Di Agnese Cappelletto e Linda Vason

Chi non vorrebbe viaggiare in località lontane e sconosciute alla ricerca di tesori nascosti? 

E se vi dicessero che il territorio in cui abitate è altrettanto sorprendente?

È stata questa l’esperienza di noi Apprendisti Ciceroni, grazie al progetto F.A.I., che ci ha dato modo di scoprire e condividere con il pubblico la ricchezza di luoghi e monumenti che il nostro territorio custodisce. Il Fondo Ambiente Italiano è una fondazione nata nel 1975 con il fine di tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e paesaggistico del nostro Paese. A tale scopo, borghi, ville, chiese, castelli, palazzi di tutt’Italia, di solito chiusi al pubblico, riaprono due volte l'anno durante le Giornate di primavera e le Giornate d’autunno, così da permettere alla cittadinanza di scoprire la loro storia e i loro segreti. Gli scorsi 16 e il 17 ottobre le Giornate d’autunno hanno infatti animato la città di Noale di dame, cavalieri, sbandieratori, al ritmo di trombe e tamburi, che hanno accompagnato i visitatori alla scoperta della Rocca.

“Se prima di questa visita avessi dovuto citare delle città d’arte, il mio pensiero sarebbe corso a Roma, Milano, Venezia, Firenze o Napoli. Ora però mi sono reso conto che il nostro territorio, dato spesso per scontato, possiede un importante patrimonio culturale, che dobbiamo preservare”, ha osservato un visitatore.

Ecco in breve, dunque, la missione del FAI: valorizzare e prendersi cura di siti anche meno noti.

Per raggiungere tale obiettivo, a noi Apprendisti Ciceroni è stato richiesto grande impegno: innanzitutto, abbiamo seguito delle lezioni online tenute da docenti interni ed esterni sull’arte noalese, sul suo territorio e sulle tecniche da utilizzare per interagire con un pubblico. In seguito, abbiamo studiato e approfondito la storia di Noale, a caccia di dettagli e aneddoti per intrattenere e incuriosire il nostro pubblico. Quando poi sono finalmente arrivate le Giornate d’autunno, eravamo emozionati ed entusiasti, ma anche tesi per la nuova sfida.

Il percorso era semplice, ideato come una staffetta: i visitatori si radunavano nella piazza principale e iniziava la prima fase del tour guidato, che illustrava la storia di Noale e l’importanza dei suoi canali; terminata la spiegazione, il gruppo veniva raggiunto da altri due Apprendisti Ciceroni, col compito di mostrare il cuore della città, la Rocca. Passato il testimone all’ultima coppia, era il momento di raccontare la storia della Rocca.

Questa descrizione rischia tuttavia di essere riduttiva: il progetto FAI non è stato soltanto questo: è stato anche un percorso che ci ha permesso di riscoprire la socialità, che a causa della pandemia era stata fortemente limitata. Nonostante le mascherine, infatti, si coglievano gli sguardi e l’apprezzamento di chi ci ascoltava e si interessava a quanto stavamo dicendo, ricompensandoci del nostro impegno.

Come in tutte le cose, abbiamo dovuto superare nuove sfide: affrontare l’ansia del parlare di fronte a un pubblico vasto ed eterogeneo, soprattutto, ma anche lavorare in team. Se è vero che il progetto F.A.I. ci ha permesso di migliorare competenze comunicative e capacità relazionali, è altrettanto vero che non ci siamo mai sentiti portatori di insegnamento in un’unica direzione, da noi verso il pubblico: affrontando l’emozione e il timore di parlare di fronte a un ampio uditorio abbiamo imparato qualcosa di noi stessi e abbiamo scambiato idee, pensieri e risate. D’altra parte, il nostro obiettivo non era certo pretendere di fare gli esperti, fosse solo per un giorno. Tra le cose che abbiamo imparato, non è da poco neppure aver presto capito che non era tanto importante riferire di quanti mattoni fosse formata la Rocca, quanto piuttosto coinvolgere chi ci stava di fronte nella storia del suo stesso territorio.