ATTUALITà

IL TEMPO RIMASTO NON E' ILLIMITATO

NON EREDITIAMO LA TERRA DAI NOSTRI ANTENATI, LA PRENDIAMO IN PRESTITO DAI NOSTRI FIGLI

di Melissa (3C) e la classe 3C

La raccolta differenziata è importante perché permette agli scarti di essere riutilizzati, protegge inoltre l’ambiente, evitando il più possibile di inquinare. Purtroppo alcune persone pensano che fare la raccolta differenziata voglia dire perdere tempo, poiché temono che i rifiuti finiscano nelle discariche e che, quindi, non cambi nulla. (...)

Beh, non è affatto vero. I rifiuti vengono separati in base ai diversi contenitori, alle norme comunali per il loro smaltimento. Dalla raccolta della carta se ne può generare altra, limitando l’abbattimento di altri alberi e riducendone il costo (i vostri genitori non vi sgrideranno più se buttate un pezzo di foglio bianco da 1x1 cm).

Siamo stanchi di sentir parlare della necessità del riciclo o dell’importanza della raccolta differenziata, se queste parole non diventano scelte concrete. Gli adulti sgridano noi ragazzi ma spesso, nella vita quotidiana, dimenticano i comportamenti virtuosi. Quante volte abbiamo visto uno dei nostri genitori gettare qualche rifiuto nel secco anziché buttarlo in un cestino apposito, solo perché è lontano? Distrazione, pigrizia, fretta, vecchie abitudini? Non spetta a noi giudicare.

Quante volte avete sentito parlare male di Greta Thunberg? Immagino già la risposta. Ma ora voglio ragionare assieme a voi perché penso che parlare a vuoto non porti a nulla. Greta è una ragazza giovane che avrebbe potuto trascorrere la sua adolescenza come tutti gli altri, invece si ritrova a lottare per la «salvezza del Pianeta». È passata dall’essere nessuno all’essere tutto in poco tempo. Alcuni dicono che venga dal futuro e che stia lottando per evitare una fine del mondo che, in un certo senso, era già stata prevista. Io dico semplicemente che è una ragazza che ha capito che il Pianeta non si sistemerà da solo, che bisogna fare qualcosa di concreto e che il tempo rimasto non è illimitato.

Perché una ragazzina è riuscita a muovere il mondo mentre nessun adulto prima d’ora l'aveva fatto? Com’è possibile? Ci sono politici, giornalisti e opinionisti che la criticano per il suo aspetto o perché dietro alla sua protesta ci sono i suoi genitori ricchi. Ci sono altri che la criticano perché non è una scienziata e non è corretto ciò che dice o chi, solo, la critica solo per il gusto della criticare.

Quasi tutte queste persone, che si rifiutano di vedere il problema, purtroppo sono adulte. È necessario cambiare atteggiamento, scelte, comportamenti, stili di vita. È necessario uno sforzo da parte di tutti e proprio gli adulti dovrebbero capire quanto è importante il loro esempio.

In questo periodo tutti uniti stiamo affrontando le difficili sfide causate dalla pandemia. Perché non lottare con lo stesso vigore per l’emergenza ambientale? Anche una raccolta differenziata rigorosa farebbe la differenza. Ci sono molte domande e poche risposte, ma una cosa si sa: se vogliamo salvare il pianeta Terra, la “casa comune”, ciascuno deve fare la propria parte con impegno e grande responsabilità. s

rubrica "condividiamo... passioni!"

di Emma

Avete voglia di condividere con noi una vostra passione? Questa è la rubrica per voi: potete essere assi della pallavolo, fanatici dei videogames, pescatori professionisti o appassionati di modellismo. Fatecelo sapere su CONTATTI così nel prossimo numero parleremo di voi! Per rompere il ghiaccio inizio io a parlare della mia passione. (...)

Avete mai sentito parlare di Michael Jordan? Oppure di Kobe Bryant, Lebron James o James Harden? Per chi non li conoscesse loro sono stati e sono tuttora i miei più grandi idoli, gli esempi che seguo sia nel mio percorso sportivo che nella vita di tutti i giorni.

Ma voi vi domanderete: ”Una ragazza che mi parla di basket, uno sport maschile?” Ebbene sì, oggi sono qui per farvi rivivere le origini della mia passione.

Tutto iniziò quando, alla fine del secondo anno di scuola primaria, chiesi a mia mamma di praticare uno sport. Alla domanda “Cosa ti piacerebbe praticare?” avevo le idee confuse: danza classica o moderna? Ginnastica artistica o ritmica? Hip-Hop o pattinaggio? Queste erano le principali domande che mi ponevo per la mia scelta.

I giorni passavano e non sapevo cosa fare, così cominciai a chiedere alla mie compagne di classe che sport praticassero: la maggior parte di loro mi rispose danza o ginnastica. E allora, tornata a casa dopo una giornata di scuola, mi guardai dei filmati per capire meglio cosa si facesse realmente in questi sport. Guardai dei minivideo e finiti rimasi senza parole: questi sport mi facevano proprio ribrezzo. Quei body tutti rosa, quelle calze che neanche sotto i vestiti mi volevo mettere perchè non le sopportavo, quelle scarpette che all’apparenza sembravano scomode: la danza non faceva proprio per me!

Dopo la mia amara scoperta cominciai ad appassionarmi al calcio grazie anche all’aiuto di mio papà. Andavamo fuori in giardino e stavamo ore e ore a giocare assieme e, se nel fine settimana trasmettevano una partita di serie A, io ero la prima a occupare il divano. Esultavo, mi divertivo, ma dentro di me sentivo che non era lo sport giusto per me.

Una sera, dopo aver cenato, accesi la televisione per guardare i cartoni animati, ma sbagliai canale finendo su un canale in cui trasmettevano una partita in diretta. Ragazzi altissimi rispetto alle persone nelle tribune, un cerchio metallico laccato di rosso con appeso una retina color bianco sporco, gente che urlava o esultava: l’insieme di tutte questi particolari mi fecero dimenticare la mia voglia di vedere i cartoni e attirarono la mia attenzione. Quella palla che, con la spinta dei giocatori, rimbalzava sul parquet mi aveva ipnotizzato.

E quel fatidico sbaglio fu uno degli sbagli più belli della mia vita. Fissai la schermo della TV fin quando non diventò nero. Alle mie spalle c'era mio papà che teneva in mano il telecomando e mi disse che era l’ora di andare a dormire. Mi alzai e andai a letto, mi infilai sotto le coperte, ma prima di chiudere gli occhi gli domandai: “Papà, come si chiama quello sport?”. Lui mi rispose: “Si chiama basket”. A quel nome il mio cuore cominciò a battere come fa tuttora quando mi allaccio le scarpe per scendere in campo a giocare.

Da lì in poi la mia passione crebbe e cominciai a frequentare questo meraviglioso sport.

Non tutto, però, risultò facile: una bambina che praticava sport da maschi è sempre vista come una cosa strana e molte volte venni presa in giro. Molte persone non credevano in me perché dicevano che una bambina non poteva praticare uno sport maschile e così cominciarono le prese in giro. Ma ricordatevi che se amate fare quella determinata cosa e ci mettete passione le parole negative dette dagli altri vi scivolano addosso.

“Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te” ha detto Kobe Bryant: credere in se stessi è il metodo migliore per fare qualsiasi cosa.

Il rumore delle scarpe che strisciano sul parquet, il rimbombo causato dalla palla, il rumore che emette il tabellone che segna i punti, il fischietto dell’arbitro... Questi sono tutti i suoni che mi fanno sorridere.

genitori, conoscete queste challenge?

di Martina 3C

Non è ormai noto che nei social media si trovino delle sfide o challenge spesso molto pericolose? E che quest’ultime si trasformino in vere e proprie tragedie? Infatti, nella maggior parte dei casi, le challenge coinvolgono giovani ragazzi che trovano nel praticarle un vero e proprio distacco dalla realtà, che però li conduce pian piano alla morte. (...)

Se siete genitori che vogliono conoscere a che cosa possono andare incontro i vostri figli, ecco a voi le peggiori che si possono trovare nel web, a cui nessuno dovrebbe partecipare.

Nelle ultime settimane si è parlato molto della tragica morte di una bambina, che forse stava praticando la Black-out challenge, nella quale bisogna procurarsi una cintura, un laccio o qualsiasi altro oggetto che ti permetta di stringere il collo, in modo tale da verificare la tua resistenza respiratoria.

La seconda challenge mortale che vi voglio presentare è la Blue Whale challenge: una sfida di qualche anno fa che chiedeva ai partecipanti di compiere prove estremamente pericolose. Queste prove erano divise in sequenze: per esempio, una delle prime prove per accedere alla sfida era quella di disegnare una balena sul proprio corpo con una lametta; l'ultima, consisteva nel buttarsi da un palazzo di 11 piani.

In seguito dell’uscita del film Bird Box su Netflix nel 2018, nacque una nuova challenge dove si dovevano compiere delle normalissime prove, completamente bendati, in modo tale da aumentare il divertimento per chi osservava e aumentare la probabilità di morire.

Un altro esempio di challenge è la Knockout game: sfida che consiste nello sferrare improvvisamente dei pugni ai passanti ignari delle tue azioni. Si vince stendendo il maggior numero di passanti e tirando più pugni. In molti casi questa sfida è diventata mortale.

Quest’articolo ha uno scopo informativo: far conoscere a ragazzi e genitori le pericolose sfide che si trovano sul web. Ciò non vuol dire che i ragazzi non dovrebbero avere un telefono o non accedere ai social media. Morale di tutto ciò: usare i social, ma ragionando sulle azioni che si compiono.