scuola

cHI HA VINTO IL CONCORSO SUL LOGO?

della Giuria

COLPO DI SCENA! La Giuria per il Logo del Giornale scolastico - composta dai proff. Eleonora Bortolami, Alessandra Tore e Antonio Muto, e dagli alunni della Redazione Edel, Pierluigi e Riccardo - si è riunita il 27 marzo 2021. Tenendo presente i criteri stabiliti nel bando del Concorso per quanto riguarda l’assegnazione dei premi, ha selezionato i seguenti finalisti, presentati in ordine casuale:

Aurora Maria (2b "A.M. Dogliotti")

Cristian (2b "A.M. Dogliotti")

Alice (3c "A.M. Dogliotti")

Vittorio (5a "F.lli Bandiera")

Emma (2d "A.M. Dogliotti")

La Giuria contatterà entro la prossima settimana gli alunni finalisti fornendo indicazioni per migliorare il loro logo e concorrere alla premiazione finale. I finalisti dovranno consegnare il logo migliorato entro il 30 aprile 2021. Il vincitore del Concorso sarà pubblicato il 15 maggio 2021. In quella stessa occasione la Giuria pubblicherà i nomi di altri lavori meritevoli di menzione.

vaccino contro il covid-19 - 2^ parte

a cura di Riccardo e Emma

Siamo giunti alla fine del nostro percorso sul vaccino contro il Covid-19. In questa seconda parte dell’intervista alla prof.ssa Stefania Cunsolo abbiamo fatto domande più specifiche in modo che non ci siano più dubbi tra le persone che stanno aspettando di sottoporsi a questo vaccino. Passiamo subito alle domande.


1) Perché la precedenza al vaccino va alle persone più anziane?

Per rispondere a questa domanda si può andare sul sito del Ministero della Salute dove si può leggere che “ Un programma vaccinale basato sull’età è generalmente più facile da realizzare e consente di ottenere una maggiore copertura vaccinale. È anche evidente che un programma basato sull'età̀ aumenti la copertura anche nelle persone con fattori di rischio clinici, visto che la prevalenza di comorbidità e disabilità aumenta con l'età̀. Pertanto, considerata l’elevata probabilità di sviluppare una malattia grave e il conseguente ricorso a ricoveri in terapia intensiva o sub-intensiva, questo gruppo di popolazione rappresenta una priorità̀ per la vaccinazione.”

La comorbidità è la presenza concomitante di due o più disturbi nella stessa persona. Il programma vaccinale è basato sull’età in modo da ottenere una maggiore copertura, vista la prevalenza di patologie croniche. Considerata l’elevata probabilità di sviluppare una malattia grave e il conseguente ricorso a ricoveri in terapia intensiva, questo gruppo di popolazione rappresenta una priorità assoluta.


2) Quanto costa vaccinarsi?

I vaccini saranno offerti gratuitamente a tutta la popolazione, secondo un ordine di priorità, che tiene conto del rischio di malattia, dei tipi di vaccino e della loro disponibilità.

Questo perché l’articolo 32 della Costituzione italiana sancisce che “ la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge.”

Al momento non è intenzione del Governo disporre l'obbligatorietà della vaccinazione. Nel corso della campagna sarà valutato il tasso di adesione dei cittadini.


3) Con tutte le varianti del Covid-19 il vaccino rimarrà lo stesso?

Intanto dovremmo chiarire che cos’è una “variante di un virus”. Quando un virus si replica o crea copie di sé stesso, a volte cambia leggermente. Questi cambiamenti sono chiamati "mutazioni". Un virus con una o più nuove mutazioni viene indicato come una "variante" del virus originale.

Finora sono state identificate in tutto il mondo centinaia di varianti di questo virus. L'OMS e la sua rete internazionale di esperti monitorano costantemente le modifiche in modo che, se vengono identificate mutazioni significative, l'OMS può segnalare ai Paesi eventuali interventi da mettere in atto per prevenire la diffusione di quella variante.

L’Italia, in base agli accordi stipulati, potrà contare sulla disponibilità di oltre 224 milioni di dosi dei tre tipi di vaccino di cui parlavamo prima. I tre vaccini vengono somministrati alle persone in base all’età, alla professione e alla presenza di malattie croniche.

I primi dati confermano che tutti i vaccini attualmente disponibili in Italia sono efficaci contro la variante inglese del nuovo coronavirus (variante VOC 202012/01, nota anche come B.1.1.7). Il Presidente del Consiglio Superiore di Sanità, domenica 7 Marzo ha affermato in tv che sono efficaci anche per le varianti sudafricana e brasiliana.


4) Quali sono gli effetti indesiderati che si possono avere facendo il vaccino?

L’Istituto Superiore di Sanità afferma che “ come tutti i vaccini, anche quelli contro il Sars-Cov-2 possono dare effetti indesiderati. Nel corso della sperimentazione sono state riscontrate le reazioni comuni, già viste in altre vaccinazioni.” Il vaccino può dare sensazioni di stanchezza, mal di testa, brividi, dolori muscolari o articolari. Circa 1 persona su 10 sviluppa una febbre transitoria, e 1 persona su 12 sviluppa diarrea. Se vi chiedete se è normale che un vaccino dia degli affetti collaterali, la risposta è sì! Vuol dire che il nostro sistema immunitario sta sviluppando gli anticorpi contro il virus.


Per concludere la nostra intervista, diamo la parola ad un medico esperto di questo vaccino:

https://www.youtube.com/watch?v=i-KRQkAbP90&t=25s

Per ulteriori informazioni, potete consultare le pagine:

https://info.vaccinicovid.gov.it/

www.salute.gov.it

https://www.iss.it/covid19-faq

Speriamo di aver risolto le vostre perplessità, ma se c’è altro da chiedere scriveteci nei CONTATTI.

cooperazione o competizione?

della prof.ssa Alessandra Lotto e classe 3C

L’incontro online di sabato 30 gennaio 2021 con l’associazione no-profit Lupia solidale ci ha fatto riflettere. Dopo il collegamento abbiamo avviato un confronto intorno ai termini COOPERAZIONE e COMPETIZIONE. I ragazzi hanno parlato liberamente perché non esistono risposte giuste o sbagliate, c’è soltanto la visione del mondo che ciascuno di noi ha.

Alice: “Se una comunità è basata sulla cooperazione, secondo me è sulla buona strada, per vivere bene in compagnia e socializzare, mentre se si è in competizione non è sulla buona strada… Non puoi pensare di socializzare perché lo faresti solo con il tuo gruppo e non con l’altro. Poi, essendo in costante competizione, c’è sempre quell’odio leggero nei confronti dell’avversario, non si respira aria pacifica per rilassarsi in compagnia. Penso abbia effetti deleteri nei rapporti interpersonali e condizioni molto anche il risultato del progetto a cui si sta lavorando. La solidarietà ha un senso all’interno di un gruppo capace di cooperare, solo così ci si può aiutare insieme”.

Lorenzo: “Un lavoro può essere ben fatto sia se c’è la cooperazione che la competizione: si può lavorare insieme mettendo ciascuno la propria idea, il proprio talento, aiutandosi reciprocamente. Contrariamente a quanto sembra, anche la competizione può aiutare una persona a imparare dagli altri, a conoscere sé stesso e sfidare i propri limiti. Bisognerebbe essere sia cooperativi che competitivi, ma in modo giusto. La solidarietà è il gesto gratuito che si compie, senza avere in cambio qualcosa. La parola solidarietà secondo me dovrebbe essere più presente in un gruppo competitivo, perché è giusto essere competitivi ma sempre in modo solidale: bisogna porsi delle sfide senza mai perdere di vista chi siamo.”

Sebastiano: “Una comunità basata sulla cooperazione è una società in cui nessuno resta indietro e tutte le persone collaborano per ottenere un obiettivo comune; una comunità basata sulla competitività invece è un gruppo in cui ciascuno pensa a sé stesso, a fare di più degli altri per emergere, per essere il migliore.”

Gloria: “La cooperazione è quando riusciamo a comunicare con qualcuno per raggiungere un obiettivo nel migliore dei modi. Invece la competizione è quando, per raggiungere quell'obiettivo, si va contro qualcuno e si fa tutto da soli. La competizione secondo me, in un certo senso, compromette le amicizie o rapporti di qualsiasi tipo, al contrario della cooperazione che può crearli o anche incrementarli. Secondo me il modo migliore per affrontare qualsiasi lavoro, o anche un semplice compito, è la cooperazione perché così si aumentano le possibilità di successo avendo maggiori e differenti punti di vista che possono rendere il risultato migliore.”

Melissa: “Essere una comunità basata sulla cooperazione vuol dire lavorare assieme con uno e più scopi e aiutarsi reciprocamente per trovare i risultati che si cercano, senza ostacolarsi né depistare gli altri per trovare prima la risposta o raggiungere l'obiettivo. Una comunità basata sulla competizione, secondo me, non è una comunità perché non esiste il gruppo, esistono solo gli individui che cercano di distinguersi senza vedere ciò che causano. In un lavoro dovrebbero bilanciarsi sia cooperazione che competizione: competizione perché appunto per arrivare prima cerchi di dare il meglio di te, cooperazione perché se si è in un gruppo si deve lavorare come un unico organismo.”

Gabriel: “Secondo me le caratteristiche di una comunità basata sulla cooperazione sono un aiuto reciproco, una maggiore efficienza nei lavori/sport/attività di gruppo e soprattutto si crea un'armonia tra le persone; mentre le caratteristiche di una comunità che si basa sulla competizione per lo più sono la nascita di litigi, scontri per la conquista di un territorio o di qualcosa.”

Sofia: “Secondo me, la caratteristica di una comunità basata sul confronto cooperativo è prima di tutto la partecipazione di tutti e non l’invidia nei riguardi di chi magari ha avuto idee più belle e originali. Le caratteristiche del gruppo competitivo secondo me sono la scarsa socializzazione all’interno del gruppo e quindi un lavoro un po’ più scadente rispetto a quello di un gruppo cooperativo, ovvero, pensato e sviluppato con le opinioni di tutti. Questi modi di lavorare condizionano molto la qualità del risultato. Detto questo, secondo me il gruppo cooperativo accoglie in maniera più coerente e naturale la dimensione della solidarietà.”

Eduard: “Cooperazione significa collaborare con gli altri, formare una squadra, aiutarsi a vicenda con il giusto spirito, talvolta addirittura divertendosi. Competizione invece può trasformare una semplice sfida in una guerra verso la vittoria. Non bisogna dimenticare invece quel proverbio che dice “dagli errori si impara”.

Sophia: “La cooperazione ha potenzialità immense, che ciascuno di noi deve scoprire. Ci si fida più degli altri, si imparano cose dagli altri, parlando ci si apre di più e si instaura un rapporto forte di amicizia fra i propri compagni. Le caratteristiche della competizione invece sono diverse: oltre alla tensione, emergono lo stress, lo sconforto e la frustrazione, soprattutto per chi esce sconfitto. Fidarsi degli altri non si può, si teme il tradimento, la competizione purtroppo non crea legami forti.”

Giorgia: “Se una comunità è basata sulla cooperazione vuol dire che si va d'accordo, si è un unico gruppo e ci si aiuta. Invece se una comunità è basata sulla competizione, non si è una squadra e in fondo non si va neanche così d'accordo. Nei rapporti interpersonali queste due dimensioni incidono perché se è una competizione si è uno contro l'altro, mentre se è una cooperazione si collabora e si lavora insieme. La dimensione della solidarietà è coerente con la cooperazione.”

E voi cosa pensate? Quali idee avete sulle parole COLLABORAZIONE e COMPETIZIONE?

soldati e crocerossINe in trincea

di Emanuele ed Eva

Quanto vi appassiona la prima guerra mondiale? Sapete come hanno vissuto i nostri bisnonni nella Prima guerra mondiale? Noi alunni della classe 3B della scuola “A.M. Dogliotti” a Campagna Lupia abbiamo pensato di condividere con voi l'esperienza che abbiamo vissuto il giorno 3 marzo 2021. Come prima cosa, i professori Francesco Zagolin, Andrea Venturini e Martina Cazzin ci hanno diviso tra maschi e femmine. I ragazzi con i prof. Zagolin e Venturini sono andati in aula magna, mentre le ragazze sono rimaste in classe con la prof.ssa Cazzin e la Dirigente scolastica prof.ssa Fornasiero.

Attività degli alunni

Dopo la divisione della classe, siamo andati in aula magna dove abbiamo trovato una ricostruzione di un fronte di prima guerrra mondiale. Più precisamente, erano ricostruite con teli e sedie delle trincee dove di seguito, noi ragazzi, abbiamo provato a vivere. Dopo l’introduzione del professori, ci siamo divisi a metà e ci siamo schierati dietro le trincee come soldati italiani da un lato e soldati austriaci dall’altro. Di punto in bianco ha iniziato a suonare la sirena, quella che si sentiva per l’inizio di un combattimento. C’era un atmosfera di paura e non capivamo cosa stesse per succedere quand'ecco che una voce gridò “SPARATE” e subito, con fucili di cartone e polistirolo, iniziammo a sparci, Italiani contro Austriaci. Al primo tiro ci divertimmo, ma dopo averci preso la mano, sembrava di essere veramente in una trincea, con la paura di ricevere nel petto una pallottola in qualsiasi momento. I professori ci hanno mostrato anche degli oggetti che vennero utilizzati durante la Grande guerra come posate, scatole di cibo, pale, elmi di soldati e del filo spinato. E’ stata un’esperienza molto istruttiva e ci è servito per non dimenticare mai quanto uccida la guerra in generale.

...nel mentre…

Attività delle alunne

Dopo la divisione della classe, noi ragazze, assieme alla prof.ssa Cazzin e alla Dirigente scolastica, abbiamo guardato dei video che trattavano delle esperienze molto dure vissute dalle crocerossine durante la prima Guerra Mondiale nelle trincee. Abbiamo parlato delle donne che cominciarono a lavorare nelle fabbriche e degli stereotipi maschilisti che sono nati su di esse. Abbiamo inoltre parlato della Spagnola, la pandemia che si creò a quel tempo e della sua censura negli Stati coinvolti nella guerra: questo perché se nelle trincee si fosse saputo che c’era una malattia che poteva uccidere, tutti sarebbero scappati. In uno dei video che abbiamo guardato, la parte del narratore era fatta dal famoso professore di storia Alessandro Barbero. Come ultima cosa abbiamo ascoltato la canzone molto malinconica “Fuoco e Mitragliatrici“. Dopo tutto questo, il prof. Zagolin ci ha consegnato una copia della tessera e il simbolo di riconoscimento delle crocerossine. Ci è poi stata consegnata una lettera dai nostri compagni maschi che erano nelle trincee, simile a quelle che scrivevano i soldati in trincea che venivano poi inviate ai familiari. Anche noi, fingendo di essere le loro mogli, ne abbiamo scritta una di risposta. In fine noi ragazze siamo andate a vedere la rappresentazione della Prima guerra mondiale in trincea inscenata dai ragazzi che avevano provato per tutto il tempo.

Queste esperienze ci hanno insegnato non solo quando, dove e come è avvenuta la Prima guerra mondiale, ma anche i sentimenti e le emozioni che si provavano a quel tempo. E come ha precisato la Dirigente, la guerra è un mistero davanti al quale si rimane a bocca aperta. Ma tu, cosa ne pensi? Ti andrebbe di provare questo laboratorio? Lascia il tuo commento nei CONTATTI e chiedi se hai dei dubbi.