La chiesa

CHIESA PARROCCHIALE DEI SANTI GERVASO E PROTASO

Compendio storico di Elisa Mezzanzanica

Un primo edificio sacro è ipotizzato fin dall’epoca di sant’Ambrogio (IV secolo), ma la prima sicura attestazione della chiesa risale al XIII secolo. Essa era infatti nota all’epoca di Goffredo da Bussero, il quale ne parla nel “Liber Notitiae Sanctorum Mediolani” dove ne enumera le minori dipendenze e gli altari.

 

Venne riedificata nel 1610, per un’antecedente ordinanza di S. Carlo Borromeo del 1570, con disegno di Pellegrino Tibaldi detto il Pellegrini, secondo quanto riportato in una brevissima storia di Parabiago stampata da Claudio Cavalleri.

Il disegno di questa antica chiesa sembra infatti riconducibile al Pellegrini; è probabile inoltre ch’egli avesse preparato il disegno e che l’esecuzione dello stesso fosse differita al 1610, poichè il Pellegrini morì in Milano nel 1596.

 

Nel 1780 Giuseppe Piermarini rilevò l’area e la pianta della Chiesa preesistente e volle dare il disegno della facciata e concertare con Giocondo Albertolli la parte decorativa, quali sono i capitelli d’ordine corinzio a foglia d’ulivo alle lesene e colonne, ed i modiglioni della trabeazione, la cui esecuzione venne dai medesimi affidata agli insigni stuccatori Pasquale Leoni e Grazioso Rusca.

Anche la bella piazza che si stende davanti alla chiesa fu ideata da Piermarini: venne posteriormente circondata da un doppio filare di platani, ottenendo così un ben ombreggiato viale di passaggio ed un piazzale di una spaziosità e vaghezza più unica che rara, trattandosi di un semplice paese.

Giuseppe Maggiolini, per deferenza all’amico Piermarini, acquistò personalmente le case da massaro che ingombravano lo spazio entro la cerchia del doppio filare di platani, per l’importo di lire milanesi 14.000. Ne portò l’intestazione censuaria fino al 1803, anno in cui si poté estinguere il debito contratto con lui dalla fabbriceria.

Il giorno 4 novembre 1780 monsignor Lorenzo Litta venne a Parabiago e pose la prima pietra per l’allungamento della chiesa. Era questa un parallelepipedo rettangolare di piombo massiccio, diligentemente inciso da Carlo Francesco Maggiolini (figlio di Giuseppe): sulle due facciate principali, in mezzo a finissimi grotteschi, portava incisi i nomi del parroco don Antonio Maria Peregalli e dei tre fabbricieri, intervenuti d’ufficio alla funzione.

A chi la volesse cercare per vederla, essa si trova sotto il pilone dell’angolo destro della facciata, alla profondità di circa 5 braccia (3 metri), incassata in un grosso ceppo di sarizzo e ricoperta da una pioda, secondo quanto riportato in una memoria del Maggiolini.

 

L’iniziativa della chiesa era seguita a quella del campanile. Nel 1775 Claudio Cavalleri, rettore e professore del collegio omonimo, si assunse l’impegno di rialzare a proprie spese la torre della parrocchiale, aggiungendovi due nuove campane e ponendo per l’orologio tre quadranti, a maggiore comodità della popolazione.

 

Don Agostino Peregalli diede mano a un’altra opera pregevole ed artistica, tanto nell’insieme come nei dettagli, i quali raggiungono un’efficace espressione spirituale: si tratta del Battesimo di Gesù Cristo, nella cappella di S. Giovanni Battista, la prima a sinistra della nostra chiesa.

Non è scultura in marmo ma lavoro in scaiola, trattata a mano sul posto da Graziano Rusca, statuario della V fabbrica del duomo di Milano.

Iniziata l’opera nel 1807, continuò nel 1808 e venne benedetta l’anno successivo; costò alla fabbriceria la somma di 70 zecchini, ossia lire milanesi 100, facenti lire italiane 805,90, a cui si aggiunsero le spese di viaggio e cibarie per l’artista e quelle per il materiale.

 

Il meraviglioso altare rimane però il gioiello più prezioso della nostra chiesa. Si tratta di un pregevolissimo capolavoro d’arte in stile barocco, composto ed armonioso, tutto di legno onice, risalente alla fine del secolo XVI o all’inizio del XVII.

Le numerosissime statue che l’adornano, di finissima e distinta varietà di fattura, lo distinguono tra i pochi altari in legno ad intaglio nella nostra diocesi, e ne fanno un esemplare più unico che raro, quasi inconfondibile.

Le statue degli angeli che sorreggono le torce ai lati dell’altare non facevano parte della struttura iniziale ma furono aggiunte in un secondo tempo per volere del prevosto don Giovanbattista Santini, che fu parroco tra il 1726 e il 1754.

Purtroppo si ignorano l’ideatore e il costruttore; soltanto si sa dal Cavalleri che, essendo prima a tinta naturale, fu nel 1703 indorato e rimesso in opera da un certo Antonio Maria Rossi, e così durò fino al 1932 quando, minacciando rovina per via del tarlo, fu ricomposto dalla scuola degli Artigianelli di Monza, su richiesta dell’allora prevosto don Elia Balzarini.

 

Con decreto 10 settembre 1841 la Prepositura, tolta nel 1584 da S. Carlo Borromeo e trasferita a Legnano, venne ripristinata a Parabiago, per concessione del cardinale arcivescovo Karl Kajetan von Gaisruck. Con decreto 12 luglio 1845 venne inoltre riordinata la Pieve, con l’annessione delle parrocchie di Arluno, Casorezzo e Villastanza. In seguito vi si aggiunsero altre parrocchie quali Canegrate, Cerro Maggiore, Cantalupo, San Vittore Olona, Uboldo e San Giorgio su Legnano.

(Nel 1972, con il sinodo diocesano indetto dal cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, le pievi vennero abolite ed i loro territori passarono sotto giurisdizioni religiose più ampie come decanati e zone pastorali. La pieve di Parabiago venne inclusa nel decanato del Villoresi, compreso a sua volta nella zona pastorale IV di Rho.)

 

Agli inizi del XX secolo il pittore David Beghè affrescò gli interni con episodi della vita di Gesù (1906) e la cappella del Santo Crocifisso (1912).

Nel 1928 vennero realizzate per la facciata delle statue raffiguranti la Madonna ed i santi Gervasio e Protasio.

Nel 1933 il prevosto don Elia Balzarini affidò la fattura del pulpito agli Artigianelli di Monza; nel 1934 si aggiunse un secondo gemello, dono della sig.na Raffaella Lampugnani in occasione del suo matrimonio col comm. Giulio Riva.

Nel 1935 gli Artigianelli eseguirono il lavoro della 14 stazioni della Via Crucis, inaugurate nel giorno della festa patronale, dono di famiglie parrocchiane generose.

 

Nel 1939 iniziarono i lavori di ampliamento della nostra chiesa, i cui disegni furono preparati dal prevosto don Elia Balzarini in collaborazione con l’ingegner Franz Rossi di Legnano.

Il 27 agosto dello stesso anno vi fu la cerimonia della posa della prima pietra.

Impossibilitato l’arcivescovo, ebbe la facoltà di benedire lo stesso prevosto. Fungevano da padrini il podestà comm. Gaetano Rapizzi e donna Ida Gajo, rappresentata dalla nipote Maria Lampugnani – Repossini.

Nel pilastro che sostiene il pulpito fu murata una pergamena a ricordo.

I lavori di ampliamento si ultimarono nel 1942, con un risultato soddisfacente sotto ogni punto di vista. Restava quindi da compiere la cerimonia della Consacrazione, che avvenne il 1 marzo dello stesso anno ad opera di sua eminenza il cardinale Ildefonso Schuster.

 

Nel 1943 furono collocate sulle facciate delle due ali del transetto due artistiche tele ad olio del pittore Vincenzo Campi Cremonese (1532-1591), raffiguranti l’una la Coronazione di Spine e l’altra la Flagellazione di Gesù. Entrambe furono donate alla chiesa dal cav. Calati.

 

Nel 1951 il vicario don Gaetano Cappellini volle rivestire la facciata della chiesa in travertino; sugli architravi fece installare le statue degli Angeli con trombe, i Santi Patroni e l’Assunta.

 

Durante la permanenza del prevosto don Carlo Maino (1963-1990) fu costruita la canonica (1967) e avvenne il riordino dell’archivio parrocchiale, ad opera di monsignor Cazzani.

 

Tra il 1990 e il 2008 don Renato Banfi ha proseguito l’opera di abbellimento della nostra chiesa parrocchiale, sostituendo la vecchia pavimentazione e rinnovando le porte di legno della facciata con tre grandi portali di bronzo, dello scultore Matteo Ferrari di Brescia.

La chiesa è stata inoltre impreziosita con mosaici e vetrate, progettati dall'olivetano padre Fumagalli, e quadri ritraenti i beati cardinali Ferrari e Schuster.

Altra iniziativa intrapresa è stata il restauro dell'organo Carrera del 1841, affidato alla fabbrica organaria "Mascioni" di Cuvio e inaugurato nel 2000.

Tra gli ultimi rinnovamenti si ricordano l’acquisto del leggio e la preziosa lampada del Santissimo che arde sulla sinistra dell’altare.

 

 

 

Fonti bibliografiche:

 

-          “Genio e lavoro: biografia e breve storia delle principali opere dei celebri intarsiatori Giuseppe e Carlo Francesco Maggiolini di Parabiago indirizzata ai giovani artisti, artefici ed artigiani dal sac. Giacomo Antonio Mezzanzanica” – Milano, Tip. e libreria G. Agnelli, 1878.

-         “Storia di Parabiago, vicende e sviluppi dalle origini ad oggi”, don Marco Ceriani, Unione Tipografica Milano, 1948.

-         Wikipedia, l’enciclopedia libera: it.wikipedia.org

-         www.santigervasoeprotaso.it

-         www.comune.parabiago.mi.it

 

 

 

PREVOSTI E PARROCI DELLA CHIESA DEI SS. GERVASIO E PROTASIO:

1248 don Pietro Crivelli

1335 don Ardico Cagatasico

1398 don Ambrogio Crivelli

1468 don Paolo De Regnis

1574 don Prospero Colonna

1575-1581 don Leonardo Calegari

1581-1582 don Achille Giovannini

1582-1584 don Alessandro Gratarolla

1584-1625 don Angelo Crivelli

1625-1630 don Ferrante Prina

1630-1660 don G. Pietro Corbellini

1660-1692 don Antonio Corbellini

1692-1725 don Antonio Maria Oriani

1726-1754 don G. Battista Santini

1755-1787 don Antonio Maria Peregalli

1787-1816 don Agostino Peregalli

1816-1854 don Bernardo De Vecchi

1854-1869 don Felice Pestalozza

1869-1884 don Antonio Mari

1884-1890 don Giuseppe Del Torchio

1891-1913 don Giuseppe Silva

1913-1927 don Ferdinando Pogliani

1927-1953 don Elia Balzarini

1953-1963 don Carlo Villa

1963-1990 don Carlo Maino

1990-2008 don Renato Banfi

Dal 2008 don Felice Noè