PALAZZO BELLINI

Fu proprio a Novara in Palazzo Bellini, oggi sede della Banca Popolare di Novara, che Carlo Alberto, dopo la sconfitta alla Bicocca contro gli Austriaci, il 23 marzo del 1849, abdicò in favore del figlio Vittorio Emanuele, futuro Vittorio Emanuele II primo re d'Italia. La "sala dell'abdicazione" è rimasta intatta, esattamente come allora, compreso il caminetto vicino al quale il sovrano firmò l'atto formale.

Giacomo Diena fu un funzionario della Banca Popolare e lavorò in Palazzo Bellini fino all’emanazione delle leggi razziali del 1938. I dipendenti, nel 2019, posero una targa commemorativa a suo imperituro ricordo “affinché non accada mai più”.


Sulla targa è riportato il seguente testo:



In memoria del cittadino novarese

GIACOMO DIENA

(nato nel 1887), dipendente della Banca Popolare di Novara,

arrestato dai nazisti perché ebreo il 19 settembre 1943

insieme allo zio Amadio Jona (nato nel 1864),

con cui condivise la tragica sorte negli anni della Shoah.



A ottant'anni dalla promulgazione in Italia delle leggi razziali

durante la dittatura fascista, i colleghi ed ex colleghi della Banca

invitano a vigilare perché non accada più.



Novara, 17 novembre 2018

Bolla papale di Paolo IV e istituzione del Ghetto di Roma



Paolo IV

Nasce il 28 giugno 1476, ed è proveniente da una delle più antiche famiglie della nobiltà napoletana. Il suo vero nome era Gian Pietro Carafa, fu il terzo di nove figli e i suoi genitori lo affidarono allo zio cardinale.

Nella sua vita fu Cameriere pontificio, poi Protonotario apostolico.

Quando suo zio lasciò la cattedrale di Chieti, fu nominato Gian Pietro al suo posto. Tornò a Roma per il Concilio Lateranense poi svolse missioni diplomatiche in Inghilterra, nelle Fiandre e in Spagna.

Richiamato a Roma da Paolo III, fu proclamato cardinale nel 1536. Nel 1542 riuscì ad ottenere l’istituzione della Congregazione della Sacra Romana e Universale Inquisizione.

Il 23 maggio 1555 divenne pontefice assumendo il nome di Paolo IV; partecipò al Concilio di Trento e a tre conclavi.


"Cum nimis absurdum"


La Bolla Papale Cum Nimis Absurdum viene emanata il 14 luglio 1555 da papa Paolo IV Carafa. Essa impone diversi obblighi al popolo ebraico, tra i quali non avere più di una sinagoga per comunità, non esercitare alcun commercio al di fuori di quello degli stracci e dei vestiti usati, limitare la mercanzia di frumento ed orzo e altri beni alla necessità umana, portare un distintivo turchese, non disporre di servitù cristiana, non lavorare durante festività cristiane, non divertirsi, festeggiare o mangiare familiarmente con i cristiani, non prestare cure mediche ai cristiani, abitare in un luogo separato dalle case dei cristiani.

Questo porta alla costruzione di ghetti appositi in cui gli ebrei sono costretti a vivere, come il ghetto di Roma.

Il 27 febbraio 1562 papa Pio IV, avversario della famiglia Carafa, emana la Bolla Dudum a felicis con la quale vengono ridotte le limitazioni: gli ebrei possono avere beni immobili anche fuori dai ghetti, vengono ampliate le loro attività economiche e viene assolto chi di loro non ha rispettato le norme della “Cum Nimis Absurdum”.


Il Ghetto di Roma


Il ghetto di Roma è sorto nel 1555 quando papa Paolo IV con la bolla revocò tutti i diritti concessi agli ebrei romani ed ordinò l'istituzione del ghetto, chiamato "serraglio degli ebrei", facendolo sorgere nel rione Sant'Angelo accanto al teatro di Marcello.

Furono innalzati degli enormi portoni a chiudere fisicamente l'area dal tramonto all’alba. Sarebbero dovuti risiedere circa 3000 membri della comunità ebraica. La popolazione, però, continuava a crescere rapidamente e, nella metà del XVII, la popolazione arrivò a 9000, così la recinzione che circondava il ghetto venne allargata.


Lo Statuto Albertino


Lo Statuto Albertino è il primo documento simile a una costituzione emanato in Italia e viene promulgato dal Re Carlo Alberto di Savoia il 4 marzo 1848 a Torino, nel Regno di Sardegna.

Nel 1861, con la proclamazione del Regno D’Italia, viene esteso a tutto il Paese. Esso rappresenta una riforma della monarchia assoluta in senso liberale; viene redatto per la prima volta in lingua francese e prevede tutta una serie di diritti e doveri dei cittadini.

Nel 1848, lo Statuto Albertino sancisce l’EMANCIPAZIONE degli ebrei e, con il processo di Unificazione, essa viene estesa a tutto il territorio nazionale.

Gli ebrei italiani iniziano ad integrarsi nella società civile e politica del nuovo Regno d’Italia e, con forte sentimento nazionale, partecipano alle guerre Risorgimentali e alla Prima guerra mondiale.

I diritti di tutti i cittadini sono proclamati in sei articoli dello Statuto (dall’art. 26 all’art. 32): sono riconosciute le libertà fondamentali tra cui la libertà di stampa e di opinione, di riunione, l’inviolabilità del domicilio, la proprietà privata e il diritto di uguaglianza.

Lo Statuto Fondamentale della monarchia sabauda fu emanato il 4 marzo 1848 dal re Carlo Alberto da cui prende il nome di “Statuto Albertino”. Lo statuto viene definito “Costituzione del Regno di Sardegna” ed è rimasto in vigore fino al 1946.

Il sovrano piemontese firmò, precisamente sul campo di battaglia di Voghera, il 29 marzo 1848, un decreto col quale concedeva i diritti civili agli Ebrei, aprendo un processo di emancipazione ebraico. Fino a quel momento e per quasi duemila anni, infatti, gli ebrei avevano vissuto rinchiusi dentro un’emarginazione fisica e religiosa, erano stati sempre sottoposti a una nutrita serie di divieti e privazioni. Spesso esercitavano la professione dei venditori di cenci/stracci e quella dell’usuraio, in quanto la pratica dell’usura era vietata ai cristiani dalla dottrina cattolica.

Dal 30 marzo 1848 gli Ebrei potranno godere di tutti i diritti civili e potranno nuovamente conseguire i gradi accademici. Il 31 marzo 1848, alla sera, le case degli israeliti torinesi sono illuminate per festeggiare l’emancipazione. Nel mese di aprile 1848 gli Ebrei del Regno di Sardegna sono ammessi alla leva militare. Nel mese di giugno, con la legge Sineo, si vedranno riconosciuti anche i diritti politici.