scuola

usiamo parole ponte o parole pugni?

Di Angelica (3A)

Quante volte ci è stato insegnato che gesti e parole possono ferire le persone? Perché non usare invece delle parole che creano un ponte tra queste?

Questo video è stato creato in seguito al progetto "Parole ponte e parole pugno" realizzato nella classe 3A, per far capire che le parole e i gesti hanno un peso. Per questo bisogna sempre pensare prima di agire e di parlare.

sportello ascolto: un'occasione preziosa!

Lo Sportello Spazio Ascolto è una proposta educativa con la quale si offrire una possibilità di essere “ascoltati” rispetto alle proprie esigenze.

Il servizio è attivo da dicembre 2020 a maggio 2021 ed è rivolto agli studenti della scuola secondaria, al personale della scuola e ai genitori di tutti gli ordini (scuola dell’Infanzia, Primaria e Secondaria).

Per maggiori informazioni consulta la Circolare n. 51.

25 novembre: la violenza sulle donne

Di Noemi, Chiara, Sara ed Emma (1A)

Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo avuto l'idea di realizzare un filmato a tema.

Ma perché si celebra proprio il 25 novembre? Il 25 novembre 1960 tre sorelle - Patria, Minerva e María Teresa Mirabal - furono uccise da agenti del dittatore Trujillo a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana, mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti.

intervista immaginaria a... ugo foscolo

Di Lisa (3A)

Ma potreste mai immaginare di trovarvi di fronte a un grande uomo dei tempi passati? Io l'ho fatto e ho intervistato il grande letterato italiano Ugo Foscolo.

Signor Foscolo, la ringraziamo per la disponibilità concessa, vorremmo rivolgerLe alcune semplici domande. Per quale motivo ha deciso di trasferirsi a Londra negli ultimi anni della sua vita?

Parto dal principio... Mio padre morì quando ero un ragazzo, vivevo con la mia famiglia a Zacinto, successivamente decisi di tornare a Venezia con mia madre e mio fratello. Diventai un grande sostenitore di Napoleone Bonaparte, che penso tutti conoscano.

Successivamente rimasi profondamente deluso quando, nel 1797, lui firmò il trattato di Campoformio (era un trattato di pace), tra l’Austria e la Francia che segnò la fine della Repubblica di Venezia. Per questo motivo decisi di autoesiliarmi.

Nel 1808 lavorai per un periodo come insegnante di letteratura presso l’Università di Pavia. Andai a rifugiarmi in Germania e poi arrivai in Inghilterra a Londra.


Non si può certo dire che la sua sia stata una vita tranquilla, anzi ricca di avventure ed emozioni. Per quanto riguarda le sue opere molto conosciute, ne potrebbe citare alcune spiegando il significato che hanno per lei?

Certo!!! Tutte le opere che ho scritto hanno un significato preciso ed importante per me.

La prima opera è “Le ultime lettere di Jacopo Ortis”, romanzo epistolare, ovvero sotto forma di lettera. Ci sono molti riferimenti alle mie vicende personali, ma non è un romanzo autobiografico. Lo scrissi nel 1802.

Poi ci sono i “12 sonetti” tra cui: “Alla sera”, “Alla musa”, “A Zacinto” e “In morte di fratello Giovanni”.

Un’altra opera a cui sono legato è il “Carme dei Sepolcri”, che affronta il tema della sepoltura e delle tombe. Lo scrissi nel 1806 in occasione dell'Editto di Saint Cloud, in cui si imponeva che i cimiteri fossero posti fuori dai centri storici, perché c'era il rischio di trasmettere malattie e virus, e tutte le lapidi dovevano essere uguali.

“Le Odi” che avevano temi femminili, sono due: ”A Luigia Pallavicini Caduta da Cavallo” e “All’amica risanata”.

E come ultime cito “Le Grazie”, che erano tre, dedicate allo scultore Antonio Canova.


Signor Foscolo, lei si definisce uno scrittore romantico o neoclassico? Potrebbe dirci a quale corrente letteraria appartengono le sue opere?

Io mi descrivo come un anello di passaggio tra Neoclassicismo e Romanticismo. Per quanto riguarda le mie opere: “Le ultime lettere di Jacopo Ortis” sono di tipo romantico, “Le Odi” sono di tipo neoclassico e i sonetti che ho citato sono di tipo pre-romantico.


Signor Foscolo, quando ha scritto il sonetto “In morte di fratello Giovanni” come si è sentito? Quali emozioni ha provato?

Mi sono sentito molto triste, giù di morale, non solo per la morte di mio fratello, ma anche per mia madre rimasta sola. Mi sentivo terribilmente in colpa come se la causa della sua solitudine fosse una mia responsabilità; inoltre sapevo che non sarei più potuto andare a visitare la sua tomba.


Tutti sanno che ogni autore ha un modo diverso per veder la morte, lei come la interpreta?

La mia visione della morte… Beh, io la vedo un po’ come una liberazione dalle sofferenze, dai tormenti, dalle cose brutte che si sono fatte durante la vita. Io non la vedo in maniera negativa. Anzi…


Noi la ringraziamo ancora per il tempo che ci ha dedicato e la salutiamo cordialmente.