La voce popolare di Napoli

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La storia di Pulcinella



Pulcinella è la maschera, risalente al XVI secolo, simbolo della città di Napoli. Secondo alcuni studiosi il nome deriverebbe da Puccio D’Aniello, il nome di un contadino di Acerra che si era stancato di zappare la terra e di coltivare i campi e che decise di unirsi a una compagnia di girovaghi che si trovava a passare da lì. Altri ancora sostengono che il nome Pulcinella derivi da “Pulcinello”, cioè un piccolo pulcino dal naso curvo e adunco e che, di conseguenza, richiama il volto della maschera partenopea. Infine, alcuni studiosi, hanno individuato in Pulcinella la figura di Maccus, il ladro sciocco e mangione delle commedie romane risalenti al IV secolo a.C. Pulcinella è pigro, ironico, opportunista, sfrontato e chiacchierone. E’ famoso per il suo dolce far niente e per la sua arte di arrangiarsi. Non si impegna mai in nulla se non per trovare qualcosa da mangiare e da mettere sotto i denti: è desideroso di ogni cosa e in particolar modo di cibo. Pulcinella non è uno stupido: è scaltro, intelligente e astuto ma completamente svogliato, che si accontenta e che si adatta a fare un po’ di tutto senza mai impegnarsi concretamente in qualcosa. Uno dei detti più famosi, usato dai napoletani veraci è “A Pulecenella ‘o vern sol quann va ‘ngarrozz” che tradotto diventa “Pulcinella viene notato solo quando gira in carrozza”. Pulcinella non è uno sfortunato, ma è un uomo che cerca in ogni modo di tirare avanti e non sempre tutto va per il verso giusto. Ci sono delle volte in cui però trionfa e proprio in quel momento viaggia in carrozza: allora tutti lo notano e hanno da ridire, ma quando si trova in serie difficoltà e non riceve altro che bastonate dai ricchi e dai padroni e nessuno ha la voglia di aiutarlo e di cooperare. Pulcinella è noto anche per il suo parlare troppo, per non riuscire a mantenere i segreti: ancora oggi a Napoli si usa dire il segreto di Pulcinella”. Si tratta di uno dei modi dire più famosi e caratteristici della società partenopea e prende spunto dalla maschera omonima, nota per parlare sempre a sproposito e nei momenti meno opportuni, rivelando con fare volgare e dizione pronunciata i segreti che qualcuno gli ha confidato.

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