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la MEMORIA

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la prima bacheca digitale progettata un anno fa, che vogliamo ri_condividere per ricordare e riflettere


MEMORIA GENERA FUTURO

La testimonianza di Liliana Segre

20 gennaio 2020

La testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre, in occasione delle celebrazioni della “Giornata della Memoria”, in un incontro con gli studenti presso il Teatro degli Arcimboldi di Milano.

All’evento, organizzato in collaborazione con il Corriere della Sera, è intervenuta la Ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina.
Le parole del ministro Azzolina per Segre e gli studenti.Senatrice, qualche giorno fa mi ha offerto la possibilità di un incontro privato. Mi ha colpito una coperta che mi ha mostrato, fatta dai ragazzi, un segno di protezione e di vicinanza. Quella coperta è un simbolo e la dimostrazione che i nostri docenti fanno un lavoro efficace e importante nelle nostre scuole sul tema della Shoah. E’ l’evidenza che i ragazzi ascoltano, assorbono e reagiscono e le dicono con i loro doni ‘siamo noi la sua scorta, la proteggiamo noi dagli odiatori’.

Senatrice, tutta la scuola si onora di essere la sua scorta. Saremo sempre al suo fianco, contro ogni forma di odio, di aggressione, contro ogni rigurgito negazionista, fascista, nel nome della Costituzione repubblicana.

Agli studenti dico: non sottovalutate mai la potenza dell’odio. Imprimete nella vostra mente le parole della Senatrice e fatene un faro. So che l’uso dei social network ci ha disabituato alla riflessione e al pensiero critico: è un rischio da contrastare. Il pericolo dell’odio si annida ovunque, riemerge quando si usa un linguaggio aggressivo anche sui social quando non rispettiamo gli altri. Come ministero, insieme agli insegnanti, saremo al vostro fianco, lavoreremo per garantire una formazione che faccia di voi cittadini attivi, partecipi, consapevoli e rispettosi

20- 24 gennaio

aspettando il fiorire dei crocus gialli ...


in corso i lavori di preparazione, ...

nel giardino della scuola .... la spirale dei crocus gialli;

nel laboratorio codingenonsolo ... "il Qrcode e il cubo d'inciampo;

nel laboratorio di arte-scienza ... "Primo Levi lavorava con le mani e con il filo di rame" ;

nel cloud, ... il padlet della Memoria interattivo e condiviso con tutta la comunità

circolare 113 organizzazione giornata di sabato 25 gennaio

Classi prime: I simboli della Memoriasulla suggestione di brani letti dal libro di Liliana Segre “Finché la mia stella brillerà”.
Classi seconde: “Non si può giudicare un libro dalla copertina” Percorso sugli stereotipi. Dalle 9.00 alle 10.00 gli alunni della 2C leggeranno poesie e suoneranno brani sulla Shoah alla presenza dei compagni delle classi 2A e 2D e guidati dal prof. Giani.
Classi terze:Viaggio nella memoria: Binario 21. Testimonianza di Liliana Segre
Si allega il link alla pagina di scuola aperta presente sul nostro sito: vedi

sabato 25 gennaio

“L'indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l'apatia morale di chi si volta dall'altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo.

La memoria vale proprio come vaccino contro l'indifferenza.” Liliana Segre

sabato 25 gennaio 2020

atelier... con i fili di rame facciamo MEMORIA

Piccoli oggetti si diceva, ma che contengono un mondo.

Dal 25 ottobre 2019 al 26 gennaio 2020 a Torino

Primo Levi diceva che “imparare a fare una cosa è ben diverso dall’imparare una cosa”. Forse intendeva che prima di fare una cosa, devi imparare a farne tante altre che confluiranno poi in ciò che si intende realizzare. Così nelle leggere e delicate sculture in filo metallico che la GAM di Torino propone nella mostra PRIMO LEVI. FIGURE, confluiscono probabilmente diverse anime e competenze dello scrittore che, oggi, riscopriamo artista.

Una pratica privata e intima, pensata per il suo studio o come regalo agli amici, ma che comunque non perde valore di fronte alla sfida artistica. Il più delle volte realizzate in filo di rame, le sculture manifestano tutta l’abilità manuale di Levi, inspirata da una fantasia fuori dal comune. Animali, creature fantastiche e figure umane sono i soggetti prediletti di un fare artigianale giocoso e riflessivo, che oltre al divertimento porta con sé pensieri e suggestioni cari all'artista.

Ma soprattutto queste piccole opere d’arte arricchiscono ulteriormente una figura già complessa come quella di Primo Levi, nella quale convivono la formazione del chimico, una solida cultura letteraria classica, la passione per le lingue, le etimologie e i giochi di parole (il gioco è da lui considerato una delle attività primarie dell’uomo), l’alpinismo, il fantastico, l’ironia e l’umorismo, una curiosità aperta per le più recenti espressioni artistiche, un interesse vivo e competente per la matematica, la fisica, le scienze naturali.

Piccoli oggetti si diceva, carichi però di un vissuto notevole. Per esempio, il suo lavoro di chimico gli permetteva di recuperare il rame di scarto e di lavorarlo al meglio grazie alle sue competenze; la passione letteraria (in mostra, a commento delle figure si è scelto di proporre con una certa libertà citazioni letterarie anziché puntuali didascalie) fungeva da bacino da cui attingere soggetti e tematiche; l’importanza che attribuiva al gioco ne consacravano invece la continuità e la spensieratezza nell'approccio.

Un Primo Levi insolito quello che fino al 26 gennaio 2020 si può scoprire nella Wunderkammer della Gam di Torino. La mostra Figure, presenta un aspetto meno noto dello scrittore, testimone e simbolo della deportazione e persecuzione, quello di artista-artigiano figurativo. Allestita per il centenario della nascita di Primo Levi, l’esposizione presenta una serie di opere realizzate in filo di rame, materiale ricavato dagli scarti del lavoro di chimico specializzato ricordato da Levi anche nei suoi scritti. Una ventina di figure, soprattutto ispirate al mondo animale, accompagnate da documenti, immagini e oggetti, corredate da frasi dello stesso Levi o tratte dai suoi autori prediletti. Più che opere d’arte veri e propri prodotti della fantasia di un artista che attribuiva importanza fondamentale al lavoro manuale, alla “mano artefice”, alla materialità come esaltazione del lavoro libero. Un modo per rifiutare anche dal punto di vista culturale i fondamenti dell’educazione fascista.

e se il nostro QRcode, il nostro padlet .... diventasse un cubo d'inciampo?

26 gennaio 2020 Pietra di Inciampo per Attilio Galbiati

che cos'è la Pietra di Inciampo?

https://it.wikipedia.org/wiki/Pietre_d%27inciampo

https://www.youtube.com/watch?v=Mqn6BALqHWE

https://www.youtube.com/watch?v=8yH5RQbKxxY

la Prima Pietra a Milano per Alberto Segre, il padre di Liliana(testimonianza di Liliana Segre)

Le Pietre d’Inciampo

Dalla Colonia (Germania) alla Brianza nel segno della memoria: con la posa di 21 nuove pietre d’inciampo anche la provincia di Monza e della Brianza partecipa alla costruzione del più grande monumento diffuso d’Europa, nato su iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig, per ricordare le vittime della Shoah e della deportazione.

Le pietre di inciampo, infatti, sono installazioni che hanno la forma di piccoli blocchi quadrati di pietra (10×10 cm.), ricoperti di ottone lucente, che vengono posti davanti la porta della casa nella quale ebbe ultima residenza (nel selciato del posto di lavoro o di arresto) un deportato nei campi di sterminio nazisti per ricordarne il nome, l’anno di nascita, il giorno e il luogo di deportazione e la data di morte. Queste installazioni diffuse in diverse città dell’Europa rappresentano metaforicamente delle tessere per costruire un grande mosaico della memoria.

domenica 26 gennaio ore 15

presso il piazzale del Comune, cerimonia per la posa della Pietra di Inciampo in ricordo di Attilio Galbiati

https://giornaledimonza.it/cronaca/bernareggio-una-pietra-di-inciampo-in-ricordo-di-attilio-galbiati/


Il Comune di Bernareggio ha aderito al “Comitato Pietre d’Inciampo” e, il prossimo 26 gennaio, dedicherà uno di questi simboli artistici in ricordo del concittadino Attilio Galbiati. La pietra sarà posata in via Sandro Pertini e recherà sulla placca di ottone la scritta: “Qui abitava Attilio Galbiati, nato nel 1913, arrestato il 4.3.1944, deportato a Mauthausen, assassinato il 25.10.1944, Gusen”.


Chi era Attilio Galbiati?

Nato il 6 giugno 1913 a Bernareggio, Attlio Galbiati risiedeva in Via Vittorio Emanuela II al civico 2. Svolgeva il lavoro di manovale e non era sposato. Venne arrestato il 4 marzo 1944 e condotto a S. Vittore senza alcuna specifica di reato.

Il 9 marzo 1944 venne prelevato dal carcere e immediatamente trasferito. Galbiati fece parte del trasporto che lasciò Milano il 6 aprile 1944 per giungere a Mauthausen il giorno 8 dello stesso mese. La sua matricola fu il numero 61648, la classificazione “schutz”, ovvero il termine con il quale venivano identificati i prigionieri politici.

Dopo la quarantena e un breve periodo nel campo centrale, il dissidente brianzolo fu trasferito a Gusen, dove resistette fino al 25 ottobre 1944, giorno della sua morte.

FARE MEMORIA ANCHE NELL'ISTANTE DIGITALE
















21 febbraio 2020 "... è spuntato il primo crocus" (Jessica)

10 febbraio 2020

GIORNO DEL RICORDO

Giorno del ricordo: foibe ed esodo “sciagura nazionale”.

No al negazionismo


ll Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il “giorno del Ricordo”, istituito con larghissima maggioranza dal Parlamento nel 2004, contribuisce a farci rivivere una pagina tragica della nostra storia recente, per molti anni ignorata, rimossa o addirittura negata: le terribili sofferenze che gli italiani d’Istria, Dalmazia e Venezia Giulia furono costretti a subire sotto l’occupazione dei comunisti jugoslavi. Queste terre, con i loro abitanti, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, conobbero la triste e dura sorte di passare, senza interruzioni, dalla dittatura del nazifascismo a quella del comunismo.
Quest’ultima scatenò, in quelle regioni di confine, una persecuzione contro gli italiani, mascherata talvolta da rappresaglia per le angherie fasciste, ma che si risolse in vera e propria pulizia etnica, che colpì in modo feroce e generalizzato una popolazione inerme e incolpevole.
La persecuzione, gli eccidi efferati di massa – culminati, ma non esauriti, nella cupa tragedia delle Foibe - l’esodo forzato degli italiani dell’Istria della Venezia Giulia e della Dalmazia fanno parte a pieno titolo della storia del nostro Paese e dell’Europa.Si trattò di una sciagura nazionale alla quale i contemporanei non attribuirono – per superficialità o per calcolo – il dovuto rilievo. Questa penosa circostanza pesò ancor più sulle spalle dei profughi che conobbero nella loro Madrepatria, accanto a grandi solidarietà, anche comportamenti non isolati di incomprensione, indifferenza e persino di odiosa ostilità.
Si deve soprattutto alla lotta strenua degli esuli e dei loro discendenti se oggi, sia pure con lentezza e fatica, il triste capitolo delle Foibe e dell’esodo è uscito dal cono d’ombra ed è entrato a far parte della storia nazionale, accettata e condivisa. Conquistando, doverosamente, la dignità della memoria.
Esistono ancora piccole sacche di deprecabile negazionismo militante. Ma oggi il vero avversario da battere, più forte e più insidioso, è quello dell’indifferenza, del disinteresse, della noncuranza, che si nutrono spesso della mancata conoscenza della storia e dei suoi eventi. Questi ci insegnano che l’odio la vendetta, la discriminazione, a qualunque titolo esercitati, germinano solo altro odio e violenza.
Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgo un pensiero commosso e partecipe. La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. Esse restano un monito perenne contro le ideologie e i regimi totalitari che, in nome della superiorità dello Stato, del partito o di un presunto e malinteso ideale,
opprimono i cittadini, schiacciano le minoranze e negano i diritti fondamentali della persona. E ci rafforzano nei nostri propositi di difendere e rafforzare gli istituti della democrazia e di promuovere la pace e la collaborazione internazionale, che si fondano sul dialogo tra gli Stati e l’amicizia tra i popoli.
In quelle stesse zone che furono, nella prima metà del Novecento, teatro di guerre e di fosche tragedie, oggi condividiamo, con i nostri vicini di Slovenia e Croazia, pace, amicizia e collaborazione, con il futuro in comune in Europa e nella comunità internazionale». Roma, 09/02/2020