Marco Tullio Cicerone, nato ad Arpino, centro nei pressi di Roma, nel 106 a.C.; dopo gli studi di filosofia, retorica e diritto, si dedicò all’attività politica e forense (ossia giuridica: fu spesso avvocato). La sua fu una rapida ascesa, ma nella sua vita non mancarono episodi drammatici: l’esilio in Grecia, a causa delle tensioni con il dittatore Lucio Cornelio Silla; il divorzio dalla moglie Terenzia; il dolore della morte dell’amatissima figlia Tullia; il forzato ritiro a vita privata per non aver sostenuto Cesare e, infine, la sua uccisione per mano dei sicari di Marco Antonio, che volle così vendicarsi delle Filippiche con cui Cicerone lo aveva attaccato.

Come scrittore, oratore, avvocato e politico, si distinse per l’infallibile padronanza dell’arma della parola: riuscì così a lasciarci dei discorsi brillanti, caratterizzati da una straordinaria ricchezza e da un equilibrio compositivo che gli antichi chiamavano concinnitas; seppe sostenere con maestria la propria tesi convincendo e coinvolgendo emotivamente il suo uditorio, variare toni e registri senza mai risultare monotono. Per questo motivo, Cicerone è stato ed è ancora annoverato tra i più importanti oratori della storia: è proprio in virtù della sua eloquenza che il suo nome, Cicerone, è divenuto per antonomasia sinonimo di guida turistica, poiché la capacità comunicativa è uno dei requisiti fondamentali di tale lavoro.

Ma chissà che direbbe l’autore delle Filippiche vedendosi ridotto da scrittore e principe del foro a ripetitore di storie scritte da altri…