CULTURA

GABRIELLE PETIT, UNA PATRIOTA CORAGGIOSA

di Agata

Il primo aprile 1916 (durante la Prima Guerra Mondiale) , nel campo del Tir National, in una piccola città belga di Schaerbeek, Gabrielle Petit, una ragazza di soli 23 anni, venne fucilata dai tedeschi, faceva parte della resistenza nemica e non venne bendata: “Vedrete come muore una giovane ragazza belga!” urlò mentre si avvicinava al luogo della sua morte. Le sue ultime parole furono: “Lunga vita al Re, viva il …”, non ebbe il tempo di terminare la frase, una dichiarazione alla sua patria, il Belgio, che venne fucilata.

Gabrielle Aline Eugénie Marie Ghislaine Petit nacque il 20 febbraio 1893, da un padre notaio, restò orfana della madre fin da bambina, così il padre decise di affidare, lei e sua sorella, alle suore di un convento. A 17 anni, si trasferisce a Bruxelles e iniziò a costruirsi una nuova vita: Gabrielle stava organizzando le nozze con il fidanzato, Maurice Gobert.

Tutto sembrava perfetto... Fin quando i tedeschi non invasero il Belgio, così Maurice si arruolò come soldato e, Gabrielle, non esitò a partire con lui come infermiera. Gobert, ferito al fronte fu fatto prigioniero ma riuscì a fuggire. L’unica soluzione per rientrare in Belgio e riunirsi al suo reggimento, era attraversare l’Olanda, l’Inghilterra, per poi passare dalla Francia.

Gabrielle sapeva che l’unica soluzione per aiutarli, era dall'esterno, perciò si arruolò come spia per i servizi segreti britannici. Quando lasciò la Gran Bretagna si diresse verso la Germania, per spiare le truppe tedesche. Così, con una nuova identità Mademoiselle Legrand, trasmise indicazioni fondamentali sul numero di soldati e i loro spostamenti, si occupò, inoltre, di pubblicare e distribuire giornali clandestini come “La Libre Belgique” (Il Belgio libero)

La sua segreta attività terminò nel 1916, quando la polizia segreta tedesca, sospettando di lei, l’arrestò il 20 Gennaio. Venne imprigionata a Bruxelles e, Durante gli interrogatori, Petit rifiuto di rivelare l'identità dei suoi colleghi agenti, nonostante le offerte di una pena in carcere minore, così fu condannata a morte. Morì il 1 Aprile 1916 e da quel giorno venne ricordata come l’eroina belga.

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RUBRICA. LETTORI ACCANITI

recensioni a cura di Angelica e Riccardo (3A) e Giulia (2A)

BIANCA COME IL LATTE, ROSSA COME IL SANGUE di Alessandro D’Avenia

di Angelica (3A)

Questo libro parla di un ragazzo sedicenne di nome Leo frequentante il liceo classico. É un ragazzo come tutti gli altri, innamorato, con due migliori amici (Silvia e Niko), con delle passioni e anche con quel pizzico di odio verso la scuola.

Leo è innamorato follemente di Beatrice, la ragazza dai capelli rossi come il sangue. I due ragazzi non si sono mai parlati, ma si vedono sempre alla fermata dell’autobus.

Per due giorni consecutivi Beatrice non c’è, né a scuola né alla fermata ma inizialmente Leo non si preoccupa. In seguito verrà a scoprire che Beatrice ha una grave malattia: la leucemia. Questo fatto farà avvicinare i due ragazzi e farà confessare a Leo l’amore che prova verso la ragazza.

Poco tempo dopo Beatrice muore a causa di questa malattia lasciando un profondo segno nel cuore di Leo che nonostante questo dovrà continuare la sua vita.

Nel titolo appaiono due colori: il bianco ovvero il nulla, una cosa che non ha limiti e che proprio per questo provoca paura; e il rosso, il colore dei capelli di Beatrice, del sangue, della vita e dell’amore. Questo libro parte proprio da questo concetto, dal significato che il protagonista dà a questi due colori.

Trovo che questo libro sia un libro molto bello ma non adatto a tutti. Io lo consiglierei ai ragazzi di terza media, o comunque ad un pubblico maturo e consapevole per la profondità dei suoi concetti, perché è un racconto che non va sottovalutato e va capito.

È una storia fortemente reale che però fa riflettere molto sul concetto del “carpe diem” ovvero “cogliere l’attimo”. Gli uomini possono controllare solo il loro presente e non il futuro e per questo bisogna vivere qui e ora, godersi ogni singolo minuto anzi, ogni singolo attimo della propria vita. Per sottolineare questo aspetto l’autore ha suddiviso il libro in capitoli brevi: la trovo una scelta azzeccata che incita, inoltre, la continuazione della lettura.

In conclusione, possiamo interpretare la vita del protagonista come un viaggio dentro sé stessi, un'introspezione che lo aiuta ad affrontare la realtà della perdita accettando la sua più grande paura ovvero il bianco, l’ignoto.

I FIGLI DEL CAPITANO GRANT di Jules Verne

di Riccardo (3A)

Questo libro racconta di alcuni marinai scozzesi, guidati dal loro giovane capitano Lord Glenarvan, che trovarono, durante la loro navigazione per mare, una bottiglia che conteneva tre documenti mezzi cancellati dall’acqua marina, scritti uno in inglese, uno in francese e l’altro in tedesco.

I marinai capirono che era una richiesta di aiuto e qualche giorno dopo due giovani si presentarono alla corte del capitano Lord Glenarvan per chiedergli se li potesse aiutare a cercare il loro padre. Infatti loro erano i figli del capitano disperso di si cui parlava il documento trovato in mare.

I marinai allora scelsero di cercare l’uomo; cercarono in America, in Australia, in Nuova Zelanda ma senza trovarlo. Stavano per perdere le speranze quando… Scopritelo leggendo!

Questo è un libro molto interessante poiché è ricco di momenti d’avventura e di suspense. Questo testo è inoltre molto emozionante per le vicende ricche di movimento, come ad esempio una fuga o assalto contro i nemici. Particolarmente interessanti sono le vicende e scontri che avvengono sulle terraferma, piuttosto di quelle presentate sulla nave, mentre si viaggia.

MIO FRATELLO SI CHIAMA JESSICA di John Boyne

di Giulia (2A)

L’autore di questo libro è John Boyne, è lo stesso del capolavoro “Il bambino con il pigiama a righe”.

Il libro in questione parla di una famiglia molto importanti: la madre sta per diventare presidente del Parlamento inglese e il padre è il suo segretario.

Un giorno però figlio minore Sam, di 13 anni, vede suo fratello maggiore Jason molto cambiato che annuncia che da allora si sarebbe chiamato Jessica. Un mondo cadde addosso al povero Sam poiché anche i suoi genitori non erano più premurosi e tolleranti come in passato e per questo, anche per il periodo adolescenziale, si è sentito molto perso.

E tu che cosa faresti se da un giorno all’altro il mondo cambiasse ai tuoi occhi così come in questo libro?