da camera, prende piede anche nei riti esteriori come le processioni che, nella cattolicissima Spagna, si arricchiscono di elementi decorativi manifestamente barocchi.

Da questo punto di vista non sappiamo che livello di ricchezza “scenografica” raggiungessero le prime processioni, in considerazione del fatto che quella contiglianese era una piccola comunità, sebbene l’impegno da essa profuso per l’edificazione della Collegiata faccia presupporre una certa disponibilità economica.

Specificità


La processione del Cristo Morto era un “fatto” della collettività di Contigliano, che vi partecipava in forme e modi diversi. Le notizie disponibili lasciano intendere che gran parte dell’animazione della processione fosse affidata alle confraternite che vi partecipavano al completo con i loro vessilli. In primo piano doveva essere la Confraternita della Buona Morte, seguita dalla Confraternite del S.S. Sacramento e di S. Antonio.

Negli anni '40-'50, con la nascita dell'Associazionismo Cattolico, alle confraternite maschili si affiancò la Confraternita delle Figlie di Maria, associazione femminile nata in Francia nel XIX secolo. Del ruolo svolto dalle confraternite rimane oggi la testimonianza della sola confraternita di S. Antonio che gradualmente ha iniziato a svolgere un vero e proprio servizio d’ordine.


Osservando gli elementi fondamentali dell'attuale processione è evidente, in primo luogo, il ruolo centrale delle immagini, in special modo delle due statue, in secondo luogo si possono individuare due caratterizzazioni specifiche: la rilevanza dei gruppi (spontanei e confraternite organizzate) e il richiamo alla penitenza.


Si può così immaginare una processione organizzata attorno alle due statue del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, ognuna di esse “scortata” dal rispettivo gruppo di “devoti”, fra i quali i portantini; quindi un’intensa variazione cromatica negli abiti indossati dai diversi gruppi, maschili e femminili, ed individui in atteggiamenti particolari, chiamati ad incarnare la volontà di penitenza della comunità.


È documentato che già prima della seconda guerra mondiale un coro di voci femminili animasse la processione, accompagnata dalla Banda Musicale che eseguiva brani spesso composti da maestri del luogo. A partire dagli anni '60-'70, alle voci femminili si aggiunsero voci maschili e qualche voce bianca. Questa usanza si è mantenuta fino ai primi anni '90 a cura del coro parrocchiale, ma è andata via via scomparendo.

Elementi devozionali

Agli occhi di coloro che, lungo il percorso, seguono la Processione del Cristo Morto, la componente che conferisce grande suggestività è la fiaccolata. Non sappiamo se già in origine essa facesse parte della manifestazione di fede; è probabile, comunque, che, fn dal momento della sua introduzione, avesse lo scopo, non solo di creare un’atmosfera particolare, ma principalmente di segnare il cammino. Ed in effetti, secondo un’abitudine che si trasmette in maniera pressoché spontanea, le fiaccole, soprattutto quelle collocate nel centro storico, vengono ancora oggi accese al passaggio della Processione e ne segnalano l’avanzare.

Il primo vero elemento caratterizzante la devozione che ruota attorno alla Processione del Cristo Morto di Contigliano è, comunque, rappresentato nei simboli della Passione portati dai chierichetti. Collocato probabilmente in maniera diversa rispetto all’attuale disposizione, il gruppo dei simboli nasce ad ogni modo da analoghi tentativi, fatti altrove, di descrivere, attraverso una serie di “segni”, l’itinerario di sofferenza del Cristo. Ognuno dei simboli, infatti, fa riferimento ad un preciso momento della Passione, dalla cattura alla deposizione dalla croce, e sottolinea tanto il dolore fisico (la corona di spine, il palo della fustigazione, i chiodi ecc.) quanto l’abbandono e la rassegnazione (il gallo del rinnegamento di Pietro, i denari di Giuda, i dadi della divisione delle vesti, la sindone della deposizione ecc.). A ben vedere, dietro l’esposizione dei simboli della Passione sembra intravedersi lo stesso intento didattico che sottende alle quattordici stazioni della Via Crucis: mostrare l’amore di Cristo in atto in una forma, quella del dolore, pienamente condivisibile dal genere umano.

Nello stesso contesto simbolico si inserisce la Veronica, personaggio di dubbia storicità ma presente in molte processioni del Venerdì Santo. In ambito contiglianese questa figura ha assunto un particolare significato, non tanto come esempio di profonda compassione verso la manifestazione della sofferenza, quanto per la sua funzione di “portatrice” di una preziosissima reliquia. In tal senso, prima che la Sacra Rappresentazione concentrasse l’attenzione di fedeli e non fedeli, la meditazione si faceva, al rientro della Processione, dinanzi alla Veronica che, quasi immobile sull’altare maggiore della Collegiata, dispiegava il panno per mostrare il volto del Cristo. Era in primo luogo un atto di devozione verso l’icona esposta e secondariamente verso colei che aveva osato un gesto gentile in mezzo a tanta crudeltà.


Gli altri elementi devozionali della Processione possono più o meno ricondursi all’universo della pietà popolare che si è andato dispiegando dal Medioevo in poi ed hanno comune sfondo nel richiamo alla penitenza tipico del periodo quaresimale. A questo universo appartengono i tre “barabbi” incappucciati, scalzi ed in catene che si caricano a turno di una croce. In questi “penitenti” è evidente la vicinanza a figure analoghe presenti nella processioni spagnole, in particolare in quelle di Madrid e di Siviglia, attraverso le quali viene evocato il desiderio di espiazione della comunità; ma nel caso contiglianese i “barabbi” non si esprimono con manifestazioni estreme (come invece avviene a volte in Spagna e più spesso nell’Italia Meridionale): la loro partecipazione è composta e silenziosa.

A vestire i panni dei “barabbi” sono stati per molto tempo appartenenti alle stesse famiglie (soprattutto i Di Lorenzo ed i Pace); ciò ha dato vita ad una sorta di usanza “privata”, che prevedeva anche la trasmissione ai più giovani, ma che purtroppo va scomparendo.

Il corrispondente femminile dei “barabbi” è rappresentato dalle “tre marie”, le quali, tuttavia, sono forse ciò che resta di un gruppo molto più numeroso di donne che in passato vestiva di nero per distinguersi da altri gruppi femminili. Più precisamente, sembra che la componente femminile della parrocchia partecipasse alla Processione distinta per età e che tale distinzione fosse visibile nella diversa colorazione della vesti: bianco, celeste, rosso, nero; il gruppo cui appartenevano le “tre marie” era in definitiva quello più “anziano”, se vogliamo quello della “maturità”. Non si esclude che a questa usanza si possa ricondurre l’abitudine di indossare vesti dai colori accesi (rosso, celeste) mantenutasi presso le ragazze almeno fino ai primi anni ’80, quando cioè, con lo sviluppo della Sacra Rappresentazione, non è stata soppiantata dalla necessità di utilizzare costumi più vicini all’epoca di Gesù.


Tanto le “tre marie” quanto i “barabbi” appaiono molto legati alle due statue che sono gli elementi attorno a cui prende corpo la Processione: la statua del Cristo Morto e della Madonna Addolorata, entrambi conservate nella cappella di S. Giuseppe della Collegiata. L’attuale statua del Cristo Morto, trasportata in un baldacchino rivestito di stoffe e veli di colore nero, tant’è che è più appropriato parlare di “bara del Cristo Morto”, ha preso il posto di un apparato scultoreo più antico ed è un calco in gesso identico ad altri esemplari presenti in altrettante chiese italiane. La cura della “bara”, e pertanto il trasporto in Processione, era di competenza della Confraternita della Buona Morte che, naturalmente, esternava nella Processione del Cristo Morto il suo massimo impegno e, pertanto, doveva avere, all’interno di essa un ruolo centrale.

L’altra statua, quella della Madonna Addolorata , è oggi in legno e sostituisce una precedente statua con il volto, le mani ed i piedi in cera ed il tronco in struttura metallica e rivestimento in stoffa (a destra). Anche questa statua doveva avere un gruppo di “devoti” portantini, come tale ancora oggi qualcuno si dichiara, ma non esistono testimonianze al riguardo. Si conosce, invece, un’usanza circa la preparazione della statua cerulea per la Processione.

La vestizione a lutto della Madonna era riservata ad un gruppo di ragazze nubili, potenzialmente vergini in rispetto della verginità di Maria: la mattina del Giovedì Santo la statua veniva spogliata degli abituali manto celeste e tunica rossa e rivestita di un manto ed una tunica neri nella massima riservatezza, tant’è che non erano ammesse intrusioni ed era severamente vietato vedere la statua priva dei vestiti; il tutto accompagnato dalla recita dei misteri dolorosi del Rosario. Entrambi le statue rimanevano, ed ancora oggi rimangono, esposte nella navata della Collegiata per tutta la durata dell’ostensione del SS. Sacramento, il cosiddetto “sepolcro”, cioè fino alla celebrazione della Passione e Morte del Cristo, nel pomeriggio del venerdì santo.

Un ordine consolidato

La disposizione delle componenti nella Processione del Cristo Morto di Contigliano è antica e si è mantenuta pressoché inalterata, grazie anche all'oculatezza del parroco D. Ercole, attento a non cedere troppo ad innovazioni e cambiamenti radicali. E’ tuttavia necessario distinguere l’attuale articolazione della Processione da quella in vigore prima che venisse introdotta la Rappresentazione. Infatti, la mescolanza di elementi nell'attuale processione, sebbene rappresenti un arricchimento, rischierebbe di trasformare l'evento in una manifestazione flklorica se non venisse salvaguardata la volontà religiosa che ne è l'ispirazione.

L'antica processione

Il corteo della processione più antica veniva aperto dalla croce parrocchiale, seguita dal tamburino, da Mosè e dal gruppo del Cristo.

Dietro il Redentore si trovavano Maria, il gruppo della Veronica con gli angioletti ed i gruppi di donne divise per età e contraddistinte da abiti con diversa colorazione.

Quindi, sfilavano i penitenti incappucciati e le donne vestite di nero, davanti alle confraternite con i vessilli ed alla Bara del Cristo Morto portata dai rappresentanti della Confraternita della Buona Morte.

La bara era "scortata" dalla banda musicale e da una parte di popolo; poi avanzava la statua della Madonna Addolorata dietro la quale si posizionava un secondo gruppo di popolo.