Cinerea

L’unica via per accedere a Cinerea è un grande portale di cemento nudo, con alla base una singolare dogana.

Due guardiani, con le teste rasate e i movimenti rigidi come quelli di due burattini, indossano una sobria divisa di velluto nerissimo, quasi a voler esacerbare con la sua pulizia il contrasto con l’ampia fascia di stoffa che questi portano a tracolla.

Impossibile indovinare il colore della fascia: ogni suo palmo è coperto da una miriade di piccoli bollini tondi, alcuni gialli, pochi, e altri grigio fumo, assai più numerosi, appiccicati fitti fitti l’uno sull’altro.

La fondina che i guardiani portano appesa alla coscia non nasconde una pistola o una baionetta, ma un pugno di adesivi tondi, gialli o grigi, identici a quelli appesi alle loro fasce.

Ecco la singolarità della dogana. I guardiani bloccano i viandanti, i carretti, le carovane che giungono alla città, ma non perquisiscono i bagagli, non domandano i documenti e non esigono un pedaggio; a ogni contadino, mercante, principe straniero consegnano invece una fascia di stoffa, che differisce da quella che essi stessi indossano per il solo fatto di essere priva di adesivi, e una fondina zeppa di bollini gialli e grigi.

Solo dopo aver verificato che ogni avventore abbia indossato la fascia e la fondina assegnategli, i guardiani gli concedono l’ingresso alla città.

Basta una breve passeggiata per gli stradoni asfaltati, i palazzoni squadrati e i monumenti astratti delle piazzette senza aiuole per comprendere la ragione di quell’equipaggiamento che tutti, passanti, locandieri, vigili urbani, persino i senzatetto, devono indossare finché si trovano nella città.

Si può assistere, ad esempio, ad un impiegato, con a tracolla la sua bella fascia fitta di bollini grigi e povera di gialli, che mentre cammina verso l'ufficio ingoia una caramella all’anice e che, sicuro di non essere visto, ne abbandona la cartaccia su un muretto. 

L’operaio che però in cima all’impalcatura sta sostituendo la lampadina del lampione si accorge del gesto; scende a rotta di collo dall’impalcatura, richiama l'attenzione dell’impiegato, estrae dalla propria fondina un bollino grigio e lo appiccica alla fascia di quest’ultimo, sopra agli altri adesivi, per poi riarrampicarsi di nuovo sul lampione.


L’impiegato si osserva qualche secondo il nuovo tondino; stringe le labbra e si maledice silenziosamente, ma anche stavolta è troppo tardi e non gli resta che proseguire la camminata.

Dopo pochi passi l’impiegato si ferma sul ciglio di una strada, attendendo di poter attraversare. 

Sente chiamare il suo nome; è il collega della scrivania vicina che si sta avvicinando ad ampie falcate.

Il collega lo saluta con particolare energia. Era sempre stato un uomo parecchio loquace, per non essere scortesi, ma quella mattina era evidente avesse in canna qualcosa di più scottante del solito.

Attaccò subito, anticipando le domande di cortesia che l'impiegato si sarebbe sentito in dovere di rivolgergli. 

Il collega era impaziente di raccontargli tutto quello che aveva saputo sul conto di altri esemplari della fauna del loro ufficio per bocca della segretaria, con la quale la sera prima, dopo lavoro, era uscito per bere una birra. 

La conversazione tra il collega e la segretaria, nonostante le sue abilità seduttive, da lui tanti millantate, si era velocemente impantanata sui pettegolezzi poco lusinghieri nei riguardi dei vari colleghi, e da lì non c’era più stato verso di farla muovere.

Eludendo abilmente le domande dell’impiegato circa la sua inclusione in prima persona nei suddetti pettegolezzi, il collega comincia a riferire le varie nefandezze del capoufficio, degli addetti alle pulizie, dell'usciere.

Ad esempio, la segretaria gli aveva raccontato di come fosse convinta che l’usciere le avesse rubato il rossetto.

Era certa di averlo lasciato appoggiato sulla scrivania quando era uscita per la pausa caffè, ma una volta tornata il rossetto non c'era più.

Non poteva provarlo con certezza, ma era evidente: i colleghi erano tutti in corridoio a bere il caffè insieme a lei. Solo l'usciere non si trovava con loro.

Inoltre lei era una donna ben più che attraente, e ancora nel fiore degli anni; naturale che quel porco panzone dell’usciere, con quegli occhietti piccoli e sporgenti, avesse un debole per lei. Sicuramente avrà una qualche cleptomania ossessiva; con le sue manacce viscide aveva sgraffignato il suo rossetto per farne chissà cosa!

L’impiegato non risponde. La storia pareva del tutto inverosimile, ma il collega non è il tipo che si lascia contraddire facilmente, e poi aveva già attaccato con un altro aneddoto.

Pur di farlo una buona volta tacere, l’impiegato gli avrebbe rifilato ben volentieri tutti i bollini grigi rimasti nella sua fondina. Se solo avesse potuto farlo senza che lui lo vedesse!

I due giungono intanto di fronte all’ufficio. 

Spingono la grande porta in vetro. Il collega non si dirige subito agli ascensori come di consueto; estrae prima dalla fondina un bollino grigio e lo appiccica alla fascia dell'usciere.

Si volta poi verso l’impiegato, inarcando le sopracciglia. Per una volta non parla con la lingua, ma con lo sguardo.

Anche l’impiegato estrae un bollino grigio dalla fondina e lo attacca sul petto dell'usciere, accanto a quello appena piazzato dal collega.

L’usciere, rimasto solo, non riesce in nessun modo a spiegarsi il perché di quel gesto.

Fantastica, quando l’impiegato fosse uscito dall’ufficio, di piantarglisi davanti e domandarglielo a muso duro; ma quello non è davvero lui, l’usciere. Sa che anche stavolta non ne avrebbe mai il coraggio.

Ecco che entra la segretaria, coi tacchi a spillo e gli occhiali da sole leopardati.

L’usciere, senza neanche accorgersene, ha già ficcato la mano nella fondina e ne ha già estratto un bollino giallo.

Muove un passo verso la donna e con delicatezza lo incolla sulla fascia che questa indossa sopra la pelliccia sintetica.

La fascia rifulge già di bollini gialli, ma all’usciere pare che ora, avendone aggiunto un altro dei suoi, questa brilli più del solito, e con essa la sua indossatrice.

La segretaria se lo lascia appendere senza dire una parola, per poi proseguire svelta verso gli ascensori.

Mentre l’usciere ritorna alla sua postazione pensa che in fondo non ci siano persone più meritevoli dei suoi bollini gialli di una donna così incantevole.

Questa è Cinerea, città dove per decidere chi si ha di fronte basta uno sguardo, e dove i bollini non si possono più staccare.


Le porte dell'ascensore si riaprono e la segretaria entra nell’ufficio. Mentre sta per giungere alla sua scrivania urta un oggettino con la punta della scarpa.

Si china a raccoglierlo; ma pensa te dove si era nascosto il rossetto per tutto questo tempo!