In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il 25 novembre, la nostra vetrina è stata progettata per far emergere una voce che spesso resta soffocata: quella delle donne che subiscono violenza.
Una voce che, nel silenzio, trova spazio attraverso la moda.
Stoffe, colori e simboli diventano strumenti per far affiorare parole, emozioni e speranze che devono “uscire allo scoperto” e aprire uno spazio di cambiamento personale, culturale e generazionale.
I tre manichini rappresentano tre diverse storie:
un abito leggero in pizzo, legato al desiderio di espressione e libertà;
blusa e pantaloni larghi, che cancellano il corpo e l’identità;
un busto a terra con un abito attraversato da cerniere, simbolo di oppressione, immobilità e costrizione.
Sono tre modi diversi di raccontare cosa può accadere a una donna quando la relazione diventa controllo, paura, annullamento.
Per questo allestimento, Silvia Cacitti ha scelto due colori simbolici, nero e rosso, capaci di dialogare tra loro come luce e ombra, ferita e resistenza.
Il nero: la presenza che non si può ignorare
I manichini sono vestiti interamente di nero: un colore complesso, ricco di storia e stratificazioni emotive.
Il nero è dolore e perdita, protesta e rifiuto, autorità e controllo, mistero e inconscio. Ma è anche forza, rigore ed eleganza.
Nella nostra vetrina, il nero diventa ombra che racconta: uno spazio visivo carico di ciò che spesso non si riesce a dire.
Il rosso: il cuore, la vita, il grido
Su ogni manichino pulsa un grande cuore rosso, primo colore della storia e primo ad attirare lo sguardo.
È il colore del sangue e dell’amore, del fuoco e della passione, ma anche della rabbia, del pericolo e della violenza.
In vetrina, il rosso rappresenta la vita che resiste, la voce che non si spegne.
Accoglie tre messaggi diretti, essenziali:
“Se decide come devi vestirti, non è cura: è controllo.”
“Se sceglie chi puoi vedere, non è amore: è isolamento.”
“Se spegne la tua voce, non protegge: ti imprigiona.”
Un richiamo alla campagna della Polizia di Stato “Questo non è amore”.
Le scarpe rosse sospese
Due paia di scarpe rosse sospese completano la scena: simbolo universale delle vittime di violenza, memoria che non vuole restare a terra.
Galleggiano leggere, ma portano un peso che non può essere dimenticato.
Questa vetrina è un atto di denuncia e, allo stesso tempo, l’espressione della missione del nostro spazio: restituire nuova vita e nuova voce, anche grazie all’arte del riuso.
L’allestimento nasce dalla collaborazione con IOTUNOIVOI Donne Insieme, associazione che dal 1995 offre ascolto, supporto e protezione alle donne che subiscono violenza e ai loro figli.
Le operatrici ricordano che:
«Per violenza domestica si intendono tutti quegli atti di violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica che si verificano all’interno di una relazione intima o passata.»
Il loro Centro Antiviolenza è un luogo in cui le storie trovano accoglienza, ascolto e una possibilità concreta di rinascere.
Uno spazio dove le parole diventano progetti e i progetti si trasformano in azioni per uscire dalla violenza.
In vetrina è disponibile materiale informativo dell’associazione.
Sede: Via Pradamano 41/B – 33100 Udine
Telefono: +39 0432 42101
Sito: iotunoivoi.it
La loro porta è sempre aperta.
L’allestimento “Voci in vetrina” non è un semplice esercizio estetico:
è un messaggio silenzioso ma potente.
È moda che denuncia, colore che parla, spazio che accoglie.
È un invito a riconoscere ciò che non è amore, a dare voce a chi non riesce a trovarla, a sostenere chi sta cercando di rialzarsi.
Perché ogni vetrina racconta una storia.
Questa, insieme, la raccontiamo per tutte.
Voci in vetrina è un progetto per il CeVI di Silvia Cacitti, ideatrice Mindfuldress, che unisce moda consapevole, benessere interiore e trasformazione sociale.