CHi siamo

immagine di manifestanti con lo striscione "queer solidarity smashes borders"

Il nome📍 Boramosa significa “persone amichevoli” in lingua sesotho. È un omaggio alla memoria di Simon Nkoli (1957-1998) – attivista sudafricano nero, gay e sieropositivo – che ha combattuto contro l’apartheid, il razzismo e l’omofobia nel suo Paese, ma ingiustamente dimenticato dai movimenti queer internazionali. Ci piace ricordarlo con una parola della sua lingua, nella speranza che ci ispiri la sua militanza coraggiosa.

Questa denominazione è anche un modo per affrontare in maniera meno diretta la questione delle identità sessuali o di genere non normative, evitando etichette come “LGBT” che a volte rischiano di semplificare la complessità e le peculiarità delle persone.

Gli intenti 📍 Il progetto nasce con lo scopo di offrire informazione, sostegno e tutela ai diritti di persone che sono al tempo stesso migranti e in allontanamento da contesti in cui hanno subito episodi di omo-lesbo-bi-transfobia. Vogliamo essere accoglienti con persone con retroterra migratorio, attraverso attività partecipative aperte ad altri sguardi e a differenti modalità relazionali, il meno sbilanciate possibile. Riteniamo, infatti, che non sempre le persone migranti LGBTQ+ incontrino servizi e spazi sicuri, preparati e non giudicanti in cui esprimersi e confrontarsi. In parallelo ci siamo sempre più impegnati in iniziative di formazione professionale e sensibilizzazione nella comunità locale.

Le tappe 📍 Ci costituiamo come gruppo informale nel 2017, sebbene il servizio esistesse già con altra formula da due anni. Nel 2019 ci registriamo come Associazione di Promozione Sociale. Nel 2022 nasce il Centro Antiscriminazioni LGBT+ “Mariasilvia Spolato” del Comune di Padova, che Boramosa ha contribuito a fondare.

Negli anni abbiamo osservato ricadute positive sia sulle numerose persone accompagnate, sia sulla comunità locale, il terzo settore, e su chi lavora nell’ambito dell'accoglienza e integrazione di persone migranti.