Memorie


27 GENNAIO

PER NON DIMENTICARE

Disegno di Samuele Antonio (classe prima)

GIORNATA DELLA MEMORIA

La giornata della memoria viene celebrata ogni anno in tutto il mondo per commemorare quanto accaduto durante la seconda guerra mondiale. Questa giornata serve per mantenere viva l’attenzione su un tema che ancora oggi è di estrema attualità. Noi dobbiamo ricordare per non dimenticare. Dobbiamo fare il possibile per evitare che le mostruosità accadute circa novant’anni fa non si ripetano.

Questa data è di particolare importanza in quanto proprio il 27 gennaio del 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa che marciavano in verso Berlino, entrarono ad Auschwitz per liberarla.

Sotto il dominio nazi-fascista si svilupparono delle assurde convinzioni sulla teoria delle razze umane che vedevano la cosiddetta razza ariana come la più sviluppata e capace tra le etnie esistenti. Al contrario, si sosteneva che gli ebrei, i quali tutt'al più rappresentavano una religione legata ad un’etnia, insieme agli zingari e gli omosessuali, costituissero la minaccia principale per l’integrità della razza ariana.

La causa principale della pianificazione dello sterminio degli ebrei, in realtà, nascondeva l’interesse materiale del governo nazista, di impadronirsi dei beni e dei capitali che, per tradizione, gli ebrei possedevano.

Nella notte tra il 9 e il 10 novembre del 1938, i nazisti operarono una serie di aggressioni e di azioni violente in cui si bruciarono sinagoghe, case di preghiera e cimiteri. Furono assaltate scuole e luoghi di aggregazioni ebraiche insieme a migliaia di negozi e abitazioni private appartenenti ai cittadini ebrei. Questo episodio venne denominato “la notte dei cristalli” con riferimento a tutte le vetrine che vennero distrutte.

In realtà, questo episodio fu il culmine di una politica, cominciata anni prima con le leggi di Norimberga del 1935, in cui si stabiliva chiaramente chi dovesse essere considerato ebreo o parzialmente ebreo e che imponeva un’ampia serie di divieti esclusivi per gli ebrei tedeschi. Uno dei primi provvedimenti presi, fu la perdita della cittadinanza tedesca e il divieto dei matrimoni misti. Queste idee furono ben accolte dalla maggior parte della popolazione tedesca ampiamente convinta della superiorità della razza ariana ma in realtà si stava già andando ad organizzare l’esclusione civile e sociale della popolazione di religione ebraica nella Germania nazista.

La propaganda antisemita si diffuse presto oltre che in Germania, anche in altri paesi Europei come l’Italia dove governava il fascismo di Mussolini o in Francia.

Quella che fu presto definita come “soluzione alla questione ebraica”, ebbe quindi inizio con una serie di aggressioni fisiche, distruzioni di beni, umiliazioni pubbliche e arresti.

Principalmente nelle grandi città, divenne presto impossibile per gli ebrei fare parte della società, tanto più che in alcuni casi furono predisposti interi quartieri (ghetti), per accogliere le numerose comunità ebraiche.

Scoppiata la seconda guerra mondiale, si diede inizio alla cosiddetta “soluzione finale”. Gli ebrei vennero deportati in vari campi di lavoro o di concentramento tra cui ricordiamo i più noti: Auschwitz, Dachau, Buchenwald, Mauthausen…

In questi campi di concentramento, gli ebrei, gli omosessuali e gli zingari venivano spogliati di tutti i propri beni, rasati a zero, picchiati, divisi tra maschi e femmine. Venivano separate le famiglie, le madri dai propri figli e le mogli dai propri mariti. Chi non era adatto per il lavoro come gli anziani e i bambini, veniva immediatamente soppresso. Esistevano diversi sistemi per uccidere come la fucilazione e le camere a gas in cui i prigionieri venivano introdotti con la falsa necessità di una semplice doccia. Molti bambini e molte donne incinta vennero utilizzati come cavie per esperimenti di laboratorio, mentre gli uomini venivano utilizzati per compiere pesantissimi e degradanti lavori.

In questi campi di sterminio si “viveva” in condizioni disumane: si era nutriti a pane e acqua e si dormiva in delle baracche sovraffollate e dalle condizioni igienico- sanitarie precarie. Le morti causate dalle malattie, dalla mancanza di cibo o dal freddo erano molto frequenti .

Quando i soldati russi e americani entrarono nei capi di concentramento verso la fine della guerra, assistettero alla vera e propria pianificazione di un genocidio.

All’indomani della guerra, tutti i popoli si impegnarono insieme per evitare che questo orrore non si ripetesse più.

Negli ultimi anni, invece, abbiamo assistito, come durante la guerra del Kosovo o del Ruanda, ad altri tentativi di genocidio che, solo grazie all’intervento dell’ONU non sono andate a buon fine.

Tutt’ora esistono popoli che subiscono aggressioni indiscriminate da parte di nazioni più forti economicamente e militarmente come accade ad esempio in Tibet da parte della Cina o più banalmente esistono minoranze etniche o religiose che vengono discriminate. Per questo è di fondamentale importanza tenere sempre alta la guardia davanti al manifestarsi di idee che siano in contrasto con l’idea di uguaglianza dei popoli o che facciano qualsiasi tipo di discriminazione di sesso, razza o religione come ci ricorda l’articolo 3 della nostra costituzione.

Sin dal mio primo giorno di scuola elementare mi è sempre stato insegnato il valore dell’uguaglianza e del rispetto della diversità.

Ogni anno, il giorno della memoria, è stato per me significativo nel ricordare tutte le mostruosità accadute in tempi recenti e che i nostri nonni raccontano ancora con sgomento. Nel corso dei miei 8 anni scolastici, mi sono stati mostrati, video, film, immagini, libri e documentari che mi hanno aiutato a capire cosa è “la banalità del male”. Per banalità del male si intende l’idea che il male compiuto dalla maggior parte dei tedeschi che si resero responsabili dell’olocausto fosse dovuto non certo a un’indole malvagia del popolo tedesco quanto piuttosto alla sua incapacità di comprendere, in quel particolare momento storico e culturale, cosa significassero certe azioni.

Com’è stato possibile per un intero popolo perdere la capacità di distinguere il bene dal male senza alcuna crisi di coscienza? Perché furono così pochi coloro i quali riuscirono ad opporsi senza esitazioni ai crimini delle SS?

La maggior parte dei criminali nazisti processati a Norimberga si sono difesi dicendo di aver eseguito soltanto ordini dai propri superiori. In realtà, ciò che ha portato tutto il popolo tedesco ad accettare che accadessero tali mostruosità, fu la convinzione che ciò che stava accadendo fosse giusto ed estremamente normale.

Ci sono state, tuttavia, persone come Oskar Schindler o Giorgio Perlasca che, a rischio della propria vita, sono riusciti a conservare la propria umanità e hanno compreso subito quale fosse il bene e non hanno accettato di diventare complici di questo abominio. Per quanto gli è stato possibile si sono opposti alle idee nazi-fasciste ed hanno cercato di salvare quante più vite possibili.

Dobbiamo tenere quindi viva la memoria di ciò che è accaduto per essere sempre pronti ad opporci immediatamente a qualsiasi forma di prevaricazione dei diritti umani. Dobbiamo conservare la nostra umanità per riuscire sempre a distinguere il bene dal male.

Lucilla (classe terza)

Breve storia dell’antisemitismo e dei campi di concentramento

L’antisemitismo si sviluppò in seguito all’avversione di Hitler verso gli Ebrei, che per lui dovevano essere sterminati per portare andare avanti il suo progetto sul dominio dell’Europa.

Allora Goebbels, un nazista della cerchia di Hitler, si mise al lavoro per elaborare un modo per far odiare ai Tedeschi gli Ebrei, lo fece prima attraverso la propaganda, veicolata dalla radio e dai giornali. Al raduno di Norimberga del 1935 poi scagliò un feroce attacco politico contro gli Ebrei, pur rischiando un suicidio politico, ma il partito era dalla sua parte.

E allora iniziarono a mettere in atto le cosiddette Leggi razziali di Norimberga, cioè delle regole che avrebbero già iniziato a privare gli Ebrei di qualche diritto fondamentale, per esempio della cittadinanza, furono inoltre soppressi matrimoni tra Tedeschi e Ebrei, questi ultimi erano considerati persino una razza estranea all’essere umano.

Quando ci fu l’ assassinio di un politico delle SS , Hitler dichiarò ufficialmente guerra agli Ebrei. Nel frattempo un’ altra persona della sua cerchia di nome Heinrich Himmler, un generale, politico e criminale di guerra tedesco, sperimentò un campo dove inizialmente condusse degli attivisti Ebrei o dei nemici della Germania nazista, per valutare la brutalità del campo. Il campo dì concentramento che fece costruire nei pressi di Monaco, a Dachau, nacque specificatamente per coloro che non dovevano sopravvivere. Però tutto quello che sperimentava nel campo , inizialmente, rimaneva segreto. Nel frattempo, dopo l’invasione dell’Austria, della Cecoslovacchia, della Polonia e di parte della Francia, c’era un numero troppo alto di Ebrei da togliere di mezzo per germanizzare i territori conquistati e quindi si doveva trovare una soluzione al problema ebraico e la si trovò. Si pensò di spedire gli Ebrei in Madagascar, ex colonia francese, dove il clima e le condizioni non erano affatto ospitali per cui lì nella maggior parte dei casi sarebbero morti. Tale progetto però non fu mai avviato, perché i britannici bloccavano il passaggio.

Allora quando Hitler decise di invadere l’Unione Sovietica si pensò a una soluzione finale, che si trasformò in omicidi di massa, un genocidio motivato da due cose: fanatismo e cinica sete di potere . Di cui si creò pian piano l’Olocausto che inizio con le uccisioni di massa. Poi con il tempo si trasformò in uno sterminio industriale nei campi dì concentramento, dove si potevano uccidere un gran numero di Ebrei avviati nel marzo del 1942. Himmer continuò il suo lavoro rendendo il genocidio il più rapido possibile fino a quando autorizzerà l’assassinio di 6 milioni di ebrei tra uomini, donne e bambini, ecco quello che diventerà il crimine più brutale della storia. Alla fine della Seconda Guerra mondiale tutte le persone nei campi di concentramento sopravvissute sono state liberate.

Andrea (classe seconda)

Shoah: una cosa inumana

Fin da piccola mi ha sempre disgustato e inorridito l’idea che una persona possa trattarne un’altra come un oggetto: senza vita, senza emozioni. Questo perché? Perché è “diversa”: è di un colore di pelle diverso, di una religione diversa, di uno Stato diverso, di una “razza“ diversa. “Razza”, cinque lettere, sei milioni di vite finite troppo presto. Una sola parola e milioni di persone che si sono viste scappare la loro vita tra le mani. “Razza“ un concetto scientificamente infondato, ma che ha distrutto un’intera popolazione. “Razza”: una cosa inumana. Questa parola insensata ha portato ad una delle tragedie peggiori di tutta la storia: la Shoah, il genocidio del popolo ebreo. Per via di leggi razziali, gli ebrei in pochissimo tempo si sono trovati senza casa, lavoro, o senza poter andare a scuola. Subito dopo si è iniziato a catturare tutti gli ebrei, gli omosessuali, i disabili e i rom per portarli nei campi di concentramento, diventati poi di sterminio. Sterminio perché circa 6000 persone al giorno venivano uccise. Annientate da vive, uccise in un modo spregevole: essendo considerati meno di zero, venivano svestiti, rasati e portati nella camere a gas dove morivano privati della dignità di esseri umani. Non si sprecava nemmeno una pallottola, nessun corpo, solo cenere dispersa nel vento. “Razza“, una parola che ha cambiato la storia, ma sta a noi impedire che lo faccia ancora.

Sara (classe seconda)

I giusti tra le nazioni

Testimoni della Shoah

alice - LA STORIA DI MALA ZIMETBAUM.pdf

Alice S. (classe seconda)

Nei panni di AMELIA EARHART: prima donna aviatrice

Ciao a tutti! Io sono Amelia Earhart, nata il 24 luglio del 1897 ad Atchison, in Kansas.

Nel 1905 i miei genitori hanno lasciato me e mia sorella a casa dei nostri nonni a Des Moines, però nel 1908 ci trasferimmo tutti quanti a Saint Paul. Nel 1915 decisi di frequentare i corsi per diventare infermiera, che mi hanno portato a lavorare in un ospedale militare in Canada. Nel 1920, a soli 23 anni, andai con mio padre ad un raduno aeronautico a Long Beach in California. Pagai un dollaro per salire sul biplano per un giro di dieci minuti sopra Los Angeles.

Da quel giorno decisi di imparare a pilotare un aereo. Iniziai a frequentare delle lezioni di volo e, dopo un anno, con l’aiuto di mia madre, comprai il mio primo biplano con la quale riuscii a raggiungere il primo posto nelle classifiche femminili salendo a un’altitudine di 14,000 piedi.

Nel 1928 ad aprile il capitano Hilton H. Railey mi chiese di attraversare l’Atlantico e il 17 giugno, dopo numerosi rinvii a causa del maltempo, decollai con il co-pilota Gordon sopra un Fokker F.VII. Quando arrivammo in Galles ebbi molti onori anche dal Presidente Coolidge che mi inviò le sue congratulazioni.

L’8 aprile del 1931 riuscii a stabilire un record mondiale di altitudine con ben 18,415 piedi. All’inizio del 1932 nessun altro pilota oltre me aveva compiuto la trasvolata in solitario sull'Atlantico.

Il 24 agosto 1932 fui la prima donna ad attraversare in volo gli Stati Uniti senza scalo. E diventai anche la prima aviatrice ad attraversare il Pacifico durante la prima guerra mondiale.

All’inizio del 1936 iniziai a pianificare il giro del mondo in aereo. Feci costruire un monoplano bimotore, fatto su misura per me. Lo definii il mio “laboratorio volante”.

Scelsi come navigatore il capitano Harry Manning e attraverso la comunità di aviatori venne scelto Fred Noonan. Il 17 marzo 1937, durante il primo tentativo, ci fu un testacoda e il volo fu annullato anche a causa dei danni dell’aereo. Quando l’aereo fu riparato preparammo il secondo tentativo. Arrivammo a Lae il 19 giugno 1937, ci mancavano solo 11,000 km di volo.

Il 2 luglio 1937 decollammo da Lea. La nostra ultima posizione riportata fu vicino alle Nukumanu lungo la rotta. A causa di errori l’avvicinamento a Howland non ebbe successo.

Purtroppo non riuscii a compiere questa impresa dalla quale non feci più ritorno.

Sara (classe seconda)

Naturalmente diversi

Io non voglio credere che persone con elevata conoscenze in campo scientifico e letterario abbiano creduto a quelle crudeltà e falsità sugli ebrei, solo perché tali. Non riesco a comprendere come qualcuno con tutto quel sapere possa reputare delle persone inferiori solamente per ciò in cui credono, perché hanno idee politiche differenti da chi è al potere, perché amano, perché hanno una disabilità o per un modo di vivere anticonformista. Non riesco a comprendere come si possa arrivare a non considerarle più persone, solo perché diversi. Pensandoci, siamo tutti diversi: per aspetto, cultura, carattere, storia e modo di pensare, ma siamo tutti esseri umani e in quanto tali meritevoli di rispetto e dignità, a prescindere da tutto. Una cosa così naturale, come la diversità, ha provocato milioni di bambini senza infanzia, di persone senza un nome, di esseri umani senza umanità e degli esseri viventi senza vita. Non mi capacito del motivo per il quale venga data tanta importanza a tutte queste differenze al punto da sterminare milioni di PERSONE torturandole e privandole di tutto, anche del titolo di persone, riducendole a numeri, a oggetti di poco valore, "pezzi". Si era arrivati al punto da considerare uno spreco uccidere un “diverso” con un colpo di pistola, in quanto meritevole di qualcosa di meno impegnativo. Tutto ciò perché DIVERSI. Riflettendoci, se in Italia si considerano diversi i musulmani, in Arabia si considerano diversi i cristiani, se io sono diversa da te e tu sei diverso da me, allora perché perdere il nostro tempo, la cosa più preziosa che abbiamo, a odiare e disprezzare il diverso, quando potremmo semplicemente accettarlo? Sta a noi cambiare, riconoscendo e amando la nostra comune umanità; sta a noi fare la differenza per rendere il mondo veramente MIGLIORE; per fare ciò che ci piace davvero, in tutta libertà senza ledere quella altrui, permettendo a tutti di godersi il loro tempo e la loro vita. Se fosse veramente così oggi non esisterebbero le etichette o non verrebbe data ad esse tanta rilevanza; potremmo essere veramente liberi di fare ciò che ci piace e ci fa sentire bene, senza limitare ovviamente gli altri, senza subire lo sguardo malevolo di qualche persona frustrata, e chissà forse, proprio quella persona che trasuda odio e risentimento, non sarebbe così frustrata. Cosa mi importa di qual è l’etichetta che la società ha deciso di attribuirmi? Se voglio stare con te, lo faccio a prescindere dal tuo aspetto, da chi ami, da dove vieni e dalla tua storia, che sarei tanto felice di ascoltare.

Emilia Laura (classe seconda)

Lettera ad un ebreo

27 Gennaio 2022

Cara Anne Frank,

vorrei conoscere i dettagli dell’orrore che stai vivendo alla mia età, per fare in modo che non accadano mai più. Mi impegno per tutta la mia vita a contrastare le discriminazioni, riguardanti le presunte diversità. Io, che rappresento il futuro, prendo atto della tua esperienza dolorosa e ti prometto che, nel mio piccolo, cercherò di contrastare, sempre questi atteggiamenti.

Mi dispiace tanto per tutto il dolore che stai vivendo e il tuo coraggio dimostra la tua maturità ed intelligenza.

Ciò che mi rende più triste è sapere che non hai un’amica con cui condividere pensieri ed emozioni. Il tuo diario è ancora oggi simbolo di Auschwitz e della guerra. Anche se questo momento della nostra storia è molto triste, la descrizione di questo periodo è importante per noi ragazzi, per fare delle riflessioni. Il considerarvi dei numeri e non avere dei diritti rende questo periodo storico inaccettabile e porta a riconsiderare i diritti molto spesso negati, ancora oggi, per alcune popolazioni in diverse parti del mondo.

Ti saluto.

Roberto (classe seconda)


Cara Anna Frank,

scrivo questa lettera perché ne ho bisogno. Sento il bisogno di sapere come ti sei sentita a rimanere nascosta diversi anni con la tua famiglia, ho bisogno di sapere come stai cercando di sopravvivere nei campi di concentramento, tra il dolore, il freddo, la fame e la mancanza della tua famiglia, come superi l’impossibilità di ritornare alla tua vecchia vita. Ti chiedo scusa per vari motivi, per non esserti stata accanto per tutto quello che stai passando, per averti preso in giro con le mie “amiche” per il solo motivo di essere ebrea. Sono stata egoista e indifferente, quando i tedeschi ti hanno portata via. 

Mia madre, solo ora, mi ha detto che quelle persone sono cattive e vogliono farti del male e per questo ti dico ancora che mi dispiace, per non aver fatto nulla. Io credo in te e l’ho sempre fatto, so che sei una ragazza coraggiosa, spero di rivederti presto e poter ricominciare la nostra amicizia!

Scrivimi.

Alessia (classe seconda)


Gentilissima Senatrice Segre,

oggi è la Giornata della Memoria e la nostra professoressa ci ha fatto vedere una Sua intervista, in cui racconta quello che ha passato.

Mi dispiace molto per quello che ha vissuto e come i Tedeschi l’abbiano fatta lavorare a soli 13 anni. Lei è stata molto forte a vivere una esperienza del genere senza impazzire o pensare al suicidio ed io La ammiro per come è riuscita a non premere il grilletto della pistola per uccidere l’ufficiale nazista, che per scappare l’aveva buttata in terra, salvandogli la vita. Inoltre Lei è stata molto forte, decidendo di non abbattersi e di scegliere sempre la vita. Non deve rammaricarsi, come ha raccontato, per non aver salutato la Sua amica mentre la portavano via, anche se comprendo che deve essere stato molto triste perdere un’amica, in un modo così atroce. Anche il Suo ritorno in Italia non è stato facile, dato che ha visto e subito tanti soprusi, ma per Sua fortuna ha incontrato Suo marito e con lui ha costruito una vita meravigliosa.

Le auguro il meglio e Le invio cordiali saluti.

Umberto (classe terza)

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