LA MEMORIA

PAGINA SPECIALE PER IL 27 GENNAIO

Bambini in un campo di sterminio 

 Prigionieri  dopo essere stati liberati da Auschwitz anche detti "scheletri viventi"

Gli Ebrei deportati scendono dal treno

Il podcast 

In questo podcast sono riportati gli stessi concetti che vengono espressi nell'articolo, per cui nel caso qualcuno preferisse ascoltare invece che leggere basta cliccare sul pulsante "Podcast SHOAH". Di cosa si parla ? Si parla soprattutto di quelle due cose che rende possibile a noi umani differenziarci dagli altri animali, ovvero l'identità e la ragione. La ragione, vale a dire la possibilità di fare delle scelte, e di pensare al di là dell'istinto è una cosa che gli altri animali non possiedono. Mentre l'identità è quella cosa che accende in noi la coscienza, e che quindi ci rende coscienti della nostra esistenza dentro ad un gruppo sociale. Più semplicemente una cosa che ci appartiene e che ci fa dire: eccomi questo sono io, e per questo che loro mi conoscono meglio.

SHOAH

"Se Dio esiste, dovrà chiedermi perdono" 

La razza umana ha dimostrato più e più volte di non essere degna della ragione.

Usata "male" può portare all'avvenimento di cose alle quali sarebbe difficile anche solo rivolgere un fuggente pensiero, e invece queste cose sono accadute, in un passato non troppo remoto. Come sempre facciamo un tuffo nel passato ed iniziamo a raccontare il tutto dall'inizio. Il responsabile di  tutto ciò lo conosciamo tutti, si tratta di Adolf Hitler; è difficile però gettare la colpa su un solo uomo per un avvenimento così imponente, infatti  Hitler non era l'unico a pensare  che gli ebrei fossero una delle etnie (lui li chiamava "razza") da sterminare data la loro posizione economica, maggiore rispetto alla maggior  parte dei tedeschi. Il pensiero era condiviso dagli altri membri della gerarchia nazista, come Heinrich Himmler e altri, e possiamo supporre che avessero idee simili anche prima di conoscere Hitler.. Non voglio parlare troppo degli artefici poiché i veri protagonisti della nostra storia sono  le vittime, le vittime dell'olocausto e per vittime s'intende anche chi è sopravvissuto, data la difficoltà morale e non solo nel continuare a vivere avendo vissuto e avendo visto cose che superano ogni concetto umanamente raggiungibile. Come si può continuare a vivere dopo essere stati privati della propria identità, dopo essere rimasti senza capelli, senza oggetti che ci differenziano dagli altri, dopo aver indossato tutti la stessa uniforme a righe, dopo essere stati privati anche della speranza? Come si può definire un uomo colui che vede la morte come libertà? Come? Verrebbe allora naturale chiedersi com'è possibile tutto ciò, quale evento mai ha potuto scatenare un tale odio?  

Le radici storiche risalgono a  decenni prima, alla prima guerra mondiale, o meglio all'anno dopo il 1919. E' il 28 Giugno del 1919, alla regia di Versailles si riuniscono tutti i partecipanti della prima guerra mondiale, alla Germania però viene impedita la partecipazione al trattato. Nel palazzo si decidono le terre dei vincitori di conseguenza quelle da togliere agli sconfitti, il principale sconfitto è la Germania che per varie cause viene considrata l'artefice della guerra. Alla Germania verrà tolto il 13% dei territori in Europa inoltre non potrà più avere un vero e proprio esercito. Dopo il trattato passerà un periodo terribile economicamente e non solo. 

Nel frattempo tra i bar di Monaco di Baviera gira un uomo, un pittore rifiutato dall'accademia delle belle arti di Vienna, veterano della prima guerra mondiale al quale non andavano bene le  severissime condizione imposte dai vincitori. Così inizia a fare discorsi pieni di nazionalismo, patriottismo, rivolta. Quest'uomo si chiama Adolf Hitler e guadagna velocemente una certa fama, abbastanza da creare un partito, diventare nel 1933 cancelliere ed un anno dopo dittatore. 

Da lì in poi inizia la storia che tutti conosciamo, o che almeno tutti dovremmo conoscere. Dato che la ripetizione di eventi che segnano la storia dell'uomo è un pericolo imminente. 

Per concludere vi lascio una poesia di Primo Levi, che ricorda come tutti non dovremmo scordare.


Voi che vivete sicuri

nelle vostre tiepide case,

voi che trovate tornando a sera

il cibo caldo e visi amici:

considerate se questo è un uomo

che lavora nel fango

che non conosce pace

che lotta per mezzo pane

che muore per un sì o per un no.

Considerate se questa è una donna,

senza capelli e senza nome

senza più forza di ricordare

vuoti gli occhi e freddo il grembo

come una rana d’inverno.

Meditate che questo è stato:

vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore

stando in casa e andando per via,

coricandovi alzandovi;

ripetetele ai vostri figli.

O vi si sfaccia la casa,

la malattia vi impedisca,

i vostri nati torcano il viso da voi.


Grigore Andrei Mario


La Piaget in visita al memoriale della shoah DI milano

Il memoriale della Shoah sorge nelle zona sottostante il piano dei binari della stazione centrale di Milano, da lì partivano, caricati su carri bestiame, prigionieri in partenza per Auschwitz.

Noi ci siamo stati per una visita guidata in una bella giornata di gennaio, il 24 gennaio precisamente, pochi giorni prima della giornata della Memoria.

Appena si entra c'è una  scritta “Indifferenza”, ci hanno spiegato che indifferenza è quella delle persone che sono state a guardare quello che è successo senza fare niente, quelli che si sono voltati dall'altra parte, quelli che non hanno visto o hanno finto di non vedere.

Durante la Seconda guerra mondiale, tra il 1943 e 1945, nel luogo in cui adesso c'è il memoriale della Shoah, c’era appunto una stazione, che fu occupata dai nazisti dopo l'armistizio dell'8 settembre e poi con la costituzione della repubblica sociale di Salò, con a capo Mussolini. La Repubblica sociale fascista, insieme ai nazisti, collaborano per portare anche in Italia la pratica atroce dello sterminio.

Fu così che da Milano cominciarono a partire i treni della morte.I primi due convogli sono andati ad Auschwitz con soli ebrei: ne sono partiti 774 e ne sono tornati solo 27. 

In seguito partirono altri convogli che oltre agli ebrei trasportarono oppositori politici, disabili, omosessuali, Rom.

Quando si arrivava nei campi di concentramento i nazisti ti dicevano se dovevi andare a fare i lavori forzati o nelle camere a gas in base all'età e alla muscolatura. Alcuni quindi morivano appena arrivati, altri morivano lentamente, dentro e fuori.

Questa gita mi ha colpito molto perché non avrei mai immaginato che ci fosse nel mondo gente così malvagia.