Il nome sembra derivare dal tardo latino “nigrariu” (luogo con terra nera). La presenza dell’uomo nel territorio di Negrar è testimoniata dal ritrovamento di molti insediamenti che risalgono all’età del Rame e del bronzo, chiamati “castellieri”. Durante il periodo romano la vallata di Negrar rientrava, anche se solo in parte; nel pagus degli Arusnati. Gli interessanti ritrovamenti di iscrizione dedicate al culto di Giove e di residenza delle più importanti famiglie veronesi ci forniscono forte testimonianza della presenza dei romani nella zona di Negrar. Come accadde in molti altri paesi della Valpolicella, anche Negrar; con il dominio del Vicariato veneziano, conobbe un intenso sviluppo urbanistico, infatti vennero costruite molte ville signorili. Il Vicariato scomparve definitivamente con la dominazione napoleonica e, in seguito, sotto il dominio austriaco Negrar divenne Comune. I confini attuali del territorio comunale risalgono all’anno 1927 e in seguito alla Seconda Guerra Mondiale venne edificato l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar.
Il toponimo Marano sembra derivare dal latino Tardo “Marianum” (terreno di proprietà di un Marius). Nel territorio sono state ritenute notevoli documentazioni archeologiche dell’epoca preistorica’ tra cui il “Castelon”, che risale all’età del Bronzo. In epoca romana anche Marano rientrava nel pagus degli Arusnati, e sul Monte Castelon, dove oggi si trova la Chiesa di Santa Maria Velverde (o di minerbe), sorgeva un tempio dedicato a Minerva. Nel 1311, con Federico della Scala, conte della Valpolicella, il paese, grazie al suo castello, raggiunse il massimo splendore, ma venne abbattuto dell’anno della sua morte. Con la dominazione veneta sorsero alcune ville signorili. Marano divenne comune sotto il dominio dei Francesi e, successivamente, degli Austriaci e dal 1866 entra a far parte del Regno d’Italia insieme a tutti i comuni della Valpolicella.
La valle di Fumane è la più occidentale delle valli lessiniche e il suo nome deriva probabilmente dall’espressione “a le fumane” per i fiumi provocati in passato dalla produzione del carbone a legna. Il territorio risulta abitato fin dalla preistoria e ha restituito materiali che vanno dal Paleolitico all’età del Bronzo., famosa la grotta di Fumane. Nell’Alto Medioevo la valle dei Fumane venne denominata Val di Sala, toponimo di origine longobarda e, a partire dal 1150, è documentata la presenza di un castello che costituiva il primitivo nucleo dell’attuale capoluogo. Nel XII sec. gran parte delle terre della vallata passarono sotto il controllo del monastero di San Zeno di Verona e a quel periodo risale il campanile della chiesa vecchia di Cavalo, datato fine XIII sec.
Il suo nome deriva da “pescante” (“luogo che pesca nell’acqua”) e testimonia il forte legame che unisce questo paese al fiume. In età romana la zona di Pescantina, molto probabilmente, faceva parte del Pagus degli Arusnates, come testimoniano i numerosi ritrovamenti legati a quel periodo: cippi funebri, are, il coperchio di un sarcofago, ecc. Dopo una lunga serie di episodi bellici che la videro protagonista, Pescantina divenne uno dei perni della navigazione atesina e godette di particolare benessere. Tuttavia, l'arrivo delle armate napoleoniche alla fine del 1700, portò ancora devastazione e ruberie inaugurò un ventennio fitto di eventi bellici. Durante questo periodo si evidenziarono i primi segni di declino del commercio di acqua, declino che si accentuò con l'inaugurazione della strada ferrata tra Verona e Trento e con il conseguente sviluppo del moderno trasporto su rotaie. Il paese di Pescantina visse in prima persona i conflitti mondiali del secolo scorso e costituì l'approdo di tutti coloro che, in seguito all'internamento nei campi nazisti, Riuscirono a tornare in patria.
Le più antiche tracce della presenza dell'uomo risalgono al neolitico e si concentrano nel villaggio protostorico di Archi di Castelrotto. Fu con l'arrivo dei romani che il paese di San Pietro in Cariano conobbe un rapido sviluppo, grazie la sua posizione centrale, divenne una rinomata zona residenziale: testimonianza di ciò sono i resti di alcune abitazioni rustiche romane. L'area fu inoltre attraversata da un'importante via consolare, la via Claudia Augusta Padana, documentata dal ritrovamento di una miliare e dal toponimo “Corrubbio” (da “quadrivium = incrocio di 4 strade). Sarà in seguito, con la a dominazione di epoca veneziana che si moltiplicò l'edificazione di ville signorili.
Testimonianze preistoriche nel territorio di Sant'Ambrogio risalgono perlopiù all'età del bronzo del ferro. Antichi abitanti dell'attuale territorio di Sant'Ambrogio furono gli Arusnati, popolazione di origine retro etrusca.Fu Scipione Maffei, celebre storico, a scoprire nel 1700 due lapidi, a fumane e a Sant'Ambrogio, che danno testimonianza della presenza di questo popolo. Gli Arusnati diedero vita a una comunità organizzata alla quale, i romani assicurarono autonomia amministrativa. La presenza romana è documentata da numerosi rinvenimenti di sepolture ed iscrizioni funerarie e dalla presenza di resti di abitazioni. Già in epoca romana, infatti, la zona di Sant'Ambrogio era nota per le attività legate all'estrazione E alla lavorazione dei calcari veronesi, attività che sono continuate nei secoli e che hanno reso questo paese centro industriale della zona della Valpolicella.