IL CIMITERO EBRAICO

Il recinto ebraico di Novara è edificato all'interno di un’area di proprietà comunale.

Nell'archivio dello stesso cimitero comunale inerente, più che altro all'ultimo dopoguerra, esiste un fascicolo che testimonia la presenza ebraica a Novara. Il primo di questi documenti infatti risale al 13 giugno 1945.

Negli ultimi cinquant’anni il cimitero è ebraico a tutti gli effetti: dopo la guerra infatti vi sono state sepolte solo persone di religione ebraica.

IL CIMITERO NELLA TRADIZIONE EBRAICA

Il nome con cui gli ebrei definiscono il cimitero è casa della vita. Possiamo notare che la parola “morte” viene molto spesso omessa. Secondo la tradizione ebraica, infatti, la morte fa parte di un passaggio della vita, ed il cimitero ne è la testimonianza assoluta. Esso rappresenta una delle testimonianze più valide dell’esistenza di una Comunità Ebraica che, anche nel caso in cui essa scompaia da una città, ne costituisce la certezza dell'antica presenza. Sin dall'antichità gli Ebrei si sono sempre battuti per il possedimento di un terreno dove seppellire i propri cari, la cui caratteristica primaria è quella di essere lontano dal luogo dove vengono sepolte le salme appartenenti ad altre tradizioni religiose; è quindi un recinto sacro, separato ed autonomo. Tutta la normativa che riguarda l'istituzione di un cimitero è considerata molto rigorosa e, allo stesso tempo, rispettata da tutti gli Ebrei. Il cimitero deve essere costruito fuori delle mura della città, o almeno 25 metri lontano dal centro abitato. I morti vanno sepolti a file ed è bene che siano sepolti tutti rivolti verso la stessa direzione, cioè verso Gerusalemme.

E' consigliabile che i maestri e i rabbini siano sepolti separatamente dagli altri, così come i bambini piccoli. É proibito studiare la Torah in un cimitero e addirittura è proibito entrare con gli abiti liturgici (tefillin, filatteri che gli uomini indossano nella preghiera mattutina dei giorni feriali). É proibito entrare in un cimitero nei giorni del Sabato e in quelli festivi del calendario ebraico. Gli Ebrei romani lo chiamano, con un'espressione entrata poi nel gergo comune anche di altre tradizioni religiose, Campo Santo, a causa dell'importanza data al luogo.

LA SUA STRUTTURA

Fondamentalmente si incontrano due tipi di tombe: molto comune è la lastra tombale perpendicolare, parzialmente interrata, chiamata stele, oppure la tomba costituita da lastre di pietra orizzontali, usate abitualmente dalle famiglie di origine sefardita (provenienti cioè dalla Penisola iberica). Il cimitero ebraico si contraddistingue per una grande semplicità ed essenzialità. Gli Ebrei non dedicano particolari cure artistiche alle proprie tombe, una volta che l'anima è volata a Dio, non ha motivo di essere soggetta a particolare culto. Sulle tombe, è severamente proibito esporre foto o immagini del defunto: le preghiere devono essere rivolte a Dio, non ai defunti.

HAMERZLAH MOISESZ ARON

Tra i nomi dei defunti c’è quello di Moisesz Aron Hamerszlah, nato a Varsavia il 14 novembre 1897. Era un mendicante apolide ed è morto a Novara il 2 ottobre 1973 mentre si trovava per strada; chi lo soccorse rinvenne nel portafoglio, insieme con alcuni documenti, uno scritto in cui l’uomo dichiarava di essere ebreo e chiedeva di essere seppellito secondo il rituale funebre israelitico con l’intervento di un rabbino.

AMADIO TERRACINI

Amadio Terracini, fratello del senatore comunista, Umberto Terracini, eletto vicepresidente dell’Assemblea Costituente nel 1946.

Nato nel 1894, è morto nel 1967 ed è sepolto nella tomba della famiglia Gorla insieme alla moglie, Maria Genisio, nel primo recinto e non nella parte ebraica.

Non risulta mai essere stato iscritto alla Comunità ebraica di Vercelli.

Per evitare i rastrellamenti nazisti, i due fratelli Terracini fuggirono in Svizzera e sopravvissero alla Shoah. Dopo la guerra, Amadio e la moglie tornarono a Torino, poi di nuovo a Novara dove Amadio morì e fu sepolto proprio con la moglie da lui amatissima, che aveva sposato anche contro le indicazioni della famiglia, molto osservante dal punto di vista religioso.

RENZO DE BENEDETTI

Nato a Novara il 25 settembre 1904, e morto il 28 ottobre 1985.

Partecipò attivamente alle competizioni artistiche nazionali distinguendosi per una tecnica personale impostata sull’eliminazione delle ombre, facendo vibrare al loro posto accordi coloristici. Alla XXIV Biennale Veneziana era presente “Natura Morta”. Decorò la chiesa parrocchiale di Prarolo Vercellese. Le sue opere sono in varie collezioni private italiane, svizzere e nella civica Pinacoteca di Novara.