Nell’autunno del 1776, padre Carlo Giuseppe Campi, dell’ordine dei Somaschi, nota una sorgente di "acqua infiammabile" nelle acque stagnanti di San Colombano al Lambro (Mi)
Prega Volta di studiarla per rivelarne la natura
Lo scienziato non può andare nella Bassa Lodigiana, ma lavora di cervello
Questa aria viene prodotta all’interno delle acque pantanose e quindi sospetta che si tratti di un evento comune a tutte le paludi. L'intuizione arriva quando Volta è in vacanza ad Angera, sulla sponda lombarda del lago Maggiore: è qui che le sue supposizioni trovano conferma.
Raccoglie l’aria prodotta in un canneto, tra laghi e stagni, dove riposano i resti di vegetali e di animali putrefatti, dimostrando che il gas non è un prodotto di origine minerale, ma organica.
Volta ribattezza questo gas "aria infiammabile nativa delle paludi", poi diventato noto come metano. In una delle sue lettere suggerisce di sostituire l’uso dell’olio come combustibile per le lampade con il gas delle paludi.
Queste lampade, dette “lampade perpetue” o "lampade di Volta", fanno del suo inventore il precursore dell’illuminazione a gas. Il principio del loro funzionamento è stato poi esteso all’accendilume elettrico, detto poi accendino.
Consiste in un vaso di vetro con all'interno un bulbo collegato con un cilindro graduato. Se si riempie parzialmente il vaso di vetro e lo si pone capovolto in un recipiente, anch'esso contenente acqua, in modo che appaia immerso completamente; rimarrà un po' di aria all'interno del bulbo. Il volume di quest'aria è determinato dalle tacche del cilindro.
Se si riscalda l'acqua, quest'ultima riscalderà l'aria che si dilaterà, spingendo fuori dal cilindro una quantità di acqua.
Si può ricavare la legge di dilatazione universale: infatti se il riscaldamento avviene lentamente, si può presupporre che la temperatura dell'aria sia uguale a quella dell'acqua che la circonda; allora misurando la temperatura dell'acqua e il volume dell'aria alle diverse temperature, si può ricavare la legge.
Volta trovò che l'aumento di volume è direttamente proporzionale all'aumento di temperatura: per ogni grado di temperatura che aumenta, il volume aumenta di 1/273 del volume del gas a 0°
Pochi anni dopo verranno annunciate le leggi di Gay-Lussac con cui tali proprietà vengono estese a tutti i gas.
Per studiare la deflagrazione ottenuta scoccando una scintilla in un miscuglio di aria infiammabile e aria comune Volta realizzò l'eudiometro, che era pensato per valutare la respirabilità dell'aria.
Lo strumento è costituito da un tubo di vetro con un'imboccatura posta in una bacinella d'acqua e l'altra imboccatura chiusa da un turacciolo di sughero e sigillata con mastice.
Attraverso il turacciolo passano due fili metallici che terminano all'esterno del tubo con due sferette metalliche.
Riempiendo il tubo con aria e aria infiammabile, Volta faceva scoccare una scintilla, ottenendo uno scoppio, in seguito al quale il livello dell'acqua nella parte inferiore del tubo saliva sensibilmente.
Ciò mostrava che l'aria infiammabile e una parte dell'aria comune "svaniva", lasciando nel tubo solo aria "flogistizzata", ossia priva di ossigeno.
Nel gennaio 1777 Alessandro Volta riuscì a costruire la pistola elettroflogopneumatica, dimostrando il forte scoppio che si genera facendo scoccare una scintilla in una miscela di aria comune e di aria infiammabile (idrogeno o metano)
Costituita da un tubo di vetro contenente due elettrodi: veniva riempita di gas infiammabile e aria e successivamente chiuso con un tappo di sughero. Tenendo in mano un elettrodo e toccando l'altro con un elettroforo carico, si innesca un'esplosione che espelle con violenza il tappo.
Avendo per prima ottenuto la combustione in vasi chiusi, mediante scintilla elettrica, di miscele di gas infiammabili e aria, Volta può essere considerato il precursore dei sistemi di accensione dei moderni motori a benzina.
Le prime pistole erano fatte di legno, le successive di vetro o di metallo e avevano forme diverse. Esse divennero presto un oggetto di grande interesse e curiosità.