Marussig è stato colui che ci ha lasciato molte testimonianze sulla Gorizia della sua epoca.
Importantissimi sono gli scritti sull’epidemia di peste degli anni '80 del Seicento, in cui vengono raccontati la situazione e i comportamenti del tempo che, oggi, noi possiamo definire non tanto diversi da quelli attuali.
Questo suo testo soddisfa sia un dovere morale, ma, molto probabilmente, anche il piacere del macabro.
Infatti, il gusto di raccontare le morti è presentato nello scritto Morti violente o subitane successe in Goritia o suo distretto, una raccolta di svariati avvenimenti: omicidi, suicidi, incidenti o esecuzioni avvenute tra il 1641 e il 1704.
Dalla quantità di eventi riportati si può stimare una media di tre morti violente all’anno.
La presentazione di ogni disgrazia avviene con una quartina, in lingua friulana, accompagnata da un disegno del cadavere. In alcuni casi è presente perfino l’assassino, nei primi istanti dopo la morte, e il luogo dell’accaduto.
La quartina pare un modo insolito di presentare le cause e le dinamiche di una morte. Infatti questa parte è dedita a una lezione morale sull’accaduto, a volte come se fosse una vera e propria ramanzina.
I disegni, i titoli e le date sono la parte più utile per comprendere cosa è successo… o no?
Prendiamo ad esempio un omicidio, quello di Giulio Fortunato Catta:
Vertoiba poch doppò da il matricida
di tre fis indumans cuntra la mari
Chista lition da lor nessun impari
ne di catta frances il fratricida
Da Marussig apprendiamo che il fratricidio è avvenuto grazie ad un fucile per mano di Catta Francesco nel 1675, ma in realtà ciò accadde nel 1670. Ne siamo a conoscenza grazie ai notai Dragogna, due fratelli che, come Marussig, tenevano conto di tutte le morti e ne raccoglievano i dettagli.
Consideriamo che l’inizio della stesura risale al 1704, quindi diversi anni dopo rispetto alla gran parte degli avvenimenti, e perciò è normale che sia venuto a mancare qualcosa, o che non sia sempre corretto.
E con qualcosa non si intendono solo dettagli o date, ma anche episodi.
Sempre facendo riferimento ai fratelli Dragogna, si può notare come nel lasso di tempo coperto da Marussig e il suo manoscritto vi siano molti più casi di quelli riportati, e ciò aiuta a comprendere in modo più chiaro la violenza di quegli anni.
A sottolineare che l’obiettivo principale dell’autore era puramente morale, abbiamo il caso della morte di un individuo di nome Felice:
Di certo non sarò stato vicino alla chiesa
quando felice fu colpito da un colpo di archibugio
il mondo è già arrivato a tanta astuzia
non si lascia il nemico finché non muore
Da questa quartina sarebbe impossibile trarne indizi per riconoscere l’evento, se non fosse per il titolo: signor barone Felice Locatelli ucciso in Cormons.
Il titolo è completamente assente nella pagina.
Di fatti sono tutti presenti nell’indice posto alla fine del manoscritto.
Questo prova che Marussig scrisse il manoscritto più per se stesso che per i posteri.
Curato da: Nicolò Manni e Giulia Sciardiglia