SPORT

Kobe bryant, un anno senza il campione

di Emma

È già passato un anno da quel fatidico giorno: 26 gennaio 2020.

Precipitato un elicottero con a bordo Kobe Bryant e tutto l’equipaggio nei pressi di Calabasas”, annunciavano così alle ore 10.00, ore locali italiane 19.30, tutti i telegiornali americani. Uno choc per tutti i tifosi del basket, dai più grandi giocatori del mondo a piccoli bambini appassionati di questo sport.

La notizia si diffuse a macchia d’olio, ma nessuno ci credeva. Nessuno riusciva a comprendere il disastro appena accaduto. “Mi chiamò Vanessa e mi diede la tragica notizia” affermò Lebron James. “La sua voce angelica era strozzata da lacrime e convulsioni”.

Tutti i giocatori di basket, a partire dai Los Angeles Lakers poi man mano tutte le squadre del mondo, diedero il loro contributo alla memoria del giocatore postando sui social un addio.

“Oltre Kobe Bryant all’interno dell‘elicottero era presente anche Gianna, la figlia di 13 anni”. Così, il giorno seguente, aprivano i telegiornali americani.

Kobe era un fratello per me, una spalla su cui contare, un amico. Invece per Gianna ero uno zio… zio Lebron”, scrive così Lebron James nella sua lettera in memoria di Kobe, letta il giorno della partita dei Los Angeles Lakers. “Giocavo ma ero consapevole che lui era al mio fianco, sentivo la sua voce provenire dalla tribuna. I posti personali di Kobe e Gianna erano, ai miei occhi, occupati da loro che mi incitavano a vincere come facevano sempre”.

Kobe, però, non era solo conosciuto come il grande giocatore dei Los Angeles Lakers dell’NBA americano. Infatti lui da piccolo ha iniziato la sua carriera, la sua passione per il basket, qui in Italia. “Aveva quella grinta che gli altri non avevano” espone alla televisione Italiana, durante un’intervista Andrea Menozzi, l’ex allenatore di Kobe.

Quella grinta che gli altri non avevano: questa frase fa capire quanto Kobe amasse il suo sport. Una passione nata dal padre, come lui afferma nel video rilasciato da lui stesso il giorno dell’addio alla pallacanestro (che si può vedere nel video allegato all'articolo).

Kobe ci insegna ad apprezzare le piccole cose che abbiamo intorno a noi, perché da quelle piccole paure, avventure, sforzi può nascere il nostro futuro.

sport poco conosciuti: il curling

di Mariavittoria

Hai mai sentito parlare del Curling? Bè, oggi vi spiegheremo cos’è e come si pratica questo sport poco conosciuto ma molto particolare!

Il primo club di curling fu fondato nel 1716 a Stirlingshire (Scozia): si cominciarono a definire le tecniche nel 1775 e, nel 1838, venne emanato il primo regolamento dal Caledonian Curling Club.

Il curling è uno sport praticato in inverno, questo motivo lo rende abbastanza particolare da essere poco conosciuto. Si pratica sul ghiaccio, si utilizza una pietra di granito liscia (dette stone, in inglese) dotate di un impugnatura, che viene lanciata da entrambe le squadre sfidanti.

Questo sport è praticato a squadre, ognuna delle quali, composte da quattro giocatori ciascuna, lanciano queste pietre seguendo una traiettoria curva. Ogni gruppo può lanciare la pietra per otto volte.

Lo scopo del gioco è quello di mandare la pietra nella direzione desiderata infatti, durante ogni partita, si creano sempre nuove strategie. Per questo, il curling viene soprannominato: “scacchi sul ghiaccio”. Il secondo obiettivo è accumulare un punteggio maggiore rispetto all’avversario; i punti si calcolano in base alla vicinanza delle pietre alla “casa” dopo la chiusura di ogni turno, che si completa quando ogni squadra termina i lanci che ha a disposizione. La traiettoria che percorrono queste pietre può essere influenzata dalle “scope da curling” che servono per spazzare via il ghiaccio che ostacola la traiettoria.

Ti ha un po' incuriosito questo sport? Qual è il tuo sport preferito? Faccelo sapere cliccando su CONTATTI.