Voci di corridoio

Binario 21: non dimentichiamo la Shoah

Tappa speciale per le classi terze della scuola secondaria di primo grado Simone da Corbetta

"Coltivare la memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza!", afferma l'ex deportata e senatrice a vita Liliana Segre.  Così, tra il 6 e il 10 gennaio 2023, tutte le classi terze della scuola secondaria di primo grado Simone da Corbetta si sono recate a Milano per una visita al Memoriale della Shoah, situato sotto la Stazione Centrale. 

Tappa al  Binario 21, da dove tra il 1943 e il 1945 partirono oltre venti treni carichi di oppositori politici, rom, sinti ed ebrei diretti nei campi di concentramento. 

La visita guidata  è partita  proprio dall’ingresso: appena varcata la soglia l’occhio cade inevitabilmente su un muro grigio sul quale è incisa la scritta “Indifferenza”,  che Liliana Segre, ex deportata e oggi senatrice a vita,  decise di utilizzare. Nonostante la Stazione Centrale fosse anche all’epoca un luogo dal quale passavano centinaia di persone ogni giorno,  nessuno hai  mai contestato ciò che succedeva sotto di essa. Varcato l'atrio di ingresso e giunti alla banchina del Binario 21 abbiamo attraversato uno dei vagoni utilizzati per trasportare gli Ebrei nei campi di sterminio, al tempo della Seconda Guerra mondiale. Una tappa obbligata per poter poi accedere all'altro lato della banchina e continuare la visita al Memoriale. Erano vagoni in legno privi di finestrini e senza sedute. Le persone erano stipate e tenute in condizioni disumane. 

Vite paragonate ad animali e oggetti. E poi quei sassolini riposti all'angolo del vagone a rappresentanza di un gesto insolito ma pieno di significato paragonabili a dei fiori portati sulla tomba, a ricordo dei deportati come da tradizione ebraica. Uscendo, una volta aver attraversato i vagoni, ecco a terra le targhe commemorative di questi viaggi della morte. E poi ancora scolaresche ferme, silenziose e attonite nell'osservare una lunga parete con proiettati i nomi di tutti i deportati che partirono dal Binario 21. Inevitabile lo stupore nel vedere i pochissimi nomi evidenziati di chi ha fatto ritorno, tra l'elenco infinito di quelli deceduti. Il nostro viaggio della memoria continua denso di significato con la Sala delle Testimonianze, dove sono proiettati video registrati da alcuni sopravvissuti tra cui Liliana Segre,  e con il Luogo della Riflessione, un intero spazio vuoto e chiuso che permette di isolarsi dall'esterno. 

Per finire la Biblioteca del Memoriale, cassaforte dei ricordi. Con questa visita la scuola media Simone da Corbetta ha voluto promuovere il "Percorso della memoria", per preservare il ricordo di una delle pagine più tristi della storia. Tutto questo insegna! L'Olocausto non deve essere solo un fatto rievocativo, abbiamo il dovere di non dimenticare per  costruire una società equa ed inclusiva contro ogni forma di violenza e razzismo . Una giornata di dolore che va "urlata" e non soffocata dalla meschina indifferenza.


        Lucrezia Cattaneo, Arianna Sacchi e Sofia Tanzi



A scuola di falegnameria con il museo del legno 

Ormai da qualche anno gli studenti del corso a  tempo prolungato della scuola secondaria di primo grado Simone da Corbetta hanno il piacere di essere coinvolti in un progetto proposto dal Museo del Legno. 

Abbiamo intervistato i  falegnami che coordinano il progetto e che ci  hanno raccontato la storia del Museo e la nascita dell’iniziativa. 


Da quanto tempo esiste il Museo del Legno e quando è nato?

“Il museo è sorto quando i cantieri Magugliani, che hanno dismesso l’attività di commercio del legname e realizzazione di mobili nel 1950-60 per dedicarsi, grazie all'iniziativa di Luigi Magugliani, a cui il Museo è intitolato,  un’attività di restauro dei mobili antichi. La famiglia Magugliani, famosa famiglia di falegnami, circa 20 anni fa fece un accordo con il Comune di Corbetta, cedendo alcune aree di cantiere per farle diventare il Museo del legno. La gran parte  dei capannoni, che doveva diventare il museo vero e proprio, è rimasta inutilizzata e le varie Amministrazioni comunali che si sono succedute non hanno provveduto a recuperarli e trasformarli in museo. L’unico spazio agibile, il cosiddetto premuseo, ospita  una sega veneziana e una caldaia Cornovaglia ed è diventato visitabile. E’ poi nata l’Associazione "Luigi Magugliani Museo del Legno”. 


Da quanto tempo portate avanti questo progetto e perché l’avete proposto?

“Questi laboratori a scuola nascono nel 2018 da un’idea della Città dei bambini e dell’Istituto Comprensivo Aldo Moro, come proposta per la sezione a  tempo prolungato, cui offrire  una attività manuale in alternativa ai soliti laboratori pomeridiani. Il primo anno, abbiamo lavorato su una planimetria del centro in scala 1:200,  quindi abbiamo cominciato a fare i primi pezzi, uno alla volta. Siamo poi passati all’edificio del Comune in scala 1:100, poi alla  villa Frisiani Mereghetti Maggi. Abbiamo interrotto il lavoro con il Covid. Quando la pandemia è terminata abbiamo incominciato a costruire villa Pisani Dossi. Quest’ anno abbiamo ripreso il progetto di villa Frisiani Mereghetti Maggi, che poi doneremo ai proprietari. Data la grande partecipazione degli studenti  abbiamo iniziato a realizzare anche altri tipi di lavori, come casette per uccelli e una specie di acquario. Tutti al lavoro con traforo,  seghetto, colla,  per realizzare i diversi progetti:  presenteremo i risultati  nella Giornata senz’auto di fine maggio”. 


Quali altri progetti avete fatto e farete in futuro?

“Tutti gli anni si tiene una  festa del museo,  in cui i bambini si divertono con dei giochi di legno che abbiamo creato noi, giochi di una volta come i trampoli o giochi da tavolo.Ci si trova  in un parchetto vicino alla sede della sega veneziana,  dove allestiamo questi giochi. Di recente abbiamo proposto  il ponte di Leonardo, un ponte che si monta e si smonta dopo l’attraversamento. Tutti gli anni cerchiamo di aumentare il numero di questi giochi che spero che ai ragazzi piacciano, aiutando a mantenere le vecchie tradizioni e le usanze di una volta”.


Thomas Arnoldi, Simone Rocchetto, Gianluca Stoppa

Una giornata speciale con la protezione civile

I volontari hanno proprio del coraggio da donare

A lezione di… protezione civile! Sabato 18 febbraio, tutti gli alunni e le alunne delle classi terze della scuola secondaria di primo grado Simone da Corbetta sono stati invitati a scuola per assistere alle attività dei volontari della Protezione Civile. Anche l’associazione “Tutti per Fabio” e “La Città dei Bambini” hanno partecipato a questa iniziativa. La prima ha spiegato cosa fare quando qualcuno si sente male: chiamare il numero 112 (uno, uno, due) che trasferirà la chiamata al 118 e che manderà i soccorsi necessari. Riflettori accesi sull’arresto cardiaco,  una malattia tempo-dipendente: se si aspetta senza intervenire la situazione degenera. Tramite un manichino, i volontari hanno mostrato  come intervenire per aiutare una persona in arresto cardiaco, utilizzando anche un defibrillatore.

La Protezione Civile ha fatto capire ai ragazzi che bisogna mantenere sempre la calma in caso di terremoto, facendo entrare alunni e alunne  in un tendone con gli occhi bendati in fila indiana; il capofila doveva guidare i compagni e indicare loro la strada da seguire, senza andare contro degli scatoloni e altri oggetti all’interno del tendone. Poi ha spiegato ai ragazzi come costruire una barella con due bastoni e una corda, in caso di emergenza e come fasciare una frattura con degli oggetti reperibili durante una catastrofe: del legno, un foulard e una corda.  Sempre la Protezione Civile ha fatto vedere agli alunni degli oggetti del lavoro e ha raccontato di un’alluvione a Corbetta astratta. Poi ha chiesto: “Cosa prendereste per aiutare le persone coinvolte nell’alluvione e per ripulire il disastro?” Tra gli oggetti c’erano guanti, stivali, torce, radio, vanghe, motoseghe, imbragature, pompe, tubi, corde, valvole, generatori….

infine, nell’aula di scienze, i ragazzi e le ragazze hanno assistito a una spiegazione su che cos'è la Protezione Civile, i suoi campi d’intervento e di cosa fa per i cittadini e per l’ambiente; hanno spiegato anche cosa si deve fare in caso d’incendio: seguire l’aprifila mantenendo la calma e l’ordine, assicurarsi che siano usciti tutti dalla stanza e dirigersi verso l’uscita, e insieme agli alunni hanno fatto una prova di evacuazione.

Alla fine, è stata regalata una penna a ogni alunno in ricordo di questa giornata.


Hagar Koura, Martina Ravazzani, Paolo Vaghi



Girls code it better

Ospitiamo un pezzo di una studentessa di seconda, che ci racconta di questo interessante progetto

Di sicuro quest’anno vi sarà capitato di sentire o vedere in giro per la nostra scuola le parole “Girls code it better”, vi siete chiesti cosa significassero? Abbiamo deciso di raccontarvi la nostra esperienza. Letteralmente “Girls code It better” vuol dire “le ragazze possono codificare meglio”. Si, avete capito bene: le ragazze hanno le stesse capacità di lavorare a livello informatico dei ragazzi, possiamo scoprire nuove risorse digitali e modalità di lavoro differenti da quelle a cui siamo abituati.

Questa possibilità si è concretizzata nella nostra scuola in un pomeriggio a settimana da novembre ad aprile, per un totale di circa 45 ore.

In tutto nel nostro istituto siamo diciannove, numero che può apparire modesto, ma è stato sufficiente per raggiungere il nostro obiettivo: avere le stesse possibilità dei maschi di accedere ad attività in campo tecnologico, elettronico, meccanico e della robotica. Partecipare a Girls Code It Better ha significato infatti mettersi in gioco nella progettazione e realizzazione di prodotti utili alle persone, alle scuole e al territorio, imparare a creare siti web, sviluppare app, costruire robot, progettare manufatti e stamparli in 3D. 

La tecnologia è stata il nostro mezzo per divertirci, per imparare, per risolvere problemi e per lavorare in una squadra di ragazze con tanta voglia di creare.

Naturalmente non eravamo sole, a guidarci c’erano le nostre coach, la maestra Giulia Morlacchi e la prof.ssa Elena Giardinazzo: con loro abbiamo anche approfondito contenuti e percorsi per valorizzare le risorse idriche di Corbetta dal punto di vista storico e ambientale. A gruppi abbiamo poi creato presentazioni e posters di varie attività: Water game (escape room), Trekking urbano, mostra virtuale del museo del legno e della Villa Mereghetti.  Abbiamo usato svariati programmi: Genial.ly, Canva, Spatial, Pixton per la realizzazione di avatar, CoSpaces e Documenti Google.

Il nostro viaggio nella tecnologia si concluderà con un super evento finale al Politecnico di Milano sabato 6 maggio in cui potremo condividere la nostra esperienza con famiglie, amici e con gli altri gruppi di girls tecnologiche delle altre scuole del territorio.

Insomma ricordiamoci che pensare la tecnologia significa pensare il mondo. Sarà fantastico se a crearlo ci saranno anche le ragazze!

 

 

Melissa Manunta, classe 2E