curiosità

usanze natalizie

a cura di Alice (1C)

Chi non ha mai fatto l’albero di Natale, o non ha mai addobbato la casa? Fare il presepe, mettere l’albero e le luci sono le usanze natalizie italiane principali, ma da dove sono nate?

Il presepe è nato nel Medioevo, dove veniva allestito prima nelle chiese e dopo nelle abitazioni dei più ricchi. Più avanti, nell’800, hanno iniziato anche le persone meno abbienti ad allestirlo con statuine di gesso. L’albero di Natale ha iniziato a far parte della nostra cultura non tanto tempo fa. L’albero ha preso il posto del presepe in molte case degli italiani visto la comodità nell’allestirlo .

In Italia le ricorrenze natalizie cambiano da nord a sud. Per esempio, a Verona (a nord), si crede che sia Santa Lucia a portare i regali nella notte tre il 12 ed il 13 di Dicembre, e non Babbo Natale. In Toscana, vicino a Lucca, c’è la tradizione dei Natalecci. Consiste nel costruire statue di rami e tronchi di legno. Si crede che debbano essere secchi per la vigilia, così da poterli bruciare, in modo da illuminare la via di Gesù Bambino. Troviamo una tradizione simile in Molise: la Faglia di Orantino. Consiste nell’accendere un falò gigante, la Faglia (una torcia di 13 metri) davanti alla chiesa della città. LA cenere e i resti del falò vengono raccolti dalle persone la mattina di Natale. In Campania c’è la famosa tradizione dei presepi di Napoli, dove ognuno allestisce il proprio presepe, e si inizia a pensare al presepe dell’anno dopo già da Santo Stefano (26 Dicembre).

Ma nel mondo non tutti allestiscono il presepe o mettono le luci. Per esempio, in Finlandia non si sta con tutta la famiglia in un ristorante o a casa di un famigliare, ma si va a fare una sauna insieme a tutti i parenti!!! In Austria invece, c’è la leggenda di un demone che mangia i bambini cattivi. Secondo la tradizione, si lascia uno stivale fuori dalla porta, e se i bambini sono stati bravi ci saranno dei dolci, e se invece non lo sono stati, ci sarà un legnetto lasciato dal demone. In Africa il Natale casca alla fine della raccolta del cacao. La tradizione vuole che le giovani donne cantino e ballino di casa in casa, dopo il giorno di Natale saranno invece gli uomini a farlo. Lì la tradizione è molto diversa, perché il Natale casca in piena estate, altro che abeti e pupazzi di neve !!

Qui in Italia non esiste Natale senza Pandoro o Panettone! In Germania però non si mangia il Pandoro, bensì lo Stollen. Al suo interno troviamo: uva passa, mandorle, latte e scorza di limone. Lo Stollen viene mangiato 15 giorni dopo la sua cottura. In Grecia possiamo assaggiare i Melimakarona, dolcetti lievitati e tondeggianti, con il gusto di arancia. E’ reso caratteristico dall’aggiunta di cannella e cognac, un liquore francese, e si chiude il tutto con uno sciroppo di miele, cannella e noci tritate. In Inghilterra invece assaporiamo il Christmas Pudding, una sorta di tortina con frutta secca e canditi. Per tradizione si mette una monetina di cioccolato dentro, e si dice che chi riceva la fetta, con al suo interno la moneta, sarà fortunato tutto il giorno.

Con questo articolo in tema Natalizio colgo l’occasione per augurarvi un Natale sereno!!!

la storia del panettone

a cura di Gioia (3C) e Vittoria (3D)

Chi non ha mai mangiato una fetta di panettone? Devono ancora finire le vacanze natalizie e la maggior parte di noi già non ne può più di mangiare questo dolce! Quasi tutti gli ingredienti per cucinarlo sono semplici, ma non è lo stesso per la preparazione, che necessita molto tempo, dedizione e precisione. Molti già sanno la leggenda sulla nascita di questa prelibatezza natalizia, ma non tutti e proprio per questo, oggi ve la narreremo.

Tutto è ambientato nel XV secolo e, partendo da un fatto pressoché puramente etimologico, questa storia riguarda un umile uomo di nome Toni. Quest’ultimo era uno sguattero della corte di Ludovico il Moro e, dopo essersi accorto che il capocuoco aveva bruciato il dolce per il banchetto degli Sforza, decise di usare il panetto di lievito madre che aveva conservato per festeggiare il suo Natale in famiglia. Lo lavorò con farina, uova, Zucchero e uvetta, fino ad arrivare a un dolce lievitato e morbido. La corte fu così soddisfatta che Ludovico battezzò il dolce come Pan de Toni, dal quale secondo la leggenda deriverebbe il nome dell’odierno panettone.

Esistono svariate leggende sulle origini del dolce, come per esempio quella di Ughetto degli Atellani e di Suor Ughetta, quasi tutte sono legate all’etimologia del nome. La vera storia del panettone però è una soltanto: ha pur sempre qualcosa in comune con le leggende, dato che è anch’essa ambientata alla fine del Medioevo. La Vigilia di Natale, di sera, come da tradizione si accendeva il camino, bruciando un grosso ciocco di legno che avrebbe riscaldato tutta la casa, il capofamiglia distribuiva a tutti dei pezzi di pane di frumento, cucinato solo per il giorno di Natale. Nel 1606 però ci fu un’evoluzione da parte di questo dolce, che è più simile al panettone che mangiamo oggi. Aveva un nome particolare: “panaton de danedaa” ossia pane grosso. natalizio. Si trattava di un pane che non era lievitato, con all'interno cedri canditi. Per arrivare al panettone di oggi, però, dobbiamo ricorrere agli anni venti del ‘900, quando Angelo Motta, ispirandosi al dolce pasquale ortodosso “Kulic”, arricchì il panettone con una base fasciante di carta paglia, alzando ulteriormente il dolce.

E voi le sapevate tutte queste cose? Se la risposta è no, siamo felici di avervi insegnato qualcosa di nuovo!