Editoriale  

Signore e signori, 

ecco a voi il secondo numero del M@rconiNews!

Innanzitutto: GRAZIE! Grazie da parte di tutta la Redazione, ai tantissimi lettori che hanno apprezzato, gratificato e incoraggiato il lavoro del giornale, hanno contribuito con un articolo o anche solo con una critica costruttiva.

In questo numero il principale argomento sarete VOI ragazzi, cosa vivete ogni giorno e come affrontate i problemi. VOI con il vostro grido di pace, VOI con la vostra voglia di giocare e ridere, VOI con il vostro desiderio di un mondo più pulito e più giusto, VOI con i vostri sogni di grandi traguardi a piccoli passi...

Alla compilazione di questo numero hanno collaborato tanti nuovi giovani reporter con un duplice effetto: rendere il M@rconiNews ancora più ricco ed interessante, mostrare una bellissima comunità scolastica super attiva ed entusiasta. Perché, come diceva Simone Weil, "la gioia di imparare è indispensabile agli studi come la respirazione ai corridori"

Dunque a questo punto non ci resta che augurarvi: BUONA LETTURA!

I docenti

La redazione del M@rconiNews al completo: classi I H, II D e III E

Sommario 

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DIETRO LE QUINTE

La vera storia del giornale d’Istituto

di Antonio Mioduszewski, Emma Puleo, Manfredi Drago - 2^D 


Cominciò tutto un sabato mattina, Manfredi ebbe l’idea di creare, prendendo spunto dalla tradizione di famiglia, un giornalino scolastico.

Ma siccome aveva bisogno di un supporto, decise di interpellare il suo migliore amico: Antonio.

Antonio, al primo squillo, rispose alla proposta dell’amico con un chiarissimo e si mise subito all'opera, scrivendo una e-mail alla professoressa di Italiano.

Lei prese sul serio la nostra richiesta e ne parlò con l’informatico della scuola, che già aveva in mente un’idea simile e che fu molto contento.

Dapprima abbiamo condiviso l’idea in classe con gli altri compagni chiedendoci cosa volessimo fare veramente, quale dovesse essere l’organizzazione, oppure il titolo,…

Se n’è discusso per qualche giorno, alla fine, arrivò la bella notizia che finalmente, IL MARCONI AVREBBE AVUTO UN GIORNALINO!

Nell’aria si sentiva l'eccitazione di ognuno di noi. E ci mettemmo immediatamente al lavoro insieme.

Capimmo che sarebbe stata un’impresa molto ardua, ma a noi non interessava, perché noi siamo forti ed abbiamo deciso di continuare.

Con nostra grande sorpresa il progetto non si limitò alla nostra classe, ma si estese anche alla 3E e alla 1H.

Presto vennero individuati i ruoli all’interno della redazione e con questi anche il nome del giornale (per votazione democratica).

Il bello è che ognuno si sentiva a suo agio nel proprio incarico, c’era chi si occupava di letteratura, chi di sport, chi di moda,...

Ci chiedemmo quale doveva essere lo scopo del M@rconiNews e decidemmo che innanzitutto dovesse informare il mondo, ma soprattutto i giovani, delle cose positive della vita e non delle sue disgrazie.

Incredibilmente siamo riusciti ad intervistare anche personalità di una certa importanza come, ad esempio, il sindaco La Galla e l’assessore all’istruzione Tamajo.

Così gli articoli diventarono sempre di più, il prof informatico aveva creato un indirizzo e-mail, marconinews@icsmarconipalermo.edu.it, dove poter inviare tutti gli articoli mano a mano realizzati e il giornale cominciò a prendere forma, in modo che per il 20 dicembre sarebbe stata pronta la pubblicazione on-line del n.00.

La cosa che ci stupì piacevolmente, è che arrivarono articoli anche da altre classi e addirittura dalla scuola Primaria.

Ovviamente il nostro giornale non manca di creatività ed umorismo, infatti, abbiamo come mascotte, il signor Franco Settedita, creato da un errore dell’intelligenza artificiale del programma Canva;-)

E così dopo qualche mese ecco che siamo arrivati a pubblicare il secondo numero: ancora più bello e ricco del primo.

Tutta questa esperienza si può riassumere in una sola unica frase: 

E’ UN SOGNO CHE DIVENTA REALTA’!   

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“Il giornale si legge anche a scuola”

di Viola Meli 2 G  

Quest’anno, la 2G e la 2D della scuola Secondaria di Primo grado “Guglielmo Marconi” hanno aderito al progetto “GDScuola” per comprare e leggere in classe il “Giornale di Sicilia”.

Con le nostre docenti di Lettere, le professoresse Nicolicchia e Quartararo, abbiamo imparato come sono fatti i giornali, come leggerli e come si scrive un articolo.

Inizialmente, abbiamo scoperto quante tipologie di giornali esistono: dal quotidiano ai settimanali o ai mensili. Ci siamo soffermati su cosa sia l’impaginazione e sui nomi dei vari articoli, a seconda dell’argomento o della posizione che occupano sulle pagine del quotidiano. Ormai, nelle nostre case non si leggono più tanti giornali cartacei come accadeva prima, perché si predilige soprattutto informarsi su internet. La conseguenza di questa scelta è che a noi ragazzi capita sempre meno di prendere in mano un giornale per sfogliarlo; l’unica pubblicazione che ancora capita di trovare in qualche casa è quella che riguarda lo sport e, soprattutto, le partite di calcio del “Palermo”.

Ogni mese, abbiamo portato in classe le copie del “Giornale di Sicilia”; ci siamo divisi in gruppi e lo abbiamo letto insieme. Nel mese di marzo, ad esempio, ci siamo soffermati su alcuni articoli scritti da diverse scuole che trattavano la tematica della pace, in particolare abbiamo letto l’articolo di alcuni alunni del Marconi che narrava la storia di un uomo che proviene dal futuro e che, in un bar, comincia a parlare di quello che accadrà nel mondo.

Ci siamo anche esercitati nella stesura di vari articoli: siamo partiti a febbraio, immaginando chi avrebbe potuto vincere il Festival di Sanremo e per molti di noi avrebbe dovuto essere Geolier; per altri Irama e alcuni avevano optato per quella che poi ha vinto davvero: Angelina Mango. Poi, abbiamo raccontato la nostra gita in un articolo: siamo andati all’Istituto Zooprofilattico dove abbiamo visto delle tartarughe marine che stavano guarendo, grazie alle cure ricevute. Infine, abbiamo raccontato la settimana dello studente, elencando e soffermandoci sulle gite e le attività svolte.

Partecipare a “GDScuola” è stata davvero una bella occasione per studiare in modo diverso, conoscere i giornali e imparare ad informarci in modo nuovo.

Disegno per articolo GDScuola di Michelle d'Angelo (2G).pdf

disegno di Michelle D’Angelo 2G

Le donne attraverso il tempo

  di Marta Livreri - 3^I

Negli ultimi giorni ho fatto un’intervista ad alcune donne della mia famiglia per cercare di comprendere meglio la trasformazione dei ruoli legati al genere. Dalle risposte date dalla mia prozia possiamo apprendere  che la sua  istruzione si è limitata alle scuole elementari. Questa non è stata tanto una scelta quanto una necessità, poiché doveva assumersi la responsabilità della cura dei suoi fratelli più piccoli. Il suo caso riflette un tempo in cui le donne erano spesso costrette a sacrificare la propria istruzione per prendersi cura della famiglia. Mia nonna materna ha  frequentato tutte le scuole tranne l'università. Anche se non ha fatto un percorso universitario, ha comunque avuto una formazione più ampia rispetto a quella della mia prozia. Tuttavia, come molte donne del suo tempo, non ha lavorato per adempiere al meglio al suo ruolo di moglie e madre. Mia nonna paterna, invece, ha ottenuto un'istruzione universitaria, indicando una differenza di prospettive e di considerazione della cultura significative. Tuttavia, come molte donne della sua generazione, ha fatto una pausa nella sua carriera professionale per prendersi cura dei figli.  Mia mamma ha frequentato tutte le scuole, compresa l'università. Ciò dimostra un ulteriore avanzamento nelle opportunità educative per le donne e una maggiore autonomia nella scelta della propria carriera. È importante notare che mia mamma ha continuato a lavorare anche dopo la nascita dei figli, segnalando un cambiamento nelle prospettive sul lavoro e sulla maternità rispetto alle generazioni precedenti. Mia zia non si è mai sposata, questo può simboleggiare una maggiore indipendenza e autonomia delle donne nelle scelte di vita rispetto alle generazioni precedenti, dove il matrimonio era spesso considerato un obiettivo primario.

In tutte le famiglie che ho intervistato i lavori domestici sono ancora principalmente svolti dalle donne, mentre le decisioni importanti sono prese in modo condiviso tra moglie e marito. Questo suggerisce una tendenza verso una maggiore parità di genere nelle decisioni familiari, anche se i compiti domestici continuano a essere distribuiti in maniera ineguale.

In conclusione, l'analisi della vita delle donne nella mia famiglia rivela un progresso significativo nelle opportunità educative e una maggiore indipendenza nelle scelte di vita rispetto alle generazioni precedenti. Tuttavia, le aspettative tradizionali riguardo al ruolo delle donne nella cura della famiglia persistono ancora in varia misura, indicando la complessità delle dinamiche di genere nell'evoluzione sociale.

Clicca qui per vedere la tabella con le interviste fatte.

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LAVORARE VICINO ZONE DI GUERRA

Intervista ad un Carabiniere a Beirut

di Samuele Temperino 2^D

sito web dell'Ambasciata Italiana Beirut 

Sono impiegato presso l’ambasciata d’Italia a Beirut, la capitale del Libano. Sono qui con compiti di sicurezza presso l’ambasciata. L’ambasciata è una rappresentanza diplomatica di uno Stato presso uno Stato estero ospitante. Rimarrò qui per altri 5 mesi, questo è il mio lavoro; la mia specializzazione mi porta anche a stare lontano da casa per parecchio tempo.

Diciamo che vi è una grandissima mescolanza di etnie e religioni. Basta pensare che ci sono più di 18 religioni diverse: musulmani, sunniti, hutu, tutsi, cristiani, ecc… La maggior parte dei cittadini sono cristiani e musulmani. Qui si parlano molte lingue, questo perché il paese è stato colonizzato da diverse popolazioni che hanno lasciato un grande segno. La lingua madre è l’arabo ma gente molto acculturata parla o arabo/ inglese o arabo/ francese o addirittura tutte e tre le lingue.

Non si percepisce tanto ma nel sud del paese sì! Il Libano confina a sud con Israele, dista solo poche centinaia di chilometri, e ad est confina con la Siria, ed anche qui c’è stata un’altra violentissima guerra.

I piatti principali qui sono il Tauk, lo Shoarm ovvero il nostro Kebab solo cucinato in maniera diversa. Ovviamente il cibo è uguale a quello Europeo, solamente cucinato in modo diverso, con molte più spezie e soprattutto aglio. Alcuni miei colleghi hanno assaggiato la carne di serpente, io sinceramente non avrei mai il coraggio di assaggiarlo.

La moneta principale qui è la lira libanese ma si usa tantissimo anche il dollaro.

Il valore della lira ad oggi è bassissimo, questo perché nell’ultimo decennio il paese ha subito una crisi economica. Circa 90.000 mila lire equivalgono ad un dollaro, ovvero circa 95 centesimi dell’euro.

Non è facile stare così tanto tempo lontano da casa. Pensare che qualsiasi problema è triplicato dalla distanza e dal non potere essere lì presente. Pensate che per tornare a casa devi pianificare circa 20 ore di viaggio e 3 voli diversi.

La condizione sociale dei cittadini è molto diversificata, come un po' in tutta Europa.

Qui troviamo persone sia ricche che molto povere, nelle zone ricche si vive nel lusso più assoluto, pensate che un affitto può arrivare a costare più di 2.000 dollari al mese, ovvero circa 2.000 euro. Mentre nelle zone più a sud si vive soprattutto in baracche o tendoni.

A Beirut non si vive un clima di guerra, ma sicuramente a sud del paese sarà diverso.

Queste guerre vanno avanti da centinaia di anni, quindi non penso che per ora purtroppo si possa sperare in un cessate il fuoco.

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XXIX GIORNATA DELL’IMPEGNO E DELLA MEMORIA 

IN RICORDO DELLE VITTIME INNOCENTI DELLE MAFIE

di Vincenzo Mancuso- Classe 2C

Giorno 21\03\2024 le classi 2C, 3C, 3A, 3D, 3E, 3H della secondaria e 5a della primaria con i loro rispettivi docenti (proff. Asciutto, Rizzo A., Di Matteo, Daniele, Costantino, Pettineo, Fanduzza, Adornetto, Cuzzupoli, Maccani, Ciolino, La Scala, Colella, Bono, Misseri, Messina e Indelicato) si sono recate presso Piazza Verdi, più conosciuta come Piazza Massimo, per celebrare la XXIX “Giornata in Ricordo dell’Impegno e della Memoria delle Vittime Innocenti di Mafia” promossa dall’associazione Libera contro le Mafie e sostenuta dalle scuole nella nostra città attraverso la rete per la promozione della cultura antimafia nella scuola, network di cui la nostra scuola fa parte. La giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, è una ricorrenza annuale di sensibilizzazione e mobilitazione in ricordo di tutte quelle persone uccise dalla mafia in Italia e nel mondo organizzata dal 1996 dalla rete di associazioni antimafia Libera, un'associazione di promozione sociale presieduta da L. Ciotti, che l'ha fondata nel 1995, con l'intento di sollecitare la società civile nella lotta alla criminalità organizzata e di favorire la creazione di una comunità alternativa alle mafie stesse. La data scelta per la manifestazione è il 21 marzo, il primo giorno di primavera, scelto poiché “simboleggia la rinascita e la vita”. Questo evento è diventato nel tempo uno dei più grandi appuntamenti fissi scritti nell’agenda dell’Italia civile. Durante la manifestazione tutti noi partecipanti ci siamo seduti sotto l’imponente scalinata del teatro Massimo e poi, nel silenzio generale, sono stati letti i 1081 nomi delle vittime innocenti di mafia. Questo è un aspetto che mi ha colpito particolarmente di questo evento: è stato un momento forte ma silenzioso, scandito solo dai nomi che erano proclamati ad alta voce da un gruppo di studenti appartenenti a diverse scuole, mentre tutti noi mostravamo dei cartelloni e degli striscioni con delle scritte e delle frasi contro la mafia. È stato un incontro davvero toccante: è molto triste sapere che la mafia ha tolto la vita a 1081 vittime innocenti, tra cui 109 bambini e che l’80% delle persone ricordate in quest’occasione è stato ucciso in circostanze ancora poco chiare. L’evento è stato molto sentito: hanno partecipato all’incontro 137 scuole e, tra docenti e alunni, si contavano circa 6.000 persone. A questa grande manifestazione ha preso parte anche Graziella Accetta, la madre di Claudio Domino, un bambino vittima di mafia, ucciso con un colpo di pistola la sera del 7/10/2024. L’incontro si è svolto in poco meno di tre ore (siamo usciti da scuola alle 10:00 e siamo rientrati alle 13:15), ma è riuscito a essere molto coinvolgente per noi ragazzi. Riflettendoci penso che possa essere definita come un’intensa e appassionata commemorazione delle persone scomparse ingiustamente a causa della mafia.

Il sogno di una ragazza che non si arrende…

di Luciano Caruso, Mattia La Barbera, Beatrice Liga, Francesco Lo Cascio,  1^H

Malala aveva solo quindici anni quando i Talebani le spararono alla testa mentre saliva sull’autobus che l’avrebbe portata a scuola. Il motivo? Aver rivendicato sul suo blog il diritto delle donne pakistane a ricevere un’istruzione e poter avere le stesse opportunità degli uomini.

Nonostante fosse molto giovane, era già molto determinata e non ci stava a subire passivamente, voleva denunciare queste ingiustizie e per questo divenne scomoda e bersaglio dei Talebani.

Sopravvissuta all’attentato si è trasferita in Inghilterra e ha ripreso gli studi perché il suo più grande desiderio era laurearsi. Si è iscritta all’Università di Oxford dove ha studiato Filosofia, Politica ed Economia. Si è laureata nel giugno 2020. Ha continuato comunque la sua missione a tutela delle donne e dei loro diritti in modo instancabile e nel 2014 ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace.

Ancora oggi la storia di Malala è purtroppo la storia di molte bambine e ragazze a cui è negata la possibilità di andare a scuola in varie parti del mondo perché ci si aspetta da loro che diventino mogli e madri e che si dedichino alla casa.

L’Agenda 2030 con gli obiettivi 4 (Istruzione di qualità) e 5 (Uguaglianza di genere) si propone di raggiungere pari opportunità per tutti. Noi pensiamo che non sia giusto fare queste distinzioni in base al genere e che non ci siano cose che possono fare solo i maschi o solo le femmine. Ad esempio, ci sono ragazzi che amano la danza come possiamo vedere nel film Billy Elliot e ci sono anche ragazze che amano il calcio e il rugby. Ognuno deve sentirsi libero di pensare e di realizzarsi come meglio crede. Malala ci insegna a credere in noi stessi, a lottare per raggiungere i nostri sogni e a non arrenderci mai anche se a volte le situazioni possono essere molto difficili. Il coraggio di Malala deve essere un esempio per tutti noi. Malala ha fondato “Malala Fund" un'organizzazione che si impegna per l'educazione di donne e bambini in paesi dove i governi non consentono che questo avvenga.

La storia di Malala ci insegna tre cose fondamentali: studiare, leggere, pensare sono gli strumenti che ci fanno sperare in un cambiamento e sognare. Malala ce lo insegna: “continuando con tenacia si può arrivare dove si vuole”.

“Premio Teresa Sarti Strada” 

edizione 2023-2024

EMERGENCY e Fondazione Prosolidar hanno proclamato i vincitori della XIV edizione del “Premio Teresa Sarti Strada”.  L’edizione 2023-2024 ha registrato il più alto numero di adesioni nella storia del Premio: hanno partecipato 73 scuole primarie e 74 scuole secondarie di I grado, con 131 elaborati grafici, 122 composizioni scritte e 104 video, per un totale di 3.495 studentesse e studenti.  Il tema di quest’anno ha richiesto un grande impegno da parte di insegnanti, alunni e alunne per riflettere su ‘Il sogno’ come forza trainante per la realizzazione dei propri ideali. Arrivare a scegliere solo 9 lavori, è stato lungo e difficile. Desideriamo far arrivare il nostro grazie a tutti i partecipanti, che hanno espresso sensibilità, intelligenza e motivazione notevoli, riconoscibili a prescindere dal risultato finale del loro lavoro. L’augurio è che l’entusiasmo messo in questa esperienza formativa si rinnovi nei ragazzi e nelle ragazze in ogni compito che affronteranno. La premiazione si è tenuta sabato 1 giugno 2024 alle ore 14.30, a Venezia Mestre presso M9 – Museo del 900.

La nostra scuola è stata premiata con "La nostra voce conta", di  Arianna Grillo e Aurora Vitale, classe 2^E 

La città vista dalla sedia a rotelle

di Carlotta Gazzani, 1^H 

Quest’anno durante la settimana bianca mi sono rotta la tibia e di punto in bianco mi sono ritrovata col gesso alla gamba e seduta su una sedia a rotelle. Con questa esperienza ho capito che, anche nelle cose più semplici, chi ha una disabilità motoria deve dipendere da qualcuno che lo aiuti. Fortunatamente la mia scuola è facilmente accessibile anche con la sedia a rotelle, poiché è tutta su un piano e anche se ci sono alcuni gradini accanto c’è una rampa. Durante questo periodo la scuola ha organizzato diverse uscite nelle quali ci spostavamo a piedi. Durante questi tragitti, anche se brevi, abbiamo dovuto superare diversi ostacoli come, per esempio, le auto posteggiate sugli scivoli da cittadini incivili, oppure i marciapiedi rotti e sconnessi. Per superare tutte queste difficoltà ci voleva sempre qualcuno che mi aiutasse ad alzarmi e a superare l’ostacolo e che poi portasse al di là anche la mia sedia a rotelle. Per raggiungere le nostre mete dovevamo scegliere delle strade con marciapiedi idonei a far passare la carrozzina e se non ne trovavamo uno abbastanza largo eravamo costretti a camminare per strada col pericolo delle macchine che passavano. Io sono stata fortunata perché ho incontrato la disponibilità nei miei compagni, nei professori e nei collaboratori scolastici, senza la quale anche una piccola difficoltà sarebbe stata insuperabile da sola. La mia disabilità è durata solo qualche mese, ma ho capito che le persone veramente disabili hanno serie difficoltà a vivere la nostra città e io ritengo che sia necessario che non solo i cittadini facciano attenzione a dove posteggiano e quindi abbiano più senso civico, ma anche che le autorità curino maggiormente i luoghi pubblici per renderli vivibili a tutti.

Villa Igea, dimora dei Florio oggi hotel di lusso

di Christian Nicolosi, 3^H

Lo stile Liberty in Italia si è sviluppato verso la fine del XIX secolo come una risposta al Neoclassicismo, che era stato dominante per gran parte del XIX secolo. Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la città di Palermo si avvicinò allo stile Liberty, anche chiamato Art Nouveau. Tante sono le opere costruite, il Teatro “Massimo” Vittorio Emanuele, l’Hotel Delle Palme, il Villino Florio, lo stabilimento balneare Charleston a Mondello, tanto che Sciascia scrisse: “Palermo è una citta’ essenzialmente liberty, quasi una piccola capitale dell’art-nouveau“.

Palermo vede con Ernesto Basile il fiorire del liberty a partire dalla splendida Villa Igiea, edificio del 1800 appartenuto ad un ammiraglio inglese e successivamente acquistato da Ignazio Florio, che insieme alla moglie Franca, decise di realizzare un hotel di lusso. Degno di menzione è lo splendido salone del Basile con affreschi raffiguranti fanciulle tra i fiori (iris, papaveri e melograni).

La Villa fu chiamata Igiea, in onore della Dea greca della salute e mostrava il suo volto migliore dal mare, considerato all’epoca l’ingresso principale. Nelle intenzioni del Basile dal mare doveva offrire l’immagine architettonica più bella: infatti il giardino era popolato da cento palme a basso fusto, proprio per non coprire la facciata dell’hotel vista da lontano.

Durante le due guerre mondiali Villa Igiea subì dei danni e venne ripetutamente requisita e usata come ospedale. Una volta tornata la pace, venne acquistata dal Banco di Sicilia e tornò a ospitare personalità ricche e potenti. Nel 2019 Villa Igiea viene acquisita dal gruppo Rocco Forte Hotels. Dopo un rinnovamento completo e curato, l’hotel ha riaperto a giugno 2021 ed è diventato un cinque stelle lusso. La ristrutturazione ha esaltato il fascino indiscusso e l’atmosfera da Belle Époque, coniugando le esigenze di comfort di oggi con la grandezza architettonica di un tempo.

Tutte le camere sono state ristrutturate, ma la storia è rimasta. Sono stati restaurati tutti gli spazi comuni e gli affreschi, dal salone degli specchi, chiamato oggi sala Basile, simbolo della pittura liberty a Palermo, alla Sala Franca Florio. E’ stato un importante restauro conservativo che ha mantenuto l’atmosfera originale della struttura. La suite più lussuosa è stata dedicata a Donna Franca Florio che, con la sua innata eleganza, è rimasta emblema indiscusso di bellezza e raffinatezza. Grazie al lavoro di mia madre ho avuto l’opportunità di dare un’occhiata al cantiere e fare qualche domanda agli addetti ai lavori. 

Christian: Quali sono stati gli obiettivi principali che avete cercato di raggiungere durante la ristrutturazione di Villa Igiea a Palermo?

P.M.: L'obiettivo principale era preservare l'architettura storica della villa durante i lavori di ristrutturazione, infatti la principale sfida è stata mantenere l'integrità architettonica originale, mentre integravamo soluzioni moderne che rispecchiassero le esigenze attuali.

Christian: Come avete gestito l'equilibrio tra la modernizzazione degli spazi interni e il rispetto per lo stile originale dell'edificio?

P.M.: Abbiamo cercato di mantenere la coerenza stilistica, introducendo elementi contemporanei in modo armonioso, senza snaturare la natura storica di Villa Igiea.

Christian: Quali sono stati i materiali che avete utilizzato durante la ristrutturazione per preservare l'estetica originale?

P.M.:  Abbiamo privilegiato materiali tradizionali come pietra locale, legno pregiato e marmo, rispettando il prodotto originale e la qualità artigianale dell'epoca.

Christian: Avete integrato soluzioni sostenibili e moderne per migliorare l'efficienza energetica della villa durante la ristrutturazione?

P.M.: Abbiamo introdotto illuminazione a basso consumo e tecnologie moderne per garantire una maggiore efficienza energetica senza compromettere l'estetica.

Non vi resta che organizzare una visita a questo luogo simbolo della città di Palermo, con la bella stagione è davvero uno spettacolo!

Non abbiamo bisogno di costruire muri, abbiamo bisogno di costruire ponti

Il confine tra U.S.A. e Messico

di Samuele Cassina, 3^H 

Ormai da più di trent’anni una barriera chilometrica divide gli Stati Uniti d’America dal Messico. Perché è stata costruita? Per limitare in modo deciso il traffico di droga e l’immigrazione clandestina proveniente dal Messico. 

E’ stata una scelta americana. Gli Stati Uniti d’America sono divisi dal Messico da un confine lungo più di 3100 chilometri. Attualmente la barriera divisoria costruita tra questi due paesi supera i 1100 chilometri. Per dividere nettamente tutto il confine mancherebbero ancora 2000 chilometri di barriera. La costruzione delle barriere metalliche è iniziata sotto la presidenza di George H. W. Bush padre nel 1990 che inaugurò i primi 23 chilometri. Successivamente, nel 1994, venne inaugurata e ampliata sotto un altro presidente degli Stati Uniti d’America, Bill Clinton, che decise di aggiungere la presenza fissa di forze di polizia al confine, per monitorare gli spostamenti e bandire gli accessi non autorizzati. Le presidenze successive, quella di George W. Bush figlio e quella di Barack Obama, hanno continuato la costruzione e aumentato i controlli.  Già durante la sua corsa alla Casa Bianca, Donald Trump ha portato la questione del muro divisorio U.S.A – Messico ad essere un punto centrale del suo programma elettorale. Donald Trump ha sempre parlato della costruzione di un vero e proprio muro di cemento (non più di una barriera metallica) alto 16 metri. Il presidente statunitense Joe Biden ha difeso il 5 ottobre la decisione di ampliare un tratto di muro al confine con il Messico, affermando di non poter bloccare i fondi già stanziati dal suo predecessore Donald Trump. Durante la campagna elettorale delle presidenziali del 2020 Biden aveva promesso che non avrebbe costruito altri muri al confine con il Messico, e il giorno del suo insediamento, nel gennaio 2021, si era impegnato a non stanziare fondi aggiuntivi.

Ma l’arte e l’idea di Ronald Rael e Virginia San Fratello sono riuscite ad abbattere questo enorme muro. Il progetto si chiama Teeter-Totter Wall (muro vacillante). L’idea di un’altalena che permettesse ai bambini messicani e americani di giocare insieme, nonostante il muro che divide i due Paesi, risale al 2009. Solamente dieci anni dopo, nel luglio 2019, i due professori e artisti californiani hanno visto concretizzarsi il loro progetto. Le altalene rosa sono state installate tra El Paso, in Texas, e Ciudad Juárez, in Messico. 

Sebbene il gioco sia stato utilizzato realmente per meno di un’ora, ha destato una grande eco sui media internazionali con video e foto che hanno fatto il giro del mondo, per il loro significato e per il loro alto valore simbolico.