Data pubblicazione: 15-dic-2011 10.39.23
Gli argomenti, i temi di discussione sul libro “Cao del mondo, il Caput mundi di Santa Giustina in Colle” e sulla località medesima sono molteplici e di varia natura. Ho scelto come primo argomento, quello che a mio parere è il più importante: il paesaggio, cioè il territorio così come appare al nostro sguardo ed alla nostra osservazione, nelle sue componenti geografiche, nei suoi dettagli e nel suo insieme.
Nella ricerca sul Cao del mondo, il territorio è contemporaneamente l'oggetto ed il fine della ricerca stessa ed anche il mezzo più sicuro ed efficace per la dimostrazione della sua attendibilità storica.
Le centuriazioni a nordest di Padova hanno trasformato il territorio in modo radicale e profondo. Il nuovo paesaggio che ne è scaturito conserva indelebili le impronte di questa trasformazione, esso diventa perciò il documento più certo ed affidabile per la ricostruzione storica del territorio stesso, documento che si può definire: il documento paesaggio.
Nel libro: “Cao del mondo...” si parla di questo argomento alle pagine: 35-36; 68-79; 104-107 e nel Glossario alle voci: forma, graticolato, territorio.
Tutte le figure del libro praticamente illustrano il territorio ed gli aspetti fondamentali del paesaggio; tra le figure più significative sono state scelte e qui riportate: figura n1, pagina 2; f. n9, p 28; f. n30, p 72.
Quando incominciai a ricostruire la storia del Caput mundi, c'erano a disposizione alcuni elementi:
il nome del sito in lingua locale, Cao del mondo, che così denomina una via ed una contrada;
la tradizione orale, che ricorda la storia ed il luogo di un'antica chiesetta, la chiesetta di Cao del mondo di Santa Giustina in Colle, ritenuta erede o memoria del primitivo luogo di culto cristiano dedicato alla martire Giustina di Padova;
c'era inoltre un altro elemento, difficilmente valutabile perché soggettivo e proprio degli abitanti del posto, cioè la vita vissuta in un territorio centuriato.
Per dare attendibilità storica ad un dato, ad un fatto sono indispensabili le testimonianze o i documenti.
Circa il Caput mundi, almeno fino ad ora, non sono stati trovati documenti scritti, medioevali o più antichi, che parlino in maniera esplicita e diretta del sito e del suo nome, Caput mundi o Cao del mondo. Per quanto riguarda poi l'antica chiesetta, smantellata nel 1936-7 fino alle fondamenta, non rimane più niente.
A questo punto, sconsigliato di proseguire anche da docenti universitari di storia e di archeologia, ero tentato di arrendermi. Tuttavia non mi rassegnai di veder svanire, per la sola mancanza di documenti cartacei, tutte le convinzioni e le certezze che avevo acquisite nella mia esperienza di vita al Cao del mondo.
Un luogo non si può inventare, né il suo nome può durare nel tempo se non corrisponde alle caratteristiche peculiari del posto.
Quando ero bambino e chiedevo agli anziani, agli amici e persone del posto, cosa significasse Cao del mondo, nessuno sapeva spiegarmi con sicurezza il significato, tutti comunque mi assicuravano che il luogo era sempre stato chiamato con questo nome. Quando chiedevo dove si potesse collocare il Cao del mondo, i più anziani, pur non sapendo individuare un punto preciso, mi indicavano con la mano un tratto di campagna, lungo la riva destra della Vandura, che grosso modo va dal sito dell'antica chiesetta al confine tra Santa Giustina in Colle e S. Giorgio delle Pertiche.
Ebbene, fin dalle prime misurazioni cartografiche, poi confermate dalle misurazioni e rilevazioni tramite GPS, il punto Caput mundi si collocava sempre nel tratto di campagna sopra indicato (vedi figura n 9, pag. 28).
Mi fu chiaro allora che per il Caput mundi non erano indispensabili i documenti cartacei (sulla cui assenza sospetta ho una mia ipotesi) e non erano necessari neppure altri reperti archeologici estratti dal sottosuolo, perché esiste un documento che è qui visibile a tutti da duemila anni, sono i tracciati delle centuriazioni, il loro orientamento e disposizione, le loro dimensioni e forma.
C'è un vasto territorio, detto Oltre Brenta, che conserva nel suo aspetto paesaggistico, una straordinaria e palese documentazione delle centuriazioni a nordest di Padova e dell'incontro dei loro assi di simmetria in un punto, lungo la via Aurelia, detto Cao del mondo ed in origine Caput mundi.
Il paesaggio centuriato a nordest di Padova, per chi lo voglia osservare ed interpretare, è un documento storico, scritto sulla terra, in lingua geometrico-matematica, che attesta in modo inconfutabile la veridicità del sito e del suo nome Caput mundi, in lingua latina, e poi, in lingua locale, Cao del mondo.
Il territorio centuriato a nordest di Padova ( detto anche Oltre Brenta, perché Padova è il punto di partenza, il centro vero della pianura, dai Colli Berici alla Laguna e da Asolo all'Adige), è il poema storico-paesaggistico che il nostro ambiente intesse e racconta, in modo palese e verace, da almeno duemila anni, è il documento paesaggio.
Circa l'interpretazione del paesaggio agrario come elemento documentale per la ricostruzione storica del passato concordano molti studiosi, tra i quali:
G. Franceschetto, I capitelli di Cittadella e Camposampiero, p 11 “... La centuriazione romana ... ha determinato il tracciato delle strade ... imprimendo un disegno regolare e geometrico alla strutturazione del territorio ... a documentare il periodo romano ...”
G. Ramilli, Gli agri centuriati, p 34 “... la limitatio (delimitazione dei confini) considerata dal punto di vista militare, politico, economico è un documento storico ...”;
F. Dotti A. Smania, Il paesaggio nascosto, p 42 “... Nel periodo romano ... l'uomo ... inventa ... il territorio lo costruisce a tavolino e lo manipola nella realtà, lasciando incisi i segni ... Il paesaggio non più naturale, diventa così come un libro aperto ...”;
M. Zancanella L. Vedovato, La centuriazione compiuta, p 12 “... crediamo sia giusto intendere questa grande opera di architettura e di ingegneria come elemento primario, monumento di pari dignità, ad esempio, del Colosseo ...”;
P. Fraccaro, La centuriazione romana dell'agro ticinese, p 60 “... la romanizzazione (trasformazione del territorio in agro centuriato) (è) dimostrata ... da tutto il complesso dell'organizzazione agricola e catastale ...”;
P. Tietto, S. Giorgio delle Pertiche, chiesa arcipretale, p 16-18 riportando le parole di uno studioso francese di topografia antica R. Chevallier “... è come se il passato tornasse a noi dal profondo dei tempi ...” aggiunge “... è effettivamente questa la sensazione che può provare il visitatore delle campagne attorno a S. Giorgio delle Pertiche, anche se non si è davanti a monumenti notevoli o a manufatti archeologici, lo stesso paesaggio costituisce infatti una testimonianza quasi unica e la sua lettura permette una ricostruzione storica estremamente precisa ... è nella più antica organizzazione del suo territorio, che esso trova la sua ragion d'essere ...”;
M.T. Lachin, I segni dell'antico assetto agrario. I segni della storia, “... il disegno agrario della centuriazione nordest di Padova ... è un monumento alla stregua del Colosseo o altro ... è il monumento paesaggio ...”;
Prosperi, Nuovi temi di indagine storica, (dal v. 2, Storia, Camera-Fabietti, p 598) “... Un documento all'aria aperta: ... dietro il paesaggio agrario come documento ... è decifrabile un lungo passato umano ... il tracciato dei campi ... rivela scelte antiche, modi di vivere e di pensare ...”
Infine, è qui obbligo ricordare lo studioso, che per primo intuì l'importanza ed il valore del paesaggio come documento storico, Marc Bloch (1886-1944) docente di storia all'università di Strasburgo e dal 1936 alla Sorbona di Parigi, (vedi “I caratteri originali della storia rurale francese”, traduz. Ital. di C. Ginzburg).