E se fosse questo il mondo normale?

Giovanni Guido. Prof.

Ogni giorno, se c’è qualcosa che non va,

se ci privano di un diritto, ci lamentiamo, senza provare a fare nulla affinché ciò non accada. Ancora peggio è far finta di niente, quando è qualcun altro a soffrire, perché qualcuno gli impone qualcosa, o perché viene privato di qualcosa. Essere indifferenti o omertosi è la cosa più brutta di questo mondo, e probabilmente è anche per questo motivo che la mafia esiste. La mafia continua ad esistere anche a causa della nostra indifferenza. Spesso si ha paura di parlare. Però devo essere sincero, a volte è difficile non avere paura, pensando tutte quelle persone che lo hanno fatto e che sono morte. È difficile lo so, ma solo denunciando e parlando, si può combattere la criminalità. Tutti insieme.

Nicolas Mario Sava. 3N

Vuoto, Silenzio, Buio

Era Pasqua. Dopo una violenta litigata con mia sorella avevo deciso di dover prendere aria e armato di mascherina e guanti nella giacca, mi ero preparato.

Mio padre, vedendomi uscire, mi disse che mi avrebbe accompagnato e così uscimmo: girammo per l'isolato, costeggiando il confine dei fatidici 200 metri.

Saranno state le 7 di sera, cominciava a tramontare. Per la prima volta dopo settimane rivedevo il mio quartiere: il mio angolo di Lecce.

Lo stesso quartiere sempre pieno di clacson, moto che sgommano, canzoni rimbombanti dall' oratorio dei salesiani, sempre colorato dai mille volti che vanno e vengono da tutte le parti. Quel quartiere ora era Vuoto, con poche persone che timidamente si muovevano sui marciapiedi accompagnati dal solo fruscio delle fronde. Non si può dire che non c'era anima viva: le anime c'erano, si percepivano, ma oltre i muri delle case, Silenti.

Quel panorama così grigio mi gelò il cuore. Forse ho capito com'è davvero la quarantena: una sera di domenica interminabile che, pur colorata dalle sfumature rosee del tramonto e dal verde della natura, ci appare grigia.

La quarantena ci sembra monotona, monocromatica, tutta uguale. Ma il suo è un grigio che si accompagna con le nostre più grandi paure: il Vuoto, il Silenzio e il Buio. I tre mostri dell'angoscia.

Il terrore del Vuoto, l' Horror Vacui, che accompagna l'umanità da sempre, ora riempie le nostre giornate. Tutto quello che volevamo fare fuori dalla routine lo abbiamo fatto, ci ha stancati e ora: c'è solo il Vuoto.

Il tg giornaliero, il podcast alla radio hanno lo stesso suono del fruscio delle piante: riempiono il Silenzio. Il silenzio sovrumano che spaventava Leopardi che era abituato a stare chiuso a casa ci inghiottirà presto, se non troviamo il giusto mezzo per colmarlo.

Ed infine il Buio, il mostro nell'armadio della camera dei bambini. Se è vero che la notte porta consiglio, essere bloccati alla domenica sera non ci aiuta. Proprio come Foscolo, alla sera ci accorgiamo del buio che arriva, ci avvolge e ci soffoca. Tutti hanno paura del Buio: ci atterrisce non poter vedere dove mettere i piedi per far passi in avanti, con il pericolo di cadere nel Vuoto, precipitando nel Silenzio.

Ciononostante arriva la Primavera in nostro aiuto: le piante che verdeggianti e fiorite dominano le aiuole e scandiscono il tempo che passa. Il reo tempo che tediava il poeta neoclassico potrebbe esserci amico: la quarantena va avanti già da un mese, sta a noi farla sbocciare ora che è primavera; quando ne usciremo, se ci sarà il caldo estivo, sarà troppo tardi. Come far fiorire la nostra quarantena? È questa la domanda che dovremmo farci ogni giorno. Sta o ognuno di noi la fatica di rispondervi.

Le stelle dei lampioni illuminavano la circonvallazione regolari. Rientrammo a casa con il cielo che era spoglio delle sfumature del tramonto. Il panorama, però, non era buio in quella strada stellata.

Vito Ingrosso. 3B

Distanze

Esiste una disciplina, creata dall’antropologo Edward Hall, chiamata prossemica, che studia l’uso che ogni individuo fa del suo spazio personale e sociale. Ogni giorno, comunicando, la persona è tenuta a creare, rimanipolare o annullare le distanze interpersonali. È un meccanismo che avviene incoscientemente, influenzato dalla sfera culturale in cui si cresce. Una sorta di istinto animale, ancora presente, che gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni sociali. È proprio la distanza, la quantità di cm interposti, che rappresenta un incomodo, o un agio. Attraverso degli studi si è arrivati a definire una vera e propria zona, definita bolla prossemica, sezionata in livelli dipendenti dal tipo di rapporto con l’altro. Quattro zone diverse, una precisa gestione del nostro territorio personale, una comunicazione non verbale, un movimento naturale e spontaneo, che, nell’ultimo periodo ci è stato imposto di cambiare, correggere, mutare. Per il bene, addirittura, della popolazione mondiale. Quella circonferenza di 1m, secondo Hall riservata alle persone estranee con le quali si ha poca confidenza, è diventata la zona per intimi, parenti, congiunti e non.

Ed è così che gli occhi dei bambini, sempre desiderosi di coccole, sono diventati plumbei, che i lavoratori si sono appiattiti su uno schermo, che le urla impetuose degli studenti gioiosi sono silenziate da un microfono disattivato.

Quel metro di distanza, la norma dell’isolamento, ha reso l’abituale tramenio delle piazze un’anomalia. Ha reso necessario autocertificare la normalità. Ci ha portato ad essere diffidenti, guardinghi, ombrosi.

Così, imprigionati in una successione di giornate fotocopia, che si concludono con la tabellina dei morti in televisione, tutto sembra amaro come il fiele. Stiamo attingendo dal nostro patrimonio di resilienza e siamo pieni di domande e risposte, facciamo illazioni e poi finiamo sempre per perderci nella spirale dell’animo.

Così è tutto più difficile. Manca la spalla fisica su cui appoggiarsi, il sorriso dell’amico messaggero di gioia, l’abbraccio caloroso della nonna. Perciò è necessario sforzarsi. Bisogna abbassare una particolare mascherina, quella mentale. È necessario guardarsi dentro, per capire chi siamo davvero. E, soprattutto, permettere all’altro di scrutarci. Avere il coraggio di chiedere aiuto, di rivelare le nostre debolezze.

Annullare quella bolla prossemica davvero soggiogante, non richiesta da nessun DPCM, che ci ostiniamo ad interporre.

Chiara Santovito. 2D

È assurdo

come nel 2020 si debba ancora lottare per avere rispetto nei confronti di chi è omosessuale, è incredibile parlare di ciò e come dopo molti anni che si discute ancora non si sia arrivati a nulla di concreto, anzi sia peggiorata la situazione. Certo, come per molti sembra un qualcosa di strano parlare di questi argomenti, poiché non vi è niente di sbagliato ad avere un orientamento sessuale nei confronti dello stesso sesso, per molti sono strane proprio le persone omosessuali. Stento quasi a crederci quando sento insulti nei loro confronti, oppure discriminazioni infondate, ridere di una scelta altrui. A parer mio, non si tratta di diversità, siamo tutti uguali (esclusi gli aspetti fisici o le idee di pensiero), siamo uomini e abbiamo tutti gli stessi diritti, come enuncia anche l’Articolo 3 della Costituzione, che evidentemente non è conosciuto da tutti. Soprattutto in questo periodo bisogna essere uniti e non pensare a cose paradossali, come se Dio avesse mandato un virus per punire gli uomini data la presenza di omosessualità nel mondo; siamo di fronte a cose molto serie, gente che muore ogni giorno, persone che perdono familiari, amici e coloro che amano, e molti davvero pensano a questo? Seriamente ancora è presente questa chiusura mentale in determinate persone? Sono una ragazza che ha sempre accettato ogni tipo di pensiero, anche quello opposto al quello personale e ho spesso cercato di far ragionare le persone che la pensavano in modo sbagliato, ovviamente non perché la pensassero diversamente da me, bensì era un ragionamento non corretto visto dagli occhi dell’oggettività. Sarei, dunque, ipocrita ad insultare le persone che credono a loro volta che gli omosessuali siano “inferiori” a loro stessi, però, spero vivamente che imparino a crescere mentalmente e che il loro pensiero possa cambiare in positivo. Vi sono problemi molto più grandi a cui pensare e di certo essere omosessuali non è un problema. Tralasciando che questo fenomeno di avversione nei confronti di chi è diverso rispetto alla norma imposta, oramai, nel mondo, quasi come se fosse una sorta di stile di vita, sono in una generazione dove le “diversità” vengono sottolineiate e marchiate ancora di più, vi sono persone che insultano pesantemente coloro che la pensano in modo diverso dal proprio. Mi auguro che tutto questo possa finire e che le persone imparino ad accettare qualsiasi aspetto, magari diverso dal loro.

Virginia Estrafallaces. 3I

Al giorno d'oggi non è accettabile

che nella maggior parte del mondo qualcuno debba essere preso di mira e escluso dalla società solo perché ha un'orientamento sessuale diverso da ciò è considerato "normale". Al contrario dovremmo usare questa diversità come fonte di ricchezza e cercare di stare vicino a queste persone nel loro percorso.

A mio parere la società moderna dovrebbe cercare di abbattere gli stereotipi e pregiudizi riguardo la discriminazione in generale, non solo contro gli omosessuali. Dovrebbe cercare di includere tutti e creare un ambiente sereno in cui chi è considerato "diverso" possa sentirsi libero e felice, al posto di creare un'idea di normalità che fa sentire infelice e sbagliato chi non ne fa parte. In questo modo sarebbe tutto più facile. Ad esempio, molti ragazzi non riescono a fare coming out a causa del pensiero degli altri e sono costretti a vivere con un "peso". Tutti noi dovremmo cercare di aprire la mente e prendere esempio proprio da coloro che della loro diversità ne fanno un pregio e sono fieri di come sono realmente

Letizia conte. 2N

Sei felice?

La domanda "sei felice'" è enigmatica poiché bisognerebbe capire che cos'è la felicità. Credo che per ciascuno la felicità abbia un diverso valore: c'è chi è felice portando a spasso il cane, c'è chi lo è abbracciando chi ama, e potrei fare molti altri esempi di felicità fatta di piccole cose. Per me essere felice equivale ad avere intorno persone che mi sappiano apprezzare per ciò che sono e che siano al mio fianco quando ne ho bisogno, persone che mettano in luce i miei aspetti positivi e vadano oltre l'apparenza. Credo che la felicità sia un traguardo da conquistare quotidianamente quando cogliamo i piccoli gesti positivi che vengono dalle persone più inaspettate e quando ci sentiamo gratificati per un complimento ricevuto e per lavoro svolto bene. Non voglio illudermi di essere felice ma desidero pensare che sto costruendo la strada per la felicità.

Dario Lerose. 2I

Sei felice? Bella domanda!

Apparentemente innocua, ma che invece costringe a scrutare nel profondo di se stessi e, guardando in me stessa, mi sono resa conto di associare l'idea di felicità ad immagini: la scuola, la danza, la possibilità di coltivare liberamente gli affetti di parenti ed amici. Immagini semplici, legate al quotidiano, a ciò che era prima del lockdown. Si può essere felici in questo periodo così destabilizzante, ora che appare tutto come ibernato, sospeso, come se un immenso velo avesse coperto le nostre vite? E' vero, le cose stanno migliorando, ma ci sono ancora persone che perdono la vita, di fronte all'impotenza dei medici, molti dei quali hanno perso la loro per salvare quella dei propri pazienti. Quindi , alla domanda se oggi sono felice, non posso che rispondere: no, non lo sono. Tuttavia sono positiva, poiché è consolatorio per me vedere le persone che amo in salute e gli sforzi di tutti per riuscire ad andare avanti, in attesa che questa situazione surreale finisca. Don Alberto Ravagnani ha detto che, a volte, per arrivare alla felicità si può passare per un senso di mancanza, che si traduce in inquietudine, in tristezza, ma anche nell'attesa di qualcosa che deve arrivare. Ed è così che mi sento: in attesa. La professoressa di italiano ci aveva chiesto di individuare delle metafore per immagini: ho subito pensato all'opera di Magritte "Il castello dei Pirenei" perché questa immagine è per me la rappresentazione della situazione attuale. Credevamo di vivere su rocce inattaccabili, invece siamo sospesi su di un mare agitato. Però il cielo è chiaro, con bianche nuvole, e si apre alla speranza: torneremo ad appoggiare per terra, l'attesa finirà ed allora potremo riprendere le nostre vite e riconquistare la felicità.

Vittoria Teresa Maria Cervo. 2I


La felicità è un'emozione molto soggettiva.

Io posso essere felice in un modo e altri in un altro. Le emozioni possono cambiare improvvisamente, senza nemmeno accorgersene.  Durante questo periodo difficile, chiusi in quarantena, ho trovato il mio modo per essere felice. Ho pensato "se non sono felice ora, quando potrò esserlo?". Non c'è un giorno, un momento preciso per essere felice, per sorridere. Non si sa mai cosa potrebbe succedere a noi o ad un nostro caro.

Io ora mi sento fortunata. Ho persone con cui passare il tempo, ridere e non sentirmi sola. Quando eravamo più liberi non avevo la necessità di uscire tutti i giorni, ma ora che non posso mi dispiace di aver rifiutato alcuni inviti, perché penso che avrei potuto godere di quei piccoli momenti di felicità.

Dobbiamo trovare sempre il modo per tirarci su il morale.  La vita è fatta di ostacoli, è una continua discesa e salita. Se questi non ci fossero, che vita sarebbe? Senza, non potremmo mai apprezzare pienamente quelle occasioni di felicità. Bisogna saper cogliere ogni piccolo momento e renderlo il più bello.

Sarei egoista a dire che in questo periodo non sono felice, perché ho la fortuna, contrariamente ad altri, ad avere da mangiare e la mia famiglia vicina. Ci sono persone che in questo momento stanno soffrendo e sicuramente vorrebbero stare al mio posto.

Quindi, dopo tutto, sì, sono felice, perché faccio di tutto per non smettere mai di perdere il sorriso, ma non posso neanche non ammettere che mi manca la mia quotidianità. Però attendo, attendo con pazienza che tutto ciò finisca al più presto, soprattutto per coloro che oggi sono in difficoltà.

Héloïse Kieffer. 3L

Non saprei dare un giudizio ben preciso di felicità, due mesi fa magari avrei dato una definizione ben articolata menzionando anche viaggi lussuosi, avere un lavoro prestigioso da grande, magari una bella casa grande e spaziosa, insomma avrei menzionato molte cose materiali.

In questi due mesi in cui siamo vincolati nelle mura di casa , senza poter vedere i nostri amici o semplicemente fare la nostra normale routine (andare a scuola, interagire con i nostri compagni anche con un solo sguardo, tornare a casa, studiare, magari uscire, fare semplicemente compere o andare a casa di un’amica) il mio concetto di felicità è totalmente cambiato.

In questi giorni sono nervosa, a volte ho addirittura attacchi d’ansia (mai avuti prima) scaturiti dal fatto di sentirmi come un animale in gabbia. È proprio in questi mesi che ho capito l’importanza delle giornate vissute appieno, credo che adesso la felicità la raggiungerei anche semplicemente abbracciando una mia amica, guardarla in faccia e capire già da uno sguardo cosa pensa.

La quarantena ci sta togliendo tante cose, prima di tutte la libertà ma mi sta donando una prospettiva totalmente nuova e suggerendo un nuovo stile di vita.

Adesso credo che la felicità sia godersi appieno quello che abbiamo, specialmente la quotidianità a cui ormai ci siamo abituati e a cui non facciamo più caso, a goderci le cose più semplici che a volte sono quelle più belle.

Daniela Circella. 3L

La cura per la solitudine

Ricordo la prima volta che uscii sotto casa mia durante la quarantena: All’improvviso tutto era così diverso dalla solita frenesia della vita comune. Non c’era una macchina in movimento, niente clacson, nessun rumore meccanico, niente di niente, gli unici suoni che si udivano erano il fruscio delle foglie al vento, il cinguettio dei pochi uccellini rimasti appollaiati sui fili della luce.

Persino le voci e i suoni provenienti dal conservatorio si erano acquietati, i cantanti e i cori si erano zittiti, inesorabilmente, i musicisti avevano smesso di suonare, di fare le prove, lungo i marciapiedi nessuno si era azzardato a passeggiare là fuori in quel deserto silenzioso che era diventata la strada.

Le persone erano scomparse.

Decisi di non addentrarmi in quel deserto, in quella via, in quell’isolamento e andai dalla parte opposta, uscendo dal retro dove, dopo un breve tratto di strada, brulicava il verde dei prati.

Almeno lì mi sarei sentito meno solo, con la natura accanto a me.

Non so per quale motivo, per quale ragione, per quale voglia, ma stare in quella piaggia deserta di muri, di asfalto e metallo

aveva destato in me il bisogno di ricontattarmi con la madre Terra che, ben lieta di ricordarci che siamo solo essere umani, una delle tante specie che sfama e ospita, aveva voluto punirci per l’abuso commesso giocando a Davide e Golia, scagliandoci contro un proiettile tanto piccolo e invisibile quanto pericoloso e contagioso.

Una dura lezione che sta riportando tutta l’umanità sulla retta via.

Mentre la strada era una via desolata, i prati davano compagnia: il fruscio dei fili d’erba alleggeriva la mente, la rilassava, la apriva e nuove idee si facevano strada tra i miei pensieri,curando quel vuoto, quella crisi creativa che mi aveva tanto afflitto quei giorni di noia.

E finalmente con quelle idee positive in mente, mi sentivo meno solo.

Con l’ispirazione avevo riacquisito tremore, l’emozione vera, l’anima.

Consolato da quell’incontro, da quel contatto, da quel collegamento ritornai sui miei passi verso casa, soddisfatto.

È proprio vero che a volte in tutta la sua tranquillità, il silenzio cura più di mille parole.

Giorgio De Lazzari Pinnelli. 3L

Ciao Giulio del futuro. Come va? Spero bene...

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Giulio Adorno. 1C

Avevo quindici anni e leggevo Marquez, Vonnegut e Rimbaud.

Mi piaceva da morire un ragazzino con i capelli lunghi, alto e di poche parole. Fumavo per darmi un tono, ma mi faceva schifo. L’essere grande ti lasciava l’alito cattivo e la gola in fiamme.

All’intervallo facevo cricca con altri studenti e progettavo partitone a Dungeons and dragons. Camicie informi, capelli lunghissimi e jeans a zampa, Janis Joplin e il rock inglese; la dimensione adolescenziale che mi ero scelta non aveva nulla a che fare con quegli anni 80. In quei corridoi lunghi e freddi, seduta per terra a immaginare come diavolo fosse fatto il mondo e a ripassare latino per l’interrogazione delle 11, ero più a casa di casa mia, dove fuori dalla mia tana tappezzata di poster, mi sentivo ospite senza invito.

Se mi avessero tolto la scuola, avrei sentito in pericolo la mia casa.

La scuola, in quei ritagli tra i banchi, era il mio momento.

Se me lo avessero tolto, avrebbero messo in quarantena molto di più di qualche lezione e di un pugno di amici, avrebbero messo in quarantena uno di quei momenti in cui tutto si decide.

Maria Gabriella Bustini. Prof.ssa

In questi giorni ho provato a fare un po’ di introspezione,

evitando di pensare unicamente prima di andare a letto come in genere faccio, presa dalla routine e dai mille impegni. Penso che questo esercizio mi sia servito molto e ho anche notato la differenza nel farlo in un momento diverso della giornata, perché isolarmi completamente mi ha fatto capire alcuni lati di me stessa a cui forse non sarei mai arrivata. Tuttavia, secondo me l’esercizio funzionerebbe ancora meglio se non stessimo esclusivamente nelle nostre case per via del virus. Quando, speriamo al più presto, torneremo alla vita normale, proverò a ritagliare uno spazio nella giornata per me stessa, perché credo che in seguito al confronto con gli altri possa portare maggiori frutti, anche per quanto riguarda l’ambito comportamentale. Non ce ne rendiamo conto, ma a volte siamo troppo presi dalle cose da fare che ci portano normalmente a correre e a correre nelle nostre vite senza mai darci l’occasione di fermarci a riflettere.

Maddalena Alberani. 3I

Tempo sospeso

Da un giorno all’altro ci siamo catapultati

in una realtà a cui non eravamo abituati

siamo tutti lontani, ma vicini con il cuore

e delle piccole cose abbiamo riscoperto il valore.


La situazione è un’emergenza

della normalità si avverte l’assenza,

persone che lottano tra la vita e la morte

senza conoscere la propria sorte.


I giorni passano lentamente

e la paura offusca la nostra mente,

i contagiati crescono numerosi

ma bisogna essere fiduciosi.


Ognuno dà il proprio contributo,

abbiamo tutti bisogno d’aiuto,

medici e infermieri combattono duramente

sacrificando le loro vite per quelle di altra gente.


Il mondo sembra fermarsi

è proibito riabbracciarsi

il tempo è sospeso, non passa mai

uscendo ci si mette nei guai.


È importante non perdere la speranza

e restare a casa aspettando con pazienza,

rispettare le regole sulla retta via ci conduce

dopo un lungo periodo di buio, ecco finalmente la luce.

Sofia Gabrieli. 1A

Tempo sospeso

Poesia,

pensieri lontani annotati

su fogli di carta colorati,

pensieri a cui lasciarsi andare

in un mondo tutto da sognare.

La poesia come musica

che diffonde un’aria magica,

sui balconi se ne sente la voce

e di sentimenti si fa portavoce.


Poesia,

Libertà di pensare

In un tempo sospeso,

di poter riabbracciare

il mondo ormai leso.


La poesia è tra noi,

La poesia è dentro di noi.

Giulia Gerardi. 2D

I rumori e i suoni che affollavano la mia vita di relazione col mondo, un giorno di marzo,

all’ improvviso, sono scomparsi, lasciandomi disorientato e svuotato da ciò che mi faceva sentire “vivo”.

Col passare dei giorni, però, mi sono reso conto che quel vuoto ha iniziato a riempirsi di SILENZIO, si, di silenzio, che definirei “attivo e produttivo“.

L’isolamento forzato mi ha dato e mi da’ tuttora l’opportunità di avere un tempo silente per meditare, per ascoltare i suoni dei miei pensieri, dei miei dubbi, dei miei perché, dei miei errori, delle mie paure... e mi ha fatto scoprire che il silenzio che mi circonda in molte ore della giornata mi aiuta a concentrarmi meglio e a smaltire lo stress accumulato nei mesi addietro.

Tuttavia, confesso di nutrire il forte desiderio di ritrovare quei rumori e quei suoni, reali, familiari, autentici, bruscamente svaniti e che sicuramente un collegamento online non mi può dare, magari con la consapevolezza che è necessario dare spazio e valore, in futuro, al SILENZIO per rigenerarmi e ritrovarmi.

Dario Tarantino. 4 N

Se dovessimo provare a spiegare a parole tutto ciò che abbiamo nella nostra testa e nel nostro cuore in questo periodo,

risulterebbe piuttosto complicato. Se ci penso circa quattro settimane fa, quando ancora era tutto molto “distante” da noi, ero al mare. Un posto semplice, un giorno come gli altri. Se ci penso fino a quattro settimane fa ero in classe, circondata da tante personcine che sono difficili da sopportare, ma che in fondo senza loro è complicato passare le giornate. Beh si perché quando ti abitui a qualcosa, a qualcuno, è davvero difficile continuare allo stesso modo quando ti stravolgono tutto. In fondo a quelle personcine che stanno tutto il giorno con noi, al nostro fianco, giorno per giorno, settimane, anni, ti affezioni: anche se non smetti di litigarci, anche se non fai altro che battute per prenderle in giro. Ed è difficile.

Ora che stiamo a casa, beh dovrebbe essere tutto più bello. Forse è vero che impariamo a dare maggiore valore ai piccoli gesti, ad apprezzare la propria famiglia, cose “banali” che magari ogni tanto fanno bene; noi questo ‘ogni tanto’ lo dimentichiamo piuttosto spesso. Siamo sempre presi dallo scorrere frenetico delle giornate, della vita, senza accorgerci che la vita va avanti e rimandare tutto, sempre, tutto al domani, non fa bene. Perché poi arriva questo domani in cui ad esempio devi stare chiuso a casa e non puoi fare più nulla: ma il tempo passa, il tempo continua a scorrere comunque. Forse però c’è una cosa di cui davvero ci stiamo rendendo conto, anzi non voglio generalizzare, perché è ciò che penso. Passiamo gran parte del tempo ogni giorno al telefono; anche quando siamo con qualcuno preferiamo la compagnia del nostro telefono, perdendo di vista tutto ciò che accade attorno a noi, che ci circonda. E ora? Ora che l’unico modo per vedere i nostri amici, le persone a cui davvero vogliamo bene, è il cellulare, cosa ci fa pensare. Non lo so sinceramente. A me fa pensare un bel po’ per il semplice fatto che non eravamo consapevoli della vita che abbiamo intorno a noi, ma pensiamo sempre all’apparire, a mostrarci sui social soprattutto per iperbole, per ciò che gli altri vogliono vedere e non per quello che siamo. Però sicuramente l’unica cosa che so è che ciò che prima di questo periodo, anzi forse per gran parte della vita, davamo per scontata ogni fottuta cosa. Ogni fottuta cosa.

Un sorriso

Un abbraccio

Un cinque

Tutto visto in maniera così superficiale, ogni cosa così frivola priva di un vero significato. Perché tanto ci era sempre tutto dovuto, e invece forse non è così. Beh le cose non sono così scontate come sembrano. Domenica dalla nonna a stringerle la mano, non era così importante come vorremo fare ora. E si ormai le persone sono cambiate, è cambiato un po’ tutto però sarebbe bene che un po’ tutti si accorgessero di tutto ciò che in effetti non ci è dovuto e non è così scontato come sembra. È difficile trovare un preciso termine per esprimere ciò che si sente, perché è una gran confusione; paura, rabbia, gioia, nostalgia, amore.

Ah l’amore! Difficile stare lontani dalla persona che si ama, e non solo. Forse un po’ di tempo si sta sprecando anche se stiamo imparando qualcosa, a conoscere meglio le persone, a sapere davvero chi vale la pena di amare, amare in ogni senso e non solo l’amore come convenzionalmente si intende. Perché anche l’amicizia è amore. Amare è una parola grande, un insieme misto di tante piccole cose, e forse ne stiamo imparando qualcosina in più.

PS (senza nome e cognome per favore)

Caro diario,

all'inizio della quarantena dicevano che sarebbe servita a conoscere meglio noi stessi,

francamente credevo fosse una gran cazzata, probabilmente perché io non riesco a stare troppo tempo sola con me e tra i miei pensieri. Invece ho capito qualcosa, non su come sono fatta, ma inizio a dare un senso alle mie azioni.

Sono una persona che tende ad analizzare le persone, quello che dicono, i loro comportamenti, proprio per questo mi ritrovo a capire caratteristiche e pensieri delle persone, forse è il sesto senso delle donne, o almeno io lo chiamo così. Inoltre, non so per quale motivo, le persone tendono a confidarsi con me, i loro pensieri, le loro storie, i loro lati più nascosti a volte... sarà che ispiro fiducia. Fatto sta che "capisco" la gente che mi sta attorno, creo un'immagine di loro solo per me, faccio attenzione a ogni cosa che fanno, cosa indossano, come portano i capelli, come affrontano le situazioni anche più semplici.

In questa quarantena stando solo con la mia famiglia e me stessa, senza volerlo ho analizzato me stessa. Ho capito che non lascio le cose a metà perché mi stanco, ma perché ho paura, quando le cose si fanno complicate mi fermo e lascio andare avanti gli altri da soli; cerco scuse per giustificare il mio restare ferma e faccio in modo che tali scuse vengano accettate dagli altri, per avere la coscienza apposto.

Di cosa ho paura? Non lo so... mi spaventano tante cose, ma principalmente ho paura di far stare male le persone che entrano nella mia vita o ne fanno parte... quindi le faccio entrare, mi faccio conoscere nella versione che loro approvano, faccio vedere ciò che mi piace e ciò che non mi piace, mi faccio amare a volte, ma quando vedo che si affezionano troppo, mi spavento e le allontano pian piano, fino a farle uscire dalla mia vita. Io parto in quinta con le persone ma poi mi fermo.

Sono come una macchina sportiva con qualche guasto interno, non passo inosservata per l'aspetto esteriore, chi non noterebbe una macchina nuova e rosso fuoco, tutti ci vogliono fare un giro, anzi tutti gli appassionati di macchine sportive, poi ci salgono e mettono la quinta, ma il guasto interno dopo un po' si fa sentire, perciò si ferma prima di finire il giro e chi ci sale può solo maledire una macchina del genere.

Cosa ho capito? Ho capito che una macchina con un guasto interno, per quanto bella non la vuole nessuno se non funziona. Perciò bisogna trovare un meccanico abbastanza bravo da capire il guasto e sistemarla...

S.L.

Primo lunedì di Pasquetta più o meno soleggiato in tutta Italia dai tempi di Sandro Pertini.

Mi chiedo: non è che possiamo riavere un governo ladro, tipo, subito? Almeno pioverebbe. Intanto, da stamattina una pastiera napoletana, una colomba, i dolci di mia cognata sennò si offende e una media di 25 caramelle isteriche perchè perdo a dama con mia madre (5 per ogni pedone: ché o mi incazzo perché bara o soffoco il mio risentimento filiale con le geleè). Sembro la sorella della tizia di Ring con il giro vita di Moira Orfei, per cui da domani, dieta e consigli delle mie istruttrici di pilates, l’una che scrive pezzi da pulitzer e l’altra che si inventa challenge tipo: vergare versi dell’Iliade con il pennarello nei denti mentre stai in sospensione sulle braccia che manco le Cirque du Soleil. Intanto, arriva l’ora di apparecchiare la tavola: metti la tovaglia, togli la tovaglia. Pare davvero di stare in karate kovid e non manca che la mossa della gru. Quanto è dura ‘sta quarantena.

Gabriella Bustini. Prof.ssa

Ho provato a stare in silenzio senza nessuna distrazione,

per un po' di tempo. Non nego che in realtà questo potrebbe essere un "lavoro" su noi stessi che penso sia molto utile per interagire con il nostro "io" interiore. In questo periodo siamo troppo presi dal fatto che ci abbiano privati della nostra libertà, per poter pensare in realtà a quale ottima occasione ci è stata proposta. Abbiamo la possibilità di pensare alla nostra persona, compiere un dialogo interiore, ma non lo facciamo. Allora il problema sussisteva già prima della quarantena. Abbiamo paura di stare da soli con noi stessi perché arriveremmo a toccare dei "tasti dolenti" che non avevamo mai avuto il coraggio di affrontare.

Chiara Lenti. 3I

Sono trascorsi ormai undici giorni da quando passo le mie giornate chiusa a casa,

da quando la mia quotidianità e stata stravolta, niente più sveglia alle ore 6 e niente più corse da fare per non perdere la corriera che ogni mattina, con un'ora di viaggio (mi manca finanche questo), mi portava a scuola. E stato strano dovermici abituare, cosi come per il resto della popolazione, ma forse più che abituati, ci siamo rassegnati, prendendo ovviamente consapevolezza che se vogliamo riemergere, se vogliamo rialzarci, l'unico modo per farlo e fare piccoli sacrifici che però sono nulla in confronto al problema che ci circonda in questo momento.

L'altra sera mentre stavamo cenando, papà na detto: “non esistono i problemi nella vita, Iì per lì mi è sembrata una frase di circostanza,

Non I'ho condivisa e ho subito evidenziato che invece i problemi esistono eccome, che alcuni si risolvono e altri te li porti dietro per svariato tempo. Beh oggi stavo ripensando a questa frase, e ho capito solo ora quale fosse veramente il messaggio che lui volesse darci, e non ho saputo coglierlo.

Vorrei anche riprendere un concetto che ci ha espresso lei in questi giorni: paura e iI controllo di questa.

Bene, secondo me chiudersi in una bolla di terrore non ci potrà aiutare in alcun modo, così facendo ci priviamo inconsapevolmente delle bellezze e dell'amore che abbiamo intorno a noi in questi giorni, proprio dentro le nostre quattro mura, o se proprio vogliamo andare oltre: fuori dalla finestra, o viaggiando nel nostro preconscio.

Durante questa quarantena mi ritrovo quotidianamente con un'infinità di tempo libero, che impiego di giorno In giorno in maniera differente e come meglio credo: studiando, rimettendo in ordine la mia cameretta, sfogliando delle vecchie foto, passando del tempo con mio fratello a parlare del più o del meno (solitamente ho la possibilità di trascorrere con lui solo poche settimane l'anno, ecco il regalo che questo covid-19 mi ha fatto), ne approfitto per vedere dei film con i miei e fare lunghe chiacchierate con loro su svariati argomenti, mi ritrovo con | miei compagni di classe ed amici online per fare delle chiacchierate, perchè si, è cosi che ci stiamo accorgendo di quanto fosse fondamentale per noi stare in contatto ogni giorno, e senza accorgercene passiamo minuti, a volte ore, a parlare fino a tarda notte; mi esercito anche con i test universitari ed infine dedico anche dei tempo a me stessa, mi pongo quotidianamente delle domande, forse le più banali, ma ciò che mi sorprende spesso e non riuscire a trovare una risposta che mi soddisfi, fatta eccezione per il mio futuro, quello e unico punto fermo, so che vorrò studiare psicologia, so che mi dovrò impegnare e so quanto io tenga a raggiungere questo obiettivo; mi si riempie il cuore ogni volta che fantastico a riguardo, immaginando me finalmente con Ia laurea del miei sogni! Questa situazione ci coinvolge tutti, a livello mondiale, chi si trova più dentro e chi meno, chi reagisce in un modo e chi nell'altro, ciò che sicuramente non e passato inosservato agli occhi di ciascuno di noi è la situazione del nostro Paese e il grande aiuto che ci rivolgendo la Cina, facendo arrivare quotidianamente personale e materiale, per sostenerci e aiutare a farci rialzare al più presto da questa brutta caduta, sono sicura che gliene saremo riconoscenti; e a tal proposito nutro di me una speranza: la speranza che una volta finito tutto ciò, ci sia più unione, più umanità, più benevolenza fra tutti noi; mi piace pensare che dopo essere stati tutti nella stessa barca, ne usciremo insieme con la capacita di annullare le distanze che ci separano, distanze per lo più create da noi stessi, discriminazioni, emarginazioni...

E questo il momento di capire a fondo il significato dell'inno nazionale, che molti italiani cantano fuori dal propri balconi in questi giorni sventolando la bandiera italiana. Ecco, mi piacerebbe che ciascuno di noi possa capire a fondo il significato ai ogni parola del nostro inno, e che non se lo dimentichi mal, cosi come ora Io grida fuori dalla sua finestra, domani gridarlo dentro di se. Che si tratti di un utopia’? Spero di no.

Federica Arnesano. 5I

Trovare un lato positivo in questa situazione tragica e surreale risulta molto difficile per tutti noi,

ma se ci soffermiamo un attimo a pensare, non e del tutto impossibile.

Noi cittadini italiani stiamo collaborando per combattere giorno per giorno contro un qualcosa più grande di noi, e soprattutto, che noi non possiamo vedere. Abbiamo unito le nostre forze, cercando di fare il nostro dovere, ossia niente di più dello stare a casa. Eppure, una cosa che abbiamo sempre desiderato, ossia del tempo per rimanere sui nostri divani, ci sta risultando davvero complesso. Stiamo riscoprendo il valore delle piccole cose che facciamo abitualmente, ma che ormai fanno parte della nostra quotidianità. Sono sicura che ben presto riusciremo a ritornare a fare tutto quello che facevamo prima di queste settimane trascorse lentamente , ma il mio desiderio più grande e che ciò che siamo riusciti a creare in questi giorni, ossia | unione tra noi italiani rimanga per sempre. Solo cosi riusciremo ad uscirne davvero vincitori.

Alessandra Fattizzo. 2I

Per alcune persone stare a casa è bello,

per altre invece, sono insofferenti nello stare chiuse tra quattro pareti. Con questa situazione molti ragazzi stanno capendo l'importanza della scuola, che a volte sottovalutiamo; molti infatti la prendono come un gioco, adesso, invece, stiamo comprendendo la sua importanza, il relazionarci tutti i giorni con i nostri professori nella libertà di vederci e poter intervenire senza chiudere o aprire il microfono. Ci manca lo stare insieme con i compagni e condividere ansie e gioie della giornata. È vero, anche, che lo stare a casa ci sta permettendo di capire il significato della famiglia e che essa è il nostro punto di forza perché essa ci dà la sicurezza e fa crescere formandoci alla vita. Spesso ci ribelliamo ad essa, ma in questi giorni sto comprendendo quanto amore c'è da parte dei miei genitori e di mio fratello. Ora sta a noi impegnarci a non uscire da casa e fare un sacrificio affinché questa epidemia sia sconfitta. Da questa situazione usciremmo molto provati, ma potremmo ricominciare un nuovo capitolo della nostra vita, avendo riscoperto valori che davamo per scontati e che, invece, possono diventare le fondamenta di un mondo migliore.

Giovanni Carallo. 1L

Mi sono resa conto in questi giorni chiusa in casa nella mia cameretta, di quanto sia bello il mondo, la libertà...

È una riflessione strana.

Stando chiusa in queste quattro mura sto facendo un grande lavoro su me stessa, cercando di comprendermi e conoscermi, perchè altro non ho, se non me.

Ho scoperto quanto sia importante la libertà, ma anche quanto sia bello rimanere un po’ soli, senza il caos che a volte ci travolgeva e portava via con sé.

Una riflessione che ho fatto é stata sull’ambiente... Ecco, lui è l’unico che, a mio parere, ne sta giovando.

Eh si, perchè l’uomo si è fermato ora... ha DOVUTO fermarsi.

Perciò anche l'ARIA, ora, “respira”.

E poi sto scoprendo tanto sui valori che per me contano di più, l’amore, l’amicizia, l'affetto...

Credo di uscirne come una persona nuova da questo momento cosi buio per la nostra Italia...

Il sogno della vita, di cui parliamo quasi sempre in classe, io l'ho trovato:

  1. essere e dare sempre il meglio di me stessa;

  2. diventare un buon medico, un bravo medico.

Io sono una persona dall’animo buono e puro, e aiutare nel mio piccolo già da ora, per me, è una grande soddisfazione, senza poi voler avere qualcosa in cambio... È solo "voler il bene dell’altro, insieme al mio".

Per questo spero diventare una grande dottoressa, ma a livello umano, e non di profitto.

Ultima riflessione: CHE FATICA SCOPRIRSI!!???

Allegra Passabì. 5I

A mio parere, una persona, nel corso della sua vita, che sia lunga o breve non importa,

ha la possibilità di conoscersi sempre meglio, capire quali sono le proprie attitudini, sperimentare lati della propria personalità che tendiamo a nascondere e cercare di migliorare quelli che apparente possano sembrare del “difetti". Il Covid-19 ci sta offrendo di fatto una grande possibilità. Sulla vita, in particolare, mi sento di fare una riflessione più approfondita. La vita è il susseguirsi del “tempo", che sappiamo essere preziosissimo. Il tempo è limitato e il suo valore è inestimabile, per questo, la cosa più preziosa che puoi ricevere da una persona è il suo tempo, perché quello non torna indietro e non importa se si tratti di pochi minuti o di una vita intera. Il tempo vola, ma noi siamo i piloti. (“Carpe diem’: Orazio). Detto ciò, bisogna prendere coscienza di tutto ciò che ci viene offerto dalla vita, e semplicemente, viverlo.

Giulio Raco. 4L

Stiamo vivendo un tempo davvero strano, un tempo sospeso.

Ciò che fino a poche settimane fa era normale, oggi non lo è più. Tutti siamo costretti a restare in casa; uscire a fare una passeggiata, a incontrare gli amici o i parenti o anche sedersi al bar per bere una bibita è diventato solo un ricordo. Eppure questa mancanza di socialità, mi sta facendo capire quanto sia importante il valore della libertà. Sono giorni strani, in cui tutto sembra fermarsi. I negozi sono chiusi, come anche i bar e i ristoranti. Le strade sono vuote e silenziose e si sente solo il rumore di poche auto che passano o le voci dei vicini, anche loro costretti in casa. In questa situazione SOGNO e IMMAGINO il momento in cui potrò uscire e rivedere i miei amici. Avevo sia compreso che non dovevo più dare per scontato le gioie della vita, e l'affetto dei nostri cari perchè sono doni preziosi che dovremmo custodire nei nostri cuori.

Stare in casa non è per niente facile, perchè se da una parte e bello passare del tempo con i genitori, dall’altra è triste non potere godere della LIBERTÅ.

In questa situazione a volte mi faccio sopraffare dalla tristezza, dalla noia e dalla paura, a volte non sopporto lo studio a distanza per le difficolta che pone... Mi mancano gli sguardi, i contatti veri con i compagni e i professori. Poi cerco di mettere da parte questi pensieri tristi, e provo a concentrarmi sugli aspetti positivi come il calore della mia famiglia... Probabilmente è cambiato la nostra scala dei valori...

Penso che ce la faremo, e immagino la grande gioia che proverò quando potrò finalmente andare in un campo di calcio, correre sotto al sole, passeggiare per strada... Nulla sarà come prima, tutto sarà più bello... Perchè avremo forse... Capito i veri valori della vita.

Francesco Francesco Cipolla. 1D

Esprimere il proprio parere in circostanze particolari come quella che noi tutti siamo chiamati ad affrontare è difficile.

E difficile perché si rischia di cadere nel banale, nel superficiale e, come voi professori ci avete sempre insegnato, è giusto apportare novità, cambiamento, evitando di essere prevedibili e scontati.

Per questo scrivo solo oggi, necessitavo di trovare una chiave di risposta a tutto ciò.

Credo che non esista una spiegazione tale da colmare le mille perplessità, ansie e preoccupazioni che sono sorte nel cuore di ognuno di noi e sono certa che non vi sia una risposta univoca.

in qualche città d'Italia ci sarà Marco, un bambino di 4 anni raggiante, felice di poter giocare con i suoi genitori tutto il giorno. Era da tempo che entrambi rientravano a casa alle 7 di sera, esausti per Ii lavoro.

Ci sarà Beatrice, studentessa universitaria alla facoltà di Medicina di Bologna, affranta perchè, dopo aver studiato per mesi anatomia, non ha potuto dare l'esame.

Ci sarà Luigi, l'anziano panettiere proprietario di un piccolo locale di fronte una scuola elementare (oggi deserta) che, dopo 43 anni di sorrisi da parte dei bambini, è stato costretto a chiudere e a trascorrere il tempo in casa con sua moglie Anna. Hanno 3 nipoti, due maschi e una femmina: quest'anno uno di loro dovrà fare la maturità, ma ad oggi, non ha alcuna certezza.

Ce chi finalmente ,avendo tempo sufficiente, ha potuto ordinare la propria cabina armadio che, da mesi, era più una montagna di vestisti impilati che un armadio appunto; e chi invece, nonostante la quarantena, continua a procrastinare la qualunque perchè non ne ha voglia.

Chi ha preso in mano un vecchio libro, chi trascorre ore suonando Ia ballata n. 4 di Chopin, un capolavoro sonoro, chi cucina, chi si allena nel proprio giardino.

Non so se cl sia una risposta a tutto questo, una motivazione di fondo per la quale il mondo che ci circonda oggi si è fermato. Ma di certo, per quanto Il virus possa essere distruttivo, non potrà MAI colpire il nostro animo e la nostra umanità.

Eleonora Napoli. 5I

E’ il 23 marzo 2020, fuori c’e molto vento,

ha appena smesso di piovere, il cielo e grigio e tutti stanno chiusi a casa perchè fuori c e un grande pericolo chiamato Corona Virus o, in modo più scientifico, COVID-19 .

Tra le persone si nota parecchia agitazione ma chissà cosa pensano davvero. Oggi vi diro il parere di una ragazza di 15 anni a cui piace scrivere e che guarda il mondo da dietro una finestra: questa ragazza di nome Chiara oggi si sfogherà su questo pezzo di carta.

Ciao sono Chiara e come tutte le persone sto chiusa a casa. L'unica differenza e che io non do di matto come miei coetanei o come persone molto più grandi o più piccole di me.

Questo virus ci ha chiuso a casa ed io penso che non bisogna rattristarsi al pensiero di non vedere la famiglia , l'amore della tua vita o gli amici . Ma bisogna usufruire del tempo a disposizione per creare nuove cose, scoprire un nuovo talento, cucinare, in parole povere fare quello che più ci aggrada e non deprimersi davanti alla TV con le notizie di cronaca perchè cosi si starà solo peggio .

Ora diro solo un‘ultima cosa: “Non pensate che per me sia facile, pensate che potrebbe diventare facile per voi!”

Chiara Casile. 2L

Non posso dire che l’attività scolastica sia diminuita,

da quando questo impiccione di virus mi sta tenendo segregato in casa. È una reclusione forzata, ché l’eremitaggio sociale deve essere sempre una scelta e non un obbligo, ma i miei cari studi li vedo ormai persi in un futuro indistinto, lontanissimo, come se il proseguirli sia una sorta di mito storico ormai indimostrabile. Eppure, io non mi arrendo: da docente di trincea (e non cederei ad altri l’alto onore di condurre i miei allievi al cimento, in questa guerra psicologica che tutti travolge), non posso non acquisire i tratti d’un’ufficialità militare, coinvolta nel conflitto anche da in punto di vista, se non ideologico, almeno post-ideologico. Me ne sento degno e, come tale, voglio dimostrare coraggio anche nella mia attività di indagatore della letteratura, di comparatista, di semiologo – e soprattutto semasiologo – dei contenuti letterari. Se infatti cedessi allo sconforto e alla reclusione del

pensiero, se mi facessi sovrastare da una visione suicidiaria e millenaristica della ricerca (vale a dire, come ho sentito in questi giorni, la predicazione stolta del concetto per cui un la cultura, davanti ai mali del tempo presente, è una dissennata stupidaggine di cui certo non val la pena parlare), smarrirei completamente le ragioni della mia stessa esistenza. Come dicevano gli antichi, mi comporterei come colui che vorrebbe “propter vitam, vivendi perdere causas”. Ma, ci tengo a dichiararlo una volta per tutte, io non sono l’hegeliano “pensatore astratto”: vivo nel mio tempo, come tutti ascolto i telegiornali, leggo – come tutti – i periodici “online” per tenermi informato. E dunque? Dunque, ho deciso di contaminare positivamente (“absit iniuria verbo”) le due cose, occupandomi di un testo poco noto d’inizio Ottocento.

Si dirà: che c’entra? C’entra, perché in esso si trovano descritte, con dovizia di particolari, una gran parte delle epidemie che colpirono l’Europa in epoche trascorse (o almeno fino alla pubblicazione del testo medesimo), con esemplificazioni tipologiche – o semi-tipiche – tali da renderlo interessante e foriero di riflessioni e spunti critici.

Continua...

Giorgio Pannunzio. Prof.

Penso che il periodo che stiamo passando sia molto difficile per tutti:

cl mancano | contatti con le persone a cui teniamo e la quotidianità. Di solito viviamo la vita con superficialità, senza dare importanza alle piccole cose che fanno la felicità. Penso che quando tutto questo finirà, tutti noi saremo cambiati e vivremo ogni attimo diversamente, con la consapevolezza di quanto siamo fortunati e di quanto sia bella la vita.

Giulia Rollo

E se fosse questo invece il mondo normale?

Un mondo finalmente ripopolato da una umanità non più estraniata dal delirio di onnipotenza? Una umanità ritornata ad abitare la propria esistenza?

Una umanità non padroneggiata dall'illusione proprietaristica che consuma Ia vita invece di viverla? Un mondo autenticamente libero perchè non condannato ad essere libero?

Finalmente il mondo dell uomo-viandante che, senza il fardello del dominio e del risentimento, può riprogettare la propria collocazione nella realtà, liberato dall'angoscia quotidiana di doverla solo esorcizzare.

Giovanni Guido. Prof.

In questi giorni di difficolta, in cui tutti abbiamo uno stato d'animo un po' spento,

sto riuscendo a trovare conforto nelle parole della canzone "Che sia Benedetta" di Fiorella Mannoia.

lo ritengo che questa canzone ci possa essere d'aiuto soprattutto in questo triste periodo. Ci stimola a tenerci stretta la vita , non cadendo quindi nella disperazione e nel panico. Quella vita che anche se cadi ti aspetta .

Non e mai troppo tardi per ricominciare, per ripartire da se stessi e perchè no, è anche un occasione per conoscere se stessi.

L'importante e sapersi rialzare sempre, e soprattutto in questo periodo, noi dobbiamo cercare di essere più forti, ricordando sempre che questo tempo non è sabbia, ma è la vita che passa .

Ilaria Epifani. 4L

Credo che mai come oggi sia importante la responsabilità per superare un momento così difficile.

Penso che I'essere responsabile lo possa stabilire ogni soggetto guardandosi dentro; un‘indagine introspettiva può permettere a ognuno di capire se i suol comportamenti rispettano i valori maturati durante ii percorso di crescita. È importante dunque ESSERE responsabile e non solo apparire tale.

Per me in questo momento avere senso di responsabilità significa stare in casa.

Considero irresponsabile invece il comportamento di chi per esempio, solo per vedere la partita di calcio del primo Marzo, sia venuto da Bergamo a Lecce non curandosi del danno che poteva provocare. lo per senso di responsabilità, nonostante il Decreto non fosse ancora operante, sono restato a casa il sabato 29 Febbraio e non sono andato alla partita del primo Marzo.

Ognuno quindi, a prescindere dall’essere o meno costretto, dovrebbe comportarsi con senso etico, nei rispetto della propria persona e degli altri. Se cosi fosse vivremmo in una società migliore.

Andrea Goffredo. 3L

Questa che I'Italia e che il mondo intero sta vivendo e una vera e propria sfida,

una sfida da cui non sappiamo come ne usciremo ma mi auguro più forti.

Ed e proprio in un momento di difficolta come questo che la nostra Nazione che ha sempre avuto molti difetti ha mandato un messaggio importantissimo a tutto Il mondo e noi italiani, sempre nel mirino di numerose critiche, anche se magari non sappiamo rispettare una fila o siamo la nazione dell'"è severamente vietato", questa volta stiamo dimostrando di poter essere una nazione in cui ognuno nel suo piccolo dà il suo prezioso contributo per aiutare tutti gli altri e soprattutto che siamo ancorati a dei valori veri. Allo giungere dell'ora della verità, in cui bisogna fare una scelta, abbiamo scelto di dare valore alla cosa più preziosa che possa esistere al mondo, la vita umana, nella sua unicità e, non la stiamo ponendo sullo stesso piano di interessi economici o politici.

E come se I’anima di questo Paese che per anni si era smarrita tra ipocrisia egoismo e “lotte per il potere, impegnata a inseguire affannosamente un mondo frenetico che sembrava non fermarsi mal e che invece sta rallentando, sia finalmente riuscita a ritrovare se stessa e le sue origini di terra di popoli, umanità, cultura e ricchi valori.

Spero che questa esperienza insegni ad ognuno a dare valore a ciò che si ha; per tutti questi anni siamo usciti la mattina e abbiamo svolto tutte le attività giornaliere dando ogni cosa per scontato; la gente era felice e non lo sapeva, aveva avuto momenti bellissimi ma non ne aveva vissuto nessuno, aveva tutto e pensava di non avere nulla perchè era sempre troppo impegnata a pensare a ciò che non aveva senza dare importanza a ciò che possedeva vivendo sempre di "se" e di "ma".

Allora in un periodo di paura e di incertezza come questo mi risulta inevitabile pensare, magari in una visione un po' deterministica, che forse e proprio questo l'obiettivo di tutto ciò.

E come se la natura, dopo le numerose grida soffocate abbia voluto lanciare un urlo liberatorio per far capire agli uomini che nulla è perduto e che le cose possono ancora cambiare, a partire da essa stessa, come se ci stia imponendo di rallentare e, forse, questa è stata l'unica soluzione.

Mi auguro che alla fine di quest'incubo tutti cambino e facciano tesoro degli importanti insegnamenti che ci ha trasmesso, che si Inizi a dare valore ad ogni singolo gesto, anche a quello che sembrerebbe il più insignificante, che le persone nonostante le profonde cicatrici che questo periodo lascerà imparino ad essere libere e felici, che vivano i loro sentimenti e che non li reprimano dietro alle apparenze, che imparino ad apprezzare ciò che hanno, vivendo al massimo ogni istante!

Clotilde Bray. 5L

Duemilaventi, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare ciò che ci avrebbe portato il nuovo anno.

Ci ha portato un mondo contagiato da un virus che ha stravolto le nostre vite. Ogni azione quotidiana condizionata da un virus, un virus che ci sta portando via la parte più importante del nostro paese, i nostri nonni. Loro sono tutto, la storia, la saggezza, la forza, il nostro punto di riferimento. Mi faccio tante domande e non riesco a capire perchè tutto ciò sta succedendo. Forse come dicono molti e arrivato il tempo di fermarsi perchè la natura si è ribellata, ma poi penso che la natura è tanto bella e comprensiva con noi e non puà punirci cosi. Allora molto semplicemente credo che come ha detto Papa Francesco "ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo ma solo insieme". Spero che questa parola insieme ci accompagni da adesso in poi per sempre e che insieme possiamo essere tanto forti da poter sconfiggere il virus.

Martina Biondino. 4N

In questi giorni di isolamento forzato l’unica persona che potresti iniziare a conoscere per davvero sei tu stesso.

Quella stessa persona che in una vita frenetica e piena di cose da fare, frasi da dire, ci dimentichiamo di avere con noi. lo per prima ho paura di restare sola con me stessa perchè il più delle volte la ‘me’ interiore mi dice cose che non vorrei sentire o non vorrei realizzare. È quindi adesso che ci viene data una cosa che fin dall’inizio siamo bravi nello sprecare: il tempo. Ora che non ci sono impegni improrogabili, attività urgenti o altro, non si hanno più scuse per non guardarsi dentro. Ad oggi, dopo praticamente 2 settimane di reclusione, mi rendo conto di quanto mi manchi il mondo e la libertà. Ma il mondo che intendo io altro non è che l'insieme di quelle persone che amo, a cui voglio bene e di cui non mi potrò mai stancare di sentire. Forse mi sono persa così tante volta nell’essere superficiale che non mi sono mai accorta di quanto la quotidianità mi facesse bene. Incontrare le stesse persone, sentirle parlare, ridere con loro... Anche semplicemente quell’uscire per andare a scuola, che poi non è semplicemente andare a scuola. Per me ‘scuola' non significherà mai un luogo dove si va solo ed unicamente per studiare. Per me 'scuola’ resterà sempre una casa, una famiglia, un luogo dove grazie alle persone che lo popolano posso sentirmi al sicuro. Questo isolamento ti dà anche modo di pensare al tuo futuro, che è la cosa di cui ho più paura. Sapere che fra poco dovrò separarmi dai miei compagni è una grossa fitta al petto, soprattutto se penso che, viste le condizioni in cui stiamo, sto perdendo ulteriormente altro tempo per stare un po’ con loro...

Proff, non dimostro mai apertamente quanto io voglia bene ad una persona, quanto Io possa tenerci ed oggi me ne pento, perchè è proprio vero che quando ti allontani da una cosa, capisci solo dopo il valore che essa stessa ricopre. Sto cercando di non abbattermi, di pensare positivo, di considerare questa 40ena come un ostacolo da superare per dimostrare poi dopo quanto io voglia bene alle persone che mi circondano e mi sostengono giorno per giorno. Oggi come oggi vorrei riconquistare la quotidianità tanto scontata ma che, sono sicura, avrà un nuovo sapore una volta raggiunta. La mia riflessione è quindi questa fondamentalmente: bisogna smettere di dare per scontato ciò di cui siamo circondati e non dobbiamo aspettare un'altra situazione simile per capire quanto siamo fortunati, per capire quanto sia incantevole il nostro ambiente fuori e di quanto ne abbiamo bisogno seppur inconsapevolmente.

lo ancora non Io so con esattezza quale sia il mio sogno della vita. Forse diventerò l’infermiera più dolce del reparto, con un po di fortuna la caposala più affabile e disponibile; o forse ancora diventerò un ostetrica paziente e gentile.. Mi auguro che ovunque mi porti la vita io possa dare una mano, possa aiutare l’altro a stare bene proprio come mi auguro io stessa di star bene. Spero che una volta raggiunto, il mio sogno sia pieno d'amore, che si possa condividere con le persone che mi fanno stare bene e che sia ciò che mi farà addormentare ogni notte stanca ma felice.

Alessia Malerba. 5I

Ciò che sta accadendo in Italia e nel mondo intero è un evento unico che non ha precedenti:

sembra quasi di vivere un film, un film drammatico purtroppo. Siamo tutti messi a dura prova e stiamo combattendo una vera e propria guerra contro un nemico invisibile. Per questa ragione non riesco in alcun modo a concepire tutti coloro che credono ancora che tutto questo sia un gioco e che si ostinano a non rispettare le direttive che ci sono state imposte per il nostro bene o a lamentarsi di continuo senza avere i giusti motivi per farlo. Forse basterebbe pensare a coloro che già prima dell'epidemia non riuscivano ad arrivare a fine mese e ora, non potendo lavorare, non riescono a provvedere al sostentamento della propria famiglia, o a coloro che stanno combattendo con altre malattie ugualmente gravi (perché non dobbiamo dimenticare che le altre malattie non si sono assolutamente fermate e non esiste solo il virus purtroppo); in fondo ci è stato solo chiesto di restare in una casa con tutte le comodità. Tuttavia, penso anche ai migliaia di medici che hanno risposto positivamente all’appello della protezione civile e che sono pronti ad aggiungersi a tutti coloro che ogni giorno rischiano la vita per noi, spinti dal senso del dovere e dall'amore incondizionato per il proprio lavoro e per il prossimo. Sono loro che mi rendono fiera del mio Paese! E poi stare a casa non é cosi male: ci sta sicuramente offrendo l'opportunità di guardarci dentro e di riflettere su noi stessi, cosa che prima dell'epidemia la frenesia della vita quotidiana non ci consentiva. Mi sono riscoperta più emotiva di quanto pensassi, ma anche più forte di quanto pensassi, nel cercare di mostrarmi sempre sorridente e di rassicurare e tirare su il morale ai miei cari e ai miei amici, che ogni giorno convivono con la paura. lo sono profondamente convinta che ce la faremo, che ritorneremo a respirare aria più pulita di prima, a vivere intensamente ogni istante con la consapevolezza di godere di un bene prezioso di cui normalmente non ci rendiamo conto e che spesso diamo per scontato: Ia libertà!

Giulia Lombardi. 5I

Credo che anche in una situazione critica,

come quella che stiamo vivendo in questo momento, si possano trovare elementi positivi. Sicuramente, rispetto alla solita frenesia quotidiana, abbiamo la possibilità di trascorrere più tempo con la nostra famiglia.

Passiamo più tempo con noi stessi: imparare ad accettarci e a conoscerci di più, ci aiuta anche a comprendere meglio gli altri e a stare bene con loro.

Ultima, ma non meno importante, è la questione ambientale: il nostro caro ambiente sta risentendo positivamente della situazione; l’inquinamento si é ridotto e l’aria e diventata un po’ più “respirabile" proprio per la riduzione forzata delle attività e della mobilità.

Certo a tutti manca la quotidianità, la nostra vita “normale", ma sono certa che una volta che tutto sarà finito, vivremo meglio, apprezzando molto di più il valore delle piccole cose che spesso si danno per scontate.

Marianna Bianco. 5I

Ciò che mi sta meravigliando di più in questi giorni è il fatto che io,

non so perchè, stia reagendo in maniera totalmente positiva a tutto quello che sta succedendo, allo stare chiusi in casa privati della quotidianità e del ritmo di vita che ormai avevo preso, seppure fosse una vita frenetica.

Credevo non fosse semplice "sopportare" la situazione dei genitori entrambi infermieri che stanno attraversando un periodo alquanto strano, ma in realtà mi piace essere la fonte di divertimento in famiglia insieme a mio fratello in questi giorni!

Festeggiare da sola con la mia famiglia, in casa, sentire amici e parenti cantare “tanti auguri” da uno schermo, senza poter ricevere i loro abbracci e baci, non era esattamente ciò che mi sarei aspettata dal mio 18esimo compleanno. Eppure, ho sentito tutto l’AMORE delle persone a cui voglio bene travolgermi e “intrappolarmi” in una bolla di gratitudine... Ho scelto quindi di dare una lettura diversa a questo evento: in fondo a me piace essere originale sempre e non potevo non festeggiare in maniera diversa dal solito!

Abbiamo visto in questi giorni gente assumere comportamenti diametralmente opposti (code interminabili al supermercato o passeggiate tranquille e spavalde con aperitivo annesso), dettati tutti dalla paura.

Dov’e la verità? Qual'è la cosa giusta? Non è dato a noi saperlo, ma ciò che credo fortemente e che noi esseri umani siamo in possesso di una sola cosa, la nostra persona. “E se il virus colpisse anche me?” Non possiamo saperlo con assoluta certezza, però possiamo mettere in atto tutte le misure precauzionali per far sì che questo non avvenga, possiamo quindi fare la nostra parte, dare il nostro contributo al mondo.

“Ma come faccio a non essere triste e dispiaciuto per tutto quello che sta accadendo? Per non poter vedere i miei amici, nonni, parenti?” È nostra responsabilità soprattutto l'ATTEGGIAMENTO che scegliamo ogni giorno di adottare. Ci sta avere momenti di sconforto? Certamente. E normale avere pensieri negativi o paure? Naturalmente.

Ma in questo periodo, in cui ci sentiamo persi nel tempo che scorre senza riuscire ad afferrarlo o ad avere la sua percezione, abbiamo l’enorme possibilità di lavorare su noi stessi, su ciò che siamo e su chi invece vorremo essere, sui nostri obiettivi e sogni. Non abbiamo più scuse per non fare tutto quello che abbiamo rimandato, non abbiamo più scuse per non ottenere esattamente i risultati che vogliamo! Scegliamo noi, ogni giorno, le lenti da indossare per guardare in faccia alla realtà, per vedere il lato positivo o negativo delle cose.

Il mio lato positivo in questa situazione é passare il più tempo possibile con la mia famiglia, riscoprire lati di me che non conoscevo, SPERIMENTARE in continuazione, divertirmi 1i qualsiasi modo, anche il più stupido. È stato facile festeggiare il mio diciottesimo compleanno lontano da tutti? Facile no, ma bello si, estremamente bello e gratificante.

Non ci è dato sapere quando questa situazione finirà e se saremo direttamente coinvolti o no, ci é dato solo SCEGLIERE CHI ESSERE e COSA FARE ogni giorno.

Laura Caldararo. 5I

Durante un emergenza sanitaria globale, in cui migliaia di persone perdono la vita ogni giorno,

quello che viene richiesto a ciascuno di noi comporta uno sforzo minimo, se paragonato ai turni sfiancanti del personale sanitario negli ospedali.

Ci chiedono di restare a casa, tutto qui. Eppure solo adesso, tra le quattro mura domestiche, ci rendiamo conto di quanto sia difficile rimanere soli con noi stessi.

Sembra assurdo, ma non siamo più abituati ad ascoltarci, a dare spazio ai nostri pensieri, a percepire la nostra parte più profonda.

Forse dovremmo domandarci se i mille impegni che riempivano le nostre giornate, non fossero in realtà un modo per colmare qualcosa di più profondo. Eravamo abituati ad affidare il senso della nostra vita a qualcosa al di fuori di noi. Ora abbiamo Ia possibilità di comprendere che tutto ciò di cui abbiamo bisogno è già dentro di noi.

Non dobbiamo mai smettere di ricercare, di approfondire e di chiederci cosa siamo chiamati a fare in questa vita.

A volte, proprio quando crediamo di avere in pugno la verità, improvvisamente sentiamo di essere cambiati, percepiamo qualcosa che si muove dentro di noi; in questi momenti dobbiamo fermarci e rimettere tutto in discussione.

Penso sia accaduto questo al medico ateo, che di fronte a tanta sofferenza ha deciso di rivalutare ciò in cui credeva fermamente, aprendosi a qualcosa che non conosceva.

In fondo, tutti gli uomini desiderano raggiungere la serenità, e ognuno cerca di conquistarla a modo suo.

Elisa Spedicato. 4N

Siamo in un periodo di quarantena ed è davvero triste non poter abbracciare o salutare

un amico o un compagno di classe che vedevi ogni giorno. Abbiamo sempre dato tutti per scontato il valore e il significato di un abbraccio o di un saluto, ma ora che non e più possibile potersi abbracciare e né salutare, quando un giorno quest'epidemia finirà, daremo ad ognuno di essi un valore e un significato e non ce ne faremo scappare nemmeno uno. Non poter stare accanto ad un membro della famiglia per paura di infettarlo o essere infetto. Vedere quanto, nonostante le direttive del governo, le persone continuino a uscire di casa senza preoccuparsene della situazione. Vedere ospedali pieni di gente e medici stanchi ed esausti. È triste vedere le lacrime agli occhi di quelle persone che aspettano che un membro della famiglia lasci con la speranza di uscirne sano e salvo. Dover andare in ospedale per curare un problema, ed uscire dall'ospedale contagiati dal virus. Non sentire più le urla del bambini che giocavano nelle piazze del paese, non vedere più i sorrisi sui volti della gente, ma vedere delle espressioni sul viso di terrore, non vedere i ragazzi in bicicletta, vedere le città e i paesi deserti. Sentire in televisione che i medici devono scegliere chi deve morire e chi deve vivere in base all aspettativa di vita. Vedere quelle persone piene di paura che aggrediscono i supermercati per fare scorta di cose da mangiare, che corrono come se fosse un periodo di guerra. È davvero triste sapere ormai che le vite della maggior parte degli anziani finiscono qui e che hanno già un destino segnato. Sfortunatamente, è un periodo triste per tutti, è un periodo che ci terrorizza e ci spaventa, perchè non abbiamo mai affrontato una situazione del genere. La soluzione migliore è rimanere di buon umore, non perdere Ia calma e affrontare sempre questo periodo con un sorriso e con la speranza che tutto ciò un giorno possa finire.

Gabriele Ruggiero. 3I

Questo virus ha insegnato davvero tante lezioni.

Ha messo in mostra il lato oscuro e orrendo dell'Inghilterra, in particolare del governo dl Boris Jonnson, che per salvaguardare gli interessi economici della sua nazione è pronto a servire sul piatto della morte circa 300.000 uomini e donne che con il loro sacrificio dovrebbero garantire una presunta immunità di gregge. Termine che personalmente utilizzerei per raggruppare coloro che appoggiano questa folle idea. Un altro insegnamento nasce dal fatto che con i soldi non sempre è possibile acquistare tutto. Ed anche questa volta, ma in positivo, è l'Inghilterra a dirci questo. Molte persone facoltose si sono rivolte all'ospedale più prestigioso ai Londra per chiedere dei test o delle cure speciali di prevenzione in cambio di qualsiasi cifra. La risposta del centro è stata quella di dare la massima priorità al pazienti che ne avessero più bisogno, indipendentemente dal loro potere economico. Tanti altri insegnamenti possono essere recepiti ma concludo con quello che forse per me e il più importante: spesso si vivono le giornate dando tutto per scontato, rimandando progetti o viaggi al giorno seguente, al mese seguente, all'anno seguente.

Quando tutto questo finirà tornerò ad essere la persona di sempre ma la mia realtà quotidiana non sarà più la stessa. Non ci sarà un giorno in cui non mi addormenterò con l'idea di aver riempito il più possibile la mia giornata ed aver dato Il meglio di me.

Gabriele Centonze. 5I

Credo che, nonostante la drammaticità degli eventi cui purtroppo stiamo assistendo,

abbiamo un opportunità unica di sentirci, come in poche altre occasioni, uniti e collaborativi come famiglie, comunità, nazioni: in passato quante volte abbiamo anteposto l'individuo alla collettività! Ora possiamo porre le basi per crescere insieme e più forti, dobbiamo COLLABORARE e non lasciare nessuno indietro: forse alla fine capiremo che è questo iI vero Progresso.

Non nascondo la mancanza dei miei amici e della mia quotidianità, ma so di fare il mio bene e soprattutto il loro se dimostro senso civico

#restoacasa e passo molto più tempo con me stesso (e devo ammettere che mi trovo simpatico).

Tutta questa vicenda può infatti insegnarci a riconoscere e ad apprezzare il valore di essere umani, di nuovo.

Lorenzo Nuzzo. 5I

In questi giorni di preoccupazione abbiamo fermato la nostra quotidianità

che spesso ritenevamo noiosa e scontata. Ora come ora, almeno per quanto mi riguarda, tutto ciò mi manca: andare a scuola, vedere i miei compagni di classe, i professori, le persone che amo...

Per molti, questo, è un momento per ritrovarsi con la propria famiglia, studiare, riflettere...

Ma un pensiero è rivolto, a chi, ogni giorno, si alza e va a lavorare PER NOI mettendo a rischio la propria vita. lo invidio e ammiro tutti quegli operatori sanitari che nonostante la paura siano mossi da quell'amore incondizionato per ciò che fanno, quello che a noi piace definire ‘sogno della vita’.

Allo stesso modo un pensiero e dedicato a mia sorella, medico del 118, che e sempre stata un mentore per me e mai come ora sono orgogliosa di lei. Nonostante la paura che leggo nei suoi occhi lavora 12 ore al giorno e le restanti 12 si preoccupa di proteggere la propria famiglia dagli eventuali rischi del suo lavoro.

Un ultimo pensiero va a coloro che nel loro piccolo proteggono loro stessi e gli altri rispettando le regole e facendo dei sacrifici.

Penso che mai come ora ii nostro Paese debba essere unito e determinato per ritornare alle nostre abitudini.

Andrà tutto bene!

Sara Armengol. 5I

L'articolo di Paola Scalari è uno dei pochi, in questo momento in cui siamo bombardati da notizie terrificanti e statistiche inesorabili sull'avanzata del Virus, che affronta il momento drammatico che stiamo vivendo da un punto di vista diverso. A differenza di altri si pone il problema, non se riusciremo a sconfiggere il virus, o se riusciremo a ripartire economicamente, ma se

avremo la capacità o meno di reggere psicologicamente il momento.

Se riusciremo a vincere la sfida sia come uomini, sia come educatori.

In questi giorni tristi stiamo vivendo tutti una situazione nuova, drammatica che ci ha catapultato istantaneamente in una realtà quasi alternativa, una dimensione fantascientifica in cui ci sembra di oscillare continuamente tra passato e presente, tra medioevo e ventunesimo secolo.

Siamo sigillati in quarantena in casa come accadeva ai nostri antenati durante le pestilenze del passato, ma possiamo ancora attingere alle meraviglie della nostra società super tecnologica, non possiamo vedere nessuno se non i nostri familiari, ma allo stesso tempo basta un click per fare una videochiamata con il prof. o con i nostri migliori amici e parenti. Ci sembra di poter toccare quella che era prima la nostra vita, ma di fatto non possiamo farlo. Tutto questo é francamente difficile da capire e da accettare per tutti, adulti e ragazzi.

Questa situazione ci destabilizza, ci fa sentire deboli e inermi di fronte ad un nemico contro il quale non abbiamo armi se non l'isolamento. Quanto è difficile accettare e soprattutto far accettare agli altri, specie se ragazzi, che è necessario pensare al benessere di tutti e non solo ai nostro.

Quanto è difficile comprendere e far comprendere che in questo momenti abbiamo il dovere, dovere che parola strana per molti - di rispettare queste regole, anche a costo di rinunziare a qualcosa. Proprio ieri mi lamentavo con mio padre, dicendo che non ce l'avrei mai fatta a resistere in casa per tanto tempo, e lui mi ha ricordato la storia di Anna Frank costretta a stare nascosta per tanto tempo in uno spazio molto più ristretto del nostro, e in una situazione mille volte peggiore. Come non dargli ragione!

Questa epidemia pur avendo tante analogie con quelle che l'uomo ha affrontato in passato, in una cosa si differenzia significativamente, non porta solo dolore e morte ma ci costringe ad affrontare una sfida altrettanto subdola, quella con noi stessi, con le nostre debolezze e con i nostri egoismi. Sta mettendo a nudo la fragilità di una società che non è più abituata a combattere, perchè convinta che tutto sia dovuto.

Per vincere questa duplice battaglia dobbiamo quindi capire che soltanto uniti ce la possiamo fare. Che è importante che ognuno faccia la propria parte per il bene di tutti, e che solo con il sacrificio di tutti sarà possibile raggiungere dei risultati.

Maria Petralia. 3F

“Sacrificarsi per l'altro”

è una frase fondamentale in questo periodo della nostra vita dominato dall'ansia e dalla preoccupazione. Oramai e inutile discutere sulla gravita del virus e su quanto effettivamente dovremmo preoccuparci in quanto di giorno in giorno il covid-19 si sta diffondendo ovunque e la situazione è alquanto complicata. Per tale motivo è importante il “sacrificarsi per altro", dobbiamo farlo per le persone fragili, quelle più vulnerabili al virus, i nostri nonni, costretti un tempo ad andare in guerra e sacrificarsi per noi, mentre a noi è stato richiesto semplicemente di rimanere a casa e dedicare il nostro tempo ad attività inusuali ma molto utili e spesso anche divertenti e ricreative come fare scuola attraverso videolezioni, studiare interattivamente, ma anche guardare quel film che non abbiamo mai avuto il tempo di vedere o quel libro iniziato ma mai finito di leggere a causa della frenesia della nostra vita quotidiana. "Bloccati dal covid-19 libereremo forze creative" troveremo metodi per svolgere le nostre attività a casa in modo ricreativo. Un sacrificio che non costa nulla. Anche io personalmente svolgo tali attività a casa in modo creativo, di pallacanestro, esercizio fisico pur non avendo tutte le attrezzature necessarie.

Dovremmo prendere esempio da quel bambino in un video diventato famoso sui social nel quale, privato dalla libertà di andare al parco giochi, andare a giocare a basket, lo sport che tanto ama, e vedere i suoi amici con i quali giocare, passa il tempo col papà giocando in giardino con un canestro attaccato al muro. Trovare qualcosa da fare che ci piaccia aiuterà a far passare in fretta questo periodo, che invece per molte persone rischia di non passare, come quel paziente anziano colpito dal virus a Wuhan che, consapevole del poco che gli restava da vivere, chiede al suo infermiere di guardare per I'ultima volta un tramonto tra i grattacieli della città.

Davide Natale. 4L

Noi, che siamo adolescenti,

in questo periodo di Covid-19 stiamo formando il nostro carattere e la nostra personalità, sono convinta che questa situazione non possa fare altro che fortificarci.

Anna Orlando. 4L