Sin dagli anni Settanta, quando riflettevo sull’insegnamento della fisica nella scuola secondaria italiana, lo studio delle relazioni tra scienza e tecnica ha costituito il tema centrale delle mie ricerche di storia della scienza.
All’inizio volevo anzitutto esplorare le potenzialità di un nuovo metodo d’insegnamento: la rivisitazione delle origini storiche di concetti scientifici basilari potrebbe in effetti portare a una loro miglior comprensione. Presto, comunque, lo studio si è indirizzato sulle relazioni tra la nascita di una nuova branca delle scienze fisiche, la termodinamica classica, e i primi sviluppi della tecnologia delle macchine a vapore (Una strana scienza. Materiali per una storia critica della termodinamica, Feltrinelli Editore, 1979).
Negli anni Ottanta in Olanda, dove ho insegnato e vissuto per sedici anni, ho deciso di scrivere una tesi di dottorato. Dopo averne discusso all’Istituto di Storia della Scienza dell’Università di Utrecht, il progetto di focalizzare la ricerca sull’idraulica italiana nell’età postgalileiana iniziò a prender forma. Lo studio dei miei personaggi si rivelò fruttuoso: i documenti ritrovati gettavano infatti nuova luce sulla scienza italiana tra Seicento e primo Settecento. Ne è venuta fuori una storia della scienza delle acque in cui aspetti intellettuali e socio-professionali si intrecciano vicendevolmente.
Anche l’immersione nella scienza olandese del Settecento, per organizzare un convegno e curare un numero speciale di una rivista, si rivelò fruttuosa. Grazie ad essa, infatti, ho capito l’importanza dello studio comparato di diversi contesti nazionali.
La ricerca per scrivere la tesi di dottorato non era incentrata sul Rinascimento, l’età in cui nacque l’arte e scienza delle acque, ma sul periodo successivo in cui prese forma la nuova scienza matematica delle acque. Nel mio libro Out of Galileo: The Science of Waters 1628-1718, pubblicato nel 1994 da Erasmus Publishing, non ho quindi potuto discutere in modo approfondito i contributi di Leonardo e Cardano e ancor meno quelli degli ingegneri architetti e dei periti rinascimentali che svilupparono l’arte e scienza delle acque.
Dalla metà degli anni Novanta – benché io abbia proseguito lo studio di Galileo e di Castelli (in particolare della loro teoria della materia e della misura galileiana della ‘resistenza del vacuo’) così come quello di Guglielmini e dell’idraulica del Sei-Settecento – il centro della mia ricerca è diventato questo nuovo tema. Nel 2001 ho contribuito a organizzare il convegno Arte e scienza delle acque nel Rinascimento; nel 2010 ho pubblicato parte delle mie nuove ricerche nel libro La via delle acque (1500-1700). Appropriazione delle arti e trasformazione delle matematiche (Casa Editrice L.S. Olschki); nel 2011-2012 ho scritto un articolo sulle relazioni tra ingegneri e matematici nella prima età moderna, che è stato pubblicato su Annals of Science nella primavera del 2013.
Dopo di che ho iniziato a studiare in modo più approfondito l’età di Leonardo, la seconda metà del Quattrocento e il primo Cinquecento. Su questo tema ho sinora scritto di Leonardo e degli ingegneri milanesi, mettendo a confronto i saperi ingegneristici e la scienza leonardiana delle acque, in due articoli pubblicati a fine 2016 dalla Revue d'histoire des sciences e dall'Archivio storico lombardo. Nella primavera del 2017 è stato inoltre pubblicato, dalla rivista Humanistica, un mio studio che presenta il tema del Vitruvio affigurato nel contesto delle pratiche rinascimentali di livellazione delle acque (Fra Giocondo, Cesariano e Cardano, ma anche Leonardo e Alberti). E nel 2018 ho scritto un saggio, per il catalogo della mostra L'acqua microscopio della natura. Il Codice Leicester di Leonardo da Vinci (Firenze, Uffizi, 30 ottobre 2018 - 20 gennaio 2019), in cui sottolineo le connessioni tra argomenti del Codice Leicester quali l'origine dei venti e dei terremoti, la misura della forza del vapore e l'origine dei fiumi. Nel 2021 ho anche scritto un saggio sulle idee di Leonardo sul tema dell'acqua, dei fiumi e delle canalizzazioni che è stato pubblicato lo stesso anno in un volume leonardiano dell'Accademia Nazionale di Scienze Lettere e Arti di Modena.
Sto inoltre affrontando da tempo un altro tema leonardiano, quello dell'immagine dell'arte e scienza di Leonardo che si è via via sedimentata tra l'inizio del Seicento e i primi decenni dell'Ottocento. In occasione del cinquecentesimo anniversario della morte, oltre al saggio sul Codice Leicester, ho scritto un articolo sulle origini del mito di Leonardo ingegnere dei navigli di Milano, che è stato pubblicato nel 2019 sull'Archivio storico lombardo. E più recentemente, un articolo sugli studi di Venturi sull'idraulica di Leonardo.