Sintesi

 

TEMI GUIDA 

 

Adattamento ai cambiamenti climatici: anticipare gli effetti avversi dei cambiamenti climatici e adottare misure adeguate per prevenire o ridurre al minimo i danni che possono causare oppure sfruttare le opportunità che possono presentarsi.


Climate Resilience è definita come la capacità degli ecosistemi sociali ed economici di far fronte a un evento pericoloso, a una tendenza o a un disturbo, rispondendo o riorganizzandosi in modo da mantenere la loro funzione essenziale, la loro identità e la loro struttura (nonché la biodiversità nel caso degli ecosistemi), mantenendo anche la capacità di adattamento, apprendimento e trasformazione.


Climate preparedness comprende l'adozione delle necessarie politiche, delle infrastrutture, delle relazioni e dei comportamenti necessari per prepararsi e reagire agli impatti climatici. Prepararsi ai cambiamenti climatici significa anche agire personalmente e nella propria comunità.



Community Based Disaster Preparedness è un processo che riunisce le persone all'interno della stessa comunità per consentire loro di affrontare collettivamente un rischio comune di disastri e di perseguire collettivamente una preparazione comune ai disastri.





Metodologia di composizione del report

Questo report è composto dalla sintesi e dalla riorganizzazione tematica degli interventi dei partecipanti durante il workshop. Abbiamo scelto di modificare il meno possibile, lasciando quindi una forma dialogica della scrittura. 

PIANO NORMATIVO

Elemento importante è la strategia di sviluppo sostenibile e anche l'approfondimento della strategia che riguarda l'adattamento ai cambiamenti climatici.  Siamo partiti dall'elaborazione di uno scenario climatico per quanto riguarda il Lazio, ci siamo avvalsi anche della collaborazione del CMCC (Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici) che è uno dei massimi esperti che hanno questi calcolatori in grado di elaborare tutte queste informazioni. Abbiamo approfondito in particolare due obiettivi dell'agenda 2030: integrare lo studio del cambiamento climatico nelle politiche e strategie politiche nazionali ed, entro il 2030, garantire sistemi di produzione alimentare sostenibili e brevettare pratiche agricole resilienti che aumentino la produttività e la produzione, che mirino a proteggere gli ecosistemi, rafforzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici a condizioni metereologiche estreme (siccità, esondazioni e altri disastri) e che migliorino progressivamente la qualità del suolo. Al documento finale siamo arrivati grazie anche alla partecipazione della società civile su varie tematiche e specifiche aree urbane, infrastrutture, e agricoltura grazie a webinar dedicati anche alle imprese, su approfondimenti scientifici. E poi anche il richiamo alla verifica, la messa in rete, un sistema di tutti quelli che sono i piani e programmi della Regione in essere a queste tematiche, a queste politiche. 

Per quanto riguarda le aree urbane e peri-urbane tra le azioni proposte ci sono quelle di contrastare le isole di calore con interventi di desigillazione dei suoli. Dobbiamo anche individuare degli strumenti per andare a rafforzare queste azioni, tra i quali, ad esempio le comunità energetiche, a cui stiamo lavorando e anche quello dei contratti di fiume.


Cominceremo a lavorare sul piano di adattamento con una serie di collaborazione scientifiche e poi avremo un confronto con i municipi e le realtà sociali. Vogliamo arrivare ad approvare nel 2023 una strategia di adattamento con un piano di azione attraverso un percorso partecipato.

Anche con CMCC, stiamo cercando di elaborare uno strumento che sia come quelli delle città europee, cioè non un piano tradizionale urbanistico, ma uno strumento che sarà fatto di un quadro conoscitivo degli scenari. Poi le priorità: dobbiamo individuare quali sono gli ambiti prioritari e su quelli individuare le azioni, che sono molto diverse tra di loro, in alcuni casi sono di tutela, in altri sono la realizzazione di infrastrutture, in altre sono di ridefinizione delle regole per lo spazio pubblico delle strade.

Il tentativo è quello di vedere le norme tecniche di attuazione, stiamo lavorando con tutti gli assessorati ai Lavori pubblici, all'urbanistica, all'ambiente, alla mobilità.


CITTA' METROPOLITANA DI ROMA CAPITALE

Siamo impegnati sul tema dei cambiamenti climatici fin dal 2009, da quando è stato lanciato il progetto Patto dei Sindaci. Nella prima edizione del Patto che aveva l'obiettivo temporale al 2020, hanno aderito 55 comuni, 33 hanno redatto il PAES (Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile) e tutti hanno fatto i monitoraggi biennali, così come richiesto dalla adesione. Per risolvere realmente il problema ambientale bisogna coinvolgere i cittadini. E il Patto dei Sindaci nasce su questo presupposto. Nel 2015 è stato lanciato un nuovo Patto dei Sindaci, con obiettivo temporale al 2030 e l’impegno di ridurre le emissioni del 40/55%, al cui Piano d'Azione per l'Energia Sostenibile è stato aggiunto l'aspetto Clima, che richiede una relazione sulla vulnerabilità dei territori, e che ricomprende in questo piano non solo azioni di mitigazione, quelle tese a ridurre la produzione di CO2 e le emissioni clima-alteranti, ma anche andare a valutare la vulnerabilità del territorio introducendo delle azioni di adattamento ai cambiamenti climatici.  


Abbiamo cominciato a lavorare su questo secondo tema supportando i Comuni nell’adesione o nel rinnovo dell'adesione che avviene con una Delibera di Consiglio Comunale, come chiede la C.E. al fine di assicurare il coinvolgimento totale dell’amministrazione pubblica. Allo stato attuale hanno aderito 18 Comuni e una Unione di Comuni. 


Sul tema della comunicazione alla cittadinanza: abbiamo un sito web, la pagina del Patto dei Sindaci di Città metropolitana dove pubblichiamo tutte le cose che facciamo e tutti i documenti che i Comuni redigono, quali le Delibere di adesione, il BEI, il PAES, i monitoraggi, i PAESC. Ogni Comune (18) ha iniziato a fare il PAESC, ha fatto un questionario tra i cittadini per capire il grado di consapevolezza su queste tematiche. 


Insieme alle attività di redazione dei Piani è stato elaborato un piano di comunicazione che ha visto lo svolgimento di eventi pubblici online. Sono stati organizzati dei tavoli tematici online, alcuni eventi pubblici, per presentare la bozza di PAESC, sia in un evento pubblico del Comune sia in una conferenza di servizi interna al Comune a cui partecipano tutti gli uffici e tutti i rappresentanti politici. 

PAURE E SPERANZE 

Il BOSCO esprime la preoccupazione della tutela del patrimonio vegetale della nostra città. Il tema dell'educazione alla tutela e alla fruizione di questo patrimonio

Roma è una città con una superficie vastissima, una delle più grandi d'Europa, ma allo stesso tempo ha una bassa densità abitativa, perché ci sono moltissime aree verdi che magari poi d'estate diventano anche dei punti di rischio. Sono però anche delle infrastrutture che possono aiutare a mantenere degli equilibri.

Il progetto, che pochi conoscono ma che dovrebbe essere realizzato per la riqualificazione di Piazza dei Cinquecento (stazione Termini), si basa sulla considerazione che la Piazza è collocata sul crinale che separa il bacino dell'Aniene e quello del Tevere. L'intero disegno della Piazza è una gigantesca nature based solution. Le pavimentazioni sono permeabili, le piantumazioni dialogano con gli habitat dell'aviofauna, ogni elemento contribuisce a creare un nuovo equilibrio ecosistemico.

Questa immagine è una scatola vuota mi ricorda molto le parole di Greta Thunberg quando dice cerchiamo di affrontare i problemi, i cambiamenti climatici Out of The Box, pensando fuori dai modelli standard con il quale stiamo lavorando, che essenzialmente sono antropocentrici ed etnocentrici, mentre invece le soluzioni natural based vanno su un altro tipo di modello radiale e radicale fatto di tanti snodi. Quindi questi modelli ci aiutano per poter risolvere le cose.


Questa foto è abbastanza emblematica rispetto a una paura che abbiamo tutti connessa alla questione dei cambiamenti climatici, delle questioni ambientali, che l'aumento delle migrazioni ambientali che ci sarà da adesso in poi. E' un tema che ha a che fare con le vulnerabilità sociali connesse alle vulnerabilità ambientali e climatiche

Abbiamo interventi di rigenerazione urbana o presunti tali che non fanno altro che aumentare la cubatura, piantare due alberelli e poi, a compensazione di questo abbiamo centinaia di migliaia o milioni di metri quadrati, quindi noi dobbiamo secondo me dirci molto chiaramente una cosa: se vogliamo pensare di adattarci o di non peggiorare, neanche di adattarci, di evitare, di peggiorare ancora la prima cosa da fare è evitare di continuare a costruire opere, spesso anche inutili

Fosse per me la priorità è innanzitutto eliminare tutte le nuove previsioni di edificazione non attuate. Non è che si può fare un percorso di adattamento. Se poi da qui a vent'anni o dieci anni prevediamo milioni di metri cubi di nuova realizzazione, ci stiamo prendendo in giro.

Mi viene in mente un esempio sui recenti lavori che sono stati fatti per ristrutturare la stazione Tiburtina e che è diventata una stazione grandissima, enorme, importante ed è stato completamente eliminato, in realtà non c’era già, il verde, ma nel momento in cui c'era un intervento molto importante in cui si poteva intervenire in questo senso e costruire un equilibrio. Invece lì è stato realizzato un gigantesco mattonato/ una superficie asfalto. E quello è proprio il modo in cui non bisogna costruire, perché si creano, innanzitutto isolamento del terreno, quindi poi la difficoltà di ricarica e di smaltimento delle acque.


L'opportunità per me è che c'è già tanta società civile, tanti gruppi di attivismo che lo vedono pensate anche solo qui nei dintorni del Parco Lineare Parco della Snia, il Pratone, l'idea di unire questi punti e non solo farlo come verde urbano ma anche come rigenerazione di nuove economie, nuovi modi di vivere la città, economie a chilometro zero eccetera.


Vorrei dire che il cambiamento climatico è una grande opportunità di profitto e di creazione di ricchezza. Cioè noi qui stiamo parlando tra di noi tutti, dalla parte di chi vuole contrastare il cambiamento climatico. Ma in realtà il cambiamento climatico crea anche dei benefici. Solo che li crea non in maniera generalizzata, ma solo in determinati contesti e a determinati gruppi, potremmo dire, classi sociali.


Questa estate il mare di Ostia tutti hanno detto è pulitissimo, caraibi d'Italia, non so se abbiamo avuto addirittura la bandiera blu. Io non sono uno scienziato, quindi vi do questa informazione con il beneficio del dubbio, ma mi è stato detto che il mare era più pulito perché l'estate particolarmente siccitosa non consentiva al Tevere di portare dei batteri residui alla foce e con la stessa forza e la stessa capacità di inquinare (meglio sporcare) il mare che aveva in precedenza. Anche qui prendiamo un beneficio dal cambiamento climatico, tuttavia qualcun altro ne farà le spese morie di pesci nel tevere.


Dobbiamo fare un passo in più, a mio avviso, per cominciare a impostare anche il tema del cambiamento climatico, un pochino come conflittuale tra vari gruppi di classe e varie classi sociali. Altrimenti rischiamo di svuotarlo anche quando andiamo a dire che il cambiamento climatico è colpa dell'uomo, ma non di tutte le persone. È molto più colpa della Monsanto rispetto a io che magari quando lavo i denti col il rubinetto aperto per tutto il tempo che meritavo. Quindi diamo un taglio a questo tema anche più schiettamente politico e di conflittualità sociale e di classe.


Guadagneremo tanti posti di lavoro coi cambiamenti climatici.


Nei prossimi anni, nelle grandi metropoli del mondo, non solo Roma, Parigi e le grandi metropoli, anche il sud del mondo si concentrerà una grande quantità di popolazione e andremo incontro a dei problemi di sostenibilità notevoli, più importanti di quelli che vediamo adesso. Per quanto riguarda l'aria, per quanto riguarda l'acqua, per quanto riguarda il suolo il consumo di suolo, avremo problemi seri di equità probabilmente e di tenuta sociale.


Non possiamo più avere un profilo tutto sommato aggiustiamo un dettaglio, mettiamo un alberello, facciamo una cosetta. Cioè c'è bisogno di una presa di consapevolezza imponente che, ripeto, riguarda innanzitutto i nostri politici e i nostri amministratori. Indagando sui servizi ecosistemici ci sembra fondamentale che le infrastrutture verdi e le infrastrutture blu, e quindi le aree verdi e i corsi d'acqua, siano gli elementi fondamentali sui quali investire in termini di consapevolezza e far capire che una città sostenibile è una città ripensata, completamente diversa da come la vediamo oggi.

 

PROBLEMATICHE SPECIFICHE EMERSE

particolari vulnerabilità sia per quanto riguarda il rischio incendio durante l'estate, che il rischio idrogeologico nell'attuale stagione. Lì c'è tutto un reticolo di canali e con anche una infrastrutturazione per quanto riguarda il deflusso delle acque meteoriche, che è ancora tutta da vedere perché lì ci sono interi quartieri che una volta si sarebbero definiti abusivi oggi si dice di edilizia spontanea. Poi nella pineta di Castelfusano e nelle altre aree verdi del nostro municipio abbiamo un altro effetto del cambiamento che è l'epidemia di toumeyella sulle pinete.

Mancanza di educazione e conoscenza naturalistica della cittadinanza rispetto a che cos'è un un bosco o un patrimonio vegetale che abbia delle caratteristiche naturali e come esso debba essere difeso

Purtroppo la maggior parte dei cittadini cittadini non conosce le misure di autoprotezione, perché non c'è neanche dall'alto un avvicinamento delle istituzioni e della pianificazione rispetto al territorio.

Rispetto al tema specifico degli incendi non posso non richiamare l'attenzione di tutti voi. La situazione di disastro che stiamo vivendo perché abbiamo avuto, tra l'altro, dopo la cancellazione del Corpo Forestale, una situazione di alcuni anni di grosso gap operativo perché c'era un problema di transito, in particolare dei mezzi aerei, dall'ex Corpo forestale ai vigili del fuoco, la mancanza dei piloti. Ad oggi non voglio entrare nel dettaglio la carenza dei direttori delle operazioni di spegnimento, i vigili del fuoco che come sapete sono vergognosamente sotto di organico, tanto più a distanza di alcuni anni da quando è stato affidato a loro pure l’antincendio boschivo e chi opera antincendio per difendere questo patrimonio nella nostra città. 

In Italia si consumano due metri quadri al secondo da quello che ho letto ultimamente che forse fa più effetto di sapere un dato annuale. 

Si chiama Parco di Tor Marancia, è stata una delle battaglie che ha segnato la vita di questa città e l'ha condotta Antonio Cederna e Vittorio Calzolari, insieme a tanti comitati di questa città e che hanno salvaguardato un polmone verde straordinario che solamente adesso finalmente possiamo fruire della sua bellezza. Servono i conflitti per aprire degli spazi di democrazia e di agibilità anche dentro una fase di transizione sul modello di sviluppo. Servono le iniziative dal basso, come quelle che hanno portato il parco di Tor Marancia ad essere salvaguardato

Il problema è che molti progetti che io ho incontrato in questi anni da presidente del Municipio seguono la logica del modello della piccola sperimentazione, del piccolo esempio

Di tutte le azioni di cui ho sentito parlare fino adesso, diciamo che manca un coordinamento.

Per esempio il progetto ossigeno: piantare alberi a caso e poi non ci sono i fondi per la manutenzione, per innaffiare le piante


 

PROPOSTE EMERSE

Sarebbe auspicabile che ci fosse ma a Roma una struttura di coinvolgimento, partecipazione e rappresentanza delle associazioni di volontariato: non esiste una consulta del volontariato delle associazioni di protezione civile romane.


Con la campagna #sicuriperdavvero abbiamo anche lavorato a delle raccomandazioni specifiche per le istituzioni di Protezione Civile che a diversi livelli si occupano di pianificazione di protezione civile. Quindi in particolare le Regioni, per andare a sostanziare quello che è la partecipazione, così come viene definito in questo momento dal Codice. Infatti esiste un articolo specifico del Codice di Protezione Civile proprio che parla di partecipazione civica e come organizzazioni ci siamo spesi per dare più sostanza, più forma a quello che è uno scheletro generale, diciamo di impianto della partecipazione che è stata data nel codice. di fronte a questi scenari estremi e di fronte alla necessità sia di prevenirli che di intervenire, la Protezione civile ha bisogno di come dire non solo entrare in contatto, ma diventare un qualcosa che sia sinergico con la popolazione. Deve essere un qualcosa che sia partecipato, che veda, come previsto anche dalla normativa di legge, la partecipazione del volontariato di protezione civile ma anche della cittadinanza. La conoscenza, come dire locale, della reazione della nostra città ai fenomeni estremi, è una conoscenza molto diretta. È un qualcosa che tutti vivono come dire direttamente e che quindi, come dire, presuppone appunto un contributo di tutti. Il piano di Protezione civile deve passare attraverso, appunto, l'ascolto, l'esperienza che veniva qui citata a livello dei municipi e che in questo modo diventi fin dall'inizio almeno il più possibile, un patrimonio della cittadinanza. Quindi il valore della risposta che viene dal basso, qualora succeda un fenomeno, venga riconosciuta e venga inserita in un quadro più ampio di risposta che ovviamente aiuta, nel caso di un fenomeno, alla riduzione e alla messa in sicurezza delle la salvaguardia della vita. 



Il polo di Protezione civile municipale deve essere ovviamente una struttura che nel raggruppare e coordinare le associazioni di protezione civile di quel municipio e nel configurare le loro modalità di attivazione, perché, lo ripeto, il Sistema di Protezione Civile viene attivato dal Coc, dal Comune non possiamo essere attivati dal Municipio. Però il Polo di Protezione Civile può, attraverso il presidente del Municipio, attraverso la cosiddetta unità di crisi locale che viene tra l'altro insediata direttamente dal Comune, rafforzare la prossimità al territorio 


Il progetto di monitoraggio ambientale partecipato sul Tevere e la citizen science, la scienza aperta e partecipata il monitoraggio ambientale partecipativo, è uno strumento che ci ha consentito di lavorare con le cittadine, con i cittadini. Provare a ragionare sul sistema scolastico come rete di segnalazione degli eventi estremi legati al cambiamento climatico per aumentare il flusso di informazioni e quindi anche il flusso di dati a cui si può accedere rispetto agli stessi temi 


Se dobbiamo parlare nella definizione di adattamento, indubbiamente la bici diventa un ottimo strumento di trasformazione urbana e al tempo stesso riduce al minimo i danni che possono essere causati dai cambiamenti climatici, quindi è uno strumento ottimale per affrontare questi prossimi anni. Incentivare fortissimamente la mobilità attiva, il trasporto pubblico locale e liberando parcheggi intervenendo sulle isole di calore, visto che pavimentiamo gran parte delle nostre strade.


E' la principale infrastruttura blu che abbiamo a Roma e che dovrebbe essere curata e valorizzata non solo per il suo valore sociale e culturale, ma soprattutto per il ruolo determinante che dovrebbe avere in un piano clima. In linea con quello che si sta facendo nelle altre capitali europee, si dovrebbe partire proprio dal Tevere per elaborare una strategia per l’adattamento ai cambiamenti climatici.


Una legge Nazionale sul consumo di suolo, quella che si dovrebbe applicare anche a quelle che sono le previsioni di un piano regolatore che è stato approvato ormai da molto tempo. Bisognerebbe che ci fosse un'indicazione più forte del governo nazionale o addirittura della Commissione europea su questo tema. Perché un Comune, un sindaco, che prende una decisione di questa natura certamente diventa un sindaco molto impopolare. Siamo l'unico paese in Europa che continua ad avere una legge, questo, in cui in questo campo vecchissima, vecchio di non so più quante decine di anni di 42, poi con interventi successivi e quindi del tutto inadeguata alle sfide che abbiamo di fronte: fermare i consumi di suolo, ma soprattutto rendere più semplice l'azione di rigenerazione, dando risorse ai Comuni per, per esempio, realizzare edilizia popolare.

 

Quello di provare a connettere il tema della transizione energetica col tema della solidarietà, cioè con il tema di chi paga la crisi energetica e di chi paga la crisi climatica immaginando delle comunità energetiche pubbliche dentro la nostra città, dove i proventi della restituzione dell'energia dentro la rete vadano a sostenere le famiglie in povertà energetica sul territorio. 


È chiaro che richiama alla necessità di una pianificazione e azione di prossimità. Per prossimità, per essere più espliciti significa che i municipi devono avere e devono poter avere un ruolo in materia di protezione civile. Agire per declinare la Protezione civile, non dico delegare ma declinarla a livello di municipi è possibile. Il decentramento per la mia esperienza breve nelle istituzioni ora significa due cose: da un lato trasferire le competenze, le risorse economiche e umane ai municipi. Dall'altro anche fare una semplificazione di come oggi a Roma Capitale la macchina amministrativa funziona, perché le competenze sono quasi sempre sovrapponibili e indistinguibili, basate cioè su diverse attribuzioni. Emerge sempre dopo una settimana la domanda su chi è che deve fare un certo intervento. Non è un discorso astratto.


Credo ci sia anche un deficit nella diffusione delle informazioni di protezione civile ove ad oggi, di fronte ai sistemi di allerta abbiamo semplicemente e gli va fatto pure merito una  pubblicizzazione dei sistemi di allerta regionale e comunale su quotidiani online, giornali online e romatoday. Non capisco per quale motivo non possiamo avere delle applicazioni sul telefonino


Facciamo vedere che è possibile, tantissime di queste cose già ce le abbiamo, quindi non bisogna aspettare il piano. Bisogna dire che questo piano già sta succedendo. Documentare le pratiche partecipate che già esistono e che mostrano che questo piano non è assolutamente una cosa incredibile, mentre di fatto già si sta facendo. Forse sarebbe interessante se il Comune di Roma o anche Città Metropolitana, perché no? Aiutando, cioè mettessero su degli one stop shop. Non so se avete mai sentito che sono degli sportelli di supporto per i cittadini proprio su queste tematiche. Un po quello che era lo Sportello Energia. Dobbiamo sensibilizzare aiutare le persone ad avere consapevolezza di questo problema, in maniera tale che poi l'amministratore e il politico rispondano a una richiesta che viene dal basso, ma reale e diffusa. 


Noi abbiamo una legge regionale che sostanzialmente mette a disposizione dei finanziamenti che possono essere poi trasferiti al volontariato non credo che la soluzione sia riuscita personalmente che i cittadini si debbano prendere cura di ciò che dovrebbero fare. In realtà le istituzioni con adeguato personale e adeguate risorse economiche, però, certamente, oltre che essere banalmente educativo e partecipativo che è appunto dei cittadini, anche con delle risorse economiche, possono essere coinvolti e attori di questo bene. Io suggerirei anche di considerare questa. 


Utilizzare le informazioni dati climatici che abbiamo quando si fanno le pianificazioni e questo è molto importante adesso. Quindi forse il lavoro da fare, anche col supporto forse del giornalismo, è come rendere potabili e accessibili i dati alle persone comuni. Perché anche se ci sono e sono aperti, però, purtroppo non vengono ancora digeriti e masticati dalla maggior parte delle persone. Quindi fare un lavoro di trasposizione dei dati per rendere ovviamente più contundente il messaggio che è avvalorato dai dati. Sembra non siano disponibili dati anemometrici sulla massima velocità del venti, nel senso che il sistema di rilevamento non rileva le raffiche, rileva le velocità medie.


La questione della diffusione delle fonti rinnovabili è stato citato più volte anche l'importanza delle fonti rinnovabili. Come comitato stiamo affrontando la questione dal punto di vista a monte di tutto ovvero la questione dell'inserimento del paesaggio. Non dobbiamo pensare che la questione paesaggistica riguarda solo il centro storico, ma riguarda porzioni della nostra città che ad esempio sono nell'ambito di valorizzazione.


Immaginare un luogo permanente di confronto con il mondo accademico, con il mondo scientifico e le istituzioni.