Musica

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ArticoliUna vita in musicaIntervista immaginaria a J. S. BachIl violino che suona come 100 anni faBohemian Rhapsody, trionfo al box...La spazzatura del mondo diventa musicaPiace ai ragazzi, ma è quella giusta?

Una vita in musica

Abbiamo rivolto alcune domande alla prof.ssa Roberta Procaccini, che insegna Musica nella nostra scuola. Le sue risposte ci hanno permesso di conoscere meglio la sua grande passione. Vi proponiamo la videointervista.

La prof.ssa Roberta Procaccini ci ha raccontato come si è avvicinata al mondo della musica. Tutto è iniziato con il pianoforte (aveva solo 6 anni), poi le è capitato di ascoltare in un concerto l’arpa, suonata da alcune ragazze. E da quel momento è cominciato un graduale avvicinamento a questo particolarissimo strumento. Poi è arrivato il Conservatorio, al quale si è avvicinata per merito della mamma, che l’ha iscritta senza darle la possibilità di scegliere. Quando ha sentito l’insegnante suonare l’arpa, c’è stato un vero e proprio colpo di fulmine. Adesso è da 24 anni che suona e insegna questo meraviglioso strumento. Ci ha anche confessato che nella sua famiglia suonano tutti: il fratello, i cugini e il marito. La passione per la musica non poteva non coinvolgere anche i suoi tre figli: Daniele suona la batteria, la figlia più grande suona il pianoforte e la piccola studia l'arpa e canta. Ci ha rivelato, inoltre, che casa sua sembra quasi un negozio di strumenti musicali: pianoforte, arpa ovviamente, clarinetto, sassofoni, batteria, chitarra, violoncello occupano ogni stanza. Le abbiamo rivolto, infine, la domanda per noi più importante, cioè se le piace più insegnare o suonare l’arpa. Con nostra grande soddisfazione ci ha risposto che le piace molto insegnare, perché vuole aiutare noi ragazzi ad entrare in questo bellissimo mondo. Siamo molto contenti di questo, perché così noi ragazzi possiamo avvicinarci alla musica attraverso il talento della nostra professoressa.

a cura della redazione

La prof.ssa Roberta Procaccini con alcune alunne durante un concerto nell'anfiteatro della scuola
di Ilaria Berlantini e Alice Recchia

Sanremo 2021: fra melodia e rock alternativo

Il Festival della Canzone Italiana quest'anno si è svolto per la pandemia con una platea vuota, ma con una ricca e variegata offerta musicale. Sul podio il rock dei Måneskin e la canzone d'autore del nostro conterraneo Gaudiano.

Amadeus ha presentato il 71° Festival di Sanremo per il secondo anno di fila al fianco di Fiorello. Alternandosi tra le varie puntate, gli ospiti-presentatori sono stati Matilda De Angelis, Zlatan Ibrahimović, Elodie, Vittoria Ceretti, Siniša Mihajlović, Barbara Palombelli, Beatrice Venezi, Serena Rossi, Tecla Insolia, Giovanna Botteri, Alberto Tomba e Federica Pellegrini. All’inizio delle prime due serate il pubblico da casa ha avuto il piacere di ascoltare le nuove promesse italiane di Sanremo giovani fra cui Gaudiano, vincitore della sua categoria nonché un giovane foggiano che fa scalpore sul palco dell’Ariston con il brano Polvere da sparo, in cui l’artista parla della morte del padre e di quanto questa abbia lasciato un vuoto incolmabile nella sua anima. Dopo di lui si classificano Davide Shorty al secondo posto, Folcast al terzo e Wrongonyou al quarto. Per quanto riguarda gli ospiti di questa edizione, durante la prima serata si sono presentati sul palco di Sanremo Diodato con il brano Fai rumore, vincitore di Sanremo 2020, Alessia Bonari, infermiera diventata famosa sui social per una foto postata dopo un lungo turno di lavoro per combattere il COVID-19 e Loredana Bertè con il suo nuovo brano Figlia di… Un altro ospite non meno importante è stato sicuramente Achille Lauro, che da un po’ di anni partecipa e viene invitato sul palco dell’Ariston, continuando a combattere contro i canoni “tossici” della società maschilista; lo stesso artista dichiara di assumere sembianze femminili sul palco perché secondo lui la donna è l’estremo simbolo della libertà. Durante la seconda serata, invece, gli ospiti sono stati Laura Pausini con Io sì, canzone vincitrice del Golden Globe proprio quest’anno, Il Volo con Your Love, omaggio ad Ennio Morricone, Gigi D’Alessio, accompagnato da Enzo Dong, Ivan Granatino, Lele Blade e Samurai Jay con il nuovo singolo Guagliune e infine tre dei più "storici" cantanti italiani, Fausto Leali, Gigliola Cinguetti e Marcella Bella. Parlando della terza serata, gli ospiti principali sono stati i Negramaro con un omaggio a Lucio Dalla e per la seconda volta Achille Lauro, accompagnato da Emma Marrone e Monica Guerritore. Per la quarta serata sono giunti sul palco del festival Mahmood, annunciando l’arrivo di un suo album e cantando il brano vincitore di Sanremo Soldi, mentre per finire il pubblico ha avuto il piacere di ascoltare Emma Marrone e Alessandra Amoroso insieme a Matilde Gioli. Per quanto riguarda l’ultima serata, invece, i cantanti ospiti sono stati Ornella Vanoni, in coppia con Francesco Gabbani al piano, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli, Michele Zarrillo e Paolo Vallesi e infine Dardust. Al termine della quinta serata ha partecipato la banda della Marina Militare. Per quanto riguarda la categoria “big”, come ogni anno si sono sfidati 26 cantanti distribuiti fra le varie serate, portando prima la canzone in gara e poi una cover con un cantante ospite; all’ultimo posto della classifica finale abbiamo Random e a seguire Aiello, Bugo, Gio Evan, Francesco Renga, Ghemon, Coma_cose, Gaia, Fasma, Max Gazzè, Fulminacci, Malika Ayane, Noemi, Lo Stato Sociale, Extraliscio ft. Davide Toffolo, La Rappresentante di Lista, Arisa, Orietta Berti, Madame, Annalisa, Willie Peyote, Irama e Colapesce & Dimartino. Sul podio abbiamo Ermal Meta al terzo posto con il brano Un milione di cose da dirti, al secondo Fedez in coppia con Francesca Michielin con Chiamami per nome e il primo posto se lo aggiudicano i Måneskin con il brano Zitti e buoni: bocciati inizialmente dalla giuria, ma promossi vincitori dai fan e dal pubblico da casa. Sono un gruppo rock formatosi per le strade di Roma, prima come passatempo poi come una vera e propria passione. Nel 2018 pubblicano l’album Il ballo della vita insieme al loro pezzo più famoso Torna a casa e nel 2020 il loro ultimo singolo, Vent’anni, che diventa ben presto disco di platino in Italia. Come premio da vincitori, parteciperanno all’Eurovision e possiamo affermare che con loro in Italia si sono aperte nuove porte al mondo del rock, lottando assieme ad Achille Lauro contro la mascolinità tossica e i pregiudizi.

Il Teatro Ariston, che ospita il Festival di Sanremo
Fiorello, Siniša Mihajlović, Zlatan Ibrahimović, Amadeus
I Måneskin, vincitori del Festival, durante la premiazione
Gaudiano, il vincitore nella sezione Nuove proposte
Achillle Lauro in due momenti delle sue esibizioni
Il presentatore del Festival Amadeus, Mahmood, Matilde Gioli, Barbara Palombelli, Alessandra Amoroso ed Emma Marrone
Amadeus, Elodie, Ermal Meta e Fiorello
a cura della classe 2L

Intervista immaginaria a J. S. Bach

L’intervista immaginaria a Johann Sebastian Bach è stata realizzata a conclusione dell’attività didattica svolta nella classe 2L con la docente di musica Maria Rosaria Lannunziata sull'approfondimento di composizioni barocche.

Maestro, tutti noi siamo incuriositi dalla sua bellissima musica, ma puo raccontarci se anche da bambino amava la musica?

Devi sapere che sono l’ottavo figlio di mio padre Ambrosius, violinista ad Eisenach dove sono nato nel 1685. Siccome molti dei miei antenati da oltre 150 anni erano musicisti, lo divenni anche io sotto la guida di mio padre. Era così che si guadagnavano da vivere suonando nelle corti e nelle chiese. A 10 anni però, purtroppo, ho perso i miei genitori e così rimasi con mio fratello maggiore Johann Christoph, anche lui musicista, e con lui ho perfezionato gli studi di violino e clavicembali.

Maestro ha mai pensato di formare una famiglia tutta sua?

Certo, in effetti ho spostato Maria Barbara e nel frattempo ho avuto un incarico importante nella città di Koten, e anche ben pagato. Ma la vita mondana non faceva per me, preferivo per la mia musica uno stile più sobrio. Fu questo il periodo dei concerti brandeburghesi.

Ci racconta come mai questi concerti furono denominati così?

Durante un viaggio a Berlino fui invitato dal malgravio di Brandeburgo per visionare il suo nuovo clavicembalo e gli portai in dono sei miei concerti grossi, nei quali la novità era proprio rappresentata dal clavicembalo che svolge la funzione sia di solista che di accompagnamento. Ma il principe non considera i concerti all’altezza della sua orchestra e dimentica così i miei manoscritti in un cassetto che verranno rinvenuti solo dopo la mia morte.

Cosa accade ancora in questo periodo?

Purtroppo mia moglie Maria Barbara nel 1720 morirà improvvisamente lasciandomi solo con otto figli e ne ebbi un dolore tremendo. Mi risposai poi con Anna Magdalena che amò tantissimo i miei figli e me ne darà altri dodici.

Maestro sappiamo che si è dedicato molto alla musica sacra. Cosa ci racconta?

Mi trasferii a Lipsia con tutta la mia famiglia e cominciai ad insegnare nella scuola di San Tommaso. Sono stato sempre profondamente religioso, la musica è un dono divino ed è a Lui che va restituita. Ogni mia opera è un omaggio alla grandezza del Creatore e termino sempre le mie composizioni con questa espressione“Per la sola gloria di Dio”. Le mie Cantate e le mie Passioni sono autentici momenti di preghiera. Gli affanni quotidiani non hanno posto nella mia musica.

Maestro lei si definisce “Servo di Dio e Maestro degli uomini”, che cosa significa?

Lo studio, la musica e la mia arte sono una applicazione costante nella mia vita, mi piace vivere in famiglia e con i miei allievi. Gran parte del mio insegnamento è rivolto alla mia numerosa famiglia. I miei figli dimostrano tutti attitudine alla musica e quattro di loro sono affermati musicisti. Con la mia famiglia posso eseguire musica vocale e strumentale, mia moglie ha una bella voce di soprano e anche mia figlia maggiore intona molto bene.

A quale delle sue opere è particolarmente legato?

Ho scritto tanto: il clavicembalo ben temperato, l’arte della fuga per organo, cantate sacre, corali, concerti, in questo momento mi vengono in mente le Variazioni Goldberg.

Perché si chiamano così?

Le ho composte per un mio allievo Johann Goldberg al servizio del conte von Brühl a Dresda. Siccome soffriva di insonnia, chiesi a Goldberg di suonare il clavicembalo per aiutarlo nelle veglie notturne. Ho scritto tanto lasciando incompiuto il mio ultimo capolavoro che è l’Arte della fuga, una raccolta di brani scritti con la tecnica del contrappunto. Ero ormai cieco quando la morte mi colse il 28 luglio del 1750.

Grazie Maestro, dopo questa intervista ameremo ancora di più un’arte cosi eccelsa come la Musica.

di Eleonora Nigro

Il violino che suona come 100 anni fa

Wallace Hartley non smise di suonare il suo violino, mentre già il Titanic prendeva acqua e i suoi passeggeri scendevano nelle scialuppe di salvataggio. Un oggetto prezioso che racchiude una bellissima storia d’amore.

Wallace Hartley era il proprietario del prezioso violino, ricevuto in dono dalla sua promessa sposa, Maria Robinson. L’incisione su targa d’argento, posta sul ponticello lo dimostra. Riporta queste parole Per Wallace, in occasione del nostro fidanzamento, da Maria. Questa commovente testimonianza di una piccola storia d'amore è la prova inconfutabile dell’autenticità storica del violino. Il suo ritrovamento è stato a dir poco struggente, perché lo strumento fu rinvenuto nella custodia, legata a tracolla al corpo annegato di Wallace che, come testimoniò sua madre, non avrebbe mai potuto separarsene. Qualche giorno dopo il naufragio il violino fu restituito a Maria Robinson. Dopo la sua morte, fu dato alla sorella, che lo donò alla Banda dell’Esercito della Salvezza. Poi fu raccolto da un insegnate di musica del Lancashire (Inghilterra), nella cui soffitta è avvenuto il ritrovamento. Ci son voluti ben sette anni di analisi, prima di poter annunciare la meravigliosa notizia: si trattava proprio di quel violino. Successivamente fu venduto all’asta a un collezionista britannico per la cifra di 900mila sterline. Il violino, realizzato in palissandro nella Germania del 1880, ha un aspetto a dir poco “vissuto”: sul corpo dello strumento solo due corde, qualche crepa e il fascino unico di una storia senza tempo.

Wallace Hartley
Il celebre violino
La dedica sul ponticello
di Alberto Maria Mancini

Bohemian Rhapsody, trionfo al box office

Il film di Bryan Singer celebra la leggendaria band inglese, raccontando la drammatica e avvincente parabola del grande Freddy Mercury, interpretato da un emozionante Rami Malek. La pellicola vince 4 premi Oscar.

Bohemian Rhapsody (2018) di Bryan Singer è una grandiosa celebrazione dei Queen, della loro musica e del loro mitico Freddie Mercury (interpretato da Rami Malek) che, tutt’altro che convenzionale, diventò uno degli artisti in assoluto più amati al mondo. La pellicola ricostruisce la spettacolare ascesa della leggendaria band attraverso le indimenticabili canzoni e il sound unico e, soprattutto, rivoluzionario. Il film narra la crisi quasi fatale della band, man mano che lo stile di vita di Freddie andava sempre più fuori controllo fino alla sua trionfante ricongiunzione per il memorabile concerto Live Aid del 1985, quando Mercury già afflitto da AIDS condusse i Queen in una delle performance più grandiose della storia del rock di tutti i tempi. Il film racconta la grandissima estrosità di uno fra gli artisti più importanti del mondo e la sua amicizia con gli altri componenti della mitica band, che continua ancora oggi a ispirare molti artisti e gli appassionati di musica che sognano sulle note della sua immortale musica. Il film ha ricevuto quattro Oscar (miglior attore, miglior montaggio, miglior montaggio sonoro, miglior sonoro), risultando il film con più premi vinti nell’edizione del 2019. In Italia al box office Bohemian Rhapsody ha incassato 28,8 milioni di euro.

La locandina del film
Rami Malek e Freddie Mercury
Una scena dal film
a cura della redazione

La spazzatura del mondo diventa musica

Alcuni ragazzi paraguayani hanno creato un’orchestra che utilizza strumenti costruiti a partire dai materiali trovati nella discarica di Cateura. Da un’idea di Flavio Chávez nasce un'opportunità di riscatto per i bambini e i ragazzi che vivono in condizioni precarie.

LOrquesta de Instrumentos Reciclados de Cateura è un’orchestra in cui gli strumenti sono costruiti con materiali di riciclo. La dirige Flavio Chávez, che ebbe questa idea nel 2006. È formata da bambini, adolescenti e giovani che vivono in condizioni di degrado. Ci troviamo nella comunità del Bañado Sur, situata attorno alla discarica di Cateura di Asunción, capitale del Paraguay. Il motto di questi ragazzi è Il mondo ci manda spazzatura, noi gli restituiamo musica. L’orchestra si propone di sviluppare un processo di formazione rivolto a bambini e giovani che vivono in condizioni precarie e disagiate, perché attraverso la musica possano vivere un’esperienza che li aiuti ad apprendere, a restare a scuola, a far crescere la creatività e a tener accesa un’opportunità di migliorare il proprio futuro. Con strumenti che imitano violini, viole, violoncelli, contrabbassi, chitarre, flauti, sassofoni, trombe e strumenti a percussione l’orchestra suona musica classica, musica folclorica, musica paraguayana, latino-americano, canzoni dei Beatles e di Frank Sinatra, musica da film, metal sinfonico. La storia dell’Orqesta reciclada è esplosa alla fine del 2012, attirando l’attenzione in tutto il mondo di persone comuni e musicisti importanti. Da allora ha ricevuto inviti da tutto il mondo: Colombia, Brasile, Cile, Argentina, Ecuador, Perù, Panama, Stati Uniti, Canada, Norvegia, Germania, Francia, Olanda, Belgio, Spagna, Svizzera, Palestina, Giappone. È arrivata anche in Italia, sul palco dell’Ariston nel 2017.

Una ragazza dell'orchestra
I ragazzi di Cateura di Asunción con i loro strumenti "riciclati"
Un momento di un concerto dell'orchestra a Madrid
di Riccardo Stelluto

Piace ai ragazzi, ma è quella giusta?

La musica che piace ai ragazzi ha testi pieni di parolacce e termini non adeguati alla loro età. Ma ci sono ragazzi educati e acculturati che ascoltano musica classica o adatta alla loro età?

Oggi i ragazzi ascoltano musica composta da autori che riempiono i brani di parolacce e termini che è meglio non imparare. Gli autori in questione sono tanti: Sfera Ebbasta, Ghali, Young Signorino, Capo Plaza, per citarne solo alcuni. La musica per gli adolescenti a quanto pare è molto importante. Ascoltano musica mentre fanno qualsiasi cosa. È quasi la colonna sonora della loro vita, per così dire. Ecco un po’ di numeri. In base al tipo di musica il 98,5% degli adolescenti italiani di età compresa fra i 13 e i 19 anni ascolta musica regolarmente tutti i giorni. Il 39% ascolta un po’ di tutto, il 23% il rap, il 21 % l’hip hop e il 13,4 % il pop. Per quanto riguarda la motivazione il 5,9% dice che si rilassa attraverso la musica, il 9,8% riceve energia e adrenalina dalla musica, il 4,8 % l’ascolta per sfogo o denuncia sociale. È necessario sottolineare che gli adolescenti ormai non comprano quasi più i cd. Soltanto il 30% li compra, perché vuole conservare l’album o perché ci sono le foto. L’85% scarica e ascolta musica dallo smartphone e l’8,1% ascolta la musica on line o guarda i video su YouTube. Infine, c’è un numero ridotto di ragazzi che vive la musica attraverso gli strumenti musicali, il 25%, e solo il 5% fa parte di un gruppo musicale. L’ora di musica a scuola è spesso odiata oppure considerata inutile da molti ragazzi. L’educazione musicale delle nuove generazioni però è molto importante. Ma è giusto indicare ai ragazzi quello che devono e non devono ascoltare? Ovviamente ci sono molti ragazzi che hanno una discreta o buona cultura musicale, perché suonano uno strumento. Tutti gli altri seguono le mode musicali del momento. Ritengo che ognuno debba ascoltare la musica che vuole. Spetta alla scuola il compito di coinvolgere i ragazzi e fare in modo che le scelte musicali diventino più consapevoli, in modo da capire quale musica è meglio ascoltare, o almeno saper distinguere la buona musica dalla brutta musica.

Ricerca a cura dell' Osservatorio sulle Tendenze e Comportamenti degli Adolescenti