L'evoluzione nel campo sportivo femminile

L’evoluzione nel campo sportivo femminile.

Lo sport è stato considerato per molti anni una passione solo ed esclusivamente maschile. In passato vi erano disuguaglianze anche tra quest’ultimi in quanto, ad esempio, durante le olimpiadi gli unici a poter partecipare erano gli uomini appartenenti ad elevate classi sociali, mentre, tutti gli altri dovevano limitarsi ad assistere come spettatori. Le donne venivano escluse da ogni tipo di competizione sportiva, non potevano né partecipare né assistere, il loro ruolo era quello di soddisfare i bisogni del marito prendendosi cura dunque dei figli e della casa. Tutto ciò durò molto, a mio parere, troppo. Le donne non potevano farsi valere, non vi era alcuna reazione da parte di queste per farsi rispettare. Nonostante questo, ricordiamo alcune donne che invece hanno avuto il coraggio di non farsi calpestare, di farsi portare sullo stesso piano dell’uomo, di farsi quindi VALERE. Il 4 giugno del 1913 tutta l’Inghilterra si recò a Epsom, alle porte di Londra, per il Derby, la corsa dei cavalli che richiamava la nobiltà e la ricca borghesia dell’epoca. Tra il pubblico c’era anche il re, Giorgio V. La corsa ebbe inizio, i concorrenti lanciati al galoppo , a un passo dalle ringhiere di protezione, una donna si gettò all’improvviso verso il cavallo del re per tentare di afferrarne le briglie. L’urto fu tanto imprevisto quanto spettacolare. La donna era Emily Davison, una suffragetta, come si diceva allora con malcelato disprezzo; riportò una frattura cranica e varie lesioni interne, e morì pochi giorni dopo. Parlando adesso di avvenimenti recenti, ricordiamo il caso della giovane ragazza barbaramente uccisa perché ‘colpevole' di amare la pallavolo. Come tante ragazze della sua età, Mahjabin giocava a pallavolo e sognava di diventare una campionessa. Faceva parte della nazionale giovanile afghana e militava nel Municipality Volleyball Club Kabul. A differenza di alcune sue compagne, non era riuscita nei mesi scorsi a lasciare l'Afghanistan e mettersi in salvo. La Lega di Serie A femminile intende organizzare un'iniziativa per denunciare quanto sta accadendo in Afghanistan e per esprimere la più sincera solidarietà alle vittime del regime talebano. Perché lo sport sia ovunque veicolo di emancipazione, di crescita personale e sociale e non di morte.