Pandemia nei secoli

di Giulia Chiriatti, Serena Lorenzini, Sara Grande

PANDEMIA NEI SECOLI

Peste nera e Covid-19 a confronto

Ci troviamo in un periodo storico difficile in cui la pandemia di Covid-19 ha portato, e ancora purtroppo porta ogni giorno, migliaia di vittime tra la popolazione mondiale.

Si tratta di un periodo non unico nel suo genere infatti nel corso della storia molti avvenimenti simili si sono succeduti. Quello più famoso, per la sua ferocia, ha ridotto la popolazione mondiale di un terzo: la peste nera, che ha portato una crudele devastazione oltre che un crollo demografico non indifferente.

Sono passati settecento anni e una situazione del genere ci aspettavamo solo di studiarla su un libro di storia ma il destino, la natura o secondo alcuni l’esagerata intraprendenza umana ha riportato uno scenario quasi apocalittico, dove la morte di un essere umano sembra da alcuni quasi scontata soprattutto se è un over settanta. Ciò che è certo è che questa epidemia sta provocando migliaia di morti tra i giovani ma in particolare sembra che si stia portando via l’intera generazione dei nostri nonni.

Come oggi anche allora c’era incertezza sull’origine della malattia. Si credeva che la malattia fosse un castigo divino e che fosse diffuso dagli untori, i quali infettavano le persone attraverso unguenti contagiosi, posti sulla porta delle case. Non esisteva una vera e propria cura, ci si occupava semplicemente di prevenire e di fermare il contagio con metodi non proprio ortodossi come penitenze religiose o richieste di miracoli, oltre che ovviamente metodi più pratici come bruciare interi villaggi. Si cercò di adottare delle misure di sicurezza ma questo fu molto complesso poiché gli amministratori dello stato erano loro stessi morti o malati.

La medicina era solo pionieristica, la cura della peste era prettamente erboristica e casalinga e la prevenzione dei medici di allora era fornita da grottesche maschere che consistevano in una sorta di respiratore, aveva due aperture per gli occhi, coperte da lenti di vetro, due buchi per il naso e un grande becco ricurvo, all'interno del quale erano contenute diverse sostanze aromatiche che si riteneva potessero combattere il virus (rosmarino, fiori secchi, lavanda, timo, mirra, ambra, foglie di menta, canfora, chiodi di garofano, aglio e, quasi sempre, spugne imbevute di aceto ecc.).


Dal XIV sec. sembra essere cambiato tantissimo, non solo un normale ed evidente progresso scientifico.

Le maschere ingombranti dei dottori di allora sono state sostituite dalle nostre ormai compagne di vita, le mascherine: da quelle chirurgiche a quelle casalinghe, dalle ffp2 alle tute protettive di medici e infermieri ideate scientificamente per rendere immune la persona che la indossa. Ma anche e soprattutto le modalità con cui si combatte la pandemia e la cura di una persona infetta non è paragonabile al passato.

Fin da subito si è investito denaro e tempo necessari per trovare un vaccino e in meno di un anno è iniziata subito la corsa alla vaccinazione.

In campo sociale la popolazione è cambiata durante la peste per gli effetti cha la morte ha portato sulla vita delle persone e sui loro rapporti: se un parente si ammalava i familiari erano costretti ad abbandonarlo per non rischiare, il contagio in altri casi non poteva essere accudito perché i suoi parenti erano loro stessi già stati contagiati.

Come allora anche oggi l’epidemia e il conseguente distanziamento hanno portato cambiamenti radicali in campo sociale ed economico. Ci è stato chiesto di essere distanti almeno un metro l’uno dall’altro e, questo metro, che fino a poco tempo fa ci sembrava così breve, adesso sembra lunghissimo. Niente strette di mano, niente abbracci o baci, niente uscite ne incontri con amici e parenti. Nei periodi di lockdown tutta l’Italia è stata in standby, tutti i campi produttivi, i servizi e le imprese sono state costrette a chiudere o a rallentare la produzione, questo ha creato una forte crisi economica, di conseguenza molta gente si è trovata a non saper più come portare il cibo in tavola. Fenomeni di solidarietà come la spesa o il pane sospeso sono essenziali esempi di solidarietà. Sono stati molti gli enti a occuparsi dei più bisognosi, ma in particolare ciò che stato fondamentale è stato l’aiuto delle persone comuni.

Come i panettieri che, finita la giornata di lavoro, hanno messo il pane avanzato a disposizione di tutti coloro che quel giorno non sapevano come dar da mangiare ai propri figli.

Una situazione completamente diversa la peste del ‘300, in cui la solidarietà era sostituita da un egoismo, dettato principalmente dal timore, che portava ad essere diffidenti anche con persone non malate ma in forte crisi. Si cominciò ad abolire l’elemosina individuale poiché tutte le risorse dovevano essere concentrate sugli individui di maggior “valore” ovvero se stessi. Paura perché essere infettati significava la morte.

È il timore ciò che ci accomuna con la peste nera, il non sapere cosa succederà domani, ciò che invece ci contraddistingue è il modo di reagire. Ci siamo adattati con l’uso della tecnologia che ha integrato la socialità strappata via. La scuola in DAD, gli incontri con amici e parenti online ci hanno, da una parte fatto apprezzare il progresso e dall’altra apprezzare la genuinità della vita.

È il timore ciò che ci accomuna con la peste nera, il non sapere cosa succederà domani, ciò che invece ci contraddistingue è il modo di reagire. Ci siamo adattati con l’uso della tecnologia che ha integrato la socialità strappata via. La scuola in DAD, gli incontri con amici e parenti online ci hanno, da una parte fatto apprezzare il progresso e dall’altra apprezzare la genuinità della vita.

Situazioni di carattere così ampio inevitabilmente toccano tutti. La storia insegna che, in seguito ad un evento eclatante, la cultura e il modo di pensare sono cambiati. Sarà solo il tempo a dire se il nostro cambiamento sarà in positivo o in negativo.

Adesso vediamo una luce in fondo al tunnel, finalmente tocchiamo con mano un assaggio del risultato dei sacrifici fatti, con l’arrivo del vaccino il traguardo ci sembra vicino, anche se non mancano anche lì molte incertezze da parte di alcuni.

Ora non si può ancora parlare di un lieto fine, ma ci auguriamo, vivamente tutti, non di tornare come prima, ma di tornare nel più breve tempo possibile ad una nuova normalità.

Giulia Chiriatti, Sara Grande, Serena Lorenzini