CULTURA

"non dirmi che hai paura"

a cura di Giada (3A)

Samia Yusuf Omar

Ciao caro lettore, oggi voglio raccontarti la mia esperienza leggendo il libro "Non dirmi che hai paura" di Giuseppe Catozzella.

Voglio iniziare col dirti che questa è la storia di Samia Yusuf Omar, la ragazza qui sopra, che sognava di correre alle olimpiadi per la sua terra cioè la Somalia. Lei da grande voleva correre e essere la ragazza più veloce di sempre.

Come abbiamo già detto la sua storia inizia in Somalia esattamente a Mogadiscio in cui viveva con genitori, fratelli, sorelle e la famiglia del migliore amico. Samia si allenava ogni giorno e correva sempre assieme al suo mini allenatore che era proprio il suo super amico che si chiamava Alì. Lei amava il mare e lo vedeva da lontano solo che non ci ha mai potuto fare il bagno perché il suo paese era in guerra e se l’avessero trovata le guardie l’avrebbero ammazzata.

Poi però per inseguire il suo sogno dovrà andare via dalla Somalia ed emigrare in Italia; durante l’ultima parte della storia si racconterà il suo viaggio per l’Italia…

Detto questo è il momento della mia recensione: ovviamente tieni conto che è il giudizio di una ragazzina e non quello di uno scrittore ed è anche vero che io non sono te quindi non è detto che il mio giudizio sia simile al tuo. Secondo me è un bellissimo libro adatto alle persone che vogliono imparare e alle persone “sensibili” e anche alle persone che amano sognare. Il libro è scritto benissimo, mi piace molto lo stile dello scrittore; la storia non è inventata infatti è stata raccontata da Hodan, la sorella di Samia, che ha narrato per ore le avventure dell’amata sorellina.

Secondo te Samia riuscirà a raggiungere l’Italia e andare alle olimpiadi? Scoprilo leggendo il libro di Giuseppe Catozzella.

santuario di lova e altri tesori archeologici di campagna lupia

a cura di Tommaso (1C)

Spesso si pensa che l’archeologia sia una scienza lontanissima da noi, dalla vita moderna, e viene associata per esempio alle misteriose Piramidi d’Egitto o ai templi della Grecia antica. Qualcuno crede che sia riservata solo ad avventurosi e enigmatici ricercatori. Ma non è così!!

Un reperto antico può essere trovato ovunque, anche sotto ai nostri piedi, con un po' di attenzione, conoscenza della storia e molta fortuna!

Io ho avuto la fortuna di conoscere una persona che mi ha illustrato ed informato su questo argomento, così mi ha portato a vedere il museo del gruppo archeologico “Mino Meduaco”, dove si trova la sua associazione e ho scoperto che, anche se Campagna Lupia può sembrare un piccolo paesino insignificante, nasconde grandi tesori del passato.

La mia amica Alessandra, appassionata di storia e archeologia, mi ha fatto vedere molte cose interessanti e mi ha spiegato con passione quali secondo lei, sono stati i ritrovamenti più importanti.

Uno dei reperti più antichi è un’ascia in pietra verde levigata ritrovata a Lova nel 1893 che alcuni studiosi fanno risalire addirittura al Neolitico antico (VI – V millennio a. C.) e questo ci fa capire che Campagna Lupia in quell’epoca era già abitata dai primi uomini primitivi che si dedicavano all’agricoltura, all’allevamento e alla caccia.

Un altro reperto importantissimo a Campagna Lupia è stato rinvenuto a Lugo durante gli scavi realizzati nell’antica chiesa di Santa Maria: si tratta di una necropoli paleoveneta risalente all’età del ferro (VII-VIII sec. a.C.).

Questa era composta da una serie di sepolture ad incinerazione dove le ceneri del defunto venivano poste all’interno di un’ urna assieme ad un corredo funerario.

Un altro interessante ritrovamento è un cinghiale in bronzo del I secolo d.C. alto 30,5 cm, rinvenuto nel 1913 a Lova, oggi conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Venezia. Esso rappresenta un cinghiale accovacciato sulle zampe posteriori con il muso rivolto verso destra, che probabilmente faceva parte di una fontana.

La scoperta che però mi ha appassionato di più è stata il ritrovamento in una serie di scavi iniziati negli anni novanta dalla Soprintendenza del Veneto . L'ultimo nel 2012 riguarda i resti di un complesso monumentale o santuario di grandi dimensioni che si trovava a Lova nella zona inserita nel delta del fiume Medoacus (l’attuale Cornio).

Si trova a poche decine di metri ad Ovest della vecchia Idrovora del Cornio, detta “macchinon”, vicino alla via Romea ed al Nuovissimo, dove una volta, accanto ad essa passavano le antiche vie romane Romea e Popilia.

E’ stato costruito presumibilmente con lo scopo di essere un luogo di culto, forse ancora dai Paleoveneti (prime popolazioni stanziate nel Veneto già dalla metà del II millennio a C.): rimane ancora ignota la divinità o le divinità a cui esso fosse dedicato.

Infatti furono trovati dei bronzetti votivi stilizzati e di piccole dimensioni che raffigurano figure maschili oppure cavalieri o cavalli.

Successivamente il primo edificio fu ampliato e trasformato in un santuario romano. Era costituito da tre edifici porticati attorno ad una piazza centrale: l’edificio più importante era il sacello, un piccolo tempio per le preghiere agli dei.

Si pensa che la sua funzione per i Romani fosse stata principalmente quella di un luogo di sosta e di commerci, una sorta di piazza o luogo di ristoro per i commercianti diretti a Padova.

Oltre ai bronzetti, furono ritrovati anche quattro anelli d’oro, di cui il più importante ha la scritta OSTIS, probabilmente una dedica alle foci del Medoacus.

Resta ancora un mistero per gli studiosi il perché esso sia stato distrutto volontariamente cancellandone l’esistenza attorno alla prima metà del primo secolo d. C.

Questo è stato un piccolo viaggio appassionante nel passato che mi ha stimolato la passione per la storia del nostro territorio e mi piacerebbe che quest’esperienza venisse proposta anche a tutti voi e che vi facesse per un giorno pensare di essere degli studiosi i in erba… e chissà, magari un giorno dei famosi archeologi!!!

P. S. un ringraziamento ad Alessandra e un invito a visitare l’ esposizione curata dal gruppo "Mino Meduaco" a Bojon!!!