RITI E TRADIZIONI

Nel calendario ebraico ci sono cinque feste principali di origine biblica, ovvero le tre “feste di pellegrinaggio” o “feste del raccolto” (Pesach, Shavuot e Sukkoth) e le “feste penitenziali” di Rosh ha-Shanah e Yom Kippur. Numerose sono le feste minori, tra le quali spiccano quelle di Purim e Chanukkah.

SUKKOTH: questa festa, nota anche come “festa delle capanne”, inizia il 15 del mese di Tishri (settembre-ottobre) ed è una delle feste predilette dagli ebrei. Essa dura sette giorni e ricorda i quarant’anni che il popolo d’Israele trascorse peregrinando nel deserto. Per ricordare questa vicenda, ogni ebreo costruisce la propria capanna nel giardino o sul balcone di casa, oppure va a trascorrere del tempo nella sukkah comunitaria. Un simbolo importante di questa festa è il cedro che si mette sulla tavola in quei giorni.

PESACH: chiamata anche Pasqua Ebraica, è una festività che ricorda la conquista della libertà del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana. Questa festa cade il 15 del mese ebraico di Nissàn (generalmente ad aprile). In Israele, questa festa dura 7 giorni; fuori da Israele dura 8 giorni. Il giorno che precede Pesach è la Festa dei Primogeniti, che ricorda gli ebrei risparmiati durante l’ultima piaga inflitta agli egizi.

SHAVOUT: è la festa dei “Tre pellegrinaggi”, che commemora la consegna a Mosè da parte di Dio della Torah, quei Dieci Comandamenti che hanno poi costituito le basi dell’etica occidentale. Shavuot significa “settimane” e si riferisce al fatto che viene celebrato 7 settimane dopo Il Pesach, ossia la Pasqua Ebraica.

ROSH HA-SHANA: questa festa consiste nel recarsi accanto a un corso d’acqua, per recitare alcune preghiere. Tale gesto simboleggia l’alleggerirsi delle proprie colpe. Quest’evento inizia la domenica sera del 25 settembre.

YOM KIPPUR: Questo festa è considerata l’evento più sacro e solenne del calendario ebraico. E’ un giorno totalmente dedicato alla preghiera e alla penitenza e l’ebreo, consapevole dei propri peccati, vuole chiedere perdono al Signore. E’ il giorno in cui, secondo la tradizione, Dio esprime il suo giudizio verso il singolo.


IL RABBINO

Rabbino significa mio maestro" e nella cultura ebraica indica un autorevole insegnante della Torah e della legge mosaica. E' considerato la guida spirituale della propria comunità, esercita diverse funzioni: cura l'educazione religiosa a tutti i livelli, predica nelle sinagoghe, controlla il funzionamento delle cerimonie e dei servizi rituali, celebra matrimoni ed è ministro del culto secondo la legge civile.

I rabbini si vestono con uno scialle da preghiera chiamato tallit. Questo scialle è una veste rituale che usano quando celebrano le funzioni religiose.

IL CULTO

Il culto ebraico è basato sulla preghiera, il culto sinagogale, le feste di pellegrinaggio, le feste solenni e lo Shabbat.

LO SHABBAT


Lo Shabbat cade di sabato; il termine Shabbat deriva dalla parola Shevat, che significa cessare, infatti nel sabato ebraico si sospende ogni attività lavorativa. E’ la più importante delle ricorrenze del calendario ebraico e si sussegue di settimana in settimana scandendo il ritmo dell’anno. In questo giorno: TUTTI hanno il diritto di riposo, perfino gli animali. Tra i fini dell’applicazione dello Shabbat c’è quello di stabilire un limite al dominio dell’uomo sulla natura, quindi ci si deve astenere da qualsiasi atto che possa danneggiare la natura; per questo non si possono accendere nemmeno dei fuochi. L’uomo lavora per sei giorni e si dedica soltanto a cose materiali, mentre in questo giorno, deve dedicarsi a se stesso, alla comunità, alla società. La tavola preparata per Shabbat è diversa da quella degli altri giorni: si mettono una tovaglia pulita, tovaglioli speciali, il pane del sabato e un bicchiere di vino che serve per la santificazione. Sono sempre presenti ed accese le candele dello Shabbat.