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rubrica di "viaggi , curiosità e cultura, fenomeni e scienze della terra..."

Le STRADE di PALERMO intitolate a DATE

di Emma Puleo - 2D


Il nostro giornalino è tornato con un nuovo numero e oggi vorrei parlare con tutti voi di un argomento un po’ insolito: le Strade!

Perché non mi potete certo dire che, camminando per la nostra bellissima Palermo, non vi siete mai chiesti come mai quella strada si chiamasse proprio così, in particolare quelle vie con date per nome!

Ed è proprio di queste strade che vi voglio parlare oggi!

Partiamo da una via conosciuta da tutti: via IV aprile (tra via Alloro e piazza Marina): è il giorno in cui sarebbe dovuta scoppiare la rivolta antiborbonica del 1860, ma gli organizzatori della sommossa vennero traditi! Cinque vennero uccisi e troviamo ancora la loro lapide sul prospetto laterale della chiesa della Gancia sotto la così detta “buca della salvezza", altri tredici vennero fucilati in una piazza che adesso porta il loro nome:piazza Tredici vittime.

Poi abbiamo piazza IV novembre (conosciuta come piazza Regina Pacis), che si riferisce al 4 novembre 1918. Questa data vi ricorda qualcosa? Sì, è proprio il giorno in cui è finita la Prima Guerra Mondiale. Ma questa commemora anche la Giornata dell’Unità e la festa delle Forze Armate.

Abbiamo anche via XX settembre (una parallela di via Libertà): stavolta l’anno a cui ci riferiamo è il 1870: infatti il 20 settembre 1870 le truppe italiane, con a capo il grande generale Raffaele Cadorna, entrarono a Roma, attraverso la breccia di Porta Pia. Questa data sancisce la liberazione della capitale e la conquista degli ultimi territori per l'unificazione nazionale.

E che dire della via XII gennaio (una traversa di via Libertà)? Il 12 gennaio 1848 indica l’inizio della rivoluzione palermitana contro il governo borbonico per ripristinare un governo autonomo e indipendente, data epica che diede il via ai moti rivoluzionari del '48.

Infine vorrei parlare di via XXVII maggio (nel quartiere Sperone): intitolata al 27 Maggio 1860, il grandioso giorno dell'ingresso a Palermo di Giuseppe Garibaldi, in cui i garibaldini e i picciotti vinsero l’esercito borbonico.

Tutti avvenimenti e date importanti per la nostra storia e la nostra identità, che hanno rappresentato la massima ispirazione del nostro popolo, quella di volersi liberare dal giogo delle dominazioni straniere.

IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

di Giuseppe Agnello - 2D

Da più di 5 milioni di anni l’Italia è una penisola, ma una grande isola al centro del Mediterraneo si è staccata dall’Italia. Quest'isola di nome Sicilia è l’isola più grande del Mediterraneo ma allo stesso tempo è tra le più povere. Ma perché è così povera? La Sicilia eraricca durante l’occupazione dei Greci e dei Romani perché aveva risorse fondamentali per gli imperi. Ma il suo periodo d’oro lo ha avuto durante l’occupazione degli Arabi, dei Normanni e degli Spagnoli. In seguito la Sicilia venne unita al regno di Napoli dopo le guerre napoleoniche così si formò il Regno delle due Sicilie, sotto l’autorità dei Borbone. Nel 1860 il generale Giuseppe Garibaldi decise di conquistare la Sicilia per riunire l’Italia. Dopo l’unità d'Italia iniziò il declino della Sicilia, perché tutte le risorse del Sud vennero usate per costruire industrie, case, banche, scuole… nel Nord. Così molti capi di governo pensarono di costruire un ponte sullo stretto di Messina per collegare la Sicilia al resto della penisola Italiana. Ma quest’idea non si realizzò mai perché è una zona altamente sismica,  infatti nel 1905 ci fu un terremoto a Messina che causò più di 100 mila morti. Nel 2022, quando salì il nuovo governo in Italia, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini decise di riaprire il progetto per il ponte perché secondo le previsioni la sua costruzione creerebbe più di 120 mila posti di lavoro e potrebbe far riprendere l’economia calabrese e siciliana. Tuttavia la costruzione di questo ponte innanzitutto farebbe perdere 16 miliardi allo Stato, poi si creerebbe un impatto ambientale pazzesco e si dovrebbero pure abbattere le case di alcuni Messinesi e Calabresi per un ponte che alla Sicilia e alla Calabria non serve cosi tanto secondo il pensiero di molti politici e cittadini. 

E tu cosa ne pensi?

Piana degli Albanesi... 

da Diga ad Oasi

di Manfredi Maria Drago - 2D

Poco più di cento anni fa, nel 1921, un ingegnere palermitano di nome Aurelio Drago decise di iniziare i lavori di una diga che sarebbe dovuta servire allo scopo di produrre energia idroelettrica.

Quello che Aurelio non immaginava era che, con quell’opera ingegneristica di circa 310 ettari avrebbe non solo prodotto energia ma anche portato acqua agli assetati del tempo, ma ancora più spettacolare, grazie all’ effetto che ha avuto sul terreno, cominciarono a crescere specie di piante mai viste né a Palermo né in tutta la Sicilia Occidentale. Logicamente ci fu un effetto anche sulla fauna con la scoperta di animali esotici di cui nemmeno si sapeva l’esistenza e vennero fuori molti rettili, ma vi trovarono rifugio anche alcuni mammiferi, tra cui volpi, ricci e cinghiali. Ben presto la ricca biodiversità del paesaggio creatasi in quel periodo fu attenzionata dal WWF, il che lo rese un patrimonio culturale e paesaggistico. Per quanto riguarda il lago la cosa interessante è che divenne una delle più importanti risorse idriche della Sicilia Occidentale.

Adesso Aurelio non c’è più ma, secondo me, sarebbe molto felice se ognuno di noi si rendesse conto dell’enorme eredità che ci ha lasciato e che purtroppo stiamo lentamente sprecando.

 #Sport 

rubrica di "sport, sano agonismo, attività motorie e salute"

Attività sportiva con il “Palermo Rugby”

di Eleonora Costanzo, Leda Fava, Alice Martello 3G

La nostra scuola, “Guglielmo Marconi” ha organizzato un progetto sportivo in collaborazione con il “Palermo Rugby”, nel mese di marzo. L’obiettivo era quello di creare delle squadre (sia maschile sia femminile) per poi giocare contro altri ragazzi di altre scuole. Ogni classe dell’istituto ha svolto degli allenamenti durante le ore di educazione fisica, con un componente della squadra femminile del “Palermo Rugby”. Alla fine di questi allenamenti, alcuni di noi sono stati scelti per poi svolgere un’ulteriore selezione fissata per giorno 14 marzo allo Stadio Delle Palme. Coloro che sarebbero stati selezionati, avrebbero formato la squadra del Marconi che si sarebbe battuta con le altre squadre di Palermo. Successivamente, giorno 19 marzo, i ragazzi scelti che componevano la squadra di rugby hanno disputato il torneo contro le scuole Virgilio Marone e Giotto Cipolla, che si è concluso con la vittoria del Marconi che ha raggiunto il primo posto dei ragazzi e il secondo posto delle ragazze. E’ stata davvero una bella esperienza e ci siamo divertiti moltissimo.

Giornata conclusiva  RUGBY 

di ironladiesrugby

La splendida cornice del Campo Sportivo “Tenente Onorato”, per la prima volta dedicato al rugby, ha ospitato il 31 maggio la giornata conclusiva dell’attività svolta dalla nostra società durante quest’anno scolastico. Hanno partecipato la Scuola Media Statale “Virgilio Marone” e l’Istituto Comprensivo “G. Marconi”, entrambe con una rappresentativa maschile e femminile e tanti docenti e genitori al seguito. Le ragazze e i ragazzi hanno giocato divertendosi e, in un fuori programma, hanno sfidato una squadra formata dai loro allenatori e professori. Un particolare ringraziamento da parte nostra va proprio alle Scuole, a cui diamo appuntamento alla prossima stagione, e all’Esercito Italiano e al Comitato regionale FIR per la preziosa collaborazione.

SEMIFINALI COPPE EUROPEE 2023-24 

REAL AI RIGORI, ROMA NEL DERBY ITALIANO E FIORENTINA AI SUPPLEMENTARI. 

di Gabriele Falgares - 2^D

Conclusi i quarti di finale delle coppe europee, andiamo a vedere un po' chi è passato. In Champions League passano Real Madrid, Bayern Monaco, Paris Saint Germain e Borussia Dortmund. Tutte dopo delle partite magnifiche, ma andiamo con ordine. Il Real Madrid batte ai calci di rigore  il City di Guardiola, che dopo il successo dell’anno scorso torna a casa. Una lotta infinita tra le due, che dopo il pareggio per un risultato di 3-3 al Bernabeu, pareggiano anche all’Etihad per 1-1, con il City, che dopo un assedio di 120 minuti si inginocchia ai calci di rigore con il rigore decisivo segnato dal tedesco Antonio Rüdiger.Ad aspettare i “Merengues” in semifinale c’è il Bayern Monaco che in casa batte 1-0 l’Arsenal per un totale di 3-2.

Dall’altra sponda del tabellone, il PSG rimonta il risultato di andata di 3-2 battendo per 4-1 i "blaugrana" allOlímpic Lluís Companys. Gli spagnoli si giocano la partita con l’espulsione al 29’ di Ronald Araújo.Il PSG passa con un meraviglioso Kylian Mbappé e aspetta alle semifinali il Borussia Dortmund uscito vincente dallo scontro con l’Atletico Madrid.Una vittoria magnifica per un totale di 5-4.

Parliamo di Europa league dove la Roma batte per un totale di 3-1 il Milan.L’Atalanta di Gasperini batte Jürgen Klopp, che dopo aver sottovalutato all’andata la dea, si limita a un 1-0 al Gewiss Stadium.I giallorossi sfideranno alle semifinali i campioni tedeschi del Bayer Leverkusen usciti vincitori dalla sfida con il West Ham. Dall’altra parte l’Atalanta si batterà con il Marsiglia.

In Conference League invece, la Fiorentina ai supplementari la spunta per 2-0 con il Viktoria Plzen. La Viola attende alle semifinali il Club Brugge. L’altra semifinale sará invece Aston Villa-Olympiacos. Si attendono con ansia le semifinali.

 Inseguendo la Serie A 

di Riccardo Bongiovanni e Federico Mazzola, 1^H

Nello sport del calcio nella fase finale del campionato le squadre che si sono classificate ai primi posti dopo lo svolgimento dei gironi di andata e di ritorno disputano incontri di play off, solitamente a eliminazione diretta. Si tratta di “spareggi” per determinare le promozioni e retrocessioni. Quest’anno è toccato al Palermo, che ha lottato per un posto in seria A gareggiando con il Venezia. La partita si è giocata lunedì 20 maggio a Palermo nello stadio Renzo Barbera ed è iniziata alle 20:32. Il Palermo ha giocato con uno schema 5-3-2 e il Venezia con un 3-2-4-1. Al 99esimo la partita finisce 1-0 per il Venezia. L’allenatore del Venezia ha così commentato: È stata una partita tosta, giocata davanti a un grandissimo pubblico, ma è solo una delle due partite che dovremo giocare. Il Palermo è una grande squadra e farà di tutto per metterci in difficoltà.” Nella partita di ritorno i giocatori del Palermo hanno dato il massimo e tutti i tifosi tifato con grande foga. La partita si è giocata a Venezia venerdì 24 maggio. La squadra di casa è scesa in campo con un 3-5-2, il Palermo invece ha schierato un 3-4-3 con il tridente Brunori, Soleri, Insigne. Il Venezia ha giocato una gran partita e conquistato meritatamente la finale dei playoff di Serie B. Dopo il successo del Barbera per 1-0 è arrivato anche quello del Penzo con un 2-1. Il Palermo esce con l'onore delle armi e consapevole di averci provato fino in fondo. La squadra di Vanoli ha, tuttavia, dimostrato di avere qualcosa in più rispetto ai Rosanero. Amaro il commento di Michele Mignani. allenatore del Palermo: “Una grande delusione, pensavamo di poterci provare.” Ci diamo appuntamento al prossimo anno e al prossimo campionato, sperando che la squadra e i suoi numerosissimi tifosi possano realizzare il loro sogno di volare in serie A. Forza Palermo!

Ginnastica ritmica, che passione! 

di Cloe Barbuscia e Beatrice Liga, 1^H

La ginnastica ritmica è una disciplina della ginnastica ed uno sport olimpico sia femminile che maschile, in cui una o più ginnaste si esibiscono individualmente o in squadra su una pedana di moquette, accompagnate dalla musica e utilizzando degli attrezzi ovvero la fune, la palla, il cerchio, il nastro, le clavette oppure il corpo libero.  La ginnastica ritmica è nata nel 1912 quando si svolsero i primi esercizi alle Olimpiadi di Stoccolma. Il“padre“ di questa disciplina è considerato il tedesco Guts Muths (1759-1839), il quale pose l’accento sull’armonia da essa derivante e studiò alcuni esercizi adatti alle caratteristiche femminili. Quest’anno la World Cup 2024 si svolgerà a Milano dal 21 al 23 Giugno, e vi parteciperanno numerose ginnaste  tra cui le più conosciute Sofia Raffaeli, Milena Baldassarri e Stiliana Nikolova.

Vediamo chi sono. 


Sofia Raffaeli è nata a Chiaravalle e ha 20 anni. Individualista della Nazionale di ginnastica ritmica italiana, è la prima nella storia a vincere un oro individuale ai Campionati del Mondo. È campionessa mondiale all-around 2022 e vicecampionessa nel 2023.


Milena Baldassari è nata a Ravenna il 16 ottobre del 2001 e ha 22 anni. Individualista della Nazionale di ginnastica ritmica italiana, si è classificata al quindicesimo posto nelle classificazioni individuali della classe 2001 ai mondiali di Valencia del 2023. 


Stiliana Nikolova è nata il 22 agosto del 2005 al Cairo, in Egitto, e ha 18 anni. Ginnasta bulgara individualista, è la medaglia di bronzo mondiale a tutto tondo del 2022 e medaglia d’argento al cerchio clavette e nastro, la medaglia di bronzo con la palla.  

Se ancora non conoscete la ginnastica ritmica seguite i prossimi mondiali,  siamo sicure che, come noi, ne resterete affascinati e conquistati. 

 Spettacolare 

rubrica di recensione "Libri, film, concerti e teatro"

Tutte le video-recensioni ai libri che vi consigliamo potete trovarli nella nostra playlist di YouTube:  Playlist video-recensioni

Incontro con l’autore: Enrico Galiano

di GIULIA GRILLO e VITTORIA SCRIMENTI 1 C

Giorno 4 Aprile 2024, le classi prime, dell’istituto Marconi, si sono recate alla Chiesa Mater Ecclesiae per partecipare all’incontro con lo scrittore Enrico Galiano, autore del libro la “Società segreta dei Salvaparole”. Un libro che le classi prime hanno letto durante l’anno. Inizialmente Galiano ha raccontato degli aneddoti con lo scopo di parlare del “Bodyshaming”, ovvero utilizzare parole che possono ferire molto le persone per il loro aspetto fisico. Dopo Galiano ha raccontato di alcune sue avventure adolescenziali e delle ragazze che gli piacevano. La prima si chiamava Betti, ma Galiano è stato “friendzonato”, in sintesi rifiutato, così come è accaduto con la seconda e la terza ragazzina. Egli ha detto di essersi ispirato a queste vicende per scrivere questo libro, aggiungendo via via nuovi elementi di fantasia. Infine le classi sono salite sul palco per farsi fare l’autografo del libro e per fare una foto.

Questo libro racconta di un ragazzino di nome Samu, che, con i suoi amici, forma la società segreta dei Salvaparole. Le parole iniziano a sparire, ma fino ad allora Samu stava tranquillo perché meno parole voleva dire meno cose c’erano da studiare. Ma poi realizzò che potevano sparire anche parole come amicizia, amore, marmellata, e quindi poteva perdere il suo migliore amico Nico, e doveva rinunciare alle speranze che aveva per conquistare Rachele. Quindi pensó che fosse un gran problema e così, con i suoi amici, formò la “società segreta dei Salvaparole”.

Una storia di amicizia, coraggio e lealtà che insegna l’importanza di proteggere sempre le parole, perché ogni parola rappresenta un valore, ogni parola è espressione di pensieri, sentimenti ed emozioni che ci possono aiutare a relazionarci meglio con gli altri e possono essere anche la nostra arma di difesa più preziosa contro il male del mondo.

 Io e il Gabbiano Jonathan Livingston𓅿

di Ginevra Bellomare, 3^H

Se avessi le ali per volare, scapperei il più lontano possibile per rompere le catene che mi tengono ancorata ai problemi e alle preoccupazioni della vita. Conosco ciò che mi circonda, ma la voglia di scoprire ancora di più aumenta, si fa sentire nei momenti difficili in cui si vorrebbe solo scappare. Questo desiderio di libertà ha la culla nel cuore e nei sogni di tutti noi e chi sa se questi desideri diventassero realtà, dove mai ci porterebbero. 

La voglia di uscire dal nostro guscio per vedere una realtà a noi ignota può mettere a rischio la nostra vita pur di realizzarsi. Guardando negli occhi le persone che mi circondano mi chiedo sempre dove sia la loro mente, in quale contesto sognano di trovarsi. I sognatori più grandi sono i bambini, che con la loro mente immaginano cose meravigliose, di cui la loro fantasia è artefice. Chissà che cosa sognano i bambini vittime di guerre.. Quando il luogo in cui si trovano viene distrutto insieme alle loro vite. Chissà quale sarebbe il posto e la vita dei loro sogni.  Per parlare di questo tema possiamo usare la figura del libro di Richard Bach, Il gabbiano Jonathan Livingston. Anche lui aveva il sogno di volare libero e ovunque. 

Questo sogno non era comune agli altri gabbiani, loro si limitavano a volare per cercare cibo e rimanevano sempre in un punto con il resto dello stormo. Jonathan, però, anche se le sue aspirazioni non erano condivise, non si arrende e continua a cercare di realizzare il suo obiettivo, diventare sempre più abile nelle tecniche di volo, sfidare i limiti e le leggi conosciute. Io, come Jonathan, non mi faccio influenzare dal pensiero altrui, non mi sono mai sentita esclusa per le mie idee e desideri, perché ho la fortuna di essere circondata da persone che, invece di sabotarmi, mi sostengono. Assisto, però, a frequenti esempi di critiche ed esclusione contro i miei coetanei e nella maggior parte dei casi intervengono in loro aiuto perché non c'è nulla di male ad esprimere il proprio punto di vista, anche se è molto lontano da quello degli altri. Il desiderio di libertà è maggiore rispetto alla probabilità che si realizzi. Ma cos'è la libertà? Per me sentirsi liberi significa essere capaci di fare quello che si vuole, nel tempo e nel luogo che più si preferisce. Nessuno è nella posizione di vietare questa libertà a qualcun altro e per questo non bisogna arrendersi, ma coltivare questa voglia di avventura, come faceva il gabbiano Jonathan. 

Ma come fare quando questa libertà viene ostacolata? Bisogna opporsi a costo anche di mettersi in pericolo, come fanno ogni giorno i migranti che pur di assaporare anche solo un po’ di questa libertà corrono il pericolo di naufragare. C'è ancora molta strada da fare per far sì che tutti, bambini, adulti, anziani e gabbiani, intraprendano il proprio viaggio per arrivare a destinazione, liberi. Fino a quando le ali del nostro gabbiano saranno aperte, dobbiamo continuare a volare, volare e volare.

Ghostbusters - Acchiappafantasmi

di Mattia La Barbera, 1^H

Il 22 marzo di quest’anno è uscito il nuovo film di Ghostbusters “Ghostbusters minaccia glaciale” e mi son detto: perché non onorare i film? La saga Ghostbusters si compone di tre film canonici a cui se ne aggiunge uno che, pur avendo lo stesso titolo, non è canonico e poi vi dirò perché. Peter Venkman (Bill Murray), Ray Stanz (Dan Aykroyd) e Egon Spengler (Harold Raimis ) sono tre scienziati che studiano fenomeni paranormali e fondano un’agenzia a New York dal nome Acchiappafantasmi. A metà del film si aggiungerà al gruppo Wiston Zeddemore (Ernie Hudson). I Ghostbusters operano a New Yorkin posti come case e palazzi dove succedono cose strane, luoghi infestati da fantasmi. La prima caccia è a Slimer, un fantasma verde che mangia sempre. Il cibo che mangia non rimane nel suo stomaco ma lo trapassa. Poi diventerà la mascotte del film insieme a Staypuff Marshmellow Man. In poco tempo gli acchiappafantasmi acquistano fama e le chiamate al loro centralino si moltiplicano. I nostri eroi non vengono accettati dalle autorità, che alla fine capiscono che sono molto importanti e utili alla società. Ai nuovi spettatori potrei dare l’impressione di un film cupo e spaventoso, ma in realtà è umoristico come tutti gli altri della saga. Non mancheranno risate. Dobbiamo onorare l’ECTO 1, nome dato all’auto dalla sua targa. E’ una Cadillac Miller meteor del 1959 dipinta di bianco, allestita con sensori per la caccia ai fantasmi e lampeggianti, una scala e con lo slot per una barella che trasporta gli zaini protonici e le attrezzature come la trappola dei Ghostbusters. Ah, dimenticavo, i fantasmi vengono catturati nella trappola e poi neutralizzati in un dispositivo di contenimento che si trova sotto la loro caserma. La canzone più famosa “Ghostbusters” è di Ray Parker junior e accompagna lo spot dei Ghostbuster. Questi sono i film con cui probabilmente i nostri genitori sono cresciuti ed è bello che a molti ragazzi piaccia questa saga cinematografica. In America ci sono tantissimi fan della saga tanto che comprano oggetti da collezione come il rilevatore di fantasmi o anche il visore per vedere i fantasmi. È il mio sogno nel cassetto fare una replica del secondo film.

INCONTRO con GABRIELE CLIMA 

Uno scrittore che “ascolta” i personaggi dei propri libri

di Manfredi Drago e Antonio Mioduszewski - 2 D

Pochi giorni fa gli alunni di diverse classi della nostra scuola hanno avuto la fortuna di partecipare all’incontro con il talentuosissimo autore del libro “i fiori di Kabul” scelto come libro per il progetto Modusvivendi va a scuola.

L’ incontro è avvenuto al liceo Cannizzaro dove siamo stati accolti da un’aria di frenesia generale, d’altronde sono gli ultimi giorni di scuola;-) Detto ciò, abbiamo raggiunto l’aula magna dove, dopo i ringraziamenti e una breve introduzione, l’autore ha fatto la prima mossa che nessuno si sarebbe aspettato, ha chiesto di cosa volessimo parlare, ma eravamo troppo timidi e quindi siamo partiti subito dalle domande.

Ovviamente le domande hanno rivelato alcuni aspetti del libro ma anche aspetti della vita di Gabriele Clima come, ad esempio, che apprezza tutti i momenti della vita o che è molto innamorato; e ci ha rivelato anche un segreto…

Ci ha rivelato che a volte neanche l’autore sa chi sono i personaggi, è questo il bello della scrittura, che a un certo punto i personaggi prendono vita propria e acquistano un biglietto di sola andata per il nostro cuore e la nostra immaginazione!

video recensioni del libro "I FIORI DI KABUL" - 2 D

video-recensione fiori di Kabul di E. Ronga (1).mp4
Fiori di Kabul -E. Puleo 2 D (1).mp4

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Il Prof. Vincenzo Ganci legge Calvino

Gli/Le alunni/e della II L

In seno alle attività celebrative del centenario della nascita di I. Calvino, giorno 21 dicembre 2023 gli alunni/e delle classi II L e II E hanno incontrato il Prof. Vincenzo Ganci, docente di Italiano e Latino presso il Liceo Scientifico "G. Galilei" di Palermo, che ha letto loro brani tratti da "Marcovaldo" e "Le Cosmicomiche". Insieme hanno riflettuto sulle tematiche emerse e condiviso impressioni e suggestioni. Il Prof. Ganci è stato molto coinvolgente nel lasciare ai/alle ragazzi/e la possibilità di "scrivere" differenti finali delle storie. E secondo te, come andrà a finire?

C’è ancora domani 

di Beatrice Mustica, 3^H

Oggi nei Paesi occidentali viviamo in una società in cui la donna ha pari diritti dell’uomo e, soprattutto noi giovani, diamo per scontato che sia così, perché siamo nate in un contesto in cui tutto ciò è sancito da leggi costituzionali, ma la lotta per i diritti delle donne è stata una battaglia lunga e spesso dolorosa. Le donne hanno dimostrato di essere forti, coraggiose e determinate nel conquistare i propri diritti e, se oggi noi possiamo goderne, dobbiamo ringraziare le nostre antenate. Nel tempo le donne sono state vittime di una cultura patriarcale, di violenze domestiche, di diritti negati, come il diritto al voto. 

Questi temi sono stati ripresi da Paola Cortellesi nel suo film C’è ancora domani, che ho visto al cinema con la mia classe. Mi ha colpito molto vedere come in Italia, negli anni del dopoguerra, la protagonista del film, moglie e madre, venisse trattata dal marito, ​​capofamiglia, nonché capo supremo e padrone, che non perde mai l'occasione per sottolineare il suo ruolo, talvolta con un tono sprezzante e altre volte direttamente con l'uso della cinghia. Nonostante tutto il male che subiva, la donna ha avuto il coraggio di andare al voto di nascosto dal marito e di immaginare un futuro migliore, non soltanto per sé stessa. 

Le donne del ‘900 sono state le protagoniste di un grande cambiamento sociale e politico e la loro vita ha subito cambiamenti radicali. Le donne oggi sono libere di prendere le proprie decisioni e di realizzare i propri sogni, senza paura di essere giudicate o discriminate. Nonostante i progressi raggiunti nel corso degli anni, c'è ancora molto da fare per garantire alle donne una piena parità in ogni ambito della vita, soprattutto in quello lavorativo. 

Oggi molte leggi affermano la parità dei sessi, tuttavia ci sono ancora parti del mondo in cui le donne sono lontane dal raggiungere questi obiettivi. 

Con orrore apprendo che ancora oggi in alcune parti del mondo le donne, spesso ancora bambine, sono costrette a sposare uomini scelti dai genitori o ancora che in Afghanistan le donne non possono frequentare scuole, università, andare in bicicletta o fare sport. 

Ci sono paesi africani in cui le bambine vengono mutilate ed educate ad essere sottomesse e servizievoli agli uomini. E purtroppo dappertutto molte donne subiscono violenze fisiche solo perché l’uomo può farlo. La condizione della donna varia quindi notevolmente nelle varie zone del mondo, per me è importante che gli Stati lavorino insieme per combattere le disuguaglianze e le ingiustizie sulle donne. E’ necessario impegnarci tutti fin da giovani per costruire un mondo più giusto che non discrimini la donna solo perché è tale. Sono felice che la scuola abbia offerto la possibilità di vedere questo film e di promuovere la riflessione su questo tema.

One life

di Ginevra Bellomare, 3^H

Ogni giorno, se ci guardiamo intorno, vediamo un mondo pieno di situazioni che potrebbero essere cambiate, se solo ognuno di noi facesse la propria parte per rimarginare i propri errori. Le letture, le storie che spesso ci ritroviamo a conoscere parlano di persone che con le loro azioni hanno fatto la differenza, ed è proprio in queste storie che l'altruismo che è in ognuno di noi deve trovare le radici per costruire un albero nuovo, migliore e bello. 

Racconti di attivisti come Martin Luther King o di scienziati come Albert Einstein, che hanno cambiato la nostra storia, hanno un impatto nelle nostre vite degno di essere ricordato, per non commettere gli stessi errori che loro hanno provato ad aggiustare. 

Quest’anno con la scuola ho visto un film che mi ha fatto conoscere la storia vera di Nicholas Winton, un uomo che durante la Seconda Guerra Mondiale è riuscito a salvare 669 bambini ebrei, portandoli da Praga a Londra e dando loro una casa. Nel film One Life Nicholas, liberando la casa da scatoloni colmi di inutili documenti, si imbatte in una misteriosa valigetta riposta in un cassetto sempre chiuso. Immediatamente nella sua testa prende vita il ricordo di un progetto che da giovane era divenuto quasi un ossessione e dopo quasi quarant’anni, per la prima volta, sente la necessità o forse il dovere di trarre quella valigetta dal cassetto e condividere con il mondo quello che è stato capace di fare.

La cosa che più mi ha colpito è il fatto che Nicholas fosse una persona normale e se è riuscito in questa enorme impresa significa che ognuno di noi è capace dell'impossibile. La cosa importante è che questa voglia di fare la differenza non sia condizionata dalla voglia di popolarità, ma dall'amore per la giustizia. Nicolas è un esempio per l'umanità, perché in questi tempi due guerre terribili poco lontane dalla nostra realtà, stanno creando situazioni strazianti per chi le subisce.  È arrivato il momento, i bambini da salvare non sono solo 669, non sono solo bambini, facciamo in modo che non sia necessario che queste persone debbano essere soccorse. "Se una cosa non è impossibile, allora c'è sempre un modo per realizzarla" questa frase è stata pronunciata da Nicholas nel film. Sono d'accordo con questa affermazione, perché secondo me nulla è impossibile. Non è la realtà ad essere imperfetta, lo diventa quando nessuno ha la voglia di cambiare le cose. L'impegno che tutti possiamo adottare è quello di partecipare alla vita sociale. Possiamo fare beneficenza, per aiutare chi ne ha bisogno, possiamo scrivere canzoni, poesie, articoli per sensibilizzare gli altri, possiamo opporci con rivolte, possiamo dare asilo ai profughi per non far vivere loro situazioni di degrado. Le cose che possiamo fare sono infinite ma questo "possiamo" deve diventare "dobbiamo". Durante questi miei tre anni di medie ho avuto l'opportunità di parlare e apprendere l'esistenza di situazioni a me ignote, perché non le vivo in prima persona, ma in realtà mi sono resa conto che sono vicine a me più di quanto immaginassi. Voglio anche io da grande fare in modo che il mondo diventi un posto migliore. Bisogna cominciare a lavorare per dare i nostri figli e nipoti una realtà in cui non debbano convivere con violenza, discriminazione, guerre e ingiustizie. Ogni gesto è un passo avanti nel nostro cammino anche se porta a una sconfitta, la voglia di rialzarsi e lottare deve permanere  nella nostra mente, nei nostri cuori e nelle nostre gambe per muoverci verso ciò che vogliamo realizzare.

 Cuciniamo 

rubrica di "cucina, ricette e pasticci"

In Cibo Civitas

La ratatouille - II G

Il progetto In Cibo Civitas di SlowFood Italy si rivolge alle scuole secondarie di primo e secondo grado in tutta Italia con l’obiettivo di accrescere le conoscenze dei ragazzi sul tema dell’alimentazione sostenibile e di accompagnarli in un percorso che vada dalla teoria alla costruzione di consapevolezza e alla realizzazione di azioni concrete. Obiettivo è attivare giovani studentesse e studenti tra gli 11 e i 19 anni affinché siano veicolo di transizione verso sistemi agroalimentari sostenibili all’interno delle loro comunità. Le classi, oltre ad accedere ai materiali per il lavoro in aula, hanno potuto  mettersi alla prova partecipando alla challenge finale: scegliere una o più fra le 13 azioni amiche del clima e realizzare un video racconto della durata di un minuto per presentarle, in maniera creativa e originale. Al termine della challenge verranno premiati sei video: tre per le scuole secondarie di primo grado e tre per quelle di secondo grado... e, notizia del 6 giugno, NOI ABBIAMO VINTO!

IL DOLCE IN TAZZA

una merenda facile, buona e veloce

di Manfredi Maria Drago - 2D

INGREDIENTI:

30 g di olio

5 g di cacao

30 g di zucchero (consiglio quello di canna)

40 g di farina 0

mezzo cucchiaino di lievito per dolci

10 g di latte

1 uovo

Decorazioni a piacere

PROCEDIMENTO:

Le granite siciliane

di Vera Pantaleone - II C

L’estate si sta avvicinando e tutti sappiamo quando caldo fa durante questi tre mesi, quindi vi propongo una ricetta semplice e veloce ma soprattutto rinfrescante: le granite siciliane! La granita siciliana per eccellenza è quella al limone ma anche la versione alla mandorla è abbastanza apprezzata.

Ingredienti:

-650 ml di acqua

-350 ml di succo di limone

-350 g di zucchero

-1 scorza di limone

-un pizzico di sale

Procedimento

Versate in una pentola l'acqua, lo zucchero, un pizzico di sale e le strisce di scorza di limone che avrete ricavato con un pelapatate per rimuovere dal limone meno parte bianca possibile. Quando il composto avrà raggiunto il bollore, calcolate 8 minuti e poi spegnete. Fate raffreddare completamente lo sciroppo immergendo la pentola nel lavandino colmo di acqua fredda per poi aggiungere il succo di limone. Fate ghiacciare in freezer per circa 6-7 ore e ogni tanto rompete i cristalli di ghiaccio preferendo un frullatore a immersione o un mixer per ottenere una consistenza cremosa e vellutata e inglobare aria.

Per la versione alla mandorla

Ingredienti:

-400 g di mandorle con la buccia

-1 l di acqua

-180 g di zucchero

-un pizzico di sale

-1 cucchiaino raso essenza di mandorle

Procedimento

Procurarsi delle mandorle con la buccia caratterizzate da una lieve polverina in superficie, che darà ancora più sapore alla granita. E mi raccomando: siciliane o comunque italiane! Versatele in un pentolino con tutta l'acqua e fate sfiorare il bollore, poi spegnete. Versate il contenuto della pentola ancora caldo in un frullatore e frullate per qualche secondo fino a tritare abbastanza finemente le mandorle. In questo modo rilasceranno nutrienti e aromi nell'acqua. Travasate questo composto in una ciotola e lasciate raffreddare completamente. In questa fase cosa succede? Ogni granellino di mandorla rimane in infusione con l'acqua che prima sarà calda ma poi si raffredderà. Quando si sarà raffreddato, frullate il composto ancora più finemente. Prendete uno scolapasta e mettetelo in una ciotola più grande. Procuratevi anche un canovaccio che disporrete sopra lo scolapasta. Versate una metà di composto alle mandorle nello scolapasta coperto con il canovaccio e filtrate per ottenere il latte, strizzando il canovaccio per fare uscire più velocemente il liquido. Fate la stessa cosa con l'altra metà. Ora versate il latte in una pentola, unite lo zucchero, un pizzico di sale , qualche goccia di essenza di mandorla (facoltativa) e portate a cottura facendo bollire il composto circa 5 minuti. In questa fase si ispessirà leggermente. Fate raffreddare il composto immergendo la pentola nel lavandino con l'acqua fredda. Ora basterà ghiacciarlo in freezer per circa 6-7 ore e ogni tanto rompete i cristalli di ghiaccio preferendo un frullatore a immersione o un mixer per ottenere una consistenza cremosa e vellutata e inglobare aria!! E adesso non ci resta che assaporare una deliziosa granita che ci aiuterà sicuramente ad affrontare meglio il caldo torrido ed afoso del clima siciliano

 Historia 

rubrica di "personaggi, avventure e eventi della storia"

UNA SVOLTA CHE CAMBIÒ IL MONDO

di Davide Tirrito II C

Nel 1721 il giovane barone Montesquieu fece uscire un’opera che con il suo contenuto cambiò la civiltà in una maniera che neanche lui poteva immaginare. In questo testo intitolato “Lettere Persiane” l’intellettuale immaginò due Persiani che andando in giro per Parigi mettevano in ridicolo le mode e le abitudini del tempo, sottolineando quanto fossero frivole ed inutili. Il libro fece subito il giro di tutta la Francia e scosse qualcosa nel cuore delle persone. Cominciò così una svolta che cambiò per sempre il mondo: l’Illuminismo. Le persone facenti parte di questo movimento, che interessò letterati e non solo, decisero di chiamarlo così in quanto si dicevano “illuminati” dalla ragione. Fu un movimento che diffuse dei principi rivoluzionari. Gli illuministi furono infatti i primi a parlare della felicità come diritto di ogni individuo e, in quanto tale, inviolabile. Ogni persona deve quindi avere la possibilità di vivere nella piena felicità e di conseguenza nella libertà e nel diritto di avere un posto in cui stare bene. Gli intellettuali che aderirono a  questo movimento furono anche tra i primi a parlare del re come sovrano non per diritto divino, considerando la monarchia come un contratto che deve essere rispettato da entrambe le parti, cioè dal re e dal popolo. Così, se un re non rispetta i diritti dei cittadini sta trasgredendo il contratto e di conseguenza i cittadini possono ribellarsi e far andare al potere una persona che rispetti i loro diritti. Le idee illuministe fecero subito il giro di tutta la Francia e in pochi anni di tutto il mondo, influenzando persino grandissimi regnanti: Maria Teresa imperatrice d’Austria, Pietro Leopoldo, figlio di Maria Teresa e granduca di Toscana, Caterina di Russia e Federico II di Prussia. Tutti questi sovrani si mossero facendo numerose riforme, abolendo la pena di morte e suddividendo i poteri secondo le idee di Montesquieu. Egli, infatti, divise le funzioni governative dello stato in tre poteri:  legislativo, esecutivo e giudiziario. Montesquieu fece anche una distinzione delle tre forme in cui uno stato può essere organizzato: la repubblica, mossa dalla virtù, in cui è il popolo a votare per le varie decisioni e, di conseguenza i diritti dei cittadini sono sempre rispettati. La monarchia, mossa dall' onore del re, che è una persona onesta, purtroppo però spesso inquinata dalla voglia di potere per cui si fanno guerre e si dissangua il popolo con elevatissime tasse. Il dispotismo, mosso dalla paura, in cui il despota fa quello che vuole e tiene i sudditi nel continuo terrore e sgomento. Per questo, secondo Montesquieu la migliore forma di governo è la monarchia parlamentare, un giusto compromesso tra monarchia e repubblica. Ancora oggi gli scritti di Montesquieu sono alla base di tutte le democrazie, come la maggior parte delle idee illuministe, idee che hanno modificato per sempre la storia.

Dove sono finiti Dante, Napoleone, Calvino e Anna Frank? 

Nel nostro MEMORY!

classe II G

Chi ha detto “Lo stato sono io?”. Chi era l’acerrimo nemico di Napoleone? Beh, se venite a giocare con noi, lo scoprirete… Come? Con il nostro MEMORY dedicato ai personaggi storici o della letteratura che abbiamo studiato quest’anno, e che abbiamo realizzato con la nostra insegnate di Lettere, la professoressa Nicolicchia. A dicembre, è venuto in classe l'architetto Lo Bocchiaro che ci ha accompagnati nel colorato mondo del fumetto. Ci ha illustrato la struttura, le tipologie di balloon, i riferimenti, i metodi e la storia del primo fumetto mai esistito: The Yellow Kid. Successivamente, abbiamo disegnato i nostri autoritratti e li abbiamo appesi in classe. In questo modo, sono stati individuati gli studenti più dotati graficamente e la professoressa ci ha divisi in cinque gruppi e ci ha assegnato dei ruoli precisi: il fumettista, che doveva disegnare; il ricercatore, che doveva cercare su internet le immagini e le informazioni relative ai personaggi da disegnare; il segretario, che doveva appuntare ogni fase del lavoro; il portavoce che, alla fine, avrebbe relazionato ogni attività svolta. Lo scopo di questa attività è stata quella di imparare, in modo diverso; di socializzare tra noi e di divertirci insieme. Ci siamo organizzati così: i "ricercatori", con l'aiuto dei “segretari", hanno cercato immagini e informazioni storiche su ogni personaggio, per scrivere una frase che li rappresentasse. Poi si sono messi all’opera i "fumettisti" che hanno realizzato i disegni, seguendo le informazioni fornite loro dai ricercatori. Ogni disegno è diverso dall’altro perché rispecchia la personalità di chi lo ha realizzato. Dopo un mese di lavoro, il memory è stato completato e portato in classe. Ogni gruppo ha esposto le fasi del lavoro e se c’erano state delle criticità. A questo punto, l’architetto Lo Bocchiaro si è occupato di editare i disegni e consegnarli ad una tipografia, che li ha stampati su carta fotografica plastificata ed è nato il mazzo di carte definitivo. Abbiamo realizzato la scatola, le istruzioni e le soluzioni. 

Chi vuole giocare con noi?

 Fashionable 

rubrica di "moda, tendenze, personaggi e social."

ORANGE FIBER

La classe 3A ha partecipato al progetto Futuro e ha realizzato questo elaborato dopo aver fatto ricerche in merito a aziende green sostenibili del territorio siciliano. 

Orange_Fiber.pdf

La storia della BIRKIN: 

la BORSA più iconica di HERMES 

di Vittoria Imbergamo - 2D

L'attrice Jane Birkin raccontò alla giornalista Dana Thomas la propria versione: nel 1983, durante un volo da Parigi a Londra, dove viaggiava anche Jean-Louis Dumas, lo stilista di Hermes, lei aprì la sua borsa di Hermès dalla quale cadde una moltitudine di fogli e appunti. Dumas allora prese la sua borsa e gliela restituì qualche settimana dopo, con l'aggiunta di una tasca (che da allora divenne standard). Jane Birkin raccontò a Dumas la propria difficoltà di trovare una borsa per il week-end, che fosse allo stesso tempo femminile e comoda. In base alla descrizione del suo ideale di borsa, Dumas ne realizzò il prototipo e gliela fece arrivare a casa 

Una versione più pungente è stata riportata dal regista Andrew Litvack. Egli raccontò che Jane venne chiamata da Hermès per il primo prototipo già nel 1984. L'attrice stava per andarsene con la borsa, quando le dissero che stava dimenticando qualcosa. Jane, imbarazzata, si rese conto che volevano farle pagare la borsa. Dopo l'episodio, racconta Litvack, Jane venne rimborsata e ora riceve il 10% di sconto da Hermès 

Il costo per una Birkin varia da 8.000 euro, fino ad arrivare a più di 120.000. Una Birkin di pelle di coccodrillo ed impreziosita da diamanti è stata battuta all'asta nel 2005 per 65.000 dollar. Nel 2016 la versione "Nilo Crocodile" è stata venduta da Christi’s per 300.168 dollari, e nel 2017 ad Hong Kong una stessa versione è stata venduta per 368.000 dollari, diventando la borsa più cara mai venduta. Le ordinazioni per speciali modelli di Birkin possono superare anche i due anni di attesa, prima di essere evasi.

Incredibile. Ma vero!

 i consigli di... Sofia 

Per un sorriso smagliante...

di Sofia Lo Bue  - 2D

UNA MODELLA E IL SUO SOGNO: 

GIADA SCHILLACI 

intervista a cura di V. Imbergamo e S.Genovese - 2D

Giada Schillaci è una modella palermitana di 37 anni. Il suo viaggio nella moda inizia a 18 anni quando, dopo il diploma, si trasferisce a Milano. 

Lí inizia subito a lavorare per un’agenzia di modelle. Ha vissuto a Milano per 9 anni e mezzo lavorando per prestigiosi brand come: Dolce e Gabbana, Bulgari, Marlboro, Damiani, Etro. 

A 27 anni decide di tornare a Palermo e riavvicinarsi alla famiglia. Qui continua a lavorare come modella, prestando il suo volto a brand come Amaro Averna

Ci ha raccontato che l’agenzia le dava circa 6/7 casting al giorno e che era, ed è, importantissimo il book fotografico da portare ai casting con tutte le foto e i lavori già fatti. 

Ci ha anche parlato del backstage delle sfilate e dei set fotografici, dove tra truccatori, parrucchieri, stilisti, coordinatori e fotografi, regnano caos e tantissima pressione. 

Le abbiamo chiesto anche che emozioni prova e come gestisce l’ansia durante le sfilate e i set fotografici. La sua risposta é stata:”Questo dipende da persona a persona. Io per le foto sono ormai più tranquilla, mentre per le sfilate c’è sempre quel brivido che ti sale perché hai paura di inciampare o che ci sia un imprevisto”. 

Si considera molto l’età, infatti se vuoi cominciare a fare la modella devi iniziare abbastanza presto, già all’età di 25 anni non ti considerano più molto. 

Ha tenuto a sottolineare che fare la modella è un lavoro a tutti gli effetti in cui ti trattano come un manichino e devi sottostare a quello che ti dicono di fare per intere giornate di lavoro, anche all’estero. Rimane comunque un'attività affascinante e che dà tante soddisfazioni.

La moda può insegnare ad amarsi

di Virginia Mustica e Kareena Rungasamy, 1^H

La moda nel tempo è riuscita a influenzare stili, tendenze ed opinioni, ha avuto impatto su molte persone e ha contribuito a farle ricredere su loro stesse e sulle loro possibilità. Tante sono le modelle e i modelli che sono riusciti a cambiare le loro vite, oggi vi racconteremo due storie ci hanno colpito molto per il significato che rivestono.

Winnie Harlow: una modella che si distingue Il suo vero nome è Chantelle Brown-Young, è diventata famosa grazie a uno show televisivo. È nata a Toronto il 27 luglio 1994 da una famiglia di origine giamaicane; all'età di quattro anni le è stato diagnosticato il disturbo della pelle, noto come vitiligine, che l'ha resa da ragazzina oggetto di bullismo e ciò l'ha portata alla depressione. Poi grazie a Instagram la modella e conduttrice televisiva Tyra Bank l'ha scoperta e l’ha fatta scoprire al mondo grazie al talent show. Negli ultimi sette anni ha sfilato per case di moda importanti, è apparsa sulle principali riviste di moda e ha partecipato ai video di musicisti come Eminem, Beyoncé e Calvin Harris.  Una delle sue frasi divenute famose: "Non puoi lasciare che qualcun altro abbassi la tua autostima, perché se no non si chiamerebbe autostima”.

Oxana Likpa: una modella particolare  Oxana è nata a Palermo, oggi vive a Lecco, i suoi genitori sono nati in Costa d’Avorio ed è albina.  Quello che l’ha portata a vivere nel silenzio e lontana da un’adolescenza felice e spensierata è stata quella sua preziosa particolarità che, agli occhi del prossimo, la rendeva DIVERSA.  Sin da piccola ha dovuto abituarsi agli sguardi incuriositi della gente, ma ha anche dovuto fare i conti con offese cattive. Il bullismo l’ha portata a chiudersi molto in se stessa, ma la moda è stata la chiave per cominciare ad amarsi. Siamo convinte che questi esempi possono essere d’aiuto a chi come loro viene chiamato “diverso”.

Winnie Harlow

Oxana Likpa

 Technological 

rubrica di "tecnologia, disegno tecnico e innovazione digitale"

SFIDA A COLPI DI SQUADRETTE E COMPASSO

Sfida a colpi di squadrette e compasso, quest'anno per gli studenti dell’ I.C.S G. Marconi di Palermo che si sono affrontati nei Campionati di disegno tecnico, una competizione in tre fasi  in cui gli studenti si sono confrontati disegnando figure geometriche piane a partire dal lato o dalla circonferenza.

Il campionato, ideato nove anni fa dal Prof. Fabio Macchia, docente di tecnologia presso l'I.C. "E. Danti" di Alatri (FR), ha avuto ogni anno un enorme successo, crescendo sempre più e coinvolgendo, quest'anno un totale di 29 province, da Trieste a Milano, da Roma a Palermo. 

Il nostro Istituto, per la prima volta, sotto la guida della Prof.ssa Scibetta, si è reso promotore di questa iniziativa per la provincia di Palermo. Hanno accolto la sfida gli Istituti comprensivi “N. Sauro- R. Franchetti” (92 alunni), guidato dalla Prof.ssa Dalila Urso e “M. Buonarroti” (123 alunni) guidato dal Prof. Stefano Baglio, per un totale di 399 alunni.

I ragazzi, da ottobre a marzo hanno affinato le proprie abilità tecniche, imparando ad usare per la prima volta gli strumenti propri della disciplina: squadre, compasso e matite. Hanno imparato a distinguere una linea fine da una grossa, ad essere ordinati, precisi e ordinati ma soprattutto perseveranti.

“E’ stato incredibilmente avvincente -dichiara la prof.ssa Scibetta- svolgere questo percorso  in cui gli alunni hanno manifestato un entusiasmo crescente verso l’iniziativa e hanno dimostrato grande impegno e dedizione verso la disciplina”.

L'eliminatoria di classe svolta nella settimana tra il 18 e 22 marzo ha rappresentato la prima sfida: “Disegnare un pentagono dato il lato e si ogni lato tracciare triangoli equilateri”. Hanno  superato la prova i 5 alunni, più gli ex equo, che hanno ottenuto i punteggi migliori in ordine a  correttezza e completezza del disegno, correttezza e qualità dei vari tipi di linea, rispetto delle misure, accuratezza del disegno, pulizia e centralità del disegno.

I 55 finalisti hanno poi disputato la finale di istituto in cui si sono dovuti affrontare nel tracciare tre figure concentriche estratte a sorte: quadrato, decagono e dodecagono.Hanno superato la prova i migliori 15 elaborati.

Il 9 Maggio nuovo appuntamento per la finale provinciale: a rappresentare l’IC G. Marconi gli alunni Aragona Filippo,Aragona Giovanni, Badagliacca Riccardo, Banga Elena, Barocchieri Eleonora, Catalano Viola, Clemente Francesco, Ferro Marco, Grillo Giulia, Machì Giada, Marinelli Sara, Perniciaro Nina, Rahaman Shabitur, Rispoli Maya, Vitello Francesca.

Per la scuola “M.Buonarroti”: Aliotta Riccardo, Ardizzone Claudio, Ciulla Giuseppe, Di Pasquale Elide, Lipari Manuel, Nuccio Matteo, Picone Giorgia, Provinzano Ismaele,

per la scuola “N. Sauro”: Azielli Riccardo, Ciulla Diego,Messina Giulia, Nicastro Alice,Saladino Elena, Vicari Rebecca Maria, Zummo Clarissa Maria.

“Ho aderito all'iniziativa -dichiara la prof.ssa Dalila Urso, dell’ICS N. Sauro. R. Franchetti- senza immaginare come sarebbe stata accolta dagli alunni, invece nel corso della gara mi è piaciuto mettermi alla prova insieme a loro”.

Sessanta minuti per tracciare una figura geometrica composta da una figura geometrica dato il lato e diverse figure geometriche sui lati, prova svolta da tutti gli istituti comprensivi d’Italia che hanno aderito alla rete.

“Questo campionato è stato molto stimolante sia per gli alunni che per i docenti- dichiara la Prof.ssa Federica Giangrasso dell’ICS Buonarroti- noi,determinati a raggiungere gli obiettivi entro i tempi prefissati e a portare gli alunni ad alti livelli, loro ad impegnarsi in vista delle competizioni”. 

Giorno 28 maggio grande attesa per la premiazione: il podio è stato conquistato dagli alunni Francesco Clemente della scuola G. Marconi (medaglia d’oro), Filippo Aragona della scuola G. Marconi (medaglia d’argento), Matteo Nuccio della scuola M. Buonarroti (medaglia di bronzo); sette alunni del nostro Istituto si sono classificati tra i primi 10.

Un grande traguardo per il Marconi, raggiunto grazie al lavoro sinergico di tutti i docenti coinvolti: la prof.ssa Federica Bono, il prof. Giuseppe Castellana, la prof.ssa Matilde Costantino, la prof.ssa Chiara Scibetta che hanno lavorato congiuntamente per raggiungere il successo della manifestazione, aderendo perfettamente al motto della competizione: “Vincere è un gioco di squadra 📐”!!!

YOUTUBER per passione

Intervista a Daniele Crivello (Supercrivi12) 

https://youtube.com/@Supercrivi12-12?si=Vg-WqkJxay6DDsbe

classe I H

Registro i video  tramite Play e li edito sulla app Share Factory. La mia passione è nata da piccolo, vedevo video su youtube e volevo seguire quella strada, dopo tutti i no che ho dovuto subire da mia madre sono riuscito a convincerla a farmi aprire un canale. Il primo video che ho fatto era un gameplay di Subway Surfers ecco qua un link

https://youtube.com/shorts/GzNxNSVJeus?si=jHKleSFjnPsJ_aHt

E da qui inizia la mia carriera di youtuber! Ho aperto Il mio canale il 10/06/23 e da allora ho raggiunto la quota di 14.464 iscritti! E io che pensavo fosse impossibile e difficile…ma con duro lavoro e tanto tempo ed impegno si può fare! Molti dicono che youtube non è una cosa interessante, ma non sanno quanto è bello far divertire, incuriosire entusiasmare le persone. 

Certo che continuerò il canale credo e spero di non chiuderlo mai. Ho registrato esattamente 189 video compresi gli shorts.

Altre domande?

Il nome Supercrivi12 è nato dalla mia passione per Super Mario (Super) e poi da un nickname bello vecchiotto (Crivi12). E se si uniscono danno forma al nome Supercrivi12. 

 Naturalmente 

rubrica di "Animali, piante e sostenibilità ambientale"

Visita al Museo "Radici"

Piccolo Museo della Natura

Gli/Le alunni/e della II L

Giorno 15 marzo 2024 la classe II L si è recata al Museo "Radici", Piccolo Museo della Natura, per partecipare a un laboratorio dal titolo "Trasformazioni". Gli/Le alunni/e hanno sperimentato come il cibo (il cavolo rosso, la curcuma, etc.) possa trasformarsi in pigmento. Con le gocce di colore ottenute hanno realizzato ciascuno un proprio originale disegno. Ma hanno anche ascoltato, dalla voce di una delle responsabili del Museo, Chicca Cosentino, storie incentrate tutte sul rapporto indissolubile tra l'uomo e la Natura. Perché oltre alla discriminazione di genere, alla II L sta molto a cuore anche l'Ecologia!

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ZAGARA DI PRIMAVERA

di Carlotta Gazzani, 1^H

La vita palermitana durante l’anno è arricchita da molte manifestazioni, tra cui la Zagara di primavera. Si svolge in due momenti dell’anno: in primavera e in autunno, perché sono i due periodi in cui le piante subiscono una trasformazione e si alternano le varietà. La manifestazione è ospitata all’interno dell’Orto Botanico tra i suoi edifici monumentali, dove numerosi vivai e produttori espongono e vendono piante di qualsiasi tipo, prodotti e oggetti per la loro cura. Ormai è diventato un appuntamento irrinunciabile per molti palermitani e non solo e, seppur questa edizione si sia svolta in uno spazio più ristretto a causa di lavori, ha visto presenti più di 50 espositori e centinaia di visitatori. 

Camminando tra gli espositori si osserva un tripudio di colori, varietà e forme da lasciare le persone sbalordite: dai colori vivaci delle orchidee al verde intenso delle hoya, dal fiore di cera alle bocche di leone con i grandi fiori a grappoli, e ancora piante grasse di qualsiasi forma e dimensione, artisti di bonsai, pomelie, rose e anche le affascinanti piante carnivore. 

Mentre passeggiavo per i viali del giardino venivo investita dall’ intenso profumo di fiori e dal travolgente odore delle piante aromatiche. Alla fiera non si vendono solo piante, ma anche sciarpe fatte di bamboo e vasi fatti a mano di molti colori e dimensioni. 

È sempre affascinante passeggiare tra i viali dell’Orto Botanico anche perché custodisce il Ficus monumentale di quasi 200 anni famoso in tutto il mondo e la bellissima vasca delle ninfee. Questa profumatissima manifestazione ha dato a me, come a tanti altri, la possibilità di scoprirlo e di apprezzarlo.

L’Hanami nella cultura giapponese

di Sara Orlando, 3^H

Hanami significa ammirare i fiori e in Giappone si tratta di una vera e propria tradizione iniziata 1300 anni fa. I fiori protagonisti dell’Hanami sono i fiori di ciliegio e possono essere ammirati sia di giorno sia di notte. Il fiore di ciliegio nella cultura giapponese riveste dei significati molto importanti. Poiché è un fiore che sboccia molto appariscente e dura pochi giorni. È diventato il simbolo della stagionalità e della vita.

Addirittura, i samurai venivano paragonati ai fiori di ciliegio: la loro vita era magnifica e potente ma sempre pronta a spegnersi nel momento di maggior vigore. La vita del samurai ha una simbologia profondamente intrecciata con quella del “sakura”: come il ciliegio mette tutta la sua energia in piccoli fiori modesti, ma che insieme danno vita ad uno spettacolo maestoso, così il samurai con la sua singola modestia può formare un’armata molto forte. 

In tempi più moderni, i fiori di ciliegio venivano spesso dipinti sugli aerei delle missioni kamikaze durante la seconda guerra mondiale e i piloti portavano con sé un ramo di ciliegio prima del decollo. Questi splendidi fiori sono contemplati in diverse parti del Giappone dove se ne coltivano diverse varietà che ornano alcune delle località più belle dell’intero paese. Per il 2024, l’inizio della fioritura a Tokyo e dintorni è prevista per il 20 marzo mentre il picco massimo dovrebbe essere il 29 marzo. L’ammirazione per un tipo di bellezza così spettacolare ma momentanea, porta oggi milioni di turisti nei parchi cittadini per ammirare uno dei momenti dove la bellezza della natura è mozzafiato. Le feste per l’ Hanami più favolose sono, però, quelle notturne, dove i ciliegi sono adornati con le caratteristiche lanterne di carta. Per chi cerca dei momenti più contemplativi è particolarmente consigliata la zona del monte Fuji, con le sue vedute maestose e le vallate fiorite abbinate allo spettacolo del muschio rosa che cresce ai piedi del monte. Va ricordato che l’Hanami non è una prerogativa giapponese, ma è diventata ormai un’usanza in molti altri paesi. Infatti, il ciliegio è un albero estremamente versatile e le persone si radunano in occasione della sua fioritura anche in Italia ad esempio a Roma presso il lago dell’Eur. I ciliegi  dell’Eur di Roma sono stati in gran parte donati dal Giappone all’Italia durante il secolo scorso come segno di pace fra le nazioni.

 Artè 

rubrica di "Arte, mostre e nostri capolavori"

Palermo come una tela

di Nadia Isabella Benigno - 2^D

Lo street artist palermitano Igor Scalisi Palminteri, 50 anni, in questa intervista si racconta ripercorrendo alcuni passaggi fondamentali della sua vita personale e artistica.

L’artista da alcuni anni ha sentito l’esigenza di uscire all’aperto e dipingere sui muri della sua città, ma non solo. Secondo Artribune, (un’importante rivista d’arte) è lo “street artist che dà voce alle periferie”. Attraverso le sue opere affronta, infatti, tematiche sociali come il razzismo, l’abbandono delle periferie, l’incapacità delle istituzioni di creare giustizia. E mentre denunciano, le sue opere creano anche bellezza e portano cultura in quartieri trascurati, dove i bambini non sono mai entrati in un museo. Dal 2018 ad oggi ha realizzato circa 100 murales, di cui la metà a Palermo, città che ama e dove preferisce vivere e creare. Grazie ai social da alcuni anni il suo lavoro si è aperto anche ad altre città italiane, come Caivano e Milano e nuovi progetti lo vedranno a Faenza e Matera. Sul sito streetartcities.com alcuni tra i suoi murales sono tra i primi dieci più votati al mondo.

l’intervista

Quando ha deciso di diventare un artista?

In realtà non ho mai deciso di diventare un artista, perché è una cosa che è avvenuta strada facendo. E’ stato importante quando in terza media ho cambiato idea sul tipo di scuola che avrei voluto fare dopo. In seconda media volevo fare il parrucchiere, perché sotto casa mia ce n’era uno che mi faceva fare l'assistente: tenevo i bigodini, lo aiutavo a fare lo shampoo alle clienti. A me questa cosa piaceva tanto e allora ho detto a mio padre: “Papà io voglio fare il parrucchiere!” Lui mi ha risposto: “Ma sei sicuro? Non ti andrebbe magari intanto di diplomati e poi prendere una decisione in seguito?” Io ci ho riflettuto bene e mi sono chiesto: “Qual è la cosa più affine a quello che mi piace fare?” A me piaceva creare e inventare cose. A questo punto è stata determinante la mia partecipazione ad un concorso indetto dall'Istituto Nautico di Palermo sul tema della pace tra i popoli. Ho realizzato un cartellone di 50 x 70 cm che raffigurava tre barche di nazionalità diversa che pescavano con una stessa rete. Grazie a questo lavoro ho vinto il primo premio e la mia professoressa di educazione artistica mi ha incoraggiato a continuare gli studi artistici, perché secondo lei ero portato. Così anziché fare la scuola professionale ho deciso di iscrivermi al liceo artistico ma ancora io non avevo certo deciso di fare l'artista. Quindi questa decisione è stata il primo passo verso l'essere artista ma lì ancora non lo sapevo; poi sono successe una cosa dopo l'altra, un episodio dopo l'altro che mi hanno fatto capire nel tempo che quella era la mia strada. Quindi in definitiva ho capito che volevo diventare un artista con il trascorrere del tempo.

Ogni volta che inizia una nuova opera cosa prova?

E’ una bella domanda, ma non è facile per me esprimerlo a parole, perché provo dei sentimenti contrastanti. Sicuramente provo tanta gioia, sono molto felice nel fare il mio lavoro ed è emozionante, eccitante, cominciare un nuovo dipinto, sia fatto per strada che sulla tela in studio. Ma nello stesso tempo sono molto preoccupato, spaventato, emozionato. Vivo una tensione forte, perché dipingere un grande murale, comunque, comporta delle grandi responsabilità, perché è qualcosa che io non faccio solo per me, ma lo realizzo e subito dopo quell'opera la vedrà tanta gente, quindi per me è una responsabilità grande. Quindi sono molto in tensione, ma tutto questo lo provo fino a quando poi comincio e mi lascio andare. La cosa importante è dipingere ed è una delle cose più belle della mia vita. Mi verrebbe da dire che provo anche tanto amore, è un po' come un atto d'amore, è come un gesto d'amore.

Perché ha deciso di dedicarsi ai murales ?

Ecco perché io mi sento attratto dai luoghi fragili, dai posti che hanno bisogno di cura e nella nostra città ce ne sono tanti. Si tratta di zone trascurate, in particolare zone di periferia. Per esempio, da un po’ di anni, lavoro allo Sperone che è la periferia sud-est della città e mi sono accorto che fare un dipinto per strada suscita nelle persone tutta una serie di reazioni che provano intimamente, ma anche reazioni che poi vengono in qualche modo a influenzare i comportamenti. Ho conosciuto esperienze nel mondo dove la street art ha rigenerato interi quartieri o meglio è stato il motore iniziale per la rigenerazione di alcuni quartieri che erano brutti e sono diventati belli, che erano trascurati e sono pian piano passati a una cura, prima delle aiuole, poi dei giochi per i bambini. Di recente sono stato a Berlino in un viaggio per vacanza con mia figlia che ha otto anni e siamo stati in un quartiere che si chiama Kreuzberg. Oggi lì sono presenti circa 180 grandissime opere d'arte ed è un quartiere molto grande che in passato è stato uno dei quartieri più trascurati di Berlino; la street art è stata un motore in questo senso. Ho capito tutto questo subito dopo aver realizzato il mio primo dipinto e ho coniugato la mia passione per la pittura con quella per i quartieri, e per quartieri intendo i luoghi che hanno più bisogno di attenzioni. E’ stato questo il motivo per cui ho cominciato, ma forse, ancora più importante, il motivo perncui lo faccio da sei anni dato che ho iniziato nel 2018.

Qual è la parte che preferisce del suo lavoro?

La risposta sta un po' nella domanda precedente, cioè mi piace quando riesco a mettere insieme la pittura e la cura dei quartieri. Quando arrivo in una città o in un piccolo paese mi piace riuscire a dipingere un pezzo di muro insieme ai bambini di quel quartiere o di quel paese se c'è una scuola vicina e a volte capita che realizzo un pezzo con loro e un pezzo da solo. Ecco la parte che preferisco: è quando si crea questa magia, questa azione collettiva, questa pittura comunitaria, perché penso che da quel momento in poi quel pezzo di strada, quel pezzo di muro, quel pezzo di città apparterrà di più alle persone di quel posto, la sentiranno più casa loro e sentiranno di doversene prendere cura. Uno dei problemi di certi quartieri è che le persone sporcano, buttano la spazzatura dove non dovrebbero, le cartacce a terra. Allora quando loro riescono a prendersi cura di un pezzo di città facendo un dipinto con le loro mani, stancandosi e partecipando a quell'azione, allora questa cosa può far cambiare loro l'idea che hanno della città in cui vivono.

Cosa si prova ad essere un artista?

E’ una cosa bellissima, perché intanto mi sento molto fortunato dato che faccio il lavoro che mi piace fare e ogni dipinto è un lavoro nuovo e conoscono nuove persone. Quindi ritengo che essere artista significa per me essere fortunato, significa fare la cosa che più avrei voluto fare nella vita. Ricordo che a un certo punto, quando studiavo al liceo artistico, ma ancora di più quando ho fatto l'Accademia di Belle Arti, la cosa che più speravo era proprio quella di diventare un artista e di fare il pittore, quindi oggi a 50 anni sento che si è avverato un sogno. Fare l'artista per me è un sogno ad occhi aperti.

Vetrate colorate stile Gotico

Realizzate dagli alunni della classe 2H, con l’uso di picoglass, piombo liquido, colori per vetro.

Classe 2H  - A.S. 2023/2024 - Prof. Andrea Ferrara

 Progetto di inclusione: Laboratorio di ceramica

di Manfredi Megna - 1 C

Ad  inizio anno le mie professoresse mi hanno proposto di partecipare ad un progetto di inclusione  come tutor del mio compagno Lorenzo. Il progetto si è svolto presso il laboratorio di ceramica della professionista Sonia Geraci. Il primo giorno siamo andati con le professoresse e altri alunni della scuola e abbiamo imparato le fasi iniziali per la realizzazione di un oggetto, guidati dall’esperta abbiamo modellato l'argilla creando diverse maschere molto originali. La volta successiva  abbiamo iniziato a lavorare e a costruire  altri soggetti e sono riuscito a modellare un volto e una macchina. Nella fase finale si è passati alla colorazione che ha reso ancora più belli i nostri lavori e  ognuno  di noi ha potuto esprimere anche attraverso i colori le proprie emozioni e la propria creatività, io ho realizzato anche un paesaggio. A conclusione del lavoro,  il 19 marzo,  presso la sede centrale della nostra scuola, è stata allestita la mostra di tutti i nostri lavori in ceramica, dove ho rivisto tutti i miei oggetti e quelli degli altri. E’ stata una bellissima esperienza anche perchè ho conosciuto altri compagni della scuola. Ringrazio chi mi ha dato l’opportunità di partecipare e sicuramente  lo consiglierei,  io lo rifarei!

Concorso di Lions Clubs International

Un Poster per la Pace 

Alla scoperta del Patrimonio Culturale Immateriale 

Museo Etno-Antropologico “G. Pitrè” – Palermo

In vista delle giornate GEP (Giornate Europee del Patrimonio) del 23 e 24 settembre 2023, dal tema “Living Heritage”, il Dipartimento del Gruppo disciplinare di Arte e immagine, Musica e Scienze Motorie del nostro Istituto Scolastico, tra le attività per l’ampliamento dell’Offerta Formativa ha organizzato il Progetto Alla scoperta del Patrimonio Culturale Immateriale: visita al Museo etno-antropologico “G. Pitrè” di Palermo, per favorire negli studenti delle 12 classi prime in ingresso, una riflessione sul Patrimonio Culturale immateriale inteso come Patrimonio “vivo”.

Tra gli obiettivi del Progetto fare scoprire e valorizzare il Patrimonio Culturale Immateriale, attraverso riflessioni accompagnate da letture, attività pratiche e la visita alle collezioni del Museo.

L’attività si è conclusa con la creazione di un prodotto multimediale finale che, condiviso tramite i canali dell’Istituto, siamo certi, contribuirà alla diffusione delle conoscenze del Patrimonio Culturale Immateriale, sua salvaguardia e valorizzazione.

Il Museo Pitrè fu fondato nel 1909 da Giuseppe Pitrè, il primo e più importante studioso della tradizione folkloristica siciliana, con sede in via Maqueda nel Collegio dell'Assunta.

Nel 1935, molti anni dopo la morte del Pitrè avvenuta nel 1916, la Collezione fu spostata, sotto la direzione del professore e antropologo Giuseppe Cocchiara, negli annessi della Palazzina Cinese, da fine 1700, sede regia dei Borbone nel Parco della Favorita.

Nel Museo, di recente riaperto al pubblico dopo un attento restauro, sono esposte collezioni di ceramiche, dalle semplici anfore, a grandi giare e vasellame diversamente decorato, abiti, attrezzi da lavoro, strumenti musicali, carte da gioco, statuette presepiali del Matera, carretti dai più semplici ai più decorati, carrozze e antiche bici, antichi giochi di bimbi, ex voto, quadri. Presenti anche sezioni dedicate alle antiche cucine, al culto religioso, alle pratiche di magia e un teatrino dei pupi, accompagnato dalle tipiche marionette.

Tutti i 237 alunni destinatari del Progetto, si sono impegnati, a diverso titolo, nello studio, comprensione, riflessione e produzione, pochi hanno mancato la visita al Museo. Tra i manufatti artistici e artigianali del Museo che li hanno maggiormente colpito, nel Video conclusivo dell’attività, viene riportato quanto scritto da due studenti sulle tipiche Lucerne antropomorfe dette Lumiere e la Carrozza del Senato placcata in oro di più ampio respiro pur nelle diversità stilistiche.

Il Video è stato presentato al Concorso Young European Heritage Makers, nella categoria 11-17 anni, rivolto ai giovani d’Europa per incoraggiare l’esplorazione, la scoperta e l’espressione del loro Patrimonio.

prof.ssa Palma Giarratano

Shoah nel metaverso

Concorso nazionale MIM - "I giovani ricordano la Shoah

 MusicA 

rubrica di "Musica, concerti e personaggi della storia della musica"

UN CORO DI… EMOZIONI! 

di Eduardo Ronga - II D

Forse tutti noi abbiamo sognato di diventare artisti nel campo musicale: cantante, pianista, corista… e di  riuscire ad avere tanto successo. Beh, una delle più grandi occasioni che si può avere qua a Palermo già da  piccoli è far parte del coro del Coro Delle Voci Bianche del Teatro Massimo: un’esperienza significativa, educativa ed emozionante; sì, anche impegnativa, ma l’impegno trascorso nelle sale prova creerà risultati che rimarranno impressi nel cuore. A un ragazzo di nome Eduardo Ronga, vecchio corista del Coro Delle Voci  Bianche del Teatro Massimo, piacque e rimase impressa questa esperienza così tanto che volle fare un’intervista al direttore di questo coro: il maestro Salvatore Punturo, ponendogli domande che lo avrebbero  fatto entrare nei panni del suo direttore e maestro, e in un certo senso, anche maestro di vita.

Su il sipario: il Teatro alla Scala di Milano

di Arturo Alfano, 3^H 

Conoscete la storia del teatro alla Scala? E’ uno dei teatri più famosi al mondo, tempio della lirica, del balletto e della musica. Il Teatro alla Scala o semplicemente "La Scala" fu costruito per volere di Maria Teresa d’Austria dopo l’incendio che nel 1776 aveva distrutto il Teatro regio ducale, che si trovava più o meno dove oggi c’è il Palazzo Reale.  Maria Teresa d’Austria decise di edificare un nuovo teatro sull’area della chiesa trecentesca di Santa Maria della Scala (così chiamata in onore di Regina della Scala, moglie di Bernabò Visconti) su un progetto dell’architetto di corte Giuseppe Piermarini. Il 3 agosto di quell’anno fu inaugurato con un’opera di Antonio Salieri, L’Europa riconosciuta. Soltanto dal 1940 la Prima, ovvero la prima rappresentazione della nuova Stagione, si tiene nella sera del 7 dicembre, giorno di Sant’Ambrogio, patrono di Milano. La Prima è un evento unico nel suo genere, musicale, culturale e mondano a cui assistono le alte cariche della città, dello Stato e del panorama economico e culturale italiano e mondiale. Quest'anno l'opera eseguita è stata il Don Carlo, un’opera della maturità di Giuseppe Verdi, presentata per la prima volta nel 1867. Nel 1886 Verdi la trasformò in un’opera in cinque atti e non più quattro, con un respiro più ampio dato alle parti d’orchestra. Nel palco reale siede la senatrice a vita Liliana Segre accolta a teatro con un applauso. Il Teatro nel tempo è stato più volte modificato. I palchi inizialmente erano di proprietà di privati che potevano scegliere anche arredi e ornamenti. C’erano anche botteghe e un affollato ristorante. Sul palco e in platea si svolgevano riunioni mondane e chiassose feste, con alcool e fumo. Cambiano i periodi storici e anche il teatro: con la costituzione della Repubblica Cisalpina vengono tolti tutti gli stemmi nobiliari dai palchi; con l'arrivo di Napoleone è abolito il palco reale. Il teatro viene più volte rinnovato con decorazioni sulla volta e i palchi, viene allargato il palcoscenico e all’esterno diventa ben visibile poiché vengono demolite tutte le costruzioni intorno. Nel 19° sec. la sua storia fu legata ai nomi di V. Bellini, G. Donizetti, G. Rossini, G. Verdi. Nel Novecento il teatro, grazie anche alla collaborazione artistica di Arturo Toscanini e alla fondazione del Museo teatrale alla Scala, acquistò nuovo lustro e ospitò le prime mondiali di Madama Butterfly (1904) e Turandot (1926) di G.Puccini. Distrutto dai bombardamenti, nel dopoguerra la Scala tornò rapidamente ai più alti livelli produttivi e artistici. Recentemente sono stato a Milano e visitare il teatro è stata una bellissima emozione, sono rimasto davvero affascinato. Se vi trovate a passare di là potrete visitare anche il Museo teatrale alla Scala, un’istituzione museale privata, adiacente al Teatro, una ricca collezione di dipinti legati al mondo dell'Opera lirica e del Teatro in generale, bozzetti scenografici, sculture, lettere, ritratti, autografi e strumenti musicali antichi. Ma in Italia ci sono altri importanti teatri ed uno di questi si trova nella nostra città, siete mai stati a visitarlo?

Give peace a chance 

di Luciano Caruso e Mattia La Barbera, 1^H

Dicevano in una nota canzone John Lennon e Yoko Ono nel 1969. Questo brano nasce come inno del movimento pacifista americano contro la guerra in Vietnam. Nel 2022, “Give Peace a chance” è stata trasmessa in modo simultaneo da 150 radio pubbliche europee per chiedere la fine della guerra in Ucraina.  Si è trattato di un vero e proprio messaggio di pace in musica che è stato seguito in molte zone del mondo. Questa è solo una delle tante iniziative per chiedere la fine della guerra, perché la guerra è sempre sbagliata sia quella della Russia contro l’Ucraina, sia quella tra Israele e Palestina.

Per sensibilizzare ai temi della pace si fanno flashmob, momenti di preghiera e si inviano aiuti umanitari per le popolazioni colpite. Le scuole si attivano stimolando le nostre riflessioni su questi temi con letture, visione di film, dibattiti e lavori di gruppo. La guerra esiste da sempre. I libri di storia ci dicono che la guerra non è una soluzione, c’è chi combatte per un territorio, per una carica o per affermare il proprio potere. La guerra produce solo danni, tristezza alle famiglie che hanno perso i loro cari. Non c’è mai un vero vincitore perché anche chi vince paga un caro prezzo.  I governi delle nazioni si riuniscono, discutono per trovare una soluzione ma, a quanto pare, non si trova mai un accordo.  Nel 1981 è stata istituita dalle Nazioni Unite la giornata internazionale della Pace e viene celebrata tutti gli anni. Per Papa Francesco la pace è un dono dato da Dio che noi dobbiamo costruire ogni giorno partendo da noi stessi, dalle nostre famiglie, dagli amici, dalla scuola puntando all’intera umanità. Siamo piccoli artigiani di pace e, secondo lui, ogni giorno possiamo fare piccoli passi verso la pace perché la pace non si fa da un giorno all’altro. Ogni domenica il Papa prega perché possano finire tutte le guerre del mondo. Ci sono altri grandi uomini che in passato si sono schierati contro la guerra come Mahatma Gandhi e Nelson Mandela.  Mahatma Gandhi condannava il ricorso alla guerra senza appello, cioè in modo netto! E aggiunge che la guerra è il più grande crimine contro l’umanità. Nelson Mandela era il presidente del Sud Africa e si è battuto per sconfiggere il pregiudizio razziale e l’apartheid. Ci piace molto questa frase di Ayrton Senna: “No matter what your dream is, you have to dedicate yourself entirely to it”.  Ci piace chiudere la nostra riflessione con una piccola storia che potrebbe essere successa veramente. Racconta di due ragazzi che la guerra voleva tenere lontani, ma non c’è riuscita. Devono essere un esempio per tutti noi. Due ragazzi giocano online a Minecraft e diventano amici, condividono i mondi che hanno creato e si danno appuntamento dopo i compiti per incontrarsi sul web. Non conoscono né i loro veri nomi (solo i nickname) né la loro storia e piano piano diventano amici. Nel mondo reale si chiamano Eitan e Talib... il primo è nato e vive in Israele e il secondo è palestinese. Da sempre i loro paesi sono stati in guerra e da ottobre la guerra è diventata feroce e durissima, le loro famiglie continuano a vivere una esistenza quasi tranquilla ma quando sono insieme i ragazzi vedono nelle facce dei loro genitori la preoccupazione per qualcuno che non c'è più e qualche volta hanno sentito le parole di rabbia e dolore verso la guerra. Un giorno decidono di aprire i microfoni e giocare con le loro vere voci e capiscono... loro dovrebbero essere nemici e invece si vogliono bene!!! Allora decidono di fare la differenza e di non obbedire all'odio e alla discriminazione! Rimangono amici, continuano a incontrarsi on line e si promettono solennemente che si incontreranno e si abbracceranno dal vivo per far vincere la pace e l'amicizia contro l'odio e la guerra.

Sfera Ebbasta

di Federico Molina, 1^H

La musica è qualcosa di straordinario che mi colpisce ogni singolo giorno della vita, racconta e trasmette anche storie che insegnano come un ragazzo qualunque “ce l’ha fatta”. Gionata Boschetti, in arte Sfera Ebbasta, è uno dei principali rapper italiani che con la sua musica ha colpito me e molti altri ragazzi. È nato vicino Milano, a Cinisello Balsamo. Non ha avuto una vita facile: i suoi genitori si sono separati quando lui aveva solo due anni. In prima media viene bocciato e in prima superiore si ritira dagli studi. Prova ad intraprendere svariati lavori come il fattorino e l’elettricista, ma non è molto portato. Gionata decide così di dedicarsi alla musica e nel 2011 scrive le sue prime prime canzoni. La sua prima melodia è “Ciny”, ma non ha molto successo. Pubblica il suo primo album, con una casa discografica, la XDVR, che lo fa diventare famoso. Nel 2016 pubblica il suo primo album da solista, anticipato dai brani BRNBQ e Figli di papà. Questo album ha molto successo e così tra il 2020 e il 2023 ottiene molte collaborazioni. Recentemente è uscita la “parte 2” di XDVR e Sfera Ebbasta è il cantante più ascoltato in Italia. Penso che lui sia uno dei migliori trapper in Italia, e non a caso è definito “trap king”. Questa storia ci insegna a non arrenderci mai e a lottare anche quando le situazioni della vita sembrano le più complicate.

 International

rubrica di "Lingue e culture straniere: Inglese, Francese e Spagnolo"

Erasmus+ Mobility in Lithuania

Be Smart , Be Green 

Un viaggio indimenticabile!!

La Nostra Avventura Erasmus a Siauliai 

Alisia Portoghese e Bianca Treppiedi - Classe 3E


Ciao a tutti! Siamo Bianca e Alisia, e siamo qui per raccontarvi la nostra incredibile esperienza durante il nostro percorso Erasmus a Siauliai, in Lituania, a cui abbiamo partecipato insieme a Giulia Chiaramonte, Giorgia Quagliana e Anna De Caro. Preparatevi a immergervi in un viaggio pieno di scoperte, amicizie e avventure!

Il nostro Erasmus in Lituania seguiva un preciso itinerario con partenza il 3 marzo: da Palermo per l'aeroporto di Fiumicino alle 6:10, con arrivo previsto alle 7:20. Da lì, abbiamo preso il volo da Roma a Riga, la capitale della Lettonia, con partenza alle 10:10 e arrivo alle 14:10. Dopo, abbiamo fatto tappa a Siauliai, in Lituania, con un viaggio in autobus di circa 2 ore. Nonostante la lunghezza del viaggio, è stato proprio durante queste ore che la nostra avventura è iniziata: abbiamo avuto modo di conoscerci meglio e di legare profondamente tra di noi. Inoltre, siamo state fortunate perché tutto è andato per il verso giusto.

Il primo giorno ci siamo sentite un po' spaesate. Siauliai non ci è sembrata subito accogliente: era una cittadina silenziosa e grigia, il cibo non era esattamente quello a cui eravamo abituate e già iniziavamo a sentire la mancanza di casa. Tuttavia, nei giorni successivi le cose sono migliorate, soprattutto perché abbiamo cominciato a scoprire i posti giusti dove mangiare bene e abbiamo stretto amicizia non solo con gli studenti del luogo, ma anche con altri ragazzi partecipanti al progetto Erasmus, provenienti da Spagna, Romania e Macedonia del Nord.

Il secondo giorno è stato caratterizzato da un'attività innovativa per la nostra salute mentale: la pittura. Con gli occhi chiusi, abbiamo iniziato a disegnare con la nostra creatività e le nostre emozioni su un foglio bianco. Il risultato è stato sorprendente: dipinti che riflettevano le nostre personalità e i nostri sentimenti più profondi. Scrivendo frasi in inglese che descrivevano i nostri disegni, ci siamo divertiti creando una storia collettiva che ci ha unito ancora di più.

Il terzo giorno ci siamo lasciati coinvolgere in un'esperienza di fitness e benessere con il "Nirvana Workout". Risate, movimento e allegria hanno caratterizzato questa sessione di attività fisica, che ci ha ricaricati e preparati per le avventure che ci aspettavano.

Nei giorni successivi, abbiamo esplorato i dintorni, visitando pittoreschi paesini e città costiere. Ogni luogo ci ha regalato una nuova scoperta: un museo ricco di storia, un castello maestoso, una guida appassionata che ci ha raccontato le vicende del luogo, dei mulini a vento con delle tipiche usanze del pane.

Il penultimo giorno, con orgoglio e determinazione, abbiamo esposto le nostre presentazioni PowerPoint. È stato gratificante condividere con gli altri ciò che abbiamo imparato e realizzato durante il progetto.

Ma una delle parti più belle del viaggio è stato l'ultimo giorno, durante il quale abbiamo partecipato a una cerimonia speciale organizzata dalla scuola. I bambini e i ragazzi ci hanno accolto con canti e storie tradizionali, regalandoci un'esperienza autentica che ha sottolineato l'importanza della condivisione culturale.

Tornati a casa, portiamo con noi molto più di quanto avessimo immaginato. Oltre alle conoscenze acquisite sul tema dell'ambiente e della sostenibilità, abbiamo imparato il valore della cooperazione internazionale, dell'apertura mentale e dell'amicizia che non conosce confini. Siamo grati per questa esperienza unica che ci ha arricchito e unito come gruppo, promuovendo valori di solidarietà e rispetto che porteremo nel nostro futuro.

Grazie per averci seguito in questa incredibile avventura Erasmus a Siauliai, in Lituania. Speriamo che il nostro racconto possa ispirare altri studenti a cogliere le opportunità che il mondo ha da offrire e a vivere esperienze che cambieranno le loro vite per sempre. Arrivederci a tutti!

The life of a British girl

di Gabriele Italiano - II M

"Teenagers are lazy, they spend all their time on their smartphone, chatting on social media."

But… is it true?

Not at all! Contrary to popular opinion, teenagers are not only interested in smartphones and social media! They have a lot of interests, they practice sports and they love hanging out with their friends.

Their typical day can vary widely depending on their individual circumstances, such as their school schedules, extracurricular activities and personal interests.

A friend of mine - whose name is Ellen lives in Wimbledon - last week said to me : "I'm so tired! Have you got any idea how full my daily routine is? ‘’

I wanted to know more about her hobbies and habits, and I was also looking for a topic for my article.

So I had an idea: writing a report about teenagers' lives.

I think that It may be interesting to tell you about Ellen's routine. What does a typical British teenager do in his/her free time?

Ellen is an example of a 13 year old girl. She attends an English Secondary School. The UK is a multi-ethnic country; for example Ellen's best friends come from Brazil, Philippines and Poland.

During the week , in the morning she goes to school, and in the afternoon she does her homework.

She plays in the "Badminton after school club", a group of guides for girls.

They organize survival trips, trampoline jumping, or Ice skating in the winter.

In her free time, Ellen meets her friends on Saturdays . They usually go shopping in the centre of Wimbledon, Putney or Wandswarth.

She loves eating ice cream, playing in amusements arcades or going to the cinema. On Sundays , she also attends a horse-riding course.

Do you think her life is interesting?

I do!

Like many other teenagers, she has a lot of interests!

 Litterae

rubrica di "componimenti letterari, temi svolti, prosa o poesie, dei nostri alunni"

ESSERE CAPACI DI SOGNARE

 come la pace può diventare realtà

 di Emma Puleo - 2D 

La pace non si crea facendo grandi imprese. Non si crea facendo spedizioni in lontani paesi. Perché nel momento in cui Putin smetterà di lanciare bombe, Palestina e Israele troveranno un accordo, se noi continueremo ad odiarci e disprezzarci, niente di tutto questo avrà avuto senso. La pace, quella vera, non inizia con i trattati, ma con un semplice sorriso, con una stretta di mano. Come i soldati devono deporre le armi da fuoco, così noi dobbiamo posare armi ancora più potenti: la noncuranza, l’invidia, la paura di sbagliare, la rabbia, l’egoismo.  La pace non si ottiene con la forza, ma con la speranza, la comprensione, la collaborazione, l’amicizia, il rispetto. Avremo la pace soprattutto quando si smetterà di distruggere i sogni di ogni singola persona su questo pianeta! Perché, come disse Nelson Mandela, la pace non è un sogno: può diventare realtà; ma per custodirla bisogna essere capaci di sognare.

RACCONTARSI UN PO’

di Lavinia Tolomeo I E

Amo la musica, mi dà un posto in questo mondo nel quale senza di lei mi sentirei persa. Adoro anche fare lunghi viaggi in macchina con la mia famiglia. Un difetto di me che non mi piace è che sono testarda e per questo, se discuto con qualcuno, le persone non riescono mai a farmi cambiare opinione. Pratico canto e mi piace “come lo faccio”. Adoro gli animali, ma gli insetti (tranne le farfalle e le coccinelle), i rettili e gli aracnidi mi fanno venire il terrore.

Cos’è per me la Gioia?

Gioia è un’emozione incontrollabile,

che ti fa ridere,

che ti fa piangere.

Quando non la senti è come se tu fossi in un labirinto,

non riesci a uscire,

pensi che sei bravo solo a fallire.

Cos’è per me la Tristezza?

Tristezza è potente,

fa scendere le lacrime a cascata,

e se trattieni la cascata

essa troverà uno spazio

per gettare l’acqua dentro

e sarà come il veleno,

e dopo, se è troppo, ne sarai pieno.

HO FINITO

di Gabriel Carlino, II I

Sono qui a contemplare il nulla, ad assaporare quell’amaro tempo che vola, l’orologio che mi consuma, il treno che ci porta tutti inesorabilmente, inevitabilmente, verso l’eterno riposo. È vano cercare di scorgere, attraverso l’elegante velo della vita, ciò che giace oltre ad esso; è noto ad ogni essere vivente, l’oscurità di una feroce tempesta, un vortice titanico dalla meta ignota, il buio. Ognuno incontrerà la sua fine. È il ciclo che non finisce, è la certezza assoluta, la radice inestirpabile dalla fisionomia di un grappolo di cellule che striscia su questo cavo guscio sperduto nel nulla, un guscio insignificante, una briciola vergognosa in mezzo ad un universo dalle infinite possibilità, possibilità per noi impossibili, incognite irrisolvibili, domande a cui cerchiamo disperatamente di rispondere per colmare di senso le nostre vite insensate. Siamo batteri ignoranti, viscidi vermi che strisciano su una terra putrida di cui non conosciamo nulla, stirpe avvelenata dalla malvagità, dall’errore, dall’istinto. Siamo mostri Il cui cammino termina quando il cuore smette di battere, quando il pensiero cessa di esistere. Il valzer addolorato termina la tortura che arroventa le budella marce dei ciechi che hanno visto troppo, dei muti che hanno urlato al vento, dei sordi che hanno ascoltato tanto, per non badare a ciò che sta accadendo. 

La fine del mondo è in un palmo di mano, il suicidio terrestre è ciò a cui ci stiamo spingendo senza pudore, ogni secondo acceleriamo il processo di decomposizione della storia che ha segnato il nostro cammino, la storia zuppa di sangue che racconta la diffusione di un’infezione implacabile, l’umanità, frutto della mia delusione. Ma io mento, io mento a me stesso, son parte delle creature create senza un senso; la mia maledizione è comune ai deliranti, coloro che han capito che siamo già tutti morti, che tutto è un futile sforzo, una ballata nello spazio fra la lercia materia e ciò che non riusciamo a vedere. Siamo nel mezzo, tutti a ridere, il nulla nella mente, un vuoto nel cuore... Per quanto sia facile ignorarlo, un giorno staremo lì tutti a sentirlo. La fine è vicina, è impossibile evitarlo. Sento il petto premere, la poca lucidità che mi rimane macinarsi tra le parole che fatico ad espellere. È la vita incastonata nella mia anima che sta evaporando nel buio della notte, lo sento... Tra le lucide lacrime che mi restano, con il caldo fiato che ancora tengo stretto, il cuore batte ancora, il sudore sgorga dalle mie vesti, il mio fiato volteggia tra la solitudine di un cuore affranto, con l’ultima luce che illumina il mio spirito, e mi ricorda che non è da sempre che sono solo, che la vita mi ha portato il sorriso, un accessorio che col tempo si è ripreso. 

Mentre fatico aggrappato alla vita, abbraccio il lontano ricordo di una felicità forse esistita, una figura ormai svanita, un anello tra le dita. Sento freddo... ma io non ho timore... Tengo stretto il mio dolore. Che l’acuta lama del mietitore attraversi il mio capo, che la terra si nutra dei miei resti, banchettino i vermi sulla mia carne marcia. Il mondo mi ha stancato, reso insoddisfatto ogni minuto...mi ha portato via tutto... Ogni respiro mi è andato di traverso, ogni lacrima mi ha lentamente soffocato. Ogni passo prendevo coscienza: sono sempre stato l’ultimo, rimanenza... ma ciò sarà passato, con l’ultimo mio fiato... Ecco il gran finale, una crisi esistenziale... finalmente, ho finito.

UN CAMPO DI PICCOLI FILI DI PACE

 di Manfredi Maria Drago - 2^D

Cos’ è veramente la pace?

Il contrario di pace non è guerra ma

ritrovarsi senza ali per volare nel cielo della libertà

senza occhi per scoprire la bellezza del mondo

ritrovarsi senza tempo per sognare

per ridere, ballare o cantare a squarciagola.

È quel qualcosa che ti toglie il tutto e ti dà il niente.

Ma la pace, la pace è come gli ultimi giorni di scuola,

come la corsa sulla sabbia bollente prima di entrare in acqua,

come la sensazione di avere l’intero mondo sotto i propri piedi.

La pace è quando tutti hanno la libertà di essere quello che vogliono,

è avere pari diritti.

La pace è una vita senza preoccupazioni per una donna,

poter tener in mano un libro per un bambino

poter gridare a gran voce la propria parola e il proprio pensiero per chiunque.

Questa è la pace

un grande campo dove non viene coltivato il grano

ma viene coltivata la libertà di essere piccoli fili di pace.

Un artigiano di pace e il villaggio delle fate

di Chiara Abate, 1^H

C'era una volta un vecchio artigiano di nome Filly. Era una persona molto pacifica e serena, aveva i capelli lunghi e grigi, gli occhi castano scuro ed era molto forte. Viveva in un villaggio tranquillo e silenzioso, allietato dal cinguettio degli uccellini.

La tranquillità che lo circondava era merito del suo impegno, quando era ancora un giovane forte e coraggioso aveva sconfitto un orco malefico, che minacciava il suo villaggio portando violenza e distruzione. Aveva così deciso di affrontarlo in un duello sanguinario. Alla fine era riuscito ad ottenere la vittoria, ma la sua anima si sentiva in colpa per aver ucciso un altro essere vivente. Da quel giorno aveva deciso di non essere più un cacciatore: sarebbe diventato un artigiano.

In una afosa sera d'estate prima di andare a letto lasciò la finestra aperta per far cambiare l'aria. Mentre dormiva, dalla finestra entrarono un elfo e una fatina. Si avvicinarono a lui con passo sicuro e lo svegliarono. Fily, ancora in dormiveglia, si stropicciò gli occhi e pesò che l'immagine che si era presentata davanti a lui fosse frutto di un sogno. Di fronte a lui due minuscoli esserini, alti come un bicchiere, vestiti in maniera piuttosto buffa ed eccentrica. Entrambi avevano indumenti di colore verde: la fatina aveva fra i suoi capelli lunghi e biondi un piccolo fiore di Non ti scordar di me, mentre l’elfo aveva un cappellino a punta con una microscopica ghianda che calzava sopra i suoi capelli color della terra. La fatina volò con le sue ali argentate più vicino al viso di Filly e parlò con una sottilissima voce, tanto che per poter sentire l'artigiano dovette avvicinarsi un pochino verso di lei. Ma ciò che senti lo aveva lasciato stupito.

Pensò allora che forse avesse sentito male. Lo avevano implorato di salvare il loro villaggio. Lui? Ma come? Come avrebbe mai potuto? Era un semplice artigiano, che aveva deciso di abbandonare da tempo la sua vecchia vita da cacciatore. L'Elfo provò a convincerlo che senza di lui sarebbero stati spacciati. Fily, che era un uomo di buon cuore, decise dunque di aiutarli. Per la felicità la fatina disegnò in volo dei cerchi argentati e il piccolo elfo fece dei salti acrobatici sulle lenzuola del suo letto. Per ringraziarlo la fatina regalò a Filly una piccola colomba, mentre l'elfo diede una piccola foglia verde, spiegandogli che poteva trasportare enormi carichi.

Il giorno dopo Fily si incamminò nel bosco fino ad arrivare al Grande Lago. Dall'altro lato, come gli avevano detto i suoi due amichetti fatati si poteva già intravedere del fumo grigio e o scuro. Mentre Filly cercava un tronco per potere attraversare il Lago, si scatenò di punto in bianco una tempesta feroce che stava spazzando via qualsiasi cosa nel bosco, mettendo in pericolo la vita dei suoi animali. L'artigiano si ricordò della foglia, la prese è la gettò nel lago, incitando tutti gli animali a salirvi sopra. Riuscì così a metterli in salvo e ad arrivare dall'altra parte del Lago.

Non appena si avvicinò al villaggio si accorse che Ares era ancora lì e sembrava che lo stesse aspettando. La prima cosa che pensò fu che davanti a lui c'era il Dio della guerra, uno dei più potenti spietati. Che possibilità aveva dunque lui, un povero artigiano, di farcela contro un Dio? Era per giunta disarmato, come sarebbe riuscito a sconfiggerlo? Aveva con sé solo una colomba d'altronde. Ma non si perse d'animo e ricordandosi ciò che era successo con l'orco, decise che non avrebbe infranto il suo giuramento. Si avvicinò ad Ares con coraggio e gli offri la sua piccola colomba.

Il Dio da principio rimase stupito di quel gesto, ma poi lo accettò con grande riconoscenza. Nessuno mai gli aveva donato qualcosa che non fossero armi. Era la prima volta che riceveva in dono un animaletto. Depose le armi, ricostruì il villaggio con un solo gesto e salutò l'artigiano con un sorriso.

Fily ce l'aveva fatta, era riuscito ad essere per davvero un artigiano della pace. Gli elfi e le fate esultarono gridando a gran voce: Viva l'artigiano della pace, viva Fily!!!

A VOLTE BASTA SOLO GUARDARSI NEGLI OCCHI E PARLARSI PER EVITARE LA GUERRA

Un racconto di fantasia che potrebbe essere vero

di Antonio Mioduszewski 2^D

Durante una giornata domenicale, prima di quella pasquale, in Italia, quattro ragazzi si incontrarono in una strada della vecchia Palermo. 

Erano di nazionalità diverse: c’era chi era ucraino, chi russo, chi israeliano e chi palestinese. Certo, tutti parlavano bene l’italiano, soprattutto il siciliano, ma due cose in particolare li accomunavano: il fatto di essere stranieri e il fatto che il proprio paese d’origine fosse in guerra. Perciò era come se “si odiassero” a vicenda, l’uno con l’altro. 

L’ucraino l’aveva con il russo e il palestinese con l’israeliano, ovviamente ancora non lo sapevano. Ma appena si incontrarono, successe come un miracolo, come se già si conoscessero da una vita e tutti erano in piena confusione. 

Non appena cominciarono a parlare, attorno ad un tavolo della “Romanella”, davanti a delle deliziose arancine appena fritte, iniziarono a capire bene chi fossero.

Il primo a parlare fu David, il palestinese, dicendo che, secondo lui ci si doveva conoscere meglio ed infatti raccontò cosa pensava del suo paese, della guerra in generale ed infine cosa ne pensava del paese “avversario”, senza dilungarsi troppo.

A questo punto continuò Ruslan, l’ucraino, dicendo che, secondo lui la guerra non era utile a nessuno, perché, alla fine, si sapeva come poteva andare a finire e cioè che… o vinceva il paese più grande o si concludeva con una pace firmata politicamente e non forzatamente, certo un po’ forzata per il calo demografico causato dai morti.

A seguirlo nella conversazione, continuò Dmitriy, il ragazzino russo, offendendo con le parole, l’ucraino.

Eitan, l’israeliano, intervenne immediatamente, “buttando acqua sul fuoco”, dicendo che tutti, alla fine, siamo uguali, siamo tutti esseri umani, ma con delle differenze, come per esempio chi è più ricco o chi è più povero. In fin dei conti ognuno di noi ha avuto sempre un periodo di povertà o di sfruttamento.

Se ci fermassimo, infatti, un attimo a pensare, ci accorgeremmo che tutti potremmo essere ricchi, anche l’Ucraina, che per ora è in guerra, e che sta diventando più povera, ma in realtà, scopriremmo che è molto ricca, perché ci sono  persone che, nonostante tutto, si vogliono bene ed è questo quello che conta, perchè se la guardiamo da un altro punto di vista, vediamo che la sua ricchezza nasce dalla collaborazione, dai valori che hanno, dall’amore, dalla condivisione e che, nonostante ci sia il dramma di un conflitto, la popolazione si aiuta, indipendentemente, dallo stato sociale. 

Purtroppo però queste cose in guerra non si vedono e si pensa soltanto a combattere e a sopravvivere; ma quello che conta, non sono i soldi o il potere politico e militare, quello che conta veramente è il popolo, i rapporti e le amicizie.

Alla fine, i quattro ragazzi si fermarono a riflettere sulle cose accadute, decisero di unirsi per essere più forti e pensarono di creare un’associazione che li vedesse impegnati contro la guerra, per far sentire “ai potenti” l’urlo dei giovani che lottano, pacificamente, per la pace nel mondo e nel proprio paese, per dare l’opportunità di fare qualcosa, fin da piccoli, per avere un mondo migliore, senza guerre, senza problemi di razzismo e diversità di stato sociale, senza alcuna discriminazione culturale e religiosa, soprattutto verso le donne che nella storia sono le prime vittime del sistema e sono quelle che si rendono conto che i propri figli sono manipolati e istigati ad odiare chi non conoscono bene. 

A volte basta solo guardarsi negli occhi e parlarsi per evitare la guerra!

CRONACA DI UNA “GIORNATA ORDINARIA”

di Emilia Carollo classe I E

Di mattina, alle 7:45 esco di casa correndo, sperando di non arrivare in ritardo. Tengo in mano il tablet, ancora da infilare nella custodia, che invece penzola rischiando di cadere dal mio gracile dito tutto piegato per tenere il peso attraverso una semplice zip. Nell’altra mano spesso tengo la pianola o una carpetta bianca con dei dettagli in plastica colorata. Mi tuffo dentro la macchina gettando sotto i miei piedi lo zaino e l’eventuale carpetta, chiudo lo sportello e, finalmente, mi calmo. Prendo il tablet e lo infilo nella custodia, che poi inserisco nell’apposita tasca dello zaino. Una volta terminate queste azioni, alzo la testa e noto che siamo già fuori dal cancello bianco che separa il parcheggio di casa mia dalla strada. Ci dirigiamo verso Via Aiace, un grande stradone su cui sboccano innumerevoli stradine con nomi appartenenti all’Epica greca. Ci spostiamo verso via Santo Canale, dove sorge il plesso centrale delle scuole Primarie di Partanna Mondello. E così via verso la rotonda di Viale dell’Olimpo mentre io e mio padre ascoltiamo il giornale orario che è sul punto di finire. Alla rotonda sorge uno spazio verde con vari alberi ed un prato rigogliosissimo, cosa piuttosto strana, dato che c’è spazzatura ovunque. Questa cosa sembra un ossimoro: prato rigoglioso e malcurato. Poi si passa alla rotonda di Viale Venere, luogo  fondamentale per me e per altri miei ex compagni che vanno comunque alla Marconi. Lì io e papà sentiamo dire alla radio: “E ora la linea al Ruggito del coniglio”, la trasmissione che ascoltiamo in macchina la mattina. Parte la pubblicità. Io intanto osservo la zona vicino al benzinaio, dove prosperano tantissime erbacce insieme a barattoli, bottiglie, cartacce e pacchetti interi di fazzolettini ancora sigillati. Superiamo Fondanfossi ed entriamo in Favorita: quell’enorme coperta di alberi mi impedisce di farmi sfiorare dai caldi raggi solari. A quel punto comincio a osservare il Monte Pellegrino, alla mia sinistra, che invece viene illuminato pienamente come se volesse fare notare la sua bellezza angelica, degna del Monte Olimpo. Continuando ad avanzare lui sparisce nel verde della coperta di rami e foglie. Parte la sigla della trasmissione che io e mio padre amiamo e cominciamo a cantare. Arriviamo all’ultimo bivio e prendiamo a destra e lì troviamo un traffico micidiale: macchine di tutti i colori possibili e immaginabili, con i fari accesi immotivatamente dal momento che sono le 7:53 della mattina. Ci accorgiamo che il traffico è dovuto a quel complicatissimo sistema di semafori che alternano il rosso e il verde. Dopo circa due cicli di questo alternarsi di colori possiamo uscire finalmente da quel manicomio e trovarci ad altro bivio: andare verso Piazza Vittorio Veneto o dirigersi dall’altra parte? Scegliamo la seconda opzione e aspettiamo ad un ulteriore semaforo. È verde. Avanziamo e ci fermiamo di nuovo con una luce rossa sui volti. A destra c’è una farmacia e avanti delle strisce pedonali ormai sbiadite dalle piogge e dai venti persistenti. Dei ragazzi le attraversano andando verso la scuola. Ripartiamo. C’è la bancarella con oggetti per la notte di Halloween, per il Carnevale, per San Valentino, insomma, è raro che sia vuota. Papà si ferma in doppia fila, vicino la scuola, io prendo lo zaino e l’eventuale carpetta e scendo di corsa. Lui rimette in moto la macchina e se ne va.

Artigiani di pace

di Giulio Balsamo, 1^H

Per la costruzione della pace

ogni gesto d'amore non tace.

La pace si fa strada tra risate e allegria,

in amicizia e fratellanza per una buona compagnia.

Come gli artigiani con le loro idee matte,

ma con la serenità di un gatto che beve il suo latte.

Con sinfonia, gioia e bontà

la tua pace eccola qua!

La vita non è sempre come nelle fiabe

di Emma Gambino, Giorgio Balsamo e Mattia La Barbera, 1^H

Dalle fiabe emerge un messaggio positivo perché vince sempre il bene, ma nella vita reale è così? Scopriamolo! Riflettendo sulle nostre esperienze, abbiamo capito che spesso la vita non è come una fiaba e crediamo sia così per tutti, perché di cose cattive nella vita ne succedono tante. Si possono subire danni fisici o morali. 

Nei Tre Porcellini vince il bene e anche in Cappuccetto Rosso. In queste fiabe il cattivo è il lupo e rappresenta la malvagità e la volontà di approfittare degli altri per i propri scopi. 

Le fiabe sono rivolte a tutti, soprattutto ai bambini, devono insegnare a distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, servono anche a dare esempi di comportamento. Nelle fiabe poi ci sono gli aiutanti, che possono aiutare il protagonista o l’antagonista, possono agire nell’ombra o alla luce del sole. In ogni caso è sempre importante avere qualcuno su cui contare. 

Succede anche a scuola tra amici, vero Emma?

Quando ero bambina ricordo un episodio in cui una compagna di classe stava subendo bullismo da parte di altri bambini. Nonostante la situazione fosse difficile, io e alcuni amici abbiamo deciso di difenderla e sostenerla. Abbiamo lavorato insieme per creare un ambiente più sicuro. Alla fine, il bullismo è stato sconfitto e la nostra compagna di classe è riuscita finalmente ad avere un’atmosfera scolastica più positiva. Questa esperienza mi ha insegnato che, anche se può sembrare che il male stia vincendo, con il coraggio e l’aiuto degli altri è possibile superare le difficoltà e ottenere risultati positivi.

E a te, Giorgio, viene in mente un esempio?

Una volta ho visto dei ragazzini fare del male ad un gattino, che si era nascosto vicino al cancello del villino dei miei nonni; gli stavo dando del latte, quando ad un tratto loro cominciano ad infastidirlo e colpirlo. Era troppo piccolo per scappare e io non ho fatto in tempo ad aiutarlo. Avrei voluto avere una spada o un bastone magico per spaventarli e quel luogo circondato da grandi e secolari alberi di ulivo dai rami lunghi che formano dei nascondigli, bene si sarebbe prestato a una scena di fiaba. 

Ma non è stato così. Il male ha trionfato.

Per far trionfare il bene bisogna denunciare e chiedere aiuto alle figure di riferimento: genitori, insegnanti, amici, a livello più alto ci sono i giudici che fanno giustizia, punendo i colpevoli. 

Le fiabe nascono dal bisogno di insegnare i comportamenti giusti, aiutano a superare le paure in modo giocoso e preparano ad affrontare i problemi della vita, perché tutti possiamo incontrare un lupo cattivo. La fiaba dà sicurezza, ottimismo, sensazione di potercela fare. È di origini antiche e la troviamo in tante culture. 

E tu che ne pensi, Mattia? 

Abbiamo visto come nelle fiabe i personaggi buoni e cattivi siano ben distinti. Mi viene in mente un eroe omerico che mi ha molto colpito, Achille. Questo grande guerriero è capace di sentimenti profondi come l’amore e l’odio. Achille diventerà spietato per vendicare la morte di Patroclo, ma sarà capace di provare sentimenti nobili pensando a suo padre e al suo caro amico. Questo mi sembra un esempio più vicino alla vita di tutti i giorni perché in ogni persona possono convivere sentimenti contrapposti. 

Nella vita reale, il principio del bene che vince sempre non è sempre così diretto come nelle fiabe.

Tuttavia, crediamo che essere gentili, onesti e giusti possa portare a risultati positivi, anche se il male può sembrare avere successo in certi momenti. Dobbiamo contare su noi stessi, sulle nostre capacità e autostima e continuare a sperare che, come le fiabe ci insegnano, il “bene” può vincere anche senza magia ma con l'amore, la generosità e l'educazione.

Lettera alla Pace

di Gloria D’Angelo, 3^H

Cara Pace,

mi rivolgo a te con un cuore pieno di preoccupazione, ma allo stesso tempo pieno di speranza. In questo mondo spesso crudele, la tua presenza è molto desiderata.

Ogni giorno tutte le notizie ci ricordano il tuo lontano richiamo. Le guerre continuano ad esserci, gli uomini quindi continuano a sporcare di sangue la terra, il popolo continua a combattere per ideologie e per risorse, mentre il grido di disperazione di coloro che soffrono si disperde nel vuoto.

Dobbiamo aggrapparci alla speranza, alla possibilità che tu possa ritornare rendendo le nostre vite più felici, ma dobbiamo anche impegnarci in modo tale da costruire un mondo in cui tu possa vivere in sicurezza.

Andando indietro nel tempo, troviamo momenti in cui sei presente, quei momenti in cui le nazioni si sono unite fra loro per risolvere le questioni non con le armi, ma dialogando semplicemente tra loro. Questi momenti ci dimostrano la tua potenza.

Dobbiamo riconoscere, però, che la strada per ottenerti è molto lunga e piena di ostacoli. Purtroppo l’egoismo spesso sotterra il nostro desiderio di pace e serenità, portando in questo modo alla luce conflitti e litigi.

Il momento perfetto per cercare di impegnarci di più per raggiungerti è proprio questo, cercando di pensare alla serenità che si potrebbe ottenere con la pace.

Ti prego non abbandonarci mai. Aiutaci a superare i conflitti e le incomprensioni, a imparare a lavorare insieme costruendo un mondo pieno di giustizia, uguaglianza e rispetto per gli altri. Sostienici mentre lottiamo per cercare di guarire le ferite del passato, per porre fine a tutte le ingiustizie e per creare un futuro mondo pieno di pace duratura.

Ti prometto che io in prima persona metterò più impegno possibile.

 Cronaca&Mistero 

rubrica di fatti di cronaca, mistero, fantascienza

 SCOMPARSA DI DENISE PIPITONE

di Claudia Sapienza e Giorgia Vaccaro - 2D


Sono passati quasi 20 anni dalla scomparsa della piccola Denise Pipitone da Mazzara del Vallo. Dal 2004, anno in cui la bambina è stata tolta all’affetto dei suoi cari all’ età di soli 4 anni, le ricerche non hanno dato alcun esito che possa portare alla scoperta di quanto sia accaduto il giorno in cui è sparita nel nulla senza lasciare traccia. La madre Piera Maggio non ha mai smesso di cercare la figlia, rapita da ignoti fuori dalla porta di casa. In quei pochi istanti che hanno cambiato la sua vita per sempre, nessuno ha visto né sentito nulla in via Domenico La Bruna, cuore di Mazzara, strada in cui Denise ha girato l’angolo senza mai più fare ritorno a casa. Molte persone pensavano di essere Denise, o si sono spacciate per lei, ma dopo aver fatto il test del DNA hanno scoperto  (o sono stati smascherati!) di non essere lei, aumentando l’immenso dolore dei genitori.