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ALDA MERINI, "Vuoto d'amore"



Parlare di Alda Merini è per me sempre molto emozionante perché oltre ad essere stata una delle più grandi poetesse del panorama letterario italiano e, oserei dire, mondiale, ha avuto una vita difficile, trascorsa per molto tempo in manicomio (l’ospedale psichiatrico Paolo Pini di Milano).

Il libro di cui vi parlo è intitolato: “Vuoto d’amore” e per descriverlo citerò Maria Corti, che si è occupata dell’introduzione del libro.

«La Merini scrive in momenti di una sua speciale lucidità benché i fantasmi che recitano da protagonisti nel teatro della mente provengano spesso da luoghi frequentati durante la follia. In altre parole, vi è prima una realtà tragica vissuta in modo allucinato e in cui lei è vinta; poi la stessa realtà irrompe nell’universo della memoria e viene proiettata in una visione poetica in cui è lei con la penna in mano a vincere.»

Alda Merini è diventata, col tempo, anche un personaggio molto amato dal pubblico del piccolo schermo, il suo modo calmo di parlare e la sua immensa cultura hanno conquistato il cuore di migliaia di persone. D’altronde la sua vita è caratterizzata dall’amore e dall’assenza di esso, diversi matrimoni e la nascita delle figlie, ma ha anche conosciuto la sofferenza e la solitudine, la prigione mentale e l’abbandono. Tutto ciò non è bastato a fermare la sua grandezza e la sua immensa voce che ci parla attraverso le sue poesie. “Vuoto d’amore” è la silloge a cui faccio riferimento, le poesie sono divise in questo modo: Il volume del canto; Poesie per Charles; La gazza ladra – Venti ritratti; Per Michele Pierri; Poesie per Marina e La Terra Santa. Nessuna delle parole della Merini è lasciata al caso, ogni verso nasconde dietro un mondo e tante immagini, spesso crude, spesso rosse. Rosso è il colore che a mio avviso si associa a questa grandissima poetessa, rosso è il colore dell’amore che tanto cita nei suoi versi ma che forse non ha mai realmente vissuto fino in fondo; rosso è il colore del sangue, della crudità, del peccato; rosso è il colore della poesia. Poesia che tormenta l’animo del poeta ma che lo libera dalle catene dei pregiudizi dettati dalla società in cui si vive.

CANTO ALLA LUNA

La luna geme sui fondali del mare,

o Dio quanta morta paura

di queste siepi terrene,

o quanti sguardi attoniti

che salgono dal buio

a ghermirti nell’anima ferita.

La luna grava su tutto il nostro io

e anche quando sei prossima alla fine

senti odore di luna

sempre sui cespugli martoriati

dai mantici

dalle parodie del destino.

Io sono nata zingara, non ho posto fisso nel mondo,

ma forse al chiaro di luna

mi fermerò il tuo momento,

quanto basti per darti

un unico bacio d’amore.

Alda Merini è senza tempo, è rivoluzionaria, romantica parla di «labbra gaudenti che sanno di tanta ironia» e di «innamorati dolori», si fa fotografare a seno nudo inviando un forte messaggio a tutti, anticipando la body positivity dei nostri giorni.

“La ragazzetta milanese”, così la chiamava Pasolini, parlava della sua follia (pur non credendo in essa) considerata un disagio, non ha mai pensato però di esser pazza, tutto era “un vuoto a rendere alla vita”. E noi non possiamo non leggerla, cercando di quanto più interpretarla e comprenderla, lasciandoci ammaliare dalle sue dolci parole.